Approfondimento sulla Cecenia con Francesco Benedetti

Francesco Benedetti è ospite del canale Youtube Economia Italia per un approfondimento sulla storia della Cecenia ed alcune riflessioni sulla situazioni attuale in Ucraina.

Il contenuto è disponibile quì

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https://www.youtube.com/@EconomiaItalia

www.freedomordeath.net – The book series website is online

Yesterday we celebrated the entry into our library of a new version of the first volume of the series – the Chechen language version. At this point there are 4 languages in which it is possible to read “Freedom or Death!” and with the publication of the second volume in Italian (which will be followed by the English, Russian and Chechen versions within a few months) we thought it would be useful to offer a general overview of our book offering. This is why we have just put online a small site dedicated solely to the book,

www.freedomordeath.net

Enjoy your visit!

“Свобода или смерть!” есть на чеченском языке

“Свобода или смерть!” есть на чеченском языке

С большим удовлетворением сообщаем сегодня, что первый том «Свобода или смерть: История Чеченской Республики Ичкерия» доступен также на чеченском языке, как в печатном, так и в электронном виде.

Все желающие могут приобрести копию здесь

https://ridero.ru/books/marsho_ia_iozhalla/

“Un manuale su come sconfiggere un impero” – Adriano Sofri presenta “Libertà o Morte!”

Il 13 Dicembre scorso, due giorni dopo l’uscita del secondo volume di “Libertà o Morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria, Adriano Sofri ha presentato il libro sulle colonne de Il Foglio, nella sua rubrica Piccola Posta. Riportiamo di seguito le sue parole, pubblicate anche su Facebook, su Conversazione con Adriano Sofri.

Adriano Sofri

Il singolare caso del giovane uomo che sa tutto della Cecenia e non si è mosso da Firenze

Segnalo oggi un caso culturale e umano piuttosto straordinario. Riguarda la Cecenia, e un giovane fiorentino che non ci è mai stato, non ne conosce la lingua, non conosce (ancora) il russo, ed è diventato lo studioso più autorevole della storia contemporanea di quel piccolo paese dai destini fatali. Francesco Benedetti è nato nel 1987, si è laureato in storia, ha una famiglia, una sua professione, una pratica musicale metal, e si appassionò presto alla vicenda di quel territorio grande, cioè piccolo, come una minore regione italiana, e popolato da poco più di un milione di persone, che si è ribellato per secoli all’impero russo e che, alla fine della versione imperiale sovietica, ha preteso l’indipendenza, ha sconfitto l’esercito russo in una devastante guerra aperta tra il 1994 e il 1996, e ne è stato sconfitto in una seconda guerra di sterminio nel decennio tra 1999 e 2009. Al costo della falcidie di un quinto della sua gente, dell’esilio di migliaia, della sottomissione dei rimasti alla corte di Putin, di cui sono diventati i pretoriani esosi ed efferati. Benedetti ha deciso di ricostruire su giornali, trasmissioni e memorie la cronaca quotidiana di questa vicissitudine, e di raccoglierne direttamente tutte le voci ancora disponibili, in ogni parte di mondo in cui si sono disseminate. Mette così insieme una mole impressionante di racconti, che va diventando il riferimento internazionale principale per chi voglia conoscere il conflitto fra Cecenia e Russia dopo il 1991, e per gli stessi protagonisti. Se ne è fatto editore, stampando (e vendendo, in volume, 15 euro, o kindle, 5,99) attraverso Amazon, e intanto mettendo in rete una profluvie di interviste e fonti su Facebook, al suo nome e a quello di Ichkeria.net – il nome della repubblica cecena.

Solo in certi bambini speciali o in certi inquietanti concorrenti al rischiatutto sorge e dura il proposito di sapere tutto di qualcosa. Un pezzo leggendario del Caucaso, Pushkin e Tolstoi e Lermontov – e Anna Politkovskaya – chi non vorrebbe? Senza una simpatia intima per il suo tema una simile ambizione non potrebbe esistere, e tuttavia nell’opera di Benedetti ai valori dell’audacia, della tenacia e della fiera tradizione montanara sono congiunti il disonore, la rivalità, il fanatismo e la violenza che nel corso di una lotta così strenua, impari e spietata si sono fatte strada. La Cecenia del ’91 aveva il suo passato tragico da vendicare, e lo rivendicò più presto che altri paesi, compresa l’Ucraina: dopo alla grande carestia del Holodomor ucraino negli anni ‘30, che aveva infierito anche nel Caucaso, venne la brutale deportazione del 1944 in Siberia e in Kazakistan: nessun ceceno dei nati fra il 1944 e il 1956 (e oltre) nacque in Cecenia. Il primo volume, “Libertà o morte. Storia della repubblica cecena di Ichkeria (1991-1994)”, 425 pagine, era uscito in italiano e in inglese (c’è una versione cecena in corso) nel febbraio 2020. Il secondo, “La prima guerra russo-cecena. 1994-1996”, 373 pagine, è uscito l’altroieri (in inglese a marzo). L’autore lo presenta così, in un modo che raccomando energicamente:

“La guerra in Ucraina è iniziata in Cecenia. Può sembrare una provocazione. Eppure, è la realtà che rivelano le pagine di questo secondo volume, interamente dedicato alla Prima Guerra Russo–Cecena. Genesi, sviluppo e svolgimento di questo sanguinoso conflitto sembrano la bozza del copione cui il mondo sta assistendo in questi mesi tra il Donbass e la Crimea. Anche allora, come oggi, la Russia invase uno stato libero, mascherando la guerra che stava scatenando dietro alla definizione di ‘operazione speciale’. Anche allora, come oggi, il nemico dello stato russo era stato etichettato e demonizzato: se Zelensky ed il suo governo sono chiamati oggi ‘nazisti’, Dudaev ed i suoi ministri furono chiamati allora ‘banditi’. Anche allora, come oggi, convinti della loro superiorità, i comandi militari marciarono sulla capitale, pretendendo di piegare un popolo alla loro volontà, come avevano fatto più volte in epoca sovietica. Ma anche allora, come oggi, furono costretti a ritirarsi, per poi scatenare una sanguinosa guerra totale, la più devastante guerra europea dal 1945.

La Prima Guerra Russo–Cecena fu il primo tragico prodotto del revanscismo russo: il ‘punto zero’ di una parabola che da Grozny porta a Kiev, passando dalla Georgia, dalla Crimea, dalla Bielorussia e dal Donbass. Con una differenza sostanziale: che quella prima guerra contro la Cecenia, i russi, la persero. Le loro ambizioni, poggiate sulle fondamenta logore di un impero fatiscente, finirono frustrate dalla caparbietà di una nazione immensamente inferiore, per numero e per mezzi, a quella ucraina, che oggi difende la sua terra dalla guerra scatenata da Putin.

Questa storia può impartire a chi avrà la pazienza di leggerla due importanti lezioni: cosa succede quando si assecondano le ambizioni di un impero, e come si fa a sconfiggerlo. Se è già tardi per mettere in pratica la prima, per la seconda siamo ancora in tempo”.

Freedom or death! History of the Chechen Republic of Ichkeria: The second volume in Italian is out today

The war in Ukraine started in Chechnya. It may seem like a provocation. Yet, this is the reality that the pages of this second volume reveal, entirely dedicated to the First Russo-Chechen War. The genesis, development and unfolding of this bloody conflict seem to be the draft of the script that the world has been witnessing in recent months between the Donbass and the Crimea.

Even then, as now, Russia invaded a free state, disguising the war it was waging behind the label of a “special operation.”

Even then, as now, the enemy of the Russian state had been labeled and demonized: if Zelensky and his government are called “Nazis” today, Dudayev and his ministers were then called “bandits”.

Even then, as today, convinced of their superiority, the military commands marched on the capital, claiming to bend a people to their will, as they had done several times in Soviet times. But even then, as now, they were forced to withdraw, only to unleash a bloody all-out war, the most devastating European war since 1945.

The First Russo-Chechen War was the first tragic product of Russian revanchism: the “zero point” of a parable that from Grozny leads to Kiev, passing through Georgia, Crimea, Belarus and Donbass. With one substantial difference: that the Russians lost that first war against Chechnya. Their imperial ambitions, resting on the worn foundations of a crumbling empire, ended up frustrated by the stubbornness of a nation immensely inferior in number and means, to that of Ukraine, which today defends its land from the war unleashed by Putin.

This story can teach those who have the patience to read it two important lessons: what happens when you indulge the ambitions of an empire, and how do you defeat it. If it is already too late to put the first into practice, we still have time for the second.

Purchase the volume here:

https://www.amazon.it/Libert%C3%A0-Storia-Repubblica-Cecena-Ichkeria/dp/B0BMSY666Y/ref=sr_1_4?crid=379QYOJIF1LQJ&keywords=libert%C3%A0+o+morte&qid=1670606213&sprefix=%2Caps %2C76&sr=8-4

Libertà o morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria – Esce oggi il secondo volume in italiano

La guerra in Ucraina è iniziata in Cecenia. Può sembrare una provocazione. Eppure, questa è la realtà che rivelano le pagine di questo secondo volume, interamente dedicato alla Prima Guerra Russo – Cecena. Genesi, sviluppo e svolgimento di questo sanguinoso conflitto sembrano la bozza del copione cui il mondo sta assistendo in questi mesi tra il Donbass e la Crimea.

Anche allora, come oggi, la Russia invase uno stato libero, mascherando la guerra che stava scatenando dietro alla definizione di “operazione speciale”.

Anche allora, come oggi, il nemico dello stato russo era stato etichettato e demonizzato: se Zelensky ed il suo governo sono chiamati oggi “nazisti”, Dudaev ed i suoi ministri furono chiamati allora “banditi”.

Anche allora, come oggi, convinti della loro superiorità, i comandi militari marciarono sulla capitale, pretendendo di piegare un popolo alla loro volontà, come avevano fatto più volte in epoca sovietica. Ma anche allora, come oggi, furono costretti a ritirarsi, per poi scatenare una sanguinosa guerra totale, la più devastante guerra europea dal 1945.

La Prima Guerra Russo – Cecena fu il primo tragico prodotto del revanscismo russo: il “punto zero” di una parabola che da Grozny porta a Kiev, passando dalla Georgia, dalla Crimea, dalla Bielorussia e dal Donbass. Con una differenza sostanziale: che quella prima guerra contro la Cecenia, i russi, la persero. Le loro ambizioni imperiali, poggiate sulle fondamenta logore di un impero fatiscente, finirono frustrate dalla caparbietà di una nazione immensamente inferiore per numero e per mezzi, a quella che ucraina, che oggi difende la sua terra dalla guerra scatenata da Putin.

Questa storia può impartire a chi avrà la pazienza di leggerla due importanti lezioni: cosa succede quando si assecondano le ambizioni di un impero, e come si fa a sconfiggerlo. Se è già tardi per mettere in pratica la prima, per la seconda siamo ancora in tempo.

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“Today we are a free nation!” Dudayev’s speech to the nation (December 31, 1993)

Another year of our life fades into the past, a year of great tests of the Chechen people’s endurance and steadfastness in defense of their won freedom. This year we celebrated the second anniversary of our bloodless revolution and independence. Having passed all the tests with dignity in the fight against internal and external enemies, we entered the third year, more stabilizing the political and economic situation, spiritually and morally strengthening, becoming more confident in an independent path of development of our statehood.

Looking back, summing up another year, we can say without a doubt that it was not in vain to strive for political independence. Our centuries-old history tells us that only political freedom and independence from anyone else is the guarantor of the peaceful life and prosperity of the nation. The vilest of all phenomena in the history of mankind is slavery and humility, against which our ancestors fought for centuries and bequeathed to their offspring not to abandon the freedom-loving spirit of the Vaynakh people.

We are well aware of the repeated attempts to destroy the gene pool of the Vaynakh nation under the Tsarist and then the Soviet-Communist empire. After centuries of persecutions and tragedies of the 19th century, 1944-1957, after the bloody massacre of Khaibach and after the hundreds of thousands of victims of the Soviet genocide, the Chechen people has nevertheless recovered, revived, preserving their national dignity, language and culture, although the Soviet totalitarian regime did everything to suppress his spirit, intimidate him and keep him in constant fear. The current generation skillfully uses the historical opportunity that has come their way to fulfill the dreams and aspirations of their ancestors.

The events that occurred after the collapse of the Soviet empire also show that sovereignty and independence are the only correct path chosen by the Chechen people. The intentions of the GKChP (if this coup succeeded) to repeat the 1944 public broadcast on television about the attack on our own parliament by large-caliber guns gives us another reason to reflect on whether we have done well, when we have decided two years ago to separate us from fascist Russia where it is not the laws that rule, but the attempts of each political group at the top of power, under the guise of a new “democracy”, to consolidate racism and fascism. For two years we have resisted a global blockade by the Russian authorities, their military invasion, internal confrontation of all kinds: sabotage, provocations, espionage. The whole world watches us with admiration. We are in his eyes an example and a model of courage, fortitude and love of freedom. And this spirit will never dry up among the Chechens. Yes, it’s hard for us. We have suffered setbacks, difficulties related to power structures that have not yet taken shape, lack of discipline, lack of organization, internal confrontation between destructive forces, criminal groups and mafias.

Many see only negative aspects in what is happening in Chechnya; disintegration, destruction, extremism, nationalism, etc. All this is actually a fiction. Is life easier in the CIS countries? Do those republics that have not separated from Russia feel calmer? Let’s remember the fate of our Ingush brothers, let’s look at what is happening in the neighboring republics and in Russia itself. There is an endless crisis: political, economic. The collapse of the economy, the impoverishment of a significant part of the population, rising prices, corruption and street crime, terrorism, the outflow of qualified personnel abroad. All branches of power are degrading, none of them are ready to cooperate with each other, none of them control the situation in the country. And with all this, seeing only our failures is, to put it mildly, simply not serious.

Despite all the obstacles posed, many positive steps were taken during the two years of independence to improve the political and economic situation of the republic. The people have breathed deeply for centuries the desired freedom. Fear and hypocrisy are gone forever. Many laws and resolutions have been passed to help stabilize the situation in Chechnya. Many practical steps are being taken to implement the government’s foreign and domestic policy agenda. Clear guidelines were outlined for the further development of the economy, for bringing the republic out of the crisis. We have no problem choosing the way to overcome the crisis. This path is clearly defined. The problem is only in our unity and harmony.

The stage of independent development has arrived, the main task of which is production and economic transformations, in which important structural and investment changes are expected to ensure the necessary market balance: rational use of our oil; urgent restructuring of all oil refineries to ensure a significant increase in oil refining, their technological re-equipment; solve the problem of creating new machine-building industries; make the rich reserves of raw materials productive for the production of building materials, use the enormous reserves of mountain fodder (for the production of livestock products), the development of which will allow to maintain 200 thousand heads of cattle and one million heads of sheep . Much attention will be paid to the construction of roads, residential buildings and stables, the laying of power and communication lines. A state program has been developed to improve soil fertility in the republic. The reconstruction and creation of enterprises for the processing of agricultural products, the introduction of technologies and the importation of equipment, the creation of a tourist and health complex are envisaged.

The chronic insolvability of many economic and social issues arouses feelings of dissatisfaction and pessimism in the population. This is a natural phenomenon and there is nothing to worry about. We have chosen a difficult road to freedom and we have no right to interrupt it. In the memory of the Chechen people, from generation to generation, the words spoken by their ancestors more than a hundred years ago are tenaciously preserved: “We plead guilty only before God and the Chechen people for not being able to restore the freedom granted to us by God”. And now the current generation of Chechens has managed to restore this freedom, to fulfill the precepts of their ancestors. And he’s determined to defend it until the end of his life, whatever the cost. These temporary hardships that have developed for all peoples on the territory of the former Soviet Empire are nothing compared to the shame and humiliation that the Chechen people have experienced for decades: sabotage of local authorities, violations of all kinds, policy of cruel staff that has provoked periodic protests, demonstrations demanding that the Ingush and Chechen be evicted again; refusal to hire Chechens to work in industrial enterprises and objects of strategic importance, in administrative bodies, prohibition of celebrating national and religious holidays; persecution and pressure on the intelligentsia; Gradual annihilation of the mother tongue in daily life; ban on studying the real history of the Vaynakhs. Here is a far from complete list of phenomena that have dishonored and humiliated this people.

Our goal of freedom and independence has been achieved. This should be appreciated and we should be proud of it. We are now building a sovereign democratic state based on the rule of law. There is no doubt that we will be able to accomplish this task too: unlike the Russian “democratic” state, where representatives of Caucasian nationalities are persecuted at every step, Chechens are terrorized, shot, deported from their homes, the authorities of the Chechen Republic will never allow anyone the slightest violation of the rights of a single person, no matter what nation he belongs to and no matter what god he prays to. All peoples inhabiting the republic are equal and worthy of respect and a better life.

The Chechen people have nothing to complain about or regret the previous regime, which left them with the highest infant mortality, unhealthiness and environmental pollution, the lowest life expectancy and the lowest standard of living. We don’t ask anyone for help. We ask and demand not to be disturbed.

DEAR CITIZENS OF THE CHECHEN REPUBLIC!

Our people are optimistic about their future, despite the intrigues of external and internal opponents against our sovereignty. We believe that sooner or later reason and wisdom will prevail in Russian leadership circles. We believe that the state flag of the Chechen Republic, which flies in front of the headquarters of the Unrepresented Peoples Organization, will soon be hoisted in front of the UN headquarters. We believe that PEACE, HEALTH and PROSPERITY will reign in long-suffering Chechnya. The Chechen state already has not only a history, but also a more real future. Vitality and strength, the ability to create and live with reason and talent – we confirmed ourselves in the most difficult tests of strength, building our state in the “mouth of a boa constrictor”.

Today we can proudly say that the desecrated honor has been restored and from yesterday’s homeless population, in the times of the USSR, today we are a free NATION.

LET THE END OF THE YEAR BRING WITH IT ALL OUR FRICTIONS, ALL OUR PROBLEMS!

HAPPY NEW YEAR TO YOU, DEAR COMPATRIOTS! WITH NEW HAPPINESS, WITH NEW SUCCESS AND GOOD HEALTH! MAY GOD HELP YOU!

Dzhokhar DUDAEV.

VERSIONE ITALIANA

“Oggi siamo una nazione libera!” Il Discorso di Dudaev alla nazione (31/12/1993)

Un altro anno della nostra vita sta svanendo nel passato, un anno di grandi prove di resistenza e fermezza del popolo ceceno in difesa della libertà conquistata. Quest’anno abbiamo celebrato il secondo anniversario della nostra rivoluzione e indipendenza senza sangue. Avendo resistito con dignità a tutte le prove nella lotta contro i nemici interni ed esterni, siamo entrati nel terzo anno, stabilizzando maggiormente la situazione politica ed economica, rafforzando spiritualmente e moralmente, diventando più fiduciosi su un percorso indipendente di sviluppo della nostra statualità.

Guardando indietro, riassumendo un altro anno, possiamo affermare senza ombra di dubbio che non è stato vano aspirare all’indipendenza politica. La nostra storia secolare ci dice che solo la libertà politica e l’indipendenza da chiunque altro è garante della vita pacifica e della prosperità della nazione. Il più vile di tutti i fenomeni nella storia dell’umanità è la schiavitù e l’umiltà, contro le quali i nostri antenati hanno combattuto per secoli e hanno lasciato in eredità alla loro progenie di non abbandonare lo spirito amante della libertà del popolo Vaynakh.

Siamo ben consapevoli dei ripetuti tentativi di distruggere il patrimonio genetico della nazione Vaynakh sotto l’impero zarista e poi sovietico-comunista. Dopo secoli di persecuzioni e tragedie del XIX secolo, 1944-1957, dopo il sanguinoso massacro di Khaibach e dopo le centinaia di migliaia di vittime del genocidio sovietico, il popolo ceceno si è comunque risollevato, ravvivato, conservando la propria dignità nazionale, lingua e cultura, sebbene il regime totalitario sovietico abbia fatto di tutto per sopprimere il suo spirito, intimidirlo e tenerlo in costante paura. L’attuale generazione usa abilmente l’occasione storica che le è capitata per realizzare i sogni e le aspirazioni dei suoi antenati.

Gli eventi occorsi dopo il crollo dell’impero sovietico mostrano anche che la sovranità e l’indipendenza sono l’unica strada corretta scelta dal popolo ceceno. Le intenzioni del GKChP (se questo colpo di stato fosse riuscito) di ripetere il 1944, la trasmissione pubblica in televisione riguardo l’attacco al nostro stesso parlamento da cannoni di grosso calibro ci danno un altro motivo per riflettere se abbiamo fatto bene, quando abbiamo deciso due anni fa di separarci dalla Russia fascista dove non comandano le leggi, ma i tentativi di ogni gruppo politico che si trova al vertice del potere, sotto le spoglie di una nuova “democrazia”, di consolidare razzismo e fascismo. Per due anni abbiamo resistito a un blocco globale da parte delle autorità russe, alla loro invasione militare, al confronto interno di ogni genere: sabotaggio, provocazioni, spionaggio. Il mondo intero ci guarda con ammirazione. Siamo ai suoi occhi un esempio e un modello di coraggio, fortezza e amore per la libertà. E questo spirito non si inaridirà mai tra i ceceni.Sì, è difficile per noi. Abbiamo subito battute d’arresto, difficoltà legate a strutture di potere che non hanno ancora preso forma, mancanza di disciplina, mancanza di organizzazione, confronto interno tra forze distruttive, gruppi criminali e mafiosi.


Molti vedono solo aspetti negativi in ​​ciò che sta accadendo in Cecenia; disintegrazione, distruzione, estremismo, nazionalismo, ecc. Tutto questo è in realtà una finzione. La vita è forse più facile nei paesi della CSI? Quelle repubbliche che non si sono separate dalla Russia si sentono più tranquille? Ricordiamo il destino dei nostri fratelli ingusci, guardiamo cosa sta succedendo nelle repubbliche vicine e nella stessa Russia. C’è una crisi senza fine: politica, economica. Il collasso dell’economia, l’impoverimento di una parte significativa della popolazione, l’aumento dei prezzi, la corruzione e la criminalità di strada, il terrorismo, il deflusso di personale qualificato all’estero. Tutti i rami del potere si stanno degradando, nessuno di essi è pronto a collaborare con gli altri, nessuno di loro controlla la situazione nel Paese. E con tutto questo, vedere solo i nostri fallimenti è, per usare un eufemismo, semplicemente non serio.

Nonostante tutti gli ostacoli posti, durante i due anni di indipendenza sono stati fatti molti passi positivi per migliorare la situazione politica ed economica della repubblica. Il popolo ha respirato a pieni polmoni per secoli la libertà desiderata. La paura e l’ipocrisia sono sparite per sempre. Molte leggi e risoluzioni sono state adottate per aiutare a stabilizzare la situazione in Cecenia. Si stanno compiendo molti passi pratici per attuare il programma di politica estera e interna del governo. Sono state delineate chiare linee guida per l’ulteriore sviluppo dell’economia, per far uscire la repubblica dalla crisi. Non abbiamo problemi a scegliere il modo per superare la crisi. Questo percorso è chiaramente definito. Il problema è solo nella nostra unità e armonia.

È arrivata la fase dello sviluppo indipendente, il cui compito principale è la produzione e le trasformazioni economiche, in cui sono attesi importanti cambiamenti strutturali e di investimenti per garantire il necessario equilibrio del mercato: uso razionale del nostro petrolio; ristrutturazione urgente di tutte le raffinerie di petrolio per garantire un significativo aumento della raffinazione del petrolio, il loro riequipaggiamento tecnologico; risolvere il problema della creazione di nuove industrie per la costruzione di macchinari; rendere produttive le ricche riserve di materie prime per la produzione di materiali da costruzione, utilizzare le enormi riserve di foraggi di montagna (per la produzione di prodotti zootecnici), il cui sviluppo consentirà di mantenere 200mila capi di bestiame e un milione di capi di pecore. Molta attenzione sarà dedicata alla realizzazione di strade, edifici residenziali e stalle, alla posa di linee elettriche e di comunicazione. È stato sviluppato un programma statale per migliorare la fertilità del suolo nella repubblica. Sono previste la ricostruzione e la realizzazione di imprese per la lavorazione dei prodotti agricoli, l’introduzione di tecnologie e l’importazione di attrezzature, la creazione di un complesso turistico e sanitario.

L’irrisolvibilità cronica di molte questioni economiche e sociali suscita nella popolazione sentimenti di insoddisfazione e pessimismo. Questo è un fenomeno naturale e non c’è nulla di cui preoccuparsi. Abbiamo scelto una strada difficile verso la libertà e non abbiamo il diritto di interromperla. Nella memoria del popolo ceceno, di generazione in generazione, si conservano tenacemente le parole pronunciate dai loro antenati più di cento anni fa: «Ci dichiariamo colpevoli solo davanti a Dio e al popolo ceceno per non aver saputo restituire la libertà concessaci da Dio”. E ora l’attuale generazione di ceceni è riuscita a ripristinare questa libertà, ad adempiere ai precetti dei loro antenati. Ed è determinato a difenderlo fino alla fine della sua vita, a qualunque costo. Queste difficoltà temporanee che si sono sviluppate per tutti i popoli sul territorio dell’ex impero sovietico non sono nulla in confronto alla vergogna e all’umiliazione che il popolo ceceno ha vissuto per decenni: sabotaggio delle autorità locali, violazioni di ogni tipo, politica del personale crudele che ha provocato proteste periodiche, manifestazioni nelle quali si è chiesto che ingusci e ceceni fossero sfrattati di nuovo; rifiuto di assumere ceceni per lavorare presso imprese industriali e oggetti di importanza strategica, negli organi amministrativi, divieto di celebrare feste nazionali e religiose; persecuzione e pressioni sull’’intellighenzia; Annientamento graduale della lingua madre nella vita quotidiana; divieto di studiare la vera storia dei Vaynakh. Ecco un elenco tutt’altro che completo di fenomeni che hanno disonorato e umiliato questo popolo.

Il nostro obiettivo di libertà e indipendenza è stato raggiunto. Questo dovrebbe essere apprezzato e di questo dovremmo essere orgogliosi. Ora stiamo costruendo uno stato democratico sovrano e di diritto. Non c’è dubbio che saremo in grado di portare a termine anche questo compito: a differenza dello Stato “democratico” russo, dove i rappresentanti delle nazionalità caucasiche sono perseguitati a ogni passo, i ceceni sono terrorizzati, fucilati, deportati dalle loro case, le autorità della Repubblica cecena non permetteranno mai a nessuno la minima violazione dei diritti di una singola persona, non importa a quale nazione appartenga e non importa quale dio preghi. Tutti i popoli che abitano la repubblica sono uguali e degni di rispetto e di una vita migliore.


Il popolo ceceno non ha nulla di cui lamentarsi o rimpiangere il precedente regime, il quale ha lasciato loro la più alta mortalità infantile, insalubrità e inquinamento ambientale, la più bassa aspettativa di vita e il più basso tenore di vita. Non chiediamo aiuto a nessuno. Chiediamo ed esigiamo di non essere disturbati.

CARI CITTADINI DELLA REPUBBLICA CECENA!


Il nostro popolo è ottimista riguardo al proprio futuro, nonostante gli intrighi degli oppositori esterni e interni contro la nostra sovranità. Crediamo che prima o poi la ragione e la saggezza prevarranno nei circoli della leadership russa. Crediamo che la bandiera di stato della Repubblica Cecena, che sventola davanti alla sede dell’Organizzazione dei Popoli Non Rappresentati, sarà presto issata davanti alla sede delle Nazioni Unite. Crediamo che PACE, SALUTE e PROSPERITÀ regneranno nella longanime Cecenia. Lo Stato ceceno ha già non solo una storia, ma anche un futuro più reale. Vitalità e forza, capacità di creare e vivere con ragione e talento: ci siamo confermati nelle più difficili prove di forza, costruendo il nostro stato nella “bocca di un boa constrictor”.

Oggi possiamo affermare con orgoglio che l’onore profanato è stato ripristinato e dalla popolazione senzatetto di ieri, ai tempi dell’URSS, oggi siamo una NAZIONE libera.



LASCIATE CHE L’ANNO CHE FINISCE PORTI CON SE TUTTI I NOSTRI ATTRITI, TUTTI I NOSTRI PROBLEMI!


BUON ANNO A VOI, CARI COMPATRIOTI! CON NUOVA FELICITÀ, CON NUOVO SUCCESSO E BUONA SALUTE! CHE DIO VI AIUTI!


Dzhokhar DUDAEV.