IL PARLAMENTO DELLA REPUBBLICA CECENA DI ICHKERIA
La Repubblica Cecena di Nokhchi – cho, poi Repubblica Cecena di Ichkeria (ChRI) si dotò di un corpo legislativo ancor prima di promulgare la sua Costituzione. Nel corso della sua storia si avvicendarono due legislature. La prima, iniziata con le elezioni popolari del 28/10/1991 fu interrotta il 04/06/1993 da un colpo di stato del Presidente della Repubblica, Generale Dzhokhar Dudaev. La seconda, iniziata con le elezioni del Gennaio 1997 ebbe termine di fatto con l’invasione russa del 1999, ma alcuni deputati rivendicano ancor oggi la continuità politica con quella esperienza.
DAL CONGRESSO AL PARLAMENTO
Il motore principale della cosiddetta “Rivoluzione Cecena” fu il Congresso Nazionale del Popolo Ceceno (OKChN), un’assemblea costituita alla fine del 1990 e presto diventata l’arena di scontro principale delle varie correnti politiche della Repubblica Autonoma Ceceno – Inguscia (QUI potete leggere un approfondimento).
Nel corso del 1991 il Congresso fu monopolizzato dalla corrente nazionalista radicale, rappresentata da Zelimkhan Yandarbiev ed appoggiata dal presidente dell’organizzazione, Dzhokhar Dudaev. Al vertice dell’organizzazione (il Comitato Esecutivo del Congresso, abbreviato Ispolkom) furono nominati i principali esponenti del partito radical – nazionale, il Partito Democratico Vaynakh (VDP):

- Hussein Akhmadov: insegnante e ricercatore storico, Deputato al Soviet Supremo Ceceno – Inguscio dal Marzo 1990, acceso contestatore della dottrina della “volontaria adesione” della Cecenia alla Russia. Eletto Vicepresidente del Comitato Esecutivo dell’OKChN nel Dicembre 1990;
- Yusup Soslambekov: membro della direzione del Partito Democratico Vaynakh, sostenitore dell’idea di un Caucaso indipendente sotto forma confederale. Eletto Vicepresidente del Comitato Esecutivo dell’OKChN nel Giugno 1991;
- Yandarbiev, Zelimkhan: scrittore e poeta, fondatore della rivista “Bart” (“Unità”) e poi del Partito Democratico Vaynakh, sostenitore dell’indipendenza della Cecenia dalla Russia e principale ideologo della “Rivoluzione Cecena;
- Abumuslimov, Said – Khasan: professore universitario, giornalista e scrittore, cofondatore insieme a Yandarbiev della rivista “Bart” e del Partito Democratico Vaynakh, fin dagli anni ’80 si occupò della distribuzione dei testi storici e giornalistici critici verso il sistema sovietico e contrari alla teoria della “volontaria adesione”. Membro del Comitato Esecutivo dell’OKChN dal Novembre 1990;
- Chabaev, Lyoma – giornalista, membro del Consiglio Direttivo del Partito Democratico Vaynakh, nominato membro del Comitato Esecutivo dell’OKChN nel Novembre 1990;
La leadership radicale del Congresso proclamò l’indipendenza della Cecenia l’8 Giugno 1991, in occasione della seconda sessione plenaria del Congresso. La corrente nazionalista moderata, guidata dal Deputato al Soviet Supremo Lecha Umkhaev, fu marginalizzata e costretta a fuoriuscire dall’assemblea.
Il tentativo di colpo di stato messo in atto dai conservatori sovietici nell’Agosto del 1991 (il cosiddetto “Putsch di Agosto”) impresse una forte accelerazione agli eventi politici e mise i leader del Congresso nelle condizioni di rovesciare la leadership comunista della repubblica e di proclamare uno stato indipendente.
Alla fine di Agosto 1991 il Comitato Esecutivo dell’OKChN ordinò la costituzione della Guardia Nazionale, una formazione volontaria che fungesse da braccio armato del Congresso. La Guardia Nazionale portò a termine l’occupazione e lo scioglimento delle principali strutture politiche ed amministrative della repubblica entro la metà di Ottobre dello stesso anno. Il Presidente del Soviet Supremo, nonché capo del Partito Comunista locale, Doku Zavgaev, fuggì nel nord del paese dopo essere stato costretto a dimettersi.
L’Ispolkom indisse elezioni presidenziali e parlamentari per il 27/10/1991. Sotto la protezione dei miliziani della Guardia Nazionale i radical – nazionali organizzarono un’aggressiva campagna elettorale, durante la quale la figura del Presidente del Comitato Esecutivo, il Maggior Generale Dzhokhar Dudaev, monopolizzò l’attenzione dell’opinione pubblica. La consultazione elettorale, partecipata in massa dagli abitanti di Grozny e da molti dei residenti nelle regioni centro – meridionali del Paese, vide la vittoria di Dudaev, cui fece seguito la sua nomina Presidente della Repubblica il 09/11/1991.
LA PRIMA CONVOCAZIONE
Le elezioni parlamentari videro l’elezione di 32 deputati sui 41 previsti. Nei mesi successivi elezioni suppletive portarono alla nomina dei restanti 9. Al termine delle consultazioni, il Parlamento era così composto:
NOME | OCCUPAZIONE | PARTITO POLITICO |
Abumuslimov, Said – Khasan | Professore | Partito Democratico Vaynakh |
Akhmadov, Hussein | Insegnante | Partito Democratico Vaynakh |
Arsamikov, Isa | Ricercatore | Partito Democratico Vaynakh |
Arsanov, Vakha | Capitano di polizia | Partito Democratico Vaynakh |
Baganov, Mahmoud | Impiegato | ? |
Baloev, Sultan | Impiegato | Partito Democratico Vaynakh |
Bibulatov, Mahmoud | Giornalista | Partito Democratico Vaynakh |
Bisiev, Ibrahim | Direttore d’azienda | ? |
Bayultanov, Dalash | Insegnante | ? |
Bunin, Gleb | Medico del Ministero degli Interni | ? |
Chabaev, Lyoma | Giornalista | Partito Democratico Vaynakh |
Dadagov, T. O. | Direttore d’azienda | ? |
Dalaev, S.J. | ? | ? |
Dendiev, Umar | Funzionario del Ministero degli Interni | ? |
Edisultanov, Musa | Avvocato | |
Hantiev, Yusi | Poeta | Partito Democratico Vaynakh |
Gamaev, M. | Vicedirettore d’azienda | ? |
Gadaev, Shepa | Presidente di Soviet Distrettuale | ? |
Gerikhanov, Ikhvan | Giudice Popolare di Grozny | ? |
Gushakayev, Magomed | Dirigente d’azienda | ? |
Idigov, Akhyad | Dirigente d’azienda | Partito Democratico Vaynakh |
Isbanilov, M. | Vice Imam di Bachi – Yurt | ? |
Ismailov, Abubakar | Imam di Gudermes | ? |
Israilov, A. Ch. | Vice Imam di Oykhsara | ? |
Khunkharbiev, Khasan | Direttore d’azienda | ? |
Khusainov, Khamid | Insegnante | ? |
Malsagov, Akhmad | Direttore d’azienda | ? |
Mezhidov, Bektimar | Direttore dell’Associazione “Kavkaz” | ? |
Musaev, Khamzat | Procuratore della Repubblica | ? |
Sakhidov, Lecha | Deputato di Soviet Distrettuale | ? |
Salechov, M.M. | ? | Partito Democratico Vaynakh |
Soslambekov, Yusup | ? | Partito Democratico Vaynakh |
Soltmuradov, Turpal | Insegnante | ? |
Suleimanov, Shudi | Direttore d’azienda | ? |
Col. Suleimenov, Ibrahim | Militare | ? |
Tsihesashvili, Mate | Governatore di Distretto (in Georgia) | Partito Democratico Vaynakh |
Tychaev, Apti | ? | ? |
Yandarbiev, Khamzat | Scrittore | Partito Democratico Vaynakh |
Yandarbiev, Zelimkhan | Scrittore | Partito Democratico Vaynakh |
Umaltov, Muslim | Direttore d’azienda | ? |
Umarov, Umar | Direttore d’azienda | ? |
Come possiamo vedere le informazioni relative ai parlamentari sono scarne, ed in alcuni casi quasi completamente mancanti. Questo perché durante la Prima Guerra Cecena gli archivi del Parlamento furono distrutti, e la gran parte delle informazioni disponibili provengono dall’incrocio dei dati forniti dai giornali di allora, e dalle ricerche di quei pochi che si sono dedicati alla storia della Repubblica Cecena di Ichkeria. Per quanto scarsi, è possibile comunque formulare una serie di valutazioni riguardo la composizione del Parlamento di prima convocazione.

La prima considerazione che possiamo fare riguarda la decisione di costituire un organo legislativo pienamente funzionante prima che lo Stato venisse dotato di una costituzione. La carta fondamentale della Repubblica Cecena, infatti, fu promulgata soltanto il 12/03/1992, cinque mesi dopo l’insediamento del Parlamento. Oltre a questo, fu lo stesso Parlamento a scrivere e ratificare la Costituzione che ne stabiliva l’esistenza, seguendo un percorso giuridicamente piuttosto tortuoso. Questo contraddittorio processo avrebbe dato adito, tra il 1992 ed il 1993, all’idea di ricostituire il corpo legislativo del paese tramite elezioni suppletive (come auspicato dai leaders del Parlamento) o tramite nuove elezioni (come auspicato dal Presidente Dudaev).
Una seconda considerazione può essere fatta riguardo la composizione del corpo parlamentare: da un punto di vista sociopolitico i deputati erano provenienti dai seguenti settori:
- 12 deputati dal settore intellettuale
- 10 deputati dal settore del manageriato d’industria
- 7 deputati dalla nomenklatura della Repubblica Autonoma
- 3 deputati dalla gerarchia religiosa
- 2 deputati impiegati
- 1 deputato avvocato
- 4 deputati non pervenuti
Sulla base di questi dati possiamo affermare che la maggioranza assoluta del Parlamento era espressione della classe dirigente del paese (intellettuali, industriali, funzionari dello stato) e soltanto una piccola parte proveniva dalle classi subalterne. Questo elemento si rivelerà assai importante negli anni seguenti, quando il Parlamento entrerà in rotta di collisione con il Presidente Dudaev e questi giungerà a scioglierlo senza subire apparenti crisi di consenso popolare (per una cronaca più approfondita degli eventi consultare “Libertà o Morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria” acquistabile QUI)..
Infine possiamo considerare l’affiliazione politica dei parlamentari. Una consistente minoranza dei deputati faceva parte del direttivo nazionale del Partito Democratico Vaynakh (almeno 14 deputati su 41). Non si trattava di una maggioranza, ma certamente della minoranza più compatta e solidale con la posizione di Dzhokhar Dudaev. Questo elemento si sarebbe reso fondamentale per assicurare al Presidente il consenso di una discreta quantità di deputati in seno al Parlamento, anche quando questo entrò in rotta di collisione con lui.
L’INIZIO DEI LAVORI
La prima riunione plenaria del nuovo Parlamento si tenne il 02/11/1991, ed in quella sede vennero eletti il Presidente, due vicepresidenti ed i presidenti delle principali commissioni parlamentari. Alla presidenza dell’assemblea venne eletto Hussein Akhmadov, già vicepresidente del Comitato Esecutivo dell’OCKhN, considerato uno dei più moderati tra gli esponenti del Partito Democratico Vaynakh. Vicepresidenti furono Magomed Gushakayev, esponente del mondo dell’industria e Bektimar Mezhidov, esponente del mondo intellettuale: due scelte che rafforzano il tributo che l’assemblea doveva a quei due settori della società civile. Le commissioni parlamentari di cui ci è arrivata notizia furono 11:
- Commissione Istruzione, Scienza, Cultura e Sport (ISA ARSAMIKOV)
- Commissione Scambi Petroliferi (VAKHA ARSANOV)
- Commissione Stampa e Informazione (MAHMOUD BIBULATOV)
- Commissione Sanità (GLEB BUNIN)
- Commissione Legge ed Ordine (MUSA EDISULTANOV)
- Commissione Etica (IKHVAN GERIKANOV)
- Commissione Energia, Edilizia, Trasporti, Comunicazioni (MAGOMED GUSHAKAYEV)
- Commissione Affari Religiosi (ABUBAKAR ISMAILOV)
- Commissione per il Ripristino dei Confini con l’Inguscezia (KHAMZAT MUSAEV)
- Commissione Affari Esteri (YUSUP SOSLAMBEKOV)
- Commissione Difesa e Sicurezza (IBRAHIM SULEIMENOV)
I presidenti delle commissioni parlamentari furono scelti sulla base del loro settore di provenienza, com’è facile riconoscere consultando i loro nomi sulla griglia di sopra.
L’attività legislativa iniziò frenetica fin dai primi giorni, con l’approvazione delle prime leggi sulla cittadinanza, sulla bandiera, lo stemma e l’inno ufficiali della nuova repubblica, sui primi interventi nel settore sociale e lavorativo. Vennero inoltre nominati i direttori dei principali organi esecutivi dello Stato, come il Dipartimento di Sicurezza Nazionale, gli uffici ed i comitati di stato, e venne autorizzato ad operare un “governo economico d’emergenza”, chiamato Comitato per la Gestione Operativa dell’Economia Nazionale (COFEC) sotto la guida dell’imprenditore Yaragi Mamodaev. Parallelamente venne autorizzata la costituzione di un governo provvisorio “politico” scelto dal Presidente, che traghettasse il Paese fino alla promulgazione della Costituzione. La carta fondamentale fu pubblicata alla fine di Febbraio del 1992, ed il 12 Marzo entrò ufficialmente in vigore. In essa si riconoscevano al Parlamento non soltanto la pienezza del potere legislativo, ma anche il diritto di intervenire nelle decisioni del Governo, il quale sarebbe stato presieduto dal Presidente della Repubblica.
LA LOTTA TRA LE ISTITUZIONI
La supremazia del Parlamento sul Presidente della Repubblica nel settore legislativo ed esecutivo dello Stato, sancita dalla Costituzione generò ben presto i primi attriti tra le due istituzioni. In seno allo Stato si costituirono un partito “presidenziale” favorevole all’ampliamento dei poteri del Capo dello Stato, ed un partito “parlamentare”, sostenitore della necessità di conservare le prerogative dei deputati. Nello stesso Parlamento si formarono una corrente “dudaevita” composta da una dozzina di delegati, ed una corrente sempre più scettica verso l’operato di Dudaev, raccolta intorno a Yusup Soslambekov, ed alla sua corrente di opposizione al governo, “Bako” (“Diritto”). Man mano che gli organi della repubblica iniziavano ad operare iniziò a consumarsi una vera e propria “lotta per le investiture”, nella quale Presidente e Parlamento si sabotavano a vicenda, il primo imponendo il veto sulle leggi prodotte dall’assemblea, il secondo non ratificando i decreti di Dudaev ed annullando le nomine da lui proposte nei principali organi esecutivi dello stato (il Dipartimento di Sicurezza Nazionale, La Procura della Repubblica, i Ministeri del governo ecc..). Tra la primavera e l’autunno del 1992 le due massime istituzioni del Paese si affrontarono in una lotta senza quartiere per il controllo dei dicasteri, durante la quale si giunse all’assurdo: alla fine dell’anno convivevano nella repubblica numerosi “doppioni” istituzionali, alcuni dei quali dipendenti dal Parlamento e costituzionalmente legittimi, altri dipendenti dal Presidente ed incostituzionali, ma pur sempre operativi.

A complicare ulteriormente i rapporti tra le due massime autorità della repubblica vi era la diversa impostazione che queste volevano dare ai negoziati con la Federazione Russa. Per Dudaev qualsiasi trattativa avrebbe potuto prendere il via soltanto dopo il riconoscimento dell’indipendenza della Cecenia da parte del Kremlino. Per il Parlamento (Soslambekov in primis) invece era necessario quanto prima giungere alla formulazione di una bozza di trattato che permettesse alla Cecenia di allentare il blocco economico istituito da Mosca a Gennaio del 1992, con l’obiettivo di “assediare” la Cecenia e costringerla a capitolare. Dal punto di vista del leader di Bako, infatti, il paese non avrebbe resistito a lungo all’assedio imposto dalla Russia, dal momento che la maggior parte dell’economia cecena dipendeva dall’esportazione e dall’importazione di prodotti russi. Dudaev invece sosteneva il principio dell’autarchia, e tentava in ogni modo di aprire canali alternativi, proponendo accordi commerciali con la Turchia ed i paesi del Medio Oriente, ed utilizzando l’aeroporto di Grozny come “porto franco” dal quale eludere il blocco federale (per una cronaca più approfondita degli eventi consultare “Libertà o Morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria” acquistabile QUI)..
A Novembre del 1992 scoppiò un conflitto tra i due popoli vicini dei Ceceni, gli Osseti e gli Ingusci. L’esercito federale intervenne, ufficialmente per fermare gli scontri, ma di fatto per sostenere le ragioni degli Osseti, da sempre leali al dominio di Mosca. Reparti russi penetrarono in due distretti rivendicati sia dagli ingusci che dai Ceceni, scatenando la reazione dell’esercito separatista. Il confronto rischiava di trasformarsi in una guerra aperta, ed il Parlamento inviò una delegazione a negoziare con le forze armate della Federazione. A questa si aggiunse il Vicepresidente del Gabinetto dei Ministri di Dudaev, Yaragi Mamodaev, entrato in carica il 01/03/1992. Mamodaev era stato inizialmente uno dei più fedeli seguaci di Dudaev, ma nel corso del 1992 i rapporti tra i due si erano progressivamente deteriorati, sia per via della diversa direzione politica che volevano dare al governo, sia per il fatto che nel corso di quell’anno Dudaev aveva tolto a Mamodaev il controllo sulla produzione e l’esportazione di petrolio, risorsa chiave dell’economia della Cecenia, intorno al quale molti funzionari dello Stato, tra i quali (secondo alcuni) lo stesso Mamodaev si erano arricchiti sulle spalle della popolazione. Dudaev, dal canto suo, sembrò non essere interessato a nessun negoziato con Mosca, anteponendo il riconoscimento dell’indipendenza a qualsiasi soluzione di compromesso, e giungendo a sequestrare personalmente una pattuglia avanzata dell’esercito federale. A metà Novembre la crisi rientrò, ed il rischio di una guerra aperta fu temporaneamente scongiurato. Tuttavia i rapporti tra Dudaev e le istituzioni della repubblica erano ormai compromessi.
IL COLPO DI STATO
La situazione, ormai esplosiva, doveva essere risolta in qualche modo. Il paese era preda della miseria e dell’anarchia, lo Stato era incapace di legiferare e gli organismi esecutivi dello Stato si pestavano i piedi a vicenda. Nel Febbraio del 1993 Dudaev propose una riforma costituzionale che assegnasse alla Presidenza della Repubblica i pieni poteri esecutivi, riconoscendo al Parlamento i soli poteri legislativi. Il partito parlamentare insorse, minacciando di votare l’impeachment del Presidente. Il Presidente a sua volta propose un referendum costituzionale sulla sua proposta di trasformare la repubblica cecena in uno stato a vocazione presidenziale. Il Parlamento reagì impedendo lo svolgimento del referendum, ma i sostenitori di Dudaev organizzarono una consultazione sotto forma di “sondaggio privo di effetti legali”. Al “sondaggio” parteciparono più di centomila persone, ed in massima parte queste aderirono alle proposte di Dudaev. Il Parlamento allora rispose dichiarando privo di effetti la consultazione appena occorsa. Il Capo dello Stato non si fece intimidire, ed il 17 Aprile 1993, davanti ad una folla di sostenitori decretò lo scioglimento del Parlamento. Nelle ore successive la Guardia Nazionale occupò l’aula parlamentare, disperdendo i deputati. Di fronte a quello che sembrava essere un vero e proprio colpo di stato l’assemblea si divise. Alcuni sostenitori di Dudaev giurarono fedeltà al presidente. La maggioranza, tuttavia, composta dai seguaci di Soslambekov e dalla corrente “centrista”, elessero il leader di Bako Presidente (al posto del dimissionario Akhmadov) ed indissero per il 5 Giugno un referendum confermativo sul Presidente e sullo stesso Parlamento. Dudaev si oppose alla mossa di Soslambekov, ed il 4 Giugno ordinò che i sostenitori del partito parlamentare, cui nel frattempo si era aggiunto anche il Sindaco di Grozny, Bislan Gantemirov, venissero dispersi. Gli antidudaeviti si raccolsero nell’edificio del Municipio della capitale, ma nella notte vennero assaliti dalla Guardia Nazionale e sgomberati con la forza. Durante gli scontri tra le due fazioni il Deputato Isa Arsemikov rimase ucciso. Fu il primo di una lunga serie di parlamentari che avrebbero pagato con la vita la loro militanza politica.
Disperse tutte le istituzioni che gli si opponevano, Dudaev impose una dittatura personale: il Parlamento rimase sciolto fino alla fine di Giugno, quando venne ricostituito come assemblea consultiva “senza il diritto di attività legislativa”. Soslambekov ed i suoi fedeli furono privati dei poteri istituzionali, e l’assemblea fu posta sotto la presidenza di un fedelissimo di Dudaev, Akhyad Idigov. Il potere legislativo fu trasferito al Capo dello Stato, che governò per decreto “a data da destinarsi”.
IL PARLAMENTO “EPURATO”
L’instaurazione della dittatura non lasciò alternativa al partito parlamentare se non quella di unirsi alle forze moderate che si erano opposte all’instaurazione della repubblica indipendente, e che nel corso del biennio 1992 – 1993 si erano organizzate in una coalizione filo – russa favorevole al ritorno della Cecenia nella Federazione. Queste forze, arroccatesi fin dalla fine del 1991 nei distretti settentrionali del Paese, avevano tentato di prendere il controllo di Grozny già nel Marzo del 1992, senza successo. Adesso, forti di un maggior sostegno popolare e legittimate dalla svolta autoritaria del Presidente, si armarono ed iniziarono a combattere l’esercito regolare, preparando una vera e propria invasione con il supporto dei servizi segreti russi. Nell’estate del 1994 lealisti e “ribelli” si prepararono, per poi scontrarsi in vere e proprie battaglie campali tra il Settembre ed il Novembre 1994.

Nel frattempo Dudaev, tentando di riconquistare il sostegno delle istituzioni democratiche, aveva restituito ad un Parlamento opportunamente “epurato” il diritto di esercitare l’autorità legislativa, pur privandolo del potere di rimuovere il Presidente tramite un voto di impeachment. Nell’Agosto del 1994 il Parlamento “purgato” era così composto:
Abumuslimov, Said – Khasan | Professore | Partito Democratico Vaynakh |
Akhmadov, Hussein | Insegnante | Partito Democratico Vaynakh |
Arsanov, Vakha | Capitano di polizia | Partito Democratico Vaynakh |
Baganov, Mahmoud | Impiegato | ? |
Baloev, Sultan | Impiegato | Partito Democratico Vaynakh |
Bibulatov, Mahmoud | Giornalista | Partito Democratico Vaynakh |
Baysultanov, Dalash | Scrittore | ? |
Bunin, Gleb | Medico del Ministero degli Interni | ? |
Chabaev, Lyoma | Giornalista | Partito Democratico Vaynakh |
Dendiev, Umar | Funzionario del Ministero degli Interni | ? |
Edisultanov, Musa | Avvocato | ? |
Gushakayev, Magomed | Direttore d’azienda | ? |
Hantiev, Yusi | Poeta | Partito Democratico Vaynakh |
Huekarbiev, Hassan | ? | ? |
Idigov, Akhyad | Direttore d’azienda | Partito Democratico Vaynakh |
Idigov, Lecha | ? | Partito Democratico Vaynakh |
Khukhalov, Salambek | ? | Partito Democratico Vaynakh |
Malsagov, Akhmad | Direttore d’azienda | ? |
Mamakaev, Magomed | ? | ? |
Sakhidov, Lecha | Deputato di Soviet Distrettuale | ? |
Soltamuradov, Turpal | Insegnante | ? |
Suleimanov, Shudi | Direttore d’azienda | ? |
Tsihesashvili, Mate | Governatore di distretto (in Georgia) | Partito Democratico Vaynakh |
Tychaev, Apti | ? | ? |
Yandarbiev, Khamzat | Scrittore | Partito Democratico Vaynakh |
Yandarbiev, Zelimkhan | Scrittore | Partito Democratico Vaynakh |
Umaltov, Muslim | Direttore d’azienda | ? |
Umarov, Umar | Direttore d’azienda | ? |
La nuova assemblea era composta da 28 parlamentari, per lo più affiliati al Partito Democratico Vaynakh, o esponenti della cosiddetta “fazione centrista”, la quale durante la crisi istituzionale aveva oscillato ora verso le posizioni parlamentariste, ora verso quelle presidenzialiste, rappresentate per lo più da esponenti del mondo industriale nella figura del Vicepresidente del Parlamento Magomed Gushakayev. Il parlamento “epurato” riprese i suoi lavori dall’Agosto del 1994, ma non ebbe che qualche mese di vita giacchè, il 23 Novembre 1994, l’opposizione anti – dudaevita lanciò un attacco militare a Grozny. La battaglia che ne seguì vide la vittoria delle forze lealiste, ma aprì la strada all’invasione russa del paese ed all’inizio della Prima Guerra Cecena.
LA SECONDA CONVOCAZIONE
Tra il Dicembre del 1994 e l’Agosto 1996 la Cecenia fu occupata dall’esercito federale. Le forze separatiste, al comando del Capo di Stato Maggiore Aslan Maskhadov, tennero testa alle preponderanti forze di Mosca, inizialmente affrontandole in combattimenti convenzionali, poi portando avanti una logorante guerra partigiana, nonché azioni di vero e proprio terrorismo. Nell’agosto del 1996 le forze separatiste riconquistarono Grozny, costringendo il Presidente russo Borsi Eltsin all’umiliante accordo di pace di Khasavyurt. Il 21 Aprile 1996, tuttavia, Dudaev era stato ucciso da un missile teleguidato, dopo che il suo telefono satellitare era stato intercettato dai servizi segreti. La morte di Dudaev aprì una voragine nel fronte separatista, che fu riempita solo parzialmente dal suo vice, Zelimkhan Yandarbiev.
Sotto la presidenza Yandarbiev il paese fu governato da un esecutivo provvisorio, poi da un “Governo di Coalizione” sotto la guida del Generale che aveva portato i ceceni alla vittoria, Maskhadov. Alla fine del 1996 si decise di eleggere un nuovo parlamento, che riportasse la il paese alla normalità e salvaguardasse l’indipendenza riconquistata. Il 27 Gennaio si tennero le elezioni per il rinnovo delle massime cariche della Repubblica. Maskhadov vinse la corsa per la carica di Presidente della Repubblica, unendo il fronte dei veterani di guerra, dei nazionalisti moderati e dei sostenitori dell’autonomia e battendo i nazionalisti radicali, i quali avevano sostenuto in gran parte l’elezione di Shamil Basayev ed in misura minore di Zelimkhan Yandarbiev (per una cronaca più approfondita degli eventi consultare “Libertà o Morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria” acquistabile QUI).

Il parlamento uscito dalle seconde consultazioni fu molto diverso dal precedente. Innanzitutto i seggi dell’assemblea erano stati aumentati da 41 a 63 (secondo quanto riportato da Kavkazcenter, questo numero era stato introdotto da Yandarbiev come tributo agli anni di Maometto). In secondo luogo, questo era in gran parte composto da uomini che avevano combattuto la guerra, guadagnandosi il titolo di “Comandante di Campo”. Anche in questo caso la prima tornata elettorale vide la nomina di soli 32 deputati. Un secondo turno, svolto il 15/03/1997, vide l’elezione di altri 11. Gli altri seggi vacanti furono assegnati dalla commissione elettorale, e nonostante questo soltanto 59 seggi su 63 furono effettivamente assegnati. Questo è l’elenco dei deputati che presero posto alla seconda convocazione del Parlamento della Repubblica Cecena di Ichkeria:
Abulkhadzhiev, Aslambek |
Abdurakhmanov, Suleiman |
Abuyazidov, I. |
Adaev, V |
Akhmatov, A. |
Akhmatov, Ibrahim |
Akhmedov, Magomed |
Akhmarov, Ramzan |
Alikhadzhiev, Ruslan |
Alunigiriev, R. |
Amagov, Dokka |
Ataev, Khasan |
Ayubov, A. |
Bakaniev, U. |
Bamatgiriev, Vaid |
Bataev, U. |
Batsuev, H. |
Beloev, Balavdi |
Beshaev, Selim |
Bisultanov, Ayndi |
Bustaev, Suleiman |
Dadaev, R. |
Dakhalov, Vakha |
Daoud, Sultan |
Dazhavaev, Bekhan |
Dautov, Sultan |
Demishev, U. |
Dudaev, Vakha |
Ediev, Said – Akhmed |
Gayrbekov, S. |
Gudiev, Gumki |
Idigov, Akhyad |
Iskhanov, Hussein |
Islamov, Lecha |
Islamov, Rizvan |
Izhiev, Beslan |
Kaimov, Turpal |
Kaliev, Shahid |
Kiryaev, Dardail |
Kukiev, I. |
Lorsanov, Rizvan |
Magomadov, Abubakar |
Magomadov, Nurdi |
Mintaev, Nasruddin |
Mumaev, Rizvan |
Omagov, D. |
Sadulaeva, Z. |
Saralyapov, Zhalahoudin |
Shakhbiev, N. |
Shakhgiriev, Apti |
Shovhalov Zhaloudin |
Suleimanov, Aleksey |
Taramov, R |
Temirov, Isa |
Tsomaev, Baudi |
Tutakov, Vacap |
Umarov, Isa |
Yangulbaev, Amid |
Yusupov, Abdullah |
Se i documenti relativi al Parlamento di prima convocazione sono quasi inesistenti, quelli afferenti al Parlamento di seconda convocazione sono, se possibile, ancora meno. Questo è dovuto certamente al fatto che con la seconda invasione russa del 1999 ciò che era sopravvissuto degli archivi di stato ceceni venne completamente distrutto, o saccheggiato, e ciò che non è andato perduto è ancora chiuso negli archivi militari dell’esercito federale, e difficilmente vedrà la luce prima di qualche decennio. Oltre a questo pare che Ruslan Alikhadzhiev, Presidente del Parlamento dal Marzo 1997 all’Agosto 2000 (quando venne rapito e ucciso dai servizi federali) distrusse completamente l’archivio parlamentare per evitare che questo cadesse nelle mani dei russi. Per questo motivo le uniche informazioni in nostro possesso (fatta eccezione per qualche copia elettronica di alcuni verbali, un ristretto numero di risoluzioni e di pochissime registrazioni delle sedute parlamentari) sono quelle che pervenute dalla stampa del tempo, anch’essa frammentaria e talvolta poco attendibile. Il lavoro di ricerca in questo senso è ancora tutto da svolgere, e ci ripromettiamo di aggiornare questo articolo ogni volta che riusciremo ad implementare il materiale a nostra disposizione.
STATO DI DIRITTO E SHARIA
Il Parlamento di seconda convocazione si trovò ad operare in condizioni drammatiche: la Cecenia era stata completamente devastata dalla guerra, non c’erano risorse per adempiere ai più essenziali compiti istituzionali, e l’intero paese era ostaggio delle bande armate che a suo tempo avevano costituito l’esercito separatista e che adesso, prive della possibilità di riconvertirsi alla vita civile, affollavano le caserme dei numerosi reparti armati al servizio dello Stato o rinfoltivano i ranghi della criminalità organizzata (e spesso facevano entrambe le cose). Nel corso della breve vita istituzionale del Parlamento di seconda convocazione (1997 – 1999) molti deputati furono rapiti, aggrediti, derubati e non pochi tra loro smisero di presenziare alle sedute. Ciononostante molti di loro tentarono come poterono di portare avanti una seria attività politica. Nel corso del 1997 vennero costituite le seguenti commissioni parlamentari:
- Commissione per lo Sviluppo, la Politica Fiscale e l’Imprenditoria (MAGOMED AKHMEDOV)
- Commissione Media (RAMZAN AKHMAROV, poi DOKKA AMAGOV)
- Commissione Sharia e Stato di Diritto (VAID BAMATGIRIEV)
- Commissione Religione e Diritti Umani (BALAVDI BALOEV)
- Commissione Agricoltura e Produzione Alimentare (AYNDI BISULTANOV)
- Commissione Energia, Edilizia, Trasporti, Comunicazioni (SULEIMAN BUSTAEV)
- Commissione Industria (SAID AKHMED EDIEV)
- Commissione Affari Sociali e Sanità (S. GAYRBAKOV)
- Commissione Legge ed Ordine (GUMKI GUDIEV)
- Commissione Affari Esteri (AKHYAD IDIGOV)
- Commissione per il Rilancio della Regione Montana (ALEKSEY SULEIMANOV)
- Commissione di Riconciliazione (AKHYAD IDIGOV)
- Commissione Bilancio (TURPAL KAIMOV)
- Commissione Scienza, Cultura, Turismo, Sport e Gioventù (DARDAIL KIRYAEV)
- Commissione Difesa (ABUBAKAR MAGOMADOV)
- Commissione Salute, Sociale, Veterani, Disabili e Anziani (NURDI MAGOMADOV)
- Commissione per lo Sviluppo Socioeconomico (NASRUDDIN MINTAEV)
- Commissione per l’Attività Petrolifera (ISA TEMIROV)
Le commissioni parlamentari lavorarono come poterono, spesso non avendo a disposizione neanche gli strumenti necessari a produrre un’attività valutabile. Gli uffici, i ministeri ed i dipartimenti erano in rovina, e la maggior parte dei funzionari capaci di farli andare avanti era morta, sfollata o si era trasferita fuori dal paese. Le istituzioni erano occupate principalmente da ex – combattenti che non avevano né e competenze né la motivazione a farle funzionare, e si occupavano per lo più di lottizzarsi spazi di potere personale. Coloro che non erano riusciti ad accaparrarsi un posto come ufficiale del governo portavano avanti torbide attività criminali, come il sequestro di ostaggi, la rivendita illegale di petrolio, l’occupazione di proprietà private e statali, la produzione ed il commercio di sostanze illegali.
Per frenare il dilagare del crimine e del caos sociale, non potendo più fare affidamento su un efficiente sistema di governo secolare, già il predecessore di Maskhadov, Yandarbiev, aveva fatto ricorso ai tribunali religiosi, imponendo la nascita delle Corti della Sharia e delegando loro l’amministrazione della giustizia. Sotto Maskhadov, che di per sé era secolarizzato al pari di tutti i militari dell’esercito sovietico dal quale proveniva, questa tendenza non potè che aumentare, con una conseguente radicalizzazione della società ed un rafforzarsi delle frange fondamentaliste islamiche. Il nazionalismo ceceno, nato come un classico movimento politico etnocentrico, durante la guerra aveva affrontato una notevole evoluzione in senso confessionale. Gli stessi Comandanti di Campo, passati in massa nelle file dei movimenti radicali al seguito di Basayev e Yandarbiev, iniziarono a deviare dal nazionalismo di matrice occidentale al nazionalismo religioso di ispirazione orientale, guardando ai Talebani ed all’integralismo islamico come esempi da seguire per imprimere una “seconda ondata” alla rivoluzione cecena. Rimasti in armi con le loro bande, alcuni di loro costituirono delle vere e proprie milizie indipendenti, in grado di condizionare la vita politica del paese. Così, ad esempio, il Generale di Brigata Salman Raduev costiuì “L’Esercito di Dzhokhar Dudaev”, una forza armata di circa duemila uomini, mentre i “Fratelli Akhmadov” presero il controllo della città di Urus – Martan con le loro bande, governandola come se fosse un piccolo emirato islamico. Nelle montagne i combattenti volontari arabi che avevano supportato la guerriglia secessionista durante il primo conflitto rimasero nei loro covi, costituendo veri e propri campi di addestramento per nuove reclute jhadiste (come nel caso del Campo di Addestramento Kavkaz, del jihadista Ibn Al Khattab, per una cronaca più approfondita degli eventi consultare “Libertà o Morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria” acquistabile QUI).

Ben presto Maskhadov si trovò di fronte alla necessità di integrare questi elementi o di distruggerli militarmente. Distruggerli era difficile, prima di tutto perché tutti questi “Signori della Guerra” messi insieme avevano a disposizione una forza armata ben più forte dell’esercito regolare. Anche se, nonostante questo, Maskhadov fosse riuscito a disarmarli, la guerra civile che ne sarebbe seguita avrebbe facilmente giustificato una nuova invasione russa della Cecenia. Maskhadov si trovò così a dover alternare le concessioni alle minacce, tentando di tenere a bada i radicali senza lasciar loro la possibilità di prendere il potere. Questo gli riuscì almeno fino agli inizi del 1999. Per il Febbraio di quell’anno la situazione nella repubblica era talmente deteriorata che questa poteva ben definirsi uno “stato fallito”: le istituzioni, completamente impotenti, si facevano la guerra l’un l’altra, ed ormai si delineavano un partito “laico”, di cui era espressione la maggioranza dei deputati del Parlamento, ed un partito “islamico” di cui erano espressione alcuni dei più importanti Comandanti di Campo, dotato di un suo network di riviste, televisioni, stazioni radio e canali finanziari ben riforniti.
LA FINE DELLA REPUBBLICA
Il 3 Febbraio 1999 Maskhadov decise di provare a “cavalcare la tigre”: non potendo piegare i radicali, e non volendo rischiare una seconda invasione russa, Maskhadov decise di trasformare la Cecenia in uno Stato Islamico. In questo modo, egli sperava, i Comandanti di Campo avrebbero dovuto partecipare alla costruzione di uno Stato funzionante, e forse avrebbero smesso di sabotare il suo progetto di pacificazione del Paese. Purtroppo, il progetto andò presto incontro ad un fallimento: l’iniziativa allontanò da Maskhadov il supporto del moderati, e non gli fece guadagnare quello dei radicali. Il Parlamento, privato dei poteri legislativi per effetto dell’imposizione dello Stato Islamico (che certamente non prevedeva organismi eletti dal popolo) insorse contro il decreto presidenziale, continuando ad operare come se questo non fosse stato introdotto. Il Presidente fu costretto a negoziare con entrambe le parti da una posizione ancora più difficile, riuscendo solo in parte a tenere in piedi qualcosa che assomigliasse ad uno Stato. Nel frattempo gli elementi più islamizzati e agguerriti, raccoltisi intorno a Basayev, costituirono un’organizzazione pan – islamica chiamata Congresso dei Popoli di Ichkeria e Daghestan, il cui scopo era quello di “esportare la rivoluzione” oltre i confini della Cecenia e scatenare un’insurrezione islamica in tutto il Caucaso. Nell’Agosto del 1999 i militanti del Congresso, organizzati in una “Brigata Islamica per il Mantenimento della Pace” sconfinarono in Daghestan per sostenere le attività eversive di alcune comunità fondamentaliste che si stavano ribellando all’ordine costituito. Quest’azione di guerra dette buoni argomenti alla leadership russa, nel frattempo passata da Boris Eltsin a Vladimir Putin, per farla finita una volta per tutte con la piccola repubblica ribelle di Ichkeria.
Nell’autunno del 1999 le forze federali iniziarono ad invadere il Paese, e per il Marzo del 2000 il grosso della Cecenia era nuovamente sotto il controllo di Mosca. Maskhadov si ritirò sulle montagne, da dove avrebbe guidato una logorante guerriglia partigiana fino alla sua morte, avvenuta l’8 Marzo 2005. Durante questi cinque anni le azioni sarebbero state guidate prevalentemente proprio da quei Signori della Guerra che avevano mandato in malora le conquiste acquisite dalla Cecenia con la vittoria della prima guerra, permettendo alla Russia di scatenarne una seconda.
Il Parlamento, o ciò che ne rimaneva, si dissolse presto. Nel corso degli anni successivi 11 di loro morirono (rapiti, uccisi in battaglia o assassinati in carcere), altri 17 aderirono al governo collaborazionista filo – russo, o semplicemente accettarono l’occupazione senza opporvisi. Alcuni di essi tentarono di costituire un “Gabinetto dei Ministri di Governo Democratico” sconfessando la lotta armata, altri tennero una “consultazione telefonica” a seguito della quale dichiararono un impeachment presidenziale, sollevando Maskhadov da ogni potere costituzionale. Dei pochi deputati che mantennero la linea indipendentista, per lo più dai loro esili in Inghilterra, Danimarca e Stati Uniti, si costituirono tre “gruppi”, ognuno dei quali aveva il suo leader che non riconosceva l’autorità degli altri due.
Ancora oggi questi personaggi, alcuni dei quali citati in queste righe, rivendicano il loro ruolo istituzionale malgrado il loro mandato popolare sia scaduto ormai da quasi vent’anni. In molti casi si tratta del tentativo di garantire una continuità alla “Rivoluzione Cecena”, in altri si tratta di un ruolo di mera testimonianza. Non è nostro compito giudicare il loro comportamento. Il nostro compito è quello di fare chiarezza storica, e nel caso della Repubblica Cecena di Ichkeria si tratta di un lavoro appena iniziato.