I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA
PREFAZIONE
Quando è uscito “Libertà o Morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria” ci siamo accorti che la lettura del saggio poteva risultare difficile in assenza di coordinate storiche precise ed approfondimenti sui principali personaggi e sul funzionamento di quei sistemi politici. L’apparente somiglianza tra i nomi dei luoghi e delle persone, il costante ricorso a termini alieni alla storia e alla cultura occidentali e il riferimento ad un sistema politico (quello dell’Unione Sovietica) a molti sconosciuto potrebbero rendere complicato tenere il filo della narrazione. Per questo motivo abbiamo ritenuto utile mettere a disposizione del lettore una serie di documenti che possano essere d’aiuto a chi approccia a “Libertà o Morte!” con lo spirito curioso dell’appassionato, e non vuol perdere il filo.
Questo documento, al pari di tutti gli altri “compendi” al saggio, è a disposizione di chiunque, liberamente scaricabile dal sito www.ichkeria.net, blog dedicato alla Repubblica Cecena di Ichkeria. Al pari del libro, anche questo documento è in costante aggiornamento. Chiunque volesse sostenere questo progetto editoriale, partecipando al lavoro di ricerca e traduzione, può contattarci sul sito o scrivere una mail a
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1 – I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – 1988

2 – I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA -1989

3 – I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – 1990

4 – I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – Gennaio/Luglio 1991

5 – I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – Agosto/Settembre 1991

6 – I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – Settembre/Ottobre 1991

7 – I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – Novembre/Dicembre 1991

8 – I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – Gennaio 1992

9 – I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – Febbraio 1992

2 Marzo: Dudaev decreta la sospensione dell’esecuzione degli ordini di arresto e custodia da parte dei tribunali dei paesi stranieri che non riconoscono la Cecenia. Questo provvedimento apre al rischio di trasformare la Repubblica in un paradiso criminale, ma produce anche uno stimolo al riconoscimento dello stato indipendente da parte dei governi stranieri.
3 Marzo: I rappresentanti russi e ceceni si incontrano a Sochi per iniziare un ciclo di negoziati. Dal governo russo arriva la disponibilità a continuare nel limite del possibile il trasferimento dei fondi necessario al pagamento degli stipendi pubblici e dei salari.
6 Marzo: Umar Avturkhanov, Governatore dell’Alto Terek e principale leader dell’opposizione a Dudaev, pubblica un appello al popolo ceceno nel quale invita i suoi concittadini a non ubbidire a al governo indipendentista. A Grozny i rappresentanti dei dipendenti pubblici minacciano uno sciopero generale se il governo non assicurerà il pagamento degli stipendi. Dudaev invia una dichiarazione ai governi di Azerbaijian, Tatarstan, Baskhortostan e Turkmenistan proponendo un’unione monetaria alternativa al rublo, considerato uno strumento imperialista di destabilizzazione per le repubbliche “produttrici di petrolio”.
12 Marzo: La Repubblica Cecena di Ichkeria adotta la Costituzione.
IL COLPO DI STATO DEL 31 MARZO

14 Marzo: i negoziati tra Federazione Russa e Repubblica Cecena portano alla sottoscrizione di un documento condiviso nel quale si identificano alcune aree di integrazione politica ed economica tra i due paesi. I negoziati proseguono mentre la Federazione Russa indice per il 31 Marzo la cerimonia di firma di un nuovo Trattato Federativo con il quale tutti i soggetti federati della Russia fisseranno i loro rapporti con il governo centrale. I moderati ceceni spingono perché la Cecenia firmi il Trattato, ma Dudaev ed i nazionalisti pretendono che prima la Federazione Russa riconosca l’indipendenza della Cecenia. Il Parlamento georgiano in esilio si riunisce a Grozny sotto la protezione del governo ceceno, per una sessione straordinaria durante la quale viene approvata un’agenda di 10 punti.
15 Marzo: di ritorno da una sessione negoziale nella cittadina di Dagomys, la delegazione cecena comunica che il prossimo incontro si terrà a Mosca, e che la delegazione russa ha promesso di allentare il blocco finanziario della Repubblica Cecena se questa ricomincerà ad esportare i prodotti derivanti dalla lavorazione degli idrocarburi.
15 Marzo: tentando di far fronte alla carenza di fondi a disposizione delle strutture giudiziarie del paese, Dudaev promulga il Decreto “Sulle misure volte a migliorare le condizioni di lavoro dei tribunali distrettuali e cittadini della Repubblica Cecena” nel quale raccomanda la concentrazione dei servizi in strutture centralizzate e trasferisce alla magistratura edifici, strumenti e mobilio appartenuti al dissolto Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS).
16 Marzo: per favorire gli investimenti nella repubblica il Parlamento vara una moratoria sull’imposta sul reddito, e la abolisce per l’anno di imposta 1992. La misura serve sia a favorire il circolo di capitali, sia a rottamare una enorme quantità di debiti privati nei confronti della pubblica amministrazione, cui la maggior parte dei ceceni non riesce più a far fronte, o che non intende pagare.
17 Marzo: intere categorie di lavoratori pubblici entrano in sciopero contro il mancato pagamento dei salari, primi fra tutti gli insegnanti, i quali non ricevono da mesi uno stipendio regolare. Il Ministro dell’economia Taymaz Abubakarov promette che il tesoro ricomincerà a pagare regolarmente gli stipendi non appena la situazione finanziaria della repubblica tornerà normale. Il Parlamento della Repubblica approva una legge con la quale reintroduce l’alfabeto latino in funzione di quello cirillico, imposto dall’Unione Sovietica negli anni ’30. Secondo il parere dei deputati, questo è più aderente alla fonetica della lingua cecena.
17 Marzo: l’opposizione anti – secessionista fa circolare volantini nei quali si chiedono le dimissioni di Dudaev. Gruppi armati antidudaeviti prendono posizione nei dintorni di Grozny.
24 Marzo: Dudaev promulga il Decreto “Sulle aliquote di dazio statale da addebitarsi sulle domande e sui reclami presentati in tribunale, nonché sulle imposte degli atti notarili e dello stato civile” con il quale calmiera i prezzi degli atti pubblici, agevolando la popolazione vessata dalla crisi economica ma riducendo al minimo gli introiti a disposizione del comparto della giustizia, il quale già versa in una cronica carenza di risorse per poter funzionare.
25 Marzo: Il Congresso Nazionale del Popolo Ceceno (OKChN) dal quale sono emerse le forze che hanno scatenato la Rivoluzione Cecena, delibera una nuova sessione da tenersi in Maggio. La Costituzione appena approvata non ha riconosciuto al Congresso alcuno spazio istituzionale, ed i nuovi rappresentanti dell’organizzazione, emersi dal “travaso” di molti dei suoi leaders nelle istituzioni della Repubblica, rivendicano il ruolo centrale che a loro parere il Congresso dovrebbe avere nella Cecenia indipendente. Yaragi Mamodaev, di ritorno da un viaggio privato in Giappone, relaziona riguardo ai suoi contatti con il Ministero degli Esteri del Sol Levante e con alcuni industriali, i quali si sono detti disponibili a saggiare le possibilità di una collaborazione economica. A latere della sua conferenza stampa Mamodaev ha suggerito che il Parlamento, dei cui 41 deputati soltanto uno (Gleb Bunin) è russo e nessuno appartiene ad alcuna delle altre etnie che abitano la repubblica, dovrebbe sciogliersi e ricostituirsi secondo un criterio etnicamente più rappresentativo.
26 Marzo: sciopero dei vigili del fuoco, i quali lamentano ritardi di tre mesi nel pagamento degli stipendi. L’allentamento delle tensioni con la Russia ha fatto si che da Mosca siano arrivati 150 milioni di rubli per il pagamento di stipendi e pensioni, ma queste risorse sono ampiamente insufficienti a coprire gli ammanchi delle casse statali.
28 Marzo: una banda di sequestratori provenienti dal Territorio di Stavropol chiede asilo al governo ceceno, ma questo lo nega ed ordina l’arresto dei sequestratori, ed il rilascio degli ostaggi.
29 Marzo: la polizia antisommossa, dipendente dal Ministero degli Interni, è in stato di agitazione. Parte dei funzionari non intende ubbidire al Ministro degli Interni Umals Aslultanov, e chiede che il Ministro a lui succeduto durante la Rivoluzione Cecena (e mai formalmente dimissionato) Vakha Ibragimov sia reinsediato al suo posto.
31 Marzo: un gruppo di ex funzionari della RSSA Ceceno – Inguscia ed alcuni rappresentanti dell’opposizione, favorevoli alla federazione con la Russia tenta un colpo di Stato, occupando la TV e la Radio, sotto la guida dell’Ex ministro degli interni della vecchia repubblica socialista ceceno – inguscia. Le unità del Ministero degli Interni rimangono acquartierate nelle caserme. Dopo alcune ore di sbandamento la Guardia Nazionale riprende il controllo della città e gli insorti abbandonano Grozny.
1 Aprile: con l’intento di risolvere la paralisi delle forze di polizia, Dudaev decreta l’abolizione del Ministero dell’Interno e la sua sostituzione con un Ministero della Sicurezza sotto la direzione dell’ex membro della Corte Suprema Ceceno – Inguscia, Salman Albakov. Anche le forze armate vedono un avvicendamento, con la nomina del Colonnello Viskhan Shakhabov a Capo di Stato Maggiore col grado di Generale. Il Parlamento decreta il passaggio di tutte le strutture militari presenti nel paese sotto l’autorità della Repubblica.
2 Aprile: approfittando del caos generato dal colpo di stato, i sequestratori arrestati il 28 Marzo e tenuti da allora in custodia riescono a fuggire dalla caserma dov’erano confinati.
15 Aprile: il Presidente del Parlamento, Hussein Akhmadov, propone lo svolgimento di elezioni suppletive per aumentare il numero dei deputati e dare rappresentanza anche alle altre etnie residenti in Cecenia. La proposta era stata originariamente avanzata dall’allora Direttore del COFEC Yaragi Mamodaev. Nella stessa giornata il Parlamento vota una legge sulla “censura preventiva” dei media in relazione al rischio di destabilizzazione politica del paese. Prendendo le mosse da quanto avvenuto durante il colpo di stato del 31 Marzo il Parlamento intende evitare attività “destabilizzanti”.
LA CATTURA DEGLI ARSENALI

23 Aprile: Una delegazione commerciale turca giunge a Grozny per discutere la firma di una serie di contratti e negoziare un prestito – ponte per la riorganizzazione economica della repubblica. La notizia ottiene un grande risalto nei media.
29 Aprile: il Parlamento della Repubblica emette un atto di amnistia per un grande numero di detenuti. Vengono immediatamente perdonati anziani, disabili, veterani di guerra, volontari della Guardia Nazionale ed altre categorie protette. Per tutti questi soggetti viene stabilita la scarcerazione e la creazione di un programma sociale di reinserimento. A Grozny una stele commemorativa della “Volontaria adesione” della Cecenia alla Russia, eretta nel 1982, viene abbattuta.
5 Maggio: per porre un freno agli aumenti dei beni di prima necessità il Gabinetto dei Ministri decreta la prosecuzione della calmierazione dei prezzi Gas e Pane.
13 Maggio: il Ministro degli Esteri Shamil Beno si dimette, in polemica con Dudaev. Nella stessa giornata il Presidente nomina Yaragi Mamodaev Vice – Primo Ministro.
17 Maggio: si tiene la quarta sessione del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno. Una delle deliberazioni più importanti è di natura politica: “Proporre al Parlamento ed al Presidente della Repubblica Cecena di sviluppare insieme al Comitato Esecutivo del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno i procedimenti necessari al riconoscimento del Congresso nella struttura politica dello stato ceceno.“
22 Maggio: la popolare testata giornalistica “Voce della Cecenia – Inguscezia” viene chiusa, nel quadro degli interventi di censura preventiva stabiliti dal Parlamento.
23 Maggio: il governo vara un piano di sostegno ai pellegrini diretti a La Mecca e negli altri luoghi sacri dell’Islam. Vengono messi a disposizione voli aerei e prestiti in valuta estera. Il Parlamento vara la Legge sugli Investimenti Esteri, con la quale permette la costituzione di società interamente composte da soci stranieri, e viene loro garantita piena tutela legale da nazionalizzazione ed esproprio.
26 Maggio: le autorità militari russe firmano un accordo con Dudaev, per il quale dal 7 Luglio successivo le unità stanziate nelle basi militari cecene dovranno ritirarsi dal territorio della Repubblica.
28 Maggio: a seguito dei negoziati intercorsi tra il Ministro della Difesa russo Pavel Grachev ed il Presidente Dudaev, viene stabilito il ritiro delle forze federali dalla Cecenia a decorrere dal 7 Luglio successivo.
4 Giugno: Il Vice Presidente del Gabinetto dei Ministri, Mamodaev, firma il primo decreto sulla Riforma Agraria, iniziando la privatizzazione delle terre detenute dalle aziende collettive.
6 Giugno: Dudaev intima alle unità dell’esercito russo di abbandonare la Cecenia entro 24 ore, minacciando l’occupazione delle caserme e la cattura del personale presente.
8 Giugno: le unità dell’esercito federale lasciano il territorio ceceno. Grandi quantità di armi e veicoli vengono abbandonati nei depositi.
10 Giugno: Gli uffici federali vengono chiusi in tutta la Cecenia. Strumentazioni, impianti e armamenti residui vengono requisiti dal governo.
17 Giugno: il leader dell’opposizione armata a Dudaev Umar Avturkhanov, dichiara di non riconoscere l’autorità del prefetto dell’Alto Terek, Ramzan Supyanov, nominato per decreto da Dudaev. La regione è di fatto fuori dal controllo del governo centrale.
30 Giugno: un attentato dinamitardo manda in avaria la torre della televisione di stato, interrompendo le trasmissioni televisive. Muoiono due dipendenti della stazione, e l’edificio risulta gravemente danneggiato.
L’INIZIO DELLA CRISI ISTITUZIONALE

Luglio: Dudaev porta a termine un giro di visite nelle repubbliche caucasihe, sponsorizzando il progetto di una confederazione indipendente di tutti i popoli non russi della regione.
2 Luglio: il Parlamento accusa pubblicamente Dudaev di aver violato i suoi limiti costituzionali nominando alti vertici del governo senza l’autorizzazione del Parlamento, e di aver costituito organizzazioni statali senza il consenso dell’assemblea, direttamente dipendenti dalla sua persona. E’ il caso del Servizio di Sicurezza Nazionale sotto il Presidente della Repubblica, una sorta di doppione del Servizio di Sicurezza Nazionale costituito subito dopo il colpo di stato del 31 Marzo dal Presidente.
4 Luglio: in ordine a mettere a regime il funzionamento della neonata Banca Nazionale Cecena, Dudaev emette un Decreto Presidenziale con il quale impone a tutte le aziende di Stato di versare i loro ricavi su conti della Banca Nazionale.
7 Luglio: il Parlamento promulga la legge “Sulla Corte Costituzionale della Repubblica Cecena”. Composta da 89 articoli, regolamenta l’attività della Corte Costituzionale, organo costituito per proteggere l’integrità dello Stato e garantire una corretta interpretazione della Costituzione, prevenendo la Repubblica da iniziative incostituzionali o in contrasto con il principio della separazione dei poteri.
22 Luglio: in una trasmissione televisiva Yusup Soslambekov, ormai passato all’opposizione parlamentare, minaccia di iniziare una procedura di impeachment se il Presidente Dudaev non ritirerà le nomine fatte unilateralmente nei mesi precedenti.
Agosto: Dudaev inizia un giro di visite internazionali per cercare di ottenere il riconoscimento della Cecenia indipendente da parte dei governi stranieri. Il Presidente visita Kuwait e Arabia Saudita, Turchia, Cipro del Nord, Siria, Giordania, Bosnia Herzegovina ed Azerbaijan. Viene accolto calorosamente, ma non riesce ad ottenere il riconoscimento da parte di nessuno di questi governi.
15 Agosto: i primi reparti volontari delle Brigate Internazionali della Confederazione dei Popoli Montanari del Caucaso giungono in Abkhazia a sostegno dei separatisti locali.
17 Agosto: la Confederazione dei Popoli della Montagna del Caucaso si riunisce a Grozny e proclama la creazione di un esercito volontario a sostegno dei separatisti abkhazi.
19 Agosto: allo scoppio della guerra tra Georgia ed Abkhazia, una brigata di volontari ceceni si raccoglie a Grozny e si dirige in Abkhazia per sostenere i separatisti. Al comando c’è Shamil Basayev.
21 Agosto: una seconda brigata di volontari, al comando di Ruslan Gelayev, si dirige in Abkhazia. Il Presidente della Confederazione dei Popoli della Montagna del Caucaso, Shanibov, ordina la mobilitazione generale delle Brigate Internazionali.
26 Agosto: con il Decreto “Sulla registrazione statale degli atti normativi della Repubblica Cecena” Dudaev attribuisce al Comitato di Stato per la Riforma Giuridica i poteri del Ministero della Giustizia. In questo modo il Presidente aggira l’ostinato rifiuto da parte del Parlamento di riconoscere la nomina di Usman Imaev, fedelissimo di Dudaev, alla guida del dicastero.
Agosto: su invito del Re Saudita Fahd Bin Abdulaziz Aravin e dell’Emiro del Kuwait Jabar Al – Sabah Ahded, Dudaev compie la sua prima visita ufficiale fuori dai confini della Cecenia, chiedendo supporto alla causa indipendentista. In entrambi i paesi godrà di una calorosa accoglienza, ma non incasserà il sostegno delle due monarchie del golfo alla causa di una Cecenia indipendente.
LA GUERRA OSSETO – INGUSCIA

23 Settembre: su iniziativa del Gabinetto dei Ministri il governo inizia la distribuzione di buoni benzina per il pagamento delle prestazioni e come misura di sostegno al reddito della popolazione.
24 Settembre: nasce la compagnia aerea di bandiera della Repubblica Cecena, la Stigal. La flotta è composta da due velivoli civili noleggiati nei paesi baltici. Il Direttore della Compagnia è Ramzan Aliyev. Una commissione russa giunge in Cecenia per riprendere i negoziati tra Mosca e Grozny. Dudaev inizia un giro di visite in Turchia, Stati Uniti, Regno Unito, Bosnia Herzegovina, Repubblica di Nord Cipro, Siria e Giordania.
25 Settembre: i colloqui tra la delegazione russa, guidata dal Vicepresidente del Soviet Supremo russo, Yuri Yarov e dal Vicepresidente del Parlamento ceceno, Bektimar Mezhidov, volgono favorevolmente al termine. Le due autorità firmano un protocollo nel quale dichiarano di voler riprendere i negoziati dove questi si erano interrotti il 31 Marzo precedente, prendendo come base i proficui negoziati iniziati a Sochi e proseguiti a Dagomys. Per la prima volta un accordo interstatale tra Russia e Cecenia appare a portata di mano.
28 Settembre: una manifestazione non autorizzata dell’opposizione extraparlamentare viene dispersa dalla Guardia Nazionale. Il Parlamento ha vietato nei giorni precedenti qualsiasi assembramento politico, fino a quando i colloqui con la Russia non saranno conclusi.
29 Settembre: rientra in Cecenia il primo reparto delle Brigate Internazionali volontarie accorse in Abkhazia a sostegno dei separatisti.
Ottobre: una rappresentanza del Parlamento visita la Lituania, dove viene accolta calorosamente dal Presidente del Consglio Supremo, Vyautas Landsbergis. I deputati partecipano ad una riunione del Parlamento lituano, intervenendo a sostegno dell’indipendenza della Cecenia.
1 Ottobre: i buoni benzina emessi alla fine dell’estate diventano moneta circolante. Ogni buono è valutato 7 rubli e lo stato ne distribuisce a tutti i cittadini per un ammontare di 25. In questo modo la repubblica tenta di risolvere il problema della carenza di moneta, introducendo una sorta di “cambiale” sulla ricchezza nazionale. Le unità della guardia presidenziale, i cosiddetti “Berretti Presidenziali” vengono schierati nello snodo ferroviario di Gudermes per contrastare il crimine dilagante e proteggere i convogli.
3 Ottobre: Dudaev vara un decreto nel quale riconosce alle vittime della repressione politica comunista un risarcimento di 180 rubli per ogni mese di prigionia, fino ad un massimo di 25.000 rubli. Le casse dello stato non hanno una tale quantità di risorse, così si prevede che questi siano pagati in buoni o a rate.
3 – 4 Ottobre: si tiene a Grozny il Congresso dei Popoli Montanari del Caucaso, organo confederale promotore di una Confederazione dei Popoli Caucasici. Il suo leader, Musa Shanibov, elogia le conquiste della Cecenia ma invoca la calma, e ripudia l’insurrezione generale contro la Russia. Dudaev, intervenuto al Congresso, esorta le repubbliche autonome a unirsi in una confederazione indipendente che possa fare massa critica contro la Russia e permettere l’indipendenza dell’intero Caucaso.
15 – 20 Ottobre: Dudaev effettua una visita in Occidente: il Presidente visita gli Stati Uniti, dove riesce a tenere un colloquio con l’allora candidato alla presidenza Bill Clinton e con il Segretario delle Nazioni Unite, Boutros Ghali, e l’Inghilterra, dove intrattiene colloquio con alcuni deputati presso la House of Commons. Anche in questo caso nè gli USA nè il Regno Unito portano avanti alcun passo formale verso il riconoscimento della Cecenia indipendente.
16 – 17 Ottobre: poco distante da Grozny si riuniscono le massime autorità religiose. Partecipano autorità islamiche, cristiane, ebraiche e buddiste. Tutti convengono su un appello alla pace per tutti i popoli del Caucaso.
20 Ottobre: durante una sparatoria esplode un tratto di oleodotto nei pressi di una raffineria di petrolio alla periferia di Akhan – Khala. Si contano 1 morto e 18 feriti. Gli autori dell’incidente rimangono ignoti.
20 Ottobre: la morte di una bambina inguscia nel Distretto di Prigorodny scatena la violenta reazione degli ingusci e la conseguente escalation con gli osseti.
26 Ottobre: viene istituita l’Accademia delle Scienze della Repubblica Cecena. Nelle intenzioni delle istituzioni c’è l’idea di creare un centro di eccellenza che possa fungere da volano tecnologico per le industrie del paese.
30 ottobre: nella regione di Prigorodny, iniziano scontri a fuoco tra osseti e ingusci. Dudaev proclama la neutralità della Cecenia nel conflitto che sta per scoppiare.
31 Ottobre: disordini e tensioni tra Inguscezia ed Ossezia del Nord riguardo la questione del Distretto di Prigorodny provocano i primi feriti da entrambe le parti. Il governo ceceno proclama una assoluta neutralità, ma volontari armati si dirigono in Inguscezia senza essere fermati.
CRISI RUSSO CECENA DEL ’92

2 Novembre: il governo russo proclama lo Stato di Emergenza in Ossezia.
3 Novembre: mentre gli scontri tra osseti e ingusci aumentano, il governo russo minaccia di imporre uno stato di emergenza in Inguscezia. Dudaev bolla la minaccia come una “manovra molto pericolosa” e paventa il rischio che il conflitto di allarghi qualora l’esercito russo penetri in forze nella regione. Diffida inoltre Mosca dall’avvicinarsi ai confini della Cecenia, che ancora non sono stati definitivamente tracciati e rischiano di essere incautamente oltrepassati dai reparti federali.
3 – 5 Novembre: l’esercito russo penetra in Ossezia ed inizia ad avanzare in Inguscezia. Gli ingusci sfollano dal Distretto di Prigorodny, incalzati dalle milizie ossete.
5 Novembre: una delegazione di pacekeeping inviata da Grozny in Ossezia del Nord viene rispedita in patria senza essere accolta dalla leadership osseta, nè dalle autorità federali.
6 Novembre: un deposito della Guardia Nazionale prende fuoco alla periferia nordorientale di Grozny. Esplodono molti proiettili, tra i quali svariati di artiglieria. Si sospetta un sabotaggio.
10 Novembre; di fronte all’aggravarsi della situazione al confine con l’Inguscezia, Dudaev dichiara lo Stato di Emergenza e inizia la mobilitazione dell’esercito. Truppe federali penetrano per alcuni chilometri nel territorio ceceno, provocando la reazione della Guardia Nazionale, che si schiera in assetto da combattimento. Governo e Parlamento ceceni tentano una mediazione con le autorità federali. Dudaev minaccia il governo russo di far “saltare in aria Nazran e Vladikavkaz” e introduce lo Stato di Emergenza ed il coprifuoco in tutto il paese.
11 Novembre: il Vicepremier Mamodaev si incontra a Nazran con il leader inguscio, Generale Aushev. I due firmano un protocollo nel quale riconoscono il confine tra le due province come quello già deliberato dal Parlamento ceceno, corrispondente al vecchio confine del 1934. In serata giunge la notizia che Mamodaev ha concordato il ritiro delle truppe federali dal confine ceceno.
12 Novembre: contrariamente a quanto trapelato il giorno precedente, le forze militari stazionano ancora nei distretti di Malgobek e Sunzha, in pieno territorio rivendicato dalla Cecenia come proprio. Dudaev lancia un appello al popolo ceceno, chiedendo di respingere in armi gli invasori russi. Il Parlamento della Repubblica lancia un appello a tutti i governi del mondo, chiedendo che le provocazioni russe vengano fermate. La situazione è al limite dello scontro armato, mentre la Guardia Nazionale cecena si schiera a ridosso delle posizioni occupate dai russi.
12 Novembre: il Parlamento promulga la legge “Sullo status dei giudici nella Repubblica Cecena” con la quale si regolano prerogative, diritti e doveri dei magistrati. La legge attua, a quasi un anno di distanza dalla promulgazione della Costituzione, il primo abbozzo della riforma giuridica auspicata dai secessionisti.
13 Novembre: mentre le truppe federali e quelle cecene si confrontano a ridosso del villaggio di Assinovskaya, la delegazione cecena e quella russa discutono una soluzione pacifica della crisi a Nazran. Esponenti dell’opposizione al governo di Dudaev dichiarano la loro adesione all’appello del Presidente, rifiutano l’opzione dell’invasione armata per rovesciare il governo di Grozny e si dicono pronti a difendere il paese da qualsiasi aggressione esterna. Vengono segnalati movimenti militari russi in Daghestan. Il Presidente del Parlamento Akhmadov vola a Mosca per parlamentare con il governo russo.
14 Novembre: il Ministro della Difesa russo Pavel Grachev dichiara alla stampa che l’esercito federale non invaderà la Cecenia e che nessun piano in questo senso è allo studio. Nel frattempo a Grozny prosegue la mobilitazione dei reparti volontari a sostegno della Guardia Nazionale, e davanti al Palazzo Presidenziale una folla di manifestanti chiede il ritiro delle truppe federali dai distretti occidentali del paese.
15 Novembre: a seguito di un accordo tra la commissione parlamentare cecena ed il plenipotenziario di Mosca, Sergei Shakhrai, le parti si accordano per un ritiro congiunto delle forze dalla zona di confronto militare. In serata una scaramuccia tra un reparto ceceno ed uno federale provoca una improvvisa escalation che rischia di far naufragare l’accordo. In serata giunge la notizia che il reparto ceceno responsabile dell’incidente era guidato direttamente dal Presidente Dudaev. Interrogato sulla questione, egli conferma di essere stato coinvolto nell’incidente, allorchè la pattuglia russa ha tentato di impedirgli di proseguire nel suo giro di ispezione nella zona di confronto militare.
16 Novembre: il Parlamento ed il Vicepremier della Repubblica Cecena condannano l’azione avventata del Presidente, mentre le autorità russe dichiarano che non eseguiranno il ritiro finchè le armi sequestrate ai soldati federali non saranno restituite. L’esercito federale trattiene in ostaggio il Viceministro della Sicurezza Lema Khasuev. In serata finalmente i negoziati riprendono e portano ad un definitivo accordo di reciproco ritiro.
17 Novembre: Le forze federali e quelle cecene abbandonano la zona di confronto armato. La crisi russo – cecena rientra.
19 Novembre: il Parlamento promulga la legge “Sul sistema giudiziario nella Repubblica Cecena”, un’ampia legiferazione composta da 5 sezioni e 68 articoli, ed intende riorganizzare l’intero potere giudiziario, riordinando le norme di base, i compiti di giudici e procuratori, il sistema di lavoro dei tribunali e delle cancellerie.
26 Novembre: le incomprensioni nella gestione della crisi russo – cecena appena rientrata esacerbano le ostilità tra il Parlamento e la Presidenza, che ora si confrontano ponendo il veto l’uno sulle iniziative di legge dell’altro. Il Parlamento abolisce il finanziamento pubblico ai giornali, fatta eccezione per il giornale Daimokhk e per il bollettino governativo.
28 Novembre: con decreto presidenziale viene istituito il servizio consolare dello Stato presso il Ministero degli Esteri.
4 Dicembre: una sparatoria nel villaggio di Sernovodsk, sulla zona demilitarizzata al confine tra Cecenia e Inguscezia, non causa fortunatamente nessuna vittima. A sparare sono soldati federali. A Grozny si assiste ad un duro scontro verbale tra Dudaev e Soslambekov. Quest’ultimo accusa il Presidente di aver trascinato il paese nel “caos economico” e nella “anarchia politica”.
9 Dicembre: il Parlamento accetta le dimissioni di Magomed Gushakayev, presentate “di sua spontanea volontà” a seguito di una dichiarazione ufficiale. Il Presidente Dudaev proroga con suo decreto lo Stato di Emergenza in tutta la repubblica. Il motivo addotto è l’efficacia della misura nel contenimento del crimine, il cui impatto si è più che dimezzato, secondo le fonti ufficiali, durante il periodo nel quale lo Stato di Emergenza è rimasto in vigore.
LA CRISI ISTITUZIONALE

11 Dicembre: una delegazione composta dal Vicepremier Mamodaev e dal capo della Commissione Esteri del Parlamento, Soslambekov si reca a Mosca per riprendere i negoziati interrotti dalla crisi russo – cecena di Novembre. Dudaev tuttavia rifiuta di riconoscere loro un incarico ufficiale, dichiarando che la visita dei due statisti è un’iniziativa personale.
16 Dicembre: a seguito della politica annonaria sul prezzo del pane, che in Cecenia è rimasto di 1 rublo al chilogrammo (una cifra praticamente simbolica) pane e farina risultano sempre più difficili da trovare. Il governo introduce una tessera annonaria che impone una quota di acquisto autorizzata di 450 grammi per persona, in ordine ad evitare che alcuni cittadini si ritrovino senza pane.
1993
6 Gennaio: Mamodaev rientra da Mosca con la bozza di un accordo che prevede una larga autonomia della Cecenia entro i confini federali russi. La proposta viene immediatamente stigmatizzata da Dudaev e dai deputati del Parlamento fedeli alla sua linea.
8 Gennaio: il Parlamento discute la bozza di accordo presentata da Mamodaev. La maggioranza dei parlamentari si dichiara favorevole alla prosecuzione dei negoziati, mentre una consistente minoranza dudaevita, supportata dalle dichiarazioni del Comitato Esecutivo del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno, dichiara la sua contrarietà a qualsiasi accordo che contempli la firma di un trattato federale.
10 Gennaio: Dudaev prolunga lo Stato di Emergenza fino al 10 Febbraio. Il paese è in regime istituzionale speciale dal 10 Novembre precedente.
14 Gennaio: la delegazione negoziale russa, guidata Sergei Shakhrai, si incontra con la delegazione parlamentare a Grozny. L’incontro, fortemente ostacolato da Dudaev, si tiene a porte chiuse e porta alla firma di un protocollo di accordo nel quale si stabilisce la creazione di una serie di commissioni di lavoro che portino ad un trattato di reciproca “delega e delimitazione” dei poteri, anticamera della firma di un trattato federativo. Yusup Soslambekov definisce la bozza dell’accordo “L’inizio della pace nel Caucaso Settentrionale”. A Grozny nella stessa giornata Dudaev dichiara di aver portato a termine le prima esercitazioni generali della Guardia Nazionale, e di aver concluso un accordo per la costituzione di un Collegio Ufficiali che prepari i graduati del nuovo esercito. L’Istituto Petrolifero di Grozny mette a disposizione locali ed attrezzature adatte allo scopo.
15 Gennaio: Soslambekov e Dudaev intervengono con due messaggi televisivi sul tema dei negoziati. Il primo rassicura i ceceni che il paese non rinuncerà all’indipendenza, ma che è utile proseguire i negoziati per ricucire i rapporti con la Russia, considerati “necessari”. Il secondo invece si dichiara contrario, adducendo ad errori procedurali nel lavoro di negoziazione e considerando la bozza di accordo presentata da Soslambekov l’anticamera della perdita dell’indipendenza da parte della Cecenia. In giornata interviene anche il Presidente del Parlamento Akhmadov, il quale dichiara che i negoziati continueranno a prescindere dal parere di Dudaev, ed incarica il Vicepresidente dell’assemblea, Mezhidov, di condurre un nuovo round di negoziati a Mosca tra il 22 ed il 23 Gennaio.
19 Gennaio: di fronte al risoluto rifiuto di Dudaev di accordare la discussione della bozza negoziale approvata lo scorso 14 Gennaio, Soslambekov minaccia di condurre un referendum popolare e “costringere” Dudaev ad accettarlo.
29 Gennaio: Dudaev visita la Lituania, tiene un colloquio con il Presidente della Repubblica, Seimas Cheslovas Yurshenas. Si abbozzano piani di collaborazione, ma il governo lituano insiste nel non riconoscere la Cecenia indipendente.
- 15 Febbraio: intervenuto ad un congresso degli amministratori locali, Dudaev propone una serie di emendamenti alla Costituzione. Essi prevedono un importante riassetto istituzionale, con la trasformazione del Parlamento in un sistema bicamerale ed un deciso spostamento verso il presidenzialismo.
17 Febbraio: i partiti nazionalisti moderati Daimokhk e Marsho Congresso Slavo condannano l’iniziativa di Dudaev: “L’incompetenza delle autorità nella politica interna ed estera può portare all’isolamento della repubblica dal mondo esterno, e come risultato di attacchi provocatori e dichiarazioni estremiste da parte del Presidente Dudaev e dell’incoerenza del parlamento, la repubblica può essere privata dell’opportunità di determinare il suo legittimo posto nella comunità mondiale.”
17 Febbraio: in risposta alle critiche dei nazionalisti moderati, Dudaev indice un Referendum confermativo sulle modifiche proposte alla costituzione per il 19 Febbraio successivo.
17 Febbraio: il Vicepresidente del Parlamento Yusup Soslambekov costituisce il Movimento per l’Accordo Nazionale e Civile, un cartello elettorale che nei piani di Soslambekov dovrebbe sfidare ed abbattere il governo Dudaev.
18 Febbraio: il Parlamento, riunito in sessione allargata con la Corte Costituzionale e la Procura della Repubblica, pone il veto sul Decreto Presidenziale che indice il Referendum. In luogo della votazione proposta da Dudaev, il Parlamento indice un Referendum confermativo sulla figura istituzionale del Presidente della Repubblica e sull’adesione o meno alla Federazione Russa per il 27 Marzo successivo. Dudaev risponde indicendo comunque la consultazione, sotto forma di “consultazione sociologica“.
19 Febbraio: la “consultazione sociologica” di Dudaev si tiene in un clima di grande tensione. Partecipano al voto 117.000 elettori, i “NO” sono soltanto 3861. Il Parlamento contesta la validità del voto. La maggioranza dei deputati vota una formale richiesta di dimissioni per Dudaev. Questi risponde convocando una sessione straordinaria del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno per il 19 Marzo. In quella sede egli intende chiedere l’approvazione popolare alle sue proposte di emendamento costituzionale.
23 Febbraio: Viene inaugurato il Memoriale alle vittime della deportazione del 1944. Il progetto, realizzato dallo scultore Darchi Khasakhanov, viene realizzato lungo Via Ali Mitaev, nel pieno centro della città, utilizzando le stesse steli a suo tempo abbattute dai sovietici ed utilizzate come materiale di risulta. In mezzo a queste, si erge una mano che sollevava al cielo un pugnale caucasico e di fronte ad essa è sistemato un Corano aperto. Sullo sfondo vi è scritto a grandi lettere: “Duhur dats! Dolhur dats! Dits diyr dats!” (“Non ci spezzeremo! Non piangeremo! Non dimenticheremo!”).
- 23 Febbraio: il Parlamento si esprime sulle proposte di riforma costituzionale di Dudaev, dichiarandole inaccettabili. Il gruppo parlamentare di opposizione “Bako”; guidato da Yusup Soslambekov, accusa il Presidente di “tentare di usurpare il potere in Cecenia e di star preparando un colpo di stato” introducendo emendamenti alla Costituzione proposti da Dudaev, che “Producono effettivamente un governo presidenziale nella Repubblica, e in nessun caso possono essere accettati.”
24 Marzo: si tiene la prima manifestazione della “Tavola Rotonda” una confederazione di partiti e movimenti contrari alla politica del governo Dudaev.
- 15 Aprile: in opposizione al progetto di riforma costituzionale messo in atto da Dudaev, nel quale si prefigura un forte accentramento dei poteri presidenziali, l’opposizione si mobilita permanentemente, dispiegando un presidio di protesta e consultazione democratica.
17 Aprile: Dudaev decreta lo scioglimento del Parlamento e l’affidamento dei suoi poteri alla Corte Costituzionale. Il Governo Mamodaev viene licenziato in favore di Mayrbek Mugadaev, cui viene affidato l’incarico di formare un nuovo governo entro il 15 Maggio. La Repubblica viene posta sotto “l’autorità presidenziale“. Il Decreto impone il coprifuoco in tutto il paese, e prevede nuove elezioni parlamentari entro l’autunno del 1993. La Guardia Nazionale prende il controllo della TV di Stato. Zelikhan Yandarbiev viene nominato Vicepresidente della Repubblica.
18 Aprile: l’opposizione antidudaevita inizia un presidio permanente in Piazza del Teatro, a Grozny. Tra gli illustri intervenuti ci sono Salambek Hadjiev e Bislan Gantamirov.
19 Aprile: in risposta alla manifestazione dell’opposizione i dudaeviti si radunano in Piazza della Libertà. Dudaev schiera l’esercito in interposizione tra le due manifestazioni e decreta lo scioglimento della polizia municipale di Grozny, principale forza armata fedele a Gantamirov ed agli antidudaeviti.
27 Aprile: il movimento della Tavola Rotonda, raggruppamento antidudaevita ormai da giorni in piazza contro il governo, promulga un documento nel quale richiede le dimissioni di Dudaev e del suo governo, il ritiro della Guardia Nazionale dalla TV di Stato, l’abolizione dell’istituto della Presidenza della Repubblica e la convocazione di un’assemblea costituente. Sui media circolano insistenti voci riguardo ad un imminente accordo tra la delegazione parlamentare e quella federale riguardo alla bozza di un trattato sulla delimitazione dei poteri ed un reintegro della Cecenia nella Federazione Russa.
27 Aprile: Dudaev chiede l’intervento della Corte Costituzionale per risolvere la crisi politica. In una lettera al Presidente della Corte scrive: “In un periodo difficile di una reale minaccia per l’indipendenza della Repubblica cecena e del suo sistema costituzionale, per favore, esprima un’opinione […] la situazione attuale è stata determinata dal parlamento che, nonostante la Costituzione della Repubblica Cecena garantisca la divisione dei poteri, ha effettivamente agito sulla formazione e sul controllo della maggioranza degli organi esecutivi. […]”. Contemporaneamente inviauna proposta al Parlamento, nel quale si offredi indire contemporaneamente elezioni parlamentari e presidenziali entro l’autunno.
28 Aprile: il Parlamento accoglie le richieste della Tavola Rotonda, indicendo un Referendum intorno a 3 quesiti: “La Repubblica Cecena ha bisogno di un’istituzione di Presidenza?” “Ti fidi del Presidente?” “Ti fidi del Parlamento?”. 12 Deputati dudaeviti abbandonano l’aula per far mancare il quorum, ma Hussein Akhmadov richiama i deputati supplenti e, raggiunto nuovamente il quorum, promulga la legge che indice il referendum.
- 29 Aprile: Dudaev scioglie il Consiglio dei Ministri, La Corte Costituzionale ed il Consiglio Comunale di Grozny e continua a governare tramite decreti presidenziali. Indice inoltre nuove elezioni parlamentari. Viene varato un nuovo governo, al vertice del quale Dudaev nomina se stesso, con Mairbek Mugadaev come Vice – Primo Ministro. Zelimkhan Yandarbiev viene nominato vicepresidente.
- 2 Maggio: il Parlamento ceceno non riconosce come legittimi i decreti di scioglimento di Dudaev e lo sfiducia a sua volta, incaricando l’ex vicepremier Yaragi Mamodaev di formare un nuovo governo “di fiducia parlamentare”.
10 Maggio: Hussein Akhmadov si dimette dalla Presidenza del Parlamento. Al suo posto viene nominato Yusup Soslambekov. Egli convoca il dimissionato Mamodaev e gli affida l’incarico di formare un “Governo di Fiducia Nazionale”.
17 Maggio: Yaragi Mamodaev, incaricato di formare un governo di fiducia parlamentare, invia un appello ad entrambe le parti invocando la pace e diffidandole da uno scontro violento per il potere.
17 Maggio: la Guardia Nazionale penetra nell’edificio del Parlamento e lo disperde con la forza.
25 Maggio: una ventina di deputati, riparati nell’edificio del Consiglio Cittadino di Grozny sotto la protezione della Polizia Municipale, si riunisce nuovamente contro gli ordini di Dudaev. La Guardia Nazionale assedia l’edificio, ma una folla di manifestanti inscena una guerriglia urbana nella quale muoiono alcuni esponenti di entrambe le fazioni. Tra questi c’è il nipote di Dudaev, Shamil.
28 Maggio: Dudaev emette il Decreto numero 45 “Sullo scioglimento della Corte Costituzionale della Repubblica Cecena”. Tramite questo decreto il Capo dello Stato abolisce ogni attività di tale organo sul territorio della repubblica, motivando la scelta con la necessità di “prevenire una scissione nella società e” di conservare “L’autocrazia”. Tale decreto, palesemente incostituzionale, è l’anticamera del colpo di stato che seguirà pochi giorni dopo, con l’occupazione manu militari del parlamento, del consiglio cittadino di Grozny e delle altre strutture di potere, e lo scioglimento delle assemblee elettive.
30 Maggio: Dudaev scampa fortunosamente ad un attentato ai suoi danni. Ignoti sparano su di lui, ma il proiettile colpisce una delle sue guardie del corpo. Dudaev rimane illeso.
- 3 Giugno: Sostenitori armati del presidente prendono d’assalto numerosi edifici governativi, tra i quali la Commissione Elettorale, dove si trovano le schede ed i documenti necessari a svolgere il referendum indetto dal Parlamento per il 5 giugno successivo. Il materiale elettorale viene distrutto e numerosi scontri armati scoppiano in tutta la Cecenia.
- 4 Giugno: la Guardia Presidenziale prende d’assalto il Parlamento, radunato nell’edificio del Consiglio Cittadino di Grozny. Vengono uccise 58 persone e si contano 200 feriti.
- 5 Giugno: un corteo di protesta a sostegno del Parlamento viene disperso con le armi dal governo.
- 5 Giugno: il referendum sulla fiducia a Dudaev indetto dal Parlamento prima di essere sciolto non ha luogo. Le modifiche costituzionali volute da Dudaev entrano in vigore, trasformando la Repubblica Cecena di Ichkeria in una dittatura di fatto.
13 – 16 Giugno: Dudaev visita la Francia ed incontra funzionari del Ministero della Difesa francese.
- Fine Giugno: Dudaev ripristina il Parlamento in funzione consultiva, avocando a sé il diritto di governare per decreto.
- 23 Luglio: a seguito dello scioglimento del condominio Ceceno – Inguscio, le due nuove repubbliche firmano un trattato di regolamentazione dei confini.
1 Ottobre: il Vicepresidente della Repubblica Zelimkhan Yandarbiev scampa ad un attentato vicino alla sua abitazione. Ignoti lanciano granate contro l’auto istituzionale, senza riuscire a colpire Yandarbiev.
- 12 Dicembre: La Federazione Russa adotta una costituzione che riconosce la Cecenia come Repubblica Federata. Le consultazioni per il nuovo testo non vengono svolte in Cecenia.
- 16 Dicembre: l’opposizione a Dudaev si organizza nel Consiglio Provvisorio della Repubblica Cecena (HRC). Umar Avturkhanov viene nominato Presidente. Tra gli affiliati figura il sindaco di Grozny, Bislan Gantemirov.
16 Dicembre: il Deputato ed ex Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale Ibragim Suleimenov organizza un pronunciamento militare: unità fedeli al Parlamento, raccolte nel Movimento di Salvezza Nazionale e comandanti della Guardia Nazionale, come Shamil Basayev e Ruslan Gelayev, si raccolgono davanti all’abitazione di Dudaev e la pongono sotto assedio. Alla TV di Stato, Basayev e Gelayev chiedono pubblicamente a Dudaev di sciogliere il governo Mugadaev in favore del ricco uomo d’affari Salman Albakov. In serata Dudaev tiene una conversazione privata con loro, riportandoli nel campo lealista e facendo fallire il pronunciamento ordito da Suleimenov.
1994
- 19 Gennaio: Dudaev rinomina lo stato Repubblica Cecena di Ichkeria.
- 4 Febbraio: l’opposizione armata a Dudaev attacca i governativi vicino a Grozny. Gli scontri si susseguono fino alla cattura del leader dei combattenti dell’opposizione, Ibragim Suleimenov.
- 2 Giugno: L’ex Capitano della guardia personale di Dudaev, nonché noto criminale Ruslan Labazanov, entrato in rotta di collisione col Presidente a seguito dei suoi provvedimenti autoritari, compie un Raid nella stazione radio Radio House, occupandola.
- 3 Giugno: miliziani fedeli a Dudaev attaccano Radio House e la espugnano. Muoiono diverse decine di persone.
- 4 Giugno: L’opposizione al regime, riunita in un Congresso Nazionale sfiducia Dudaev, e costituisce un Consiglio Provvisorio della Repubblica, riconoscendolo come unico governo legittimo in Cecenia.
- 12 Giugno: Ruslan Labazanov guida un corteo di miliziani armati a Grozny, tentando di imporre le dimissioni di Dudaev.
- 13 – 14 Giugno: L’esercito regolare combatte un duro scontro a fuoco nel centro di Grozny, nel quale la milizia di Labazanov viene affrontata e sconfitta dai lealisti. Labazanov, ferito, proclama una faida di sangue nei confronti di Dudaev e lascia la città.
- Estate: L’opposizione cecena, sostenuta dal governo russo, inizia la costituzione di un esercito con il quale rovesciare Dudaev. Le forze di opposizione arrivano a controllare Goragorsky, Ischerskaya, Znamenskoye, Tolstoy – Yurt, Urus – Martan ed altri centri minori.
- 29 Luglio: L’opposizione si organizza in due distinti gruppi armati, uno nei pressi di Urus – Martan, l’altro nei dintorni di Argun. Nello stesso giorno il governo Russo diffida Dudaev dall’usare violenza contro l’opposizione, minacciando l’intervento armato. Nel Villaggio di Tolstoy – Yurt Ruslan Khasbulatov istituisce una missione di “pacekeeping” per risolvere la crisi.
29 Luglio: il governo federale emette una dichiarazione nella quale il Paese viene definito “fuori controllo”. “L’ambizione politica di Dudaev” recita la dichiarazione, “che tenta di presentare la Russia come un “aggressore” ed un “nemico” del popolo ceceno, ha portato la Repubblica Cecena all’isolamento dalla Federazione Russa. La politica della attuale leadership della Repubblica Cecena è diventata un fattore destabilizzante nel Caucaso del Nord, impedendo la regolarizzazione del conflitto Osseto – Inguscio.” Eltsin dichiara che qualora la situazione in Cecenia dovesse virare verso ulteriori spargimenti di sangue, il Cremlino interverrà a difendere la sicurezza dei cittadini russi.
- 30 Luglio: Il Congresso Nazionale del Popolo Ceceno costituito dall’opposizione dichiara l’esautorazione di Dudaev come Presidente della Repubblica.
- Agosto: Prime scaramucce nella periferia di Grozny tra lealisti e opposizione.
Agosto: Dudaev ripristina le funzoni legislative del Parlamento, ora guidato da Akhyad Idigov, fedelissimo del Presidente. I deputati che si erano opposti apertamente al regime di Dudaev si rifiutano di rientrare ai loro posti.
- 1 Agosto: il Consiglio Provvisorio dichiara la sua disponibilità a concordare con la Federazione Russa i rapporti tra i due Stati.
- 2 Agosto: Umar Avturkhanov invia una richiesta di supporto al governo russo e dichuara la nascita di un governo di salvezza nazionale. Dudaev definisce Avturkhanov “traditore della Patria”.
8 Agosto: Ruslan Khasbulatov esce dal carcere e rientra in Cecenia con la “missione” di risolvere la crisi in atto con mezzi politici.
- 11 Agosto: L’Opposizione annuncia la costituzione di un Governo Provvisorio della Repubblica Cecena. Dudaev decreta la legge marziale ed annuncia la mobilitazione generale.
11 Agosto: in un’intervista televisiva Boris Eltsin definisce l’opzione di un intervento armato della Federazione “inaccettabile”, ma lascia intendere che il governo stia lavorando a provocare un rovesciamento militare interno alla Cecenia.
- 17 Agosto: Un gruppo di miliziani di Labazanov tenta di entrare a Grozny su un APC ma viene respinto a pochi chilometri dalla città. Scontri tra lealisti ed opposizione nel villaggio di Tolstoy – Yurt.
- 20 Agosto: Avturkhanov annuncia che l’opposizione si mobiliterà militarmente contro Dudaev. Ruslan Khasbulatov chiede l’istituzione di una Commissione di Conciliazione e un accordo tra le milizie armate della Cecenia.
- 25 Agosto: in un comizio ai suoi sostenitori, Dudaev accusa Khasbulatov di voler gettare la Cecenia nella guerra civile. Nel frattempo 20 gruppi armati si sono riuniti accettando l’accordo per il mantenimento della pace professato da Khasbulatov. A Grozny nello stesso giorno viene individuato ed arrestato il Colonnello Stanislav Krylov, che confessa davanti alle telecamere di essere un funzionario dell’FSB operante in Cecenia per destabilizzare il governo indipendentista.
- 29 Agosto: Dopo aver fallito nel tentare di portare Dudaev ad un negoziato con l’opposizione Ruslan Khasbulatov si schiera con quest’ultima, concordando sulla necessità di un intervento armato contro il Presidente.
29 Agosto: Bislan Gantamirov viene nominato comandante militare delle forze del Consiglio Provvisorio.
- 30 Agosto: Dudaev ripristina l’attività legislativa del Parlamento. Il primo provvedimento di quest’ultimo riconosce il diritto a Dudaev di nominare il governo ed i membri della Corte Suprema, nonché quello di sciogliere il Parlamento stesso.
- Settembre: il governo russo fa pervenire all’opposizione armamenti e munizioni in vista dello scontro.
- 1 Settembre: reparti lealisti attaccano milizie dell’opposizione nei pressi di Urus – Martan.
- 4 Settembre: l’esercito lealista attacca le forze dell’opposizione asserragliate nella città di Argun, sotto il comando di Labazanov. Al termine degli scontri la maggior parte delle forze d’opposizione vengono eliminate, e Labazanov fugge dalla città.
5 Settembre: il Distretto Militare del Caucaso Settentrionale, dipendente dal Ministero della Difesa federale, mette i suoi reparti in stato di allerta.
16 Settembre: Dudaev proclama la Legge Marziale in tutta la Repubblica.
- 17 Settembre: una guarnigione lealista viene circondata dai ribelli filorussi a Tolsoty – Yurt.
- 27 Settembre: Le forze lealiste tentano di penetrare nell’Alto Terek senza successo. I ribelli asseragliati ad Urus – Martan contrattaccano mettendo in difficoltà i reparti di Dudaev.
- 28 Settembre: una controffensiva della Guardia Nazionale nell’alto Terek viene fermata dai ribelli. I reparti della ChRI sono costretti ad abbandonare Tolstoy – Yurt. Un assalto ribelle proveniente da Urus – Martan porta i nemici di Dudaev alla periferia della Capitale. Il Procuratore Generale Usman Imaev viene rapito. Rientrerà a Grozny alcuni giorni dopo, apparentemente senza aver subito alcun tipo di addebito.
- 30 Settembre: Primi raid aerei delle forze dell’opposizione: elicotteri “non identificati” bombardano l’aereoporto di Severny di Grozny ed il centro di addestramento di Kalinovskaya. Nel corso delle settimane successive verranno organizzati altri 3 raid dello stesso tipo.
- Ottobre: a Mosca iniziano i preparativi per un piano di invasione della Cecenia. I Ministeri dell’Interno e della Difesa iniziano a predisporre manovre militari e di intelligence. 120 paramilitari dell’opposizione vengono addestrati da ufficiali russi del 33° Reggimento Motorizzato a Volgograd.
10 Ottobre: velivoli privi di stemma bombardano la sede del Reggimento Corazzato Shali, danneggiando una ventina di veicoli e provocando duecento vittime tra morti e feriti. Si tratta con ogni probabilità di cacciabombardieri federali in supporto all’opposizione antidudaevita.
- 13 Ottobre: reparti della ChRI attaccano formazioni ribelli a Gekhi.
- 15 – 16 Ottobre: Miliziani anti – Dudaev guidati da Gantemirov e da Labazanov
tentano di prendere Grozny. Organizzati in due gruppi di combattimento distinti (Uno proveniente da sud, agli ordini di Gantemirov, l’altro proveniente da nord, agli ordini di Labazanov). Dopo aver apparentemente preso la città senza combattere, inspiegamilmente i due gruppi tornano sulle posizioni di partenza. Si registrano appena 7 morti.
- Novembre: L’opposizione anti – Dudaev viene rifornita di denaro, munizioni ed armamento pesante. Vengono infilitrati anche equipaggi russi alla guida di mezzi blindati e corazzati. Dal 1 Novembre verranno consegnati 40 carri armati.
- 23 Novembre: Nasce un “governo di salvezza nazionale” filorusso, pronto ad operare nei distretti “liberati” dalle forze federali. E’ guidato dall’accademico Salambek Hadjiev, e supportato da un decreto del Presidente russo Eltsin che lo riconosce “unica autorità legittima sul territorio della Repubblica Cecena”.
BATTAGLIA PER GROZNY
(25 – 27 Novembre 1994)
(Link all’articolo di approfondimento)
- 25 Novembre: Le forze del Comitato Provvisorio prendono posizione intorno a Grozny. La colonna corazzata principale viene inizialmente fermata dai lealisti presso Tolstoy – Yurt, perdendo due carri. Una seconda imboscata presso Alkhan – Khala porta alla distruzione di un altro carro. Nonostante le perdite, fra i ribelli si rafforza la convinzione che l’esercito lealista non sia in grado di resistere ad un così grande dispiegamento di forze.
- 26 – 27 Novembre: Battaglia per Grozny. I ribelli, organizzati in due colonne motorizzate, avanzano da nord – ovest e da sud – ovest, supportati da velivoli privi di insegne militari che bombardano la città e appoggiati da 42 carri da battaglia. I lealisti lasciano penetrare le colonne fin dentro il cuore della città, per poi circondarli nel quartiere governativo ed affrontarli con tattiche di guerriglia. I circa 3.000 tra ribelli e mercenari russi vengono colti di sorpresa, decimati e costretti alla resa o alla fuga. I resti dell’esercito ribelle si ritirano verso le posizioni di partenza.
- 27 Novembre: i lealisti mostrano alla tv i prigionieri russi che confessano di essere mercenari inviati dall’FSB. I responsabili dell’FSB e il Ministero della Difesa russo negano categoricamente ogni coinvolgimento.
- 28 Novembre: In una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, viene deciso l’intervento armato diretto della Russia per “Ristabilire l’ordine costituzionale in Cecenia”. Nello stesso giorno l’aereonautica russa compie un raid contro l’aereoporto di Grozny, quello di Kalinovskaya e contro la base aerea di Khankhala, distruggendo tutti i velivoli militari e civili presenti e danneggiando le infrastrutture di decollo.
- 29 Novembre: Mosca invia un ultimatum a Grozny, intimando di disarmare le milizie e liberare i prigionieri entro 48 ore. In risposta, Dudaev minaccia di fucilare i prigionieri se questi non saranno riconosciuti da Mosca.
- 30 Novembre: Eltsin vara il decreto “Sulle misure per ripristinare la legge costituzionale e l’ordine nella Repubblica Cecena” con il quale si autorizza l’azione militare. In una telefonata con il Ministro della Difesa Grachev, Dudaev assicura che i prigionieri russi non subiranno violenza e non saranno giustiziati.
- 1 Dicembre: Il governo russo emette un decreto dal titolo “Riguardo alcune misure per rafforzare lo stato di diritto nel Cuacaso del Nord” nel quale intima a tutti i cittadini che posseggono illegalmente armi di consegnarle alle autorità senza indugio. Il Ministero della Difesa istituisce un distaccamento armato da utilizzare nel caso di azione militare. Eltsin dichiara che saranno prese “tutte le misure necessarie” per salvaguardare i prigionieri russi in mano a Dudaev.
1 Dicembre: l’aviazione federale bombarda gli hangar dell’aviazione repubblicana cecena, distruggendola quasi completamente al suolo. In risposta, Dudaev invia un messaggio al comando federale: “Mi congratulo con il comando dell’aereonautica russa per aver raggiunto il dominio nel cielo dell’Ickeria. Ci vediamo a terra.”
2 Dicembre: l’aviazione federale bombarda Shali, Gudermes e i sobborghi di Grozny.
- 3 Dicembre: Una delegazione di deputati russi si reca a Grozny, dove intrattiene colloqui con Dudaev e verifica lo stato della città dopo i combattimenti. Dudaev come gesto di buona volontà libera due prigionieri.
- 6 Dicembre: Dudaev si incontra con il Ministro della Difesa russo Pavel Grachev e col Ministro degli Interni Viktor Yerin presso il villaggio di Sleptovskaya. L’incontro non porta ad alcun accordo sostanziale sull’interruzione delle operazioni militari.
- 9 Dicembre: Yeltsin firma il decreto 1360 volto a “Garantire la sicurezza dello Stato e l’integrità territoriale della Federazione russa.” Le forze armate federali si schierano ai confini della Cecenia.
9 Dicembre: una delegazione della ChRI guidata da Usman Imaev raggiunge Vladikavkaz, dove inizia i colloqui di pace con il rappresentante del governo russo Vyacheslav Mikhailov.
- 11 Dicembre: Yeltsin firma il decreto 2169, “Sulle misure per garantire lo stato di diritto, legge e ordine e sicurezza pubblica nel territorio della Repubblica Cecena”. Inizia l’invasione russa della Repubblica Cecena di Ichkeria. Truppe federali entrano nella regione da Nord (da Mozdok, controllata dai ribelli anti – Dudaev) da Vladikavkaz (Ovest) e da Kizlyar (Est).
- 12 Dicembre: Inizia la penetrazione russa in cecenia. Le forze federali avanzano velocemente da Nord, raggiungendo in breve il fiume Terek. La colonna Est entra in contatto con la milizia separatista nel villaggio di Assinovskaya, dove uno scontro a fuoco porta alla perdita di alcuni militari, feriti o uccisi. A Novy Sharoy una folla di persone provenienti da tutta la regione blocca la strada, rallentando i movimenti russi.
12 Dicembre: Battaglia di Dolinsky. Reparti separatisti al comando del Colonnello Hussein Iskhanov tengono un’agguato alle forze federali.
- 14 Dicembre: Mosca invia un ultimatum a Grozny, intimando la resa e minacciando di lanciare un assalto alla città. I negoziati in corso a Vladikavkaz vengono sospesi
14 Dicembre: Un elicottero federale viene abbattuto sopra Novy Sharoy. Dei tre uomini dell’equipaggio due muoiono nell’abbattimento, uno viene catturato. Morirà durante la prigionia.
17 Dicembre: il governo russo costituisce l’Autorità territoriale federale per la Cecenia, una sorta di governo provvisorio il cui compito sarà quello di amministrare il paese non appena occupato.
- 18 Dicembre: primo bombardamento di Grozny.
19 Dicembre: le unità federali agli ordini del Generale Babichev, dopo aver baypassato Shamaski da nord, si attestano sulle creste del Sunzha e minacciano il lato occidentale di Grozny. Violenti contrattacchi da parte dei dudaeviti vengono respinti.
18 – 28 Dicembre: Battaglia di Khankala. Le forze separatiste tentano infruttuosamente di respingere le unità federali avanzanti da Est verso il centro abitato di Grozny. Tra le vittime c’è il comandante separatista Umalt Dashayev.
20 Dicembre: il Parlamento autorizza il Decreto Presidenziale con il quale Dudaev attribuisce l’amministrazione straordinaria della giustizia ad una Commissione Giudiziaria Perentoria (ChSBSK). La magistratura ordinaria cessa di funzionare, sostituita dalla magistratura militare.
20 Dicembre: un elicottero federale viene abbattuto nei pressi di Petropavlovskaya. Muoiono i cinque membri dell’equipaggio.
21 Dicembre: un aereo dell’aereonautica federale viene abbattuto nei pressi di Shatoi. Il pilota viene messo in salvo.
22 Dicembre: un ordigno esplode sotto un treno merci alla periferia di Mosca. Non sono registrate vittime.
22 Dicembre: la reporter statunitense Cinthia Elbaum muore sotto un bombardamento missilistico. E’ la prima giornalista straniera a morire in Cecenia.
26 Dicembre: le unità federali bloccano Grozny da tutte le direzioni ad eccezione della direzione Sud, attraverso la quale continuano ad affluire volontari e rifornimenti alla guarnigione assediata.
27 Dicembre: un ordigno esplode sotto un autobus a Mosca. L’autista rimane ferito, non si registrano vittime tra i passeggeri. I sospetti ricadono sui separatisti ceceni.
- 24 – 31 Dicembre: Battaglia di Khankala: il 129° Reggimento Motorizzato dell’esercito federale occupa e difende la base aerea di Khankala dai contrattacchi del Reggimento “Borz” di Ruslan Gelayev. Entro la fine dell’anno la base sarà saldamente sotto il controllo russo, mentre i ceceni perdono preziose risorse militari (6 carri armati e 1 altro veicolo blindato) ed espongono Grozny all’accerchiamento.
- 26 Dicembre: l’artiglieria bombarda gli insediamenti circostanti Grozny. Nei tre giorni successivi vengono gravemente danneggiati circa 40 villaggi. Nel frattempo dietro le linee russe viene costituito un Governo di Rinascita Nazionale che immediatamente chiede il rientro della Cecenia nella federazione senza condizioni.
1995
- 31 Dicembre 1994 – 6 Marzo 1995: Assalto di Capodanno. L’attacco delle truppe federali, organizzate in tre colonne corazzate, si rivela un disastro. I ceceni lasciano penetrare in profondità i russi per poi annientarli con tattiche di guerriglia urbana, facendo largo uso di armi anticarro e armi leggere.
- 2 Gennaio: la tv di Stato russa comunica che la città di Grozny è nelle mani dell’esercito e che il palazzo presidenziale è assediato.
- 3 Gennaio: Bombardamento di Shali. Forze aeree russe bombardano con diciotto bombe a grappolo la cittadina di Shali, colpendo principalmente edifici civili, una scuola, un ospedale ed il mercato. Si contano non meno di 55 morti e 186 feriti. I primi convogli carichi di civili sospettati di collaborare coi separatisti giunge nel “campo di filtraggio” di Mozdok.
- 4 Gennaio: la polizia federale entra in Cecenia ed inizia una campagna di arresti su vasta scala. Nel frattempo le forze federali bombardano il villaggio di Starye Atagi.
- 5 Gennaio: un elicottero federale viene abbattuto nei pressi di Kargalinskaya. Muoiono 4 membri dell’equipaggio. Ad Assinovskaya si scontrano forze federali e reparti dell’esercito ceceno.
- 6 Gennaio: forze di polizia OMON penetrano nel villagio di Nikolaevskaya. Vengono arrestate 32 persone.
- 7 Gennaio: Cattura delle forze speciali di Aksai. Un gruppo di forze speciali federali viene circondato e catturato quasi per intero nelle montagne a sud di Grozny. Cadono nelle mani dei ceceni 48 militari su 50. Gli altri due rimangono uccisi in combattimento.
- 9 Gennaio: a seguito del bombardamento di un ospedale pediatrico a Grozny, la associazioni a difesa dei diritti umani chiedono una tregua umanitaria. Il Primo Ministro Chernomyrdin accetta.
- 10 Gennaio: la tregua viene convertita in un ultimatum di 48 ore, durante le quali le forze federali fermano effettivamente gli attacchi. Scaduto inutilmente l’ultimatum, i combattimenti ricominciano.
- 15 Gennaio: Plenipotenziari ceceni nelle figure del ministro dell’economia Abubakarov e quello della giustizia Imaev giungono a Mosca per cercare una soluzione diplomatica al conflitto. Nello stesso giorno una serie di attentati dinamitardi sconvolge Mosca senza fare vittime. Esplodono ordigni presso l’università pedagogica, la scuola di fisica e matematica 354, il Metropol Hotel e una sottostazione di trasformazione
- 16 Gennaio: Il Primo Ministro russo Chernomyrdin dichiara la costituzione di un governo di rinascita nazionale, e nomina S. Khadjiev Presidente ad interim. In un discorso alla TV di Stato Chernomyrdin parla pubblicamente di un cessate – il – fuoco.
- 17 Gennaio: a seguito dei colloqui con i rappresentanti ceceni, viene concordata una tregua tra le parti.
- 18 Gennaio: i comandi federali in loco non ricevono i rappresentanti ceceni per concordare la tregua. Assediato nel Palazzo Presidenziale, Maskhadov chiede una tregua via radio ai comandi russi, che accordano la possibilità di un ritiro disarmato dei difensori del palazzo. Nella notte i ceceni abbandonano il palazzo presidenziale.
- 19 Gennaio: Assalto finale al palazzo presidenziale di Grozny. Dopo aver preso il controllo dell’edificio del Consiglio dei Ministri (il cosiddetto SOVMIN) le truppe federali costringono i separatisti ad abbandonare il Palazzo. Il comando militare ceceno si ritira dal centro della città. In un discorso pubblico Eltsin dichiara la fine della fase militare dell’intervento russo. Polizia ed esercito federale compiono operazioni di “bonifica” nei villaggi di Chervlennaya, Assinovskaya, Nikolaevskaya, Novy Sharoi.
- 20 Gennaio: la nuova linea del fronte a Grozny è il fiume che taglia in due la città, il Suzha.
- 25 Gennaio: due elicotteri russi si schiantano al suolo. Muoiono tutti e 6 i componenti dei due equipaggi. Nello stesso giorno, Mosca dichiara terminata la fase “militare” dell’operazione. Forze federali bombardano Bamut e Achkhoy – Martan. Viene riportato un bombardamento con bombe a grappolo nei pressi di Gudermes.
- 26 Gennaio: primo scambio di prigionieri: nel distretto di Khasavyurt russi e ceceni scambiano i rispettivi prigionieri di guerra.
- 26 Gennaio – 5 Marzo: i quartieri alla periferia meridionale di Grozny (sul lato orientale della città) cadono progressivamente nelle mani dell’esercito federale.
- 27 Gennaio: Eltsin vara il decreto “sulle condizioni di garanzia per la ricostituzione delle autorità costituzionali nella Repubblica Cecena” con il quale di fatto da veste giuridica al governo filorusso appena costituito.
Febbraio: con il Decreto Presidenziale numero 2 Dudaev subordina le unità armate del Dipartimento per la Difesa dello Stato al Quartier Generale delle Forze Armate. Al comando delle unità combattenti viene posto il Colonnello Abusupyan Mosvaev, già capo del Dipartimento Investigativo Penale del Distretto di Shali e capo della sicurezza personale di Dudaev
- 1 Febbraio: Dudaev viene inquisito dalla procura generale russa, la quale emette un mandato di cattura nei suoi confronti. Il confine ceceno – inguscio viene bloccato e viene interrotto l’esodo di profughi in fuga dalla guerra.
- 3 Febbraio: un altro elicottero russo si schianta nei pressi di Chervlennaya. Muoiono entrambi i piloti.
- 4 Febbraio: un caccia federale viene abbattuto dalla contraerea cecena nei pressi di Chechen – Aul. Il Pilota risulta disperso, probabilmente giustiziato dai miliziani ceceni.
- 6 Febbraio: un attentato esplosivo in un condominio alla periferia di Mosca non causa vittime.
- 8 Febbraio: Dudaev e le sue truppe evacuano Grozny, che cade ufficialmente in mano russa. I combattimenti proseguono nel sud e nell’Est della Cecenia. Il Difensore Civico per i diritti umani, Kovalev, pubblica i dati sui civili morti nella battaglia di Grozny: secondo le sue stime sono morti almeno 25.000 civili.
- 9 Febbraio: gli ultimi distaccamenti ceceni evacuano Grozny. Soltanto il battaglione agli ordini di Shamil Basayev, che deve coprire la ritirata, si asserraglia nel quartiere di Chernorechye. Resisterà fino a Marzo.
- 13 Febbraio: nel villaggio di Sleptsovskaya il Generale Maskhadov ed il Colonnello Kulikov, plenipotenziario dell’esercito federale, si accordano su una tregua fino al 19.
- 17 Febbraio: Chernomyrdin si accorda con la delegazione cecena per un cessate il fuoco fino al 5 marzo, nel rispetto del Ramandan.
- 18 Febbraio: la tregua viene violata da entrambe le parti, con bombardamenti violenti sulla linea del fronte Shali – Argun – Gudermes e contrattacchi ceceni a sud di Grozny, con pesanti perdite da entrambe le parti.
- 19 Febbraio: l’attacco ceceno a Sud di Grozny viene addotto come motivo dell’interruzione dei negoziati da parte russa.
- 21 Febbraio: un tentativo da parte della delegazione cecena di prendere contatto con i locali comandi federali viene vanificato. Kulikov accusa Maskhadov di aver violato la tregua e di averne approfittato per guadagnare posizioni favorevoli lungo la linea del fronte. Nella notte i russi attaccano le posizioni cecene a Sud di Grozny.
- 1 Marzo: una bozza di accordo proposta da Dudaev, comprendente un cessate il fuoco e la posticipazione delle trattative sullo status della Cecenia viene respinto da Mosca.
- 3 Marzo: il comando federale emette un comunicato destinato alle popolazioni delle città sulla linea del fronte, intimandole di non collaborare con i secessionisti.
- 6 Marzo: il battaglione di Basayev viene sloggiato dai quartieri Sud di Grozny. La città cade definitivamente nelle mani dei russi.
- 10 Marzo: Inizia l’assedio di Bamut. Il piccolo villaggio nel sud della Cecenia viene investito da una serie di attacchi frontali da parte delle forze federali, ma la guarnigione, guidata dal comandante ceceno Khachuraev, resiste e contrattacca. La cittadina verrà definitivamente espugnata soltanto il 19 Maggio 1996. In questo primo scontro, un plotone di 27 militari russi prende contatto con la difesa cecena, venendo completamente annientato. 24 dei 27 militari muoiono in combattimento. Durante la missione, i russi mettono in salvo 18 bambini, dopo averli trovati rinchiusi in un fienile in fiamme.
- 14 Marzo: un tentativo da parte del Vice Presidente della Federazione Russa, di alcuni deputati e di alcune associazioni civili cecene di proporre un cessate il fuoco viene boicottato sia dalle autorità della ChRI sia da Eltsin.
- 15 – 23 Marzo: le truppe federali occupano Argun.
- 22 Marzo: in una conversazione con il deputato russo Ponomarev, Dudaev riconosce che entro maggio non sarà più in grado di impedire che le forze combattenti cecene penetrino oltre i confini della Cecenia e portino la guerra direttamente in Russia. Ciò lascia presagire un’ondata di attentati terroristici in territorio federale.
- 23 Marzo: con il decreto numero 309 il Eltsin stabilisce la ricostituzione di una camera di rappresentanza cecena che traghetti la repubblica verso “libere elezioni”. La mancata rappresentanza di forze politiche filo – Dudaev tuttavia rende sterile fin da subito la nuova istituzione.
23 Marzo: Dudaev istituisce i Tribunali della Sharia con il Decreto numero 18 “Sui tribunali della Sharia“. Il loro compito è l’amministrazione della giustizia nei territori sotto il controllo dei separatisti e sulle forze armate che operano in bande in tutto il territorio della Repubblica. I tribunali sono amministrati direttamente dalle autorità militari, in regime di legge marziale. E’ il primo provvedimento di carattere chiaramente confessionale, il quale aprirà la strada alla trasformazione dello Stato ceceno in una repubblica islamica.
- 28 Marzo: un nuovo tentativo di Maskhadov di raggiungere una tregua d’armi viene interrotto da Kulikov, che pone come premessa la completa smilitarizzazione delle forze armate cecene.
- 30 Marzo: Shali cade senza combattere.
- 31 Marzo: i russi entrano a Gudermes senza incontrare resistenza.
- 7 – 8 Aprile: Massacro di Samashky. Le forze federali impegnate a sloggiare i ribelli asserragliati nel villaggio lanciano un attacco nell’abitato. Muoiono tra i 100 ed i 300 civili, oltre a 16 militari russi e almeno 4 miliziani ceceni.
- 10 Aprile: cadono Alchoy – Martan, Davydenko, Zakan – Yurt e Novy Sharoy..
- 12 Aprile: la Duma di Stato adotta una legge nella quale proibisce attività militari che non siano accompagnate dallo Stato di Emergenza. Invoca l’apertura di un canale con Dudaev per la soluzione pacifica della crisi cecena senza precondizioni.
- 15 – 17 Aprile: i russi tentano nuovamente di prendere Bamut, ma vengono respinti sulle posizioni di partenza.
- 17 Aprile: l’OSCE invia una missione di osservatori che si installa a Grozny.
- 16 Aprile: un elicottero russo viene abbattuto. Muoiono tutti i membri dell’equipaggio.
- 18 Aprile: Ennesimo tentativo russo di prendere Bamut. Le forze speciali russe riescono a prendere le alture sovrastanti il villaggio ma patiscono 10 morti e 17 feriti.
- 26 Aprile: sotto la pressione interna ed internazionale, Eltsin annuncia una moratoria sulle azioni militari fino al 12 Maggio. La tregua sarà violata più volte da entrambe le parti.
- 30 Aprile: Un elicottero russo viene abbattuto nella regione di Gilyana, ma riesce ad atterrare in Daghestan. L’equipaggio si mette in salvo.
- 5 Maggio: un aereo russo viene abbattuto nei pressi di Benoy. Muore il pilota.
- 9 Maggio: in contemporanea coi festeggiamenti per il 50° anniversario della vittoria della Seconda Guerra Mondiale, Shamil Basayev proclama la guerra partigiana in tutto il territorio della Federazione Russa.
- 10 Maggio: in una riunione del Consiglio di Sicurezza delle forze armate della ChRI, Dudaev si dichiara disposto ad aprire canali ufficiali con Mosca per porre fine alla guerra.
- 12 Maggio: Alla scadenza della moratoria l’esercito federale lancia un’offensiva nelle regioni ancora controllate dalla ChRI: le truppe russe occupano Shali, capitale provvisoria dopo la caduta di Grozny.
- 17 Maggio: la proposta di Dudaev viene raccolta da Chernomyrdin, e un appello diretto di Maskhadov per terminare “l’insensato massacro” porta alla nascita di un tavolo negoziale sotto l’egida dell’OSCE, da tenersi il 22 Maggio seguente.
- 18 Maggio: il Ministro della Difesa russo Pavel Grachev dichiara che senza disarmo delle milizie non potranno aver luogo i colloqui di pace.
- 18 – 21 Maggio: Battaglia del cementificio. Le forze federali assediano a distruggono un distaccamento di militanti arroccato nelle rovine di una grande fabbrica di cemento nei pressi di Chiri – Yurt.
- 19 Maggio: Elstin respinge le proposta di legge della Duma del 12 Aprile scorso, bollandola come “destabilizzante e contraria alla Costituzione ed agli impegni internazionali della Russia”
- 20 Maggio: le truppe federali lanciano un’offensiva con l’obiettivo di prendere Shatoy. L’offensiva si concentra sul villaggio di Chiri – Yurt, con epicentro nel cementificio cittadino. Gran parte dell’abitato viene distrutto nei combattimenti. Attacchi russi comprimono le difese cecene arroccate ad Agishty, Serzhen Yurt e Bamut.
- 22 Maggio: a Grozny iniziano i negoziati sotto l’egida dell’OSCE.
- 24 maggio: i russi lanciano un’offensiva nei distretti di Vedeno e Shatoy. Nonostante gli appelli internazionali, l’artiglieria russa martella pesantemente i centri abitati, provocando numerose vittime civili. Un elicottero russo precipita a causa di un’avaria. I tre membri dell’equipaggio vengono uccisi.
- 27 Maggio: il comandante delle forze cecene del Sud – Ovest, Ruslan Galaev, minaccia di eliminare i prigionieri russi nelle sue mani se i bombardamenti aerei russi non verranno interrotti. Maskhadov smentisce pubblicamente questa minaccia.
- 28 – 29 Maggio: l’offensiva russa non si arresta. Vengono bombardati i principali cardini della difesa cecena: Shatoy, Vedeno, Bachi – Yurt, Serzhen – Yurt, Makhkety, Dado, Bamut.
- 30 Maggio: in un infuocato consiglio di guerra della ChRI, numerosi comandanti chiedono a Dudaev di autorizzare azioni terroristiche nel territorio della Federazione Russa. Dudaev inizialmente si oppone alla proposta, chiedendo che tutti gli sforzi siano concentrati sulla sconfitta delle forze russe sul campo. Viene istituito il primo reparto kamikaze in seno all’esercito della ChRI. L’avanzata russa porta le avanguardie federali ad occupare Duba – Yurt, Chishki, Bolshie e Malye Varanda, in direzione Agishtinskoye e Shatoy.
- 1 Giugno: la rappresentanza cecena a Grozny dichiara che i colloqui di pace non possono proseguire finchè le truppe russe continuano la loro offensiva. L’aviazione russa nel frattempo bombarda il villaggio di Kharsenoy.
- 2 Giugno: in vista dell’attacco finale alle posizioni statiche dell’esercito della ChRI, il comandante russo Kulinkov ordina l’evacuazione dei civili e delle associazioni umanitarie.
- 3 Giugno: cade la roccaforte ribelle di Vedeno.
- 4 Giugno: L’aviazione russa bombarda pesantemente gli insediamenti nella gola di Argun e lungo la strada per Shatoy. Un elicottero russo viene abbattuto nei pressi di Nozhai – Yurt. Muoiono i 3 componenti dell’equipaggio.
- 5 Giugno: si combatte aspramente a Shatoy, Nozhai – Yurt e Bamut.
- 9 Giugno: un elicottero russo viene abbattuto nei pressi di Sharoy. Muore l’intero equipaggio.
- 10 Giugno: nella data prevista per il secondo incontro del summit sotto egida OSCE, i colloqui non hanno luogo. Ricomincia invece l’offensiva russa nel sud della Cecenia.
- 11 Giugno: un elicottero russo viene abbattuto nei pressi di Shatoy. L’equipaggio riesce a mettersi in salvo.
- 12 Giugno: cadono Shatoy e Nozhai – Yurt, gli ultimi due centri di una certa importanza rimasti sotto il controllo della ChRI.
- 13 Giugno: Ruslan Gelayev fa seguito alle minacce di eliminare i prigionieri russi. Cinque militari vengono giustiziati. Il giorno seguente ne verranno giustiziati altri 3.
- 14 – 17 Giugno: Attacco terroristico di Budennovsk. Durante un blitz organizzato da miliziani ceceni agli ordini di Shamil Basayev, questi si barricano in un ospedale presso la cittadina di Budennovsk, nella regione di Stavropol. Dopo tre giorni di confronto e due assalti falliti dalle forze speciali russe, il Primo Ministro Chernomyrdin acconsente a soddisfare parzialmente le richieste dei terroristi, fermando le azioni offensive dell’esercito federale in Cecenia e rendendosi disponibile a firmare un cessate – il – fuoco.
- 18 Giugno: le forze federali dichiarano il cessate il fuoco.
- 19 Giugno: viene firmata da entrambe le parti una moratoria sui combattimenti.
- 20 Giugno: Basayev rientra in Cecenia insieme ai suoi uomini, libera gli ostaggi e viene accolto dalla popolazione come un eroe. Si acquartiera a Zandak. Facendo seguito alle promesse fatte durante la crisi degli ostaggi di Budennovsk, Chernomyrdin invia il Ministro per le Nazionalità russo Mikhailov ad incontrare il Ministro della Giustizia di Dudaev, Usman Imaev. Le due personalità firmano un documento nel quale promettono una risoluzione pacifica della crisi, la restituzione degli ostaggi e dei prigionieri, il disarmo delle milizie ed il graduale ritiro delle forze federali dal paese.
- 25 Giugno: nonostante il cessate il fuoco e la moratoria, l’artiglieria bombarda nel distretto di Vedeno, in una “operazione speciale antiterrorismo”.
- 1 Luglio: le parti si accordano per tenere libere elezioni il 5 Novembre successivo.
- 3 Luglio: l’ipotesi di un “governo di transizione” viene respinta da Dudaev.
- 5 Luglio: Chernomyrdin esclude categoricamente qualsiasi cambiamento dello status della Repubblica Cecena, soprattutto una secessione.
- 7 Luglio: a Grozny viene sterminata la famiglia Chapanov. Malgrado non siano stati trovati gli esecutori, la popolazione cittadina manifesta per giorni contro le truppe federali, chiedendone il ritiro.
- 27 Luglio: facendo seguito alle posizioni espresse dalla Duma di Stato, Chernomyrdin dichiara che la Federazione Russa affronterà separatamente la questione militare da quella politica, non ponendo precondizioni alla soluzione della crisi militare.
- 29 – 30 Luglio: nella notte, viene firmato un accordo che comprende la cessazione delle ostilità, l’istituzione di una Commissione di Vigilanza sulla tregua presieduta dal Tenente Generale Romanov per la Russia e dal Generale Maskhadov per la ChRI. Viene pattuito lo scambio dei prigionieri di guerra e degli altri detenuti per cause politiche, il disarmo delle formazioni armate non riconosciute e il progressivo ritiro delle forze federali.
- 1 Agosto: Dudaev sconfessa l’accordo preso il 30 Luglio. Maskhadov tuttavia procede emettendo l’ordine di rispettare il cessate il fuoco e di conformarsi alle decisioni convenute nell’accordo. Questo produrrà alcuni effetti, come il parziale ritiro federale, la parziale consegna di armi da parte delle forze della ChRI, la liberazione di alcuni ostaggi e di alcuni detenuti nei “campi di filtraggio”. Le milizie cecene tornano ai villaggi di provenienza, rimanendo in buona parte armate e inquadrate in “gruppi di autodifesa” mal tollerati dall’esercito federale e dal governo filorusso.
- 21 Agosto: un bliz del comandante ceceno Khazmatov porta alla temporanea occupazione di Argun. L’azione è dimostrativa, giacchè entro un paio d’ore le forze cecene si ritirano nelle montagne.
- 6 Settembre: nel 4° anniversario della nascita della Repubblica Cecena di Ichkeria. Migliaia di ceceni scendono in piazza a Grozny e manifestano in sostegno a Dudaev chiedendo il ritiro delle truppe federali.
- 20 Settembre: una bomba esplode al passaggio di una colonna nella quale viaggiano i rappresentanti della Repubblica Cecena (filo – russi) e un rappresentante del governo di Mosca, senza causare vittime.
- 27 Settembre: un elicottero russo carico di feriti viene abbattuto mentre atterra alla base di Khankala. Un morto. Forze federali occupano numerosi centri abitati, accusando i “gruppi di autodifesa” di essere forze combattenti. Maskhadov protesta rivendicando gli accordi di tregua, ma i comandi federali insistono perchè l’ordine nei villaggi sia mantenuto da unità fedeli al governo filorusso di Khadzyev.
4 Ottobre: con il Decreto 394 del Presidente della Repubblica Cecena di Ichkeria, Dudaev riconosce al Dipartimento per la Sicurezza dello Stato i poteri di polizia politica, garantendo “il diritto di autorizzare portare a termine ricerche, detenzioni, arresti di persone colpevoli di crimini contro lo stato particolarmente odiosi e pericolosi […] sia sul territorio della Repubblica Cecena di Ichkeria, sia fuori […]”. Il Dipartimento di Sicurezza dello Stato diviene quindi l’organo di controspionaggio, ed in quella veste gestisce i centri detentivi clandestini dei separatisti.
5 Ottobre: il Presidente del Governo di Rinascita Nazionale della Cecenia, Salambek Hadjiev, si dimette.
- 6 Ottobre: Il Generale russo Anatoly Romanov subisce un grave attentato a Grozny. Per rappresaglia i russi organizzano attacchi in molti villaggi ceceni. I negoziati vengono immediatamente interrotti, nonostante le assicurazioni di Maskhadov circa il non coinvolgimento della ChRI.
- 8 Ottobre: un tentativo di assassinare Dudaev bombardando a tappeto il villaggio dove si ritiene che sia nascosto porta alla distruzione della cittadina, alla morte di 6 civili e al ferimento di altri 15. Dudaev non viene colpito.
- 9 Ottobre: Eltsin pone pubblicamente fine ai negoziati e autorizza nuove operazioni militari per disarmare le milizie cecene.
- 12 Ottobre: Maskhadov chiede la riapertura dei negoziati.
- 14 Ottobre: l’aviazione federale bombarda i villaggi di Dargo e Belgatoy.
- 14 – 15 Ottobre: A Shali si tiene un congresso delle forze politiche e militari cecene. Basayev dichiara che non ci saranno elezioni in presenza di truppe occupanti russe.
- 15 Ottobre: elicotteri russi radono al suolo il villaggio di Kharsenoy. Ackhoy – Martan viene circondata dai federali che chiedono il disarmo della milizia locale. Il villaggio viene bombardato duramente.
- 24 Ottobre: Dopo le dimissioni del presidente Khadziev, Doku Zavgaev viene nominato Presidente del governo di rinascita nazionale. 5000 persone manifestano a Grozny per il ritiro delle truppe di occupazione. Nel frattempo nel distretto di Vedeno tre militari che con il loro veicolo avevano investito una Zhiguli con dei ceceni a bordo, vengono linciati dalla folla. Nella notte una colonna federale viene attaccata dai ribelli: muoiono 18 militari. Il comando federale ordina l’evacuazione dei civili entro 48 ore. Un’unità speciale russa fa irruzione nell’aereoporto inguscio di Sleptsovskaya, a seguito della segnalazione che ribelli ceceni lo avevano occupato. Nessun ribelle viene trovato, ma nei tafferugli si registrano un morto e due feriti civili.
- 26 ottobre: entra in carica il governo Zavgaev.
- 27 ottobre: a seguito del fallimento dei colloqui di pace, le forze federali vengono ritirate di circa 15 chilometri e ricostituiscono un fronte omogeneo. Chiusi i canali di comunicazione col fronte indipendentista, Mosca procede alla legittimazione del governo Zavgaev.
- 1 Novembre: il Consiglio Supremo della Repubblica Cecena istituisce la carica di Presidente del Governo e la affida a Zavgaev. La carica non è prevista nella costituzione cecena né in quella federale.
- 5 Novembre: vengono indette le elezioni nella Repubblica Cecena per il 16 Dicembre, in accordo con le disposizioni di Mosca.
- 16 Novembre: inizia la campagna elettorale nelle regioni sotto il controllo delle truppe federali.
- 20 Novembre: sventato un attentato ai danni di Zavgaev.
- Primi giorni di Dicembre: Zavgaev e il Primo Ministro Chernomyrdin firmano un accordo nel quale si riconosce una piena e larga autonomia alla Repubblica Cecena, pur come stato membro della Federazione Russa.
- 5 Dicembre: due elicotteri russi precipitano nei pressi di Karabulah. I membri di entrambi gli equipaggi perdono la vita.
- 8 Dicembre: Zavgaev e Chernomyrdin firmano un tratto che regola i rapporti tra Repubblica Cecena e Federazione Russa.
- 10 – 18 Dicembre: il comandante ceceno Salman Raduev effettua un blitz su Gudermes. Tiene la città per otto giorni, prima di essere sloggiato dall’artiglieria russa.
- 14 Dicembre: in contemporanea al Blitz di Gudermes Ruslan Gelaev occupa Urus – Martan e Anchkoy – Martan, tenendole fino al 19 – 20 Dicembre. Nell’attacco volto a sloggiare gli indipendentisti viene per la prima volta messa in campo la milizia cecena filo – russa. Nello stesso giorno un altro elicottero russo viene abbattuto. Entrambi i membri dell’equipaggio vengono salvati.
- 16 – 17 Dicembre: nei territori controllati dall’esercito federale si tengono le elezioni per il parlamento della Repubblica Cecena (federata): Doku Zavgaev viene confermato Presidente del governo filo – russo. Le elezioni vengono duramente contestate sia dagli indipendentisti (che ovviamente non hanno partecipato) sia dagli osservatori internazionali, che rilevano irregolarità sia nel censimento della popolazione votante, sia nelle modalità di votazione. Doku Zavgaev, nominato Capo della Repubblica Cecena, inizia i colloqui tesi alla firma di un nuovo Trattato Federativo.
1996
- 4 Gennaio: Maskhadov ordina di fermare le azioni di guerriglia dietro le linee russe, facendo seguito ad una dichiarazione del nuovo capo della missione OSCE, Tim Guldimann, che chiede di riaprire i negoziati. Il Tenente Generale Tikhomirov, risponde di non riconoscere Maskhadov come una controparte credibile, definendolo “delinquente”. Dudaev risponde a sua volta di non essere disposto a fermare i combattimenti senza un accordo tra le parti.
- 8 – 18 Gennaio: attacco terroristico di Kizlyar. Un battaglione di circa 2000 combattenti ceceni guidati da Salman Raduev attaccano una base militare in Daghestan, poi si barricano in un ospedale ed infine prendono in ostaggio un villaggio di frontiera. L’azione determina centinaia di morti.
- 16 – 19 Gennaio: crisi degli ostaggi del Mar Nero. In concomitanza con l’azione di Raduev, un gruppo di turchi simpatizzanti dei ceceni prende in ostaggio un traghetto. L’azione di risolve con la liberazione degli ostaggi e l’arresto dei terroristi, ma l’evento rende grande visibilità alla causa cecena.
- 29 Gennaio: miliziani della ChRI sequestrano due religiosi nei pressi di Urus – Martan, mentre erano intenti a negoziare il rilascio di un militare russo catturato.
- 31 Gennaio: Tikhomirov definisce la situazione cecena “sotto cotrollo”, stima la resistenza dei separatisti in “alcune bande di 40/50 persone” e reputa di poter porre fine alla resistenza con alcune “operazioni speciali” mirate.
- Fine Gennaio: in una comunicazione al parlamento Chernomyrdin relaziona sul fallimento delle trattative di pace, addossando interamente la colpa alla dirigenza della ChRI. Nel discorso si fa riferimento agli esiti delle elezioni appena svoltesi e alla necessità di coinvolgere i ceceni nella vita politica della repubblica. Si parla di elezioni di organi legislativi in primavera – estate e di disarmare definitivamente le milizie illegali.
- 4 Febbraio: centinaia di manifestanti si radunano davanti alle rovine del Palazzo Presidenziale, chiedendo la fine della guerra.
- 7/8 Febbraio: la polizia di Zavgaev interviene contro i manifestanti asserragliati in piazza, disperdendoli con la forza.
- 15 Febbraio: su ordine di Zavgaev, le rovine del Palazzo Presidenziale vengono abbattute.
- 17 – 20 Febbraio: nel tentativo di individuare Aslan Maskhadov e Salman Raduev i russi attaccano il villaggio di Oyshara. Lo scontro a fuoco porta alla morte di molti attaccanti e difensori, entrambi i fronti patiscono perdite tra le 20 e le 200 unità. I difensori riescono comunque a ritirarsi senza perdite illustri. I federali attaccano anche Novogroznensky, Alleroi, Tsentoroi e Bachi – Yurt, sloggiando le guarnigioni della ChRI e continuando a bombardare anche dopo il ritiro dei separatisti. Nessun giornalista o operatore umanitario viene accettato all’interno della zona di operazioni.
- 20 Febbraio: un gruppo di deputati della Duma torna a proporre negoziati con la ChRI ed un nuovo cessate il fuoco.
- 22 – 26 Febbraio: nel tentativo di aggirare le difese cecene di Bamut, i federali tentano di passare attraverso la gola dal villaggio di Arshty, in Inguscezia. A causa delle vivaci proteste del presidente Inguscio, Ruslan Aushev, le forze russe si ritirano e tornano ad attaccare frontalmente, facendo un massiccio ricorso alla forza aerea ed all’artiglieria.
- Marzo: le truppe federali bombardano violentemente il già martoriato villaggio di Samashki, uccidendo almeno un centinaio di civili.
- 3 – 4 Marzo: le milizie cecene agli ordini di Akhmed Zakayev vengono accerchiate e in buona parte distrutte nel villaggio di Sernovodskaya. Si contano un centinaio di morti tra i ceceni.
- 6 – 8 Marzo: miliziani ceceni convergono da più direzioni su Grozny, impegnando per tre giorni la guarnigione della città e provocando tra i russi 70 morti e circa 300 feriti, oltre alla distruzione di armamenti ed al sequestro di 3 veicoli corazzati. E la prova generale di un attacco su vasta scala alla capitale cecena. L’8 Marzo i miliziani si ritirano, portando con loro 100 ostaggi.
- 14 – 20 Marzo: Battaglia di Samashki: un nutrito reparto ceceno viene accerchiato, assediato e bombardato fino al suo ripiegamento verso sud.
- 20 Marzo: la giornalista Nadezhda Chaikova, testimone del secondo massacro di Samashky, vene ritrovata uccisa con un colpo alla nuca e carbonizzata e poca distanza dalla cittadina. I sospetti ricadono sulle forze federali, accusate di aver usato i civili ceceni come scudi umani durante l’assalto al villaggio.
- 28 marzo: I federali bombardano Katy – Yurt. Elstin torna a parlare di “conflitto armato” in Cecenia.
- 30 Marzo: si combatte nei villaggi di Serzhen – Yurt e Benoy. L’esercito federale lamenta numerose perdite. Nei pressi di Goiskoye le milizie di Zakaev vengono intercettate ed attaccate dai russi. Gli attaccanti riescono a conquistare il centro, patendo più di 60 morti e 150 feriti, ma alla fine i miliziani riconquistano il villaggio.
- Aprile: su richiesta di Mosca, il Presidente della Repubblica del Tatarstan, Shaimiev si rende disponibile al portare avanti una nuova fase negoziale. Nel corso del mese emissari di Shaimiev prendono contatti con la dirigenza separatista, ma il proseguire delle azioni belliche dell’esercito federale scoraggia l’azione di Shaimiev, che rassegna il mandato.
- 1 – 10 Aprile: nuova offensiva russa nei distretti di Vedeno e Nozhai – Yurt. Si combatte anche ad Achnoy, Orechovo e Bamut.
- 1 Aprile: Il comando militare federale dichiara che intende proseguire con le “operazioni speciali” fino al completo disarmo delle milizie cecene.
- 2 Aprile 1996: Eltsin vara il decreto “Riguardo la soluzione della crisi nella Repubblica Cecena” nel quale considera terminata la fase militare della guerra e ordina il graduale ritiro delle forze federali ed il ripristino delle strutture repubblicane e federali in Cecenia.
- 4 Aprile: Shalazhi viene duramente bombardata dall’aereonautica federale. Un caccia russo viene abbattuto dalla contraerea cecena. Salvo il pilota.
9 Aprile: Maskhadov, intervenuto ad una manifestazione secessionista a Kurchaloy, scampa per miracolo ad un attentato. L’ordigno, posto sotto il palco dovre avrebbe dovuto parlare, esplode prima che Maskhadov inizi il suo intervento, ferendolo solo lievemente.
- 14 Aprile: un elicottero russo viene abbattuto nei pressi di Vinogradnoye. Muoiono i 4 componenti dell’equipaggio.
- 15 Aprile: il Ministero della Difesa russo inizia un graduale ritiro dell’esercito federale dalla Cecenia.
- 16 Aprile: Imboscata di Shatoy. In una gola nei pressi del villaggio di Yaryshmardy il leader Jihadista Al Khattab coglie di sorpresa una colonna corazzata russa, facendo strage dei suoi componenti. Vengono distrutti circa 30 veicoli blindati e corazzati, si contano tra i 60 ed i 100 morti.
- 17 Aprile: il Ministro della Giustizia Russo, Kovalev, dichiara impossibile per il governo aprire un negoziato con Dudaev, in quanto ricercato.
- 18 Aprile: Sotto l’egida e l’accordo di 18 sigle tra partiti, movimenti e gruppi armati, viene costituito a Shali un tavolo delle trattative permanente volto a risolvere definitivamente la questione interna della Cecenia su un piano negoziale, il cosiddetto Consiglio di Coordinamento dei Partiti e dei Movimenti (KSPD).
- 19 Aprile: le autorità militari continuano a dichiarare la necessità di “ripulire” la Cecenia prima di procedere a qualsiasi tipo di negoziato.
- 20 Aprile: Zavgaev organizza un meeting di maggiorenti ceceni a sostegno del suo governo e della pace. Si svolge con la partecipazione di circa 400 funzionari, uomini d’affari e politici.
- 21 Aprile: dopo molti tentativi infruttuosi, l’intelligence russa individua il Quartier Generale mobile di Dudaev nel villaggio di Gekhi – Chu. Due missili lanciati all’indirizzo di partenza di una chiamata satellitare partita dal telefono di Dudaev lo raggiungono, uccidendolo. Le forze militari russe si dichiarano estranee alla morte di Dudaev, adducendo a faide di sangue interne alla resistenza stessa.
- 22 Aprile: Il Consiglio di Stato della repubblica separatista elegge Zelimkhan Yandarbiev Presidente ad interim.
- 25 Aprile: bombardamenti russi su Shali, con l’obiettivo di neutralizzare bande armate cecene asserragliate nella zona.
- 27 Aprile: in una riunione del Consiglio di Coalizione, che raccoglie le milizie ed i partiti di opposizione alla ChRI, Zavgaev viene duramente contrastato dalla maggioranza dei presenti per le sue aperture alla trattativa con i gruppi armati cella ChRI. Nello stesso giorno reparti separatisti penetrano ad Argun, occupano l’edificio che ospita il Ministero degli Affari Interni, per poi ritirarsi con ordine senza perdite.
- 30 Aprile: il Consiglio di Coordinamento dei Partiti e dei Movimenti (KSPD) propone un programma comune che prevede l’introduzione di una moratoria sulle ostilità, l’inizio del ritiro delle truppe federali dalla Cecenia e la ripresa del processo di negoziazione. Il programma è sostenuto da 18 partiti e movimenti, nonché dall’assemblea cittadina di Grozny (nella sua interezza).
- 4 Maggio: il Sindaco di Grozny Gantemirov viene arrestato per appropriazione indebita di fondi federali per la ricostruzione.
- 5 Maggio: un caccia russo viene abbattuto: entrambi i membri dell’equipaggio restano uccisi.
- 6 Maggio: i separatisti si ritirano da Shali senza combattere. Maskhadov propone trattative militari.
- 7 – 12 Maggio: combattimenti alla periferia di Urus – Martan.
- 10 Maggio: nei dintorni di Mesker – Yurt i ceceni attaccano una colonna di unità federali, che rispondono bombardando la cittadina. Yandarbyev si dichiara disponibile a trattare con la autorità russe a condizione che venga stabilita una moratoria sui combattimenti. Vengono rilasciati 32 ostaggi.
- 12 Maggio: il Consiglio Supremo della Repubblica Cecena delibera elezioni per la costituzione delle assemblee rappresentative della Repubblica.
- 13 Maggio: le forze federali conquistano il posto di comando di Galaev, a Komsomolskoye, requisendo una grande quantità di documenti.
- 13 – 17 Maggio: le forze federali effettuano un rastrellamento a Urus – Martan, dove opera una cellula separatista cecena.
- 15 Maggio: rastrellamenti a Gekhi – Chu. A Stariy Achkhoy si combatte strada per strada.
- 17 Maggio – la Duma di Stato promuove a stragrande maggioranza l’amnistia per i combattenti del conflitto, per tentare di sfoltire le risorse umane dei separatisti. Stariy Achkhoy cade nelle mani dei federali.
- 19 Maggio: dopo un assedio protrattosi più di un anno, la guarnigione cecena di Khachuraev si ritira da Bamut.
- 27 Maggio: Eltsin e Yandarbiev si incontrano a Mosca per firmare un cessate – il – fuoco.
- 28 Maggio: a poco più di un mese dalle elezioni presidenziali russe, Yeltsin visita la Cecenia, assicurando soldati e cittadini che con la morte di Dudaev la guerra può dirsi vinta.
- 29 Maggio: Un altro elicottero russo viene abbattuto da un missile terra – aria ceceno. Muoiono i due membri dell’equipaggio. In applicazione delle condizioni di tregua, Maskhadov ordina il blocco delle operazioni.
- 1 Giugno: per effetto di un accordo tra i governi russo e ceceno, dalla mezzanotte cessano le ostilità. Questa tregua permette ai ceceni di riorganizzarsi. Viene riportata la morte di Labazanov, ucciso insieme alla sua guardia del corpo nella sua residenza di Tolstoy – Yurt. Non è chiaro se sia stato ucciso dagli indipendentisti o nel corso di una faida mafiosa.
- 3 Giugno: in violazione degli accordi, l’aviazione russa bombarda Nozhai – Yurt.
- 6 Giugno: le delegazioni di Russia e ChRI si incontrano a Nazran per stabilire una roadmap di pacificazione. Vengono presi accordi sullo stop alle operazioni militari (anche quelle “speciali”) sulla restituzione dei prigionieri, la chiusura dei posti di blocco e dei campi di filtraggio, il ritiro delle truppe federali entro il 31 Agosto e lo svolgimento di libere elezioni.
- 7 Giugno: un ordigno esplode in un condominio a Mosca. Tre persone rimangono ferite.
- 8 Giugno: Il governatore del distretto di Urus – Martan, Yusup Elmurzaev, appena appuntato dal neonato governo filo – russo della Repubblica Cecena, viene ucciso dai separatisti. Il Presidente della Repubblica Cecena di Ichkeria ad interim, Zelimkhan Yandarbyev, esorta i ribelli ad eliminare “i traditori che collaborano con il regime fantoccio di Zavgaev e le autorità di occupazione”.
- 11 Giugno: Un altro attentato nella metropolitana di Mosca provoca la morte di quattro persone e il ferimento di altre 12.
- 16 Giugno: Si svolgono a Grozny e nelle aree controllate dai russi le elezioni per il Parlamento della Repubblica di Cecenia. Si astiene la maggior parte dei partiti e dei movimenti politici non solo separatisti, ma anche federalisti, visti gli accordi di Mosca presi dieci giorni prima. Zavgaev ottiene il 95% dei voti. Nello stesso giorno si tiene in Russia il voto presidenziale. Eltsin è in vantaggio, ma senza la maggioranza assoluta.
- 19 Giugno: scontri tra federali e separatisti presso Alkhan Yurt.
- 20 Giugno: altro elicottero russo abbattuto nei dintorni di Cherentoy. Il capitano dell’equipaggio rimane ucciso.
- 25 Giugno: Eltsin firma un decreto nel quale si ordina il progressivo ritiro della forze federali dalla Cecenia.
27 Giugno: il Presidente Zelimkhan Yandarbiev istituisce la commissione negoziale governativa per portare avanti i negoziati con la Federazione Russa. Essa è diretta da Said Khasan Abumuslimov e vede tra i suoi membri Aslan Maskhadov, Khozh Akhmed Yarikhanov, Akhmed Zakayev, Yaragi Abdullaev ed altri.
- 28 Giugno: a Nalchik, nella Repubblica di Cabardino Balcaria, un autobus di linea salta in aria. Muoiono 6 persone, più di 40 restano ferite. Altri ordigni, posizionati su un treno ed alla stazione ferroviaria di Prokhladny non esplodono. Mandante e gli esecutori dell’attentato sono stati riconosciuti nel comandante ceceno Ruslan Haykhoroev e dei suoi due fratelli minori.
- 3 Luglio: Eltsin vince al secondo turno delle elezioni, ottenendo così un altro mandato presidenziale.
- 6 Luglio: visto il rallentamento nelle operazioni di rimozione dei Check – Point federali in Cecenia, Maskhadov ricorda che dal giorno successivo i separatisti si riterranno liberi da qualsiasi obbligo assunto a Nazran.
- 7 Luglio: Mosca annuncia che non ritirerà completamente i Check – Point per preservare ordine e rispetto della legge in Cecenia. Zavgaev si dichiara disposto a trattare con Yandarbiev.
- 8 Luglio: di fronte al rifiuto dei separatisti di consegnare tutti i prigionieri prima dello smantellamento dei Check – Point, Tikhomirov minaccia l’intervento armato.
8 Luglio: con il Decreto del Presidente della ChRi 82 dell’8 Luglio 1996 “Sul codice penale della Repubblica Cecena di Ichkeria” il Presidente ad Interim Zelimkhan Yandarbiev introduce un nuovo Codice Penale, fortemente incentrato sulla legge islamica. Il documento entrerà in vigore soltanto il 7 Agosto successivo, a seguito della riconquista separatista di Grozny.
- 9 Luglio: inizia una campagna volta a pacificare il sud della Cecenia. Nel villaggio di Gekhi i federali bombardano le posizioni separatiste.
- 11 Luglio: le forze russe si dispiegano contro i ribelli a Gekhi e Makhkety. Violenti scontri culminano con la morte del comandante in capo del Fronte Sud dell’esercito ceceno, Dokku Mahal, e del vice comandante della Regione del Caucaso Settentrionale, il Maggior Generale russo Nikolai Skripnik. Negli stessi giorni i ceceni cercano di riconquistare Balmut, ma vengono respinti.
- 10 Luglio: su ordine di Tikhomirov, i federali bombardano il quartier generale di Yandarbyev a Makhkety.
- 12 Luglio: un filobus esplode a Mosca. I feriti sono 26. Le truppe federali lanciano un violento assalto alle posizioni separatiste nel sud della Cecenia.
- 13 Luglio: truppe federali assediano i villaggi di Alleroi, Tsentoroi, Bachi – Yurt e Khosy – Yurt. Inizia una terza fase di combattimenti. Eltsin può muoversi liberamente, avendo superato la campagna elettorale.
- 15 Luglio: Makhkety cade nelle mani dell’esercito russo. L’avanzata federale investe i centri di Elistanzhi e Khatuni. Vengono bombardati Shalazhi e Starye Atagi. Le truppe cecene abbandonano Tsentoroi, Alleroi e Bachi – Yurt. Nella periferia meridionale di Grozny, due blindati federali aprono il fuoco su auto civili, provocando la morte di 13 persone.
- 16 Luglio: le forze federali annientano i separatisti a Makhkety, Agishty e Khatuni. Il comando russo prevede la sconfitta dei separatisti entro la fine della settimana. In generale, il fronte separatista sembra in rotta.
- 17 Luglio: bombardamenti alla periferia di Shatoi e Vedeno. Chernomyrdin dichiara che il separatismo ceceno non consiste più una minaccia consistente.
- 17 – 18 Luglio: il Consiglio di Difesa della ChRI svolge una riunione a porte chiuse i cui esiti sono secretati.
- 19 Luglio: Il Generale Kvashnin, Comandante del Distretto Militare del Caucaso del Nord si offre di incontrare Maskhadov per discutere non soltanto della resa dei separatisti, ma anche del “destino personale” del comandante ceceno. Un attentato dinamitardo organizzato dalla resistenza cecena fallisce a causa della mancata detonazione delle cariche esplosive (20 kg di Tritolo) nella stazione ferroviaria di Voronezh.
- 20 Luglio: inizia una poderosa offensiva federale nell’ultimo distretto ceceno ancora saldamente in mano separatista. Shatoi, Vedeno, Nozhai – Yurt, Itum – Kale, Achkhoy – Martan subiscono pesanti bombardamenti. Truppe federali avanzano nel sud della Cecenia, indebolendo il sistema difensivo intorno a Grozny e ad altre città maggiori. I miliziani ceceni approfittano delle temporanee aperture per penetrare dentro Grozny alla spicciolata.
- 24 Luglio: il comando russo comunica che non saranno accettate trattative che non siano precedute dalla consegna delle armi e la resa delle forze combattenti cecene.
- 25 Luglio: l’ultimo vagone di un treno esplode a Volgograd. Fortunatamente la carica si innesca soltanto dopo che i passeggeri sono scesi dal treno. In Cecenia, i comandi russi si dicono fiduciosi di pacificare completamente la cecena per la fine dell’anno.
- 26 Luglio: reparti armati ceceni attaccano nottetempo Bamut, costringendo la difesa russa a riattivare quel settore considerato pacificato.
- 28 Luglio: Maskhadov fa pervenire al comando russo la disponibilità ad un accordo di pace. Il Generale Pulikowsky, comandante sul campo delle forze russe, bolla l’iniziativa come un “bluff”.
- 31 Luglio: Zavgaev dichiara che la situazione in Cecenia è di fatto stabilizzata.
- 6 – 22 Agosto: Operazione “Jihad”. I ceceni si infiltrano a Grozny e insorgono in massa, causando il collasso del fronte interno russo. Nelle due settimane di combattimenti i russi registrano più di duemila perdite tra morti e feriti. La città viene di fatto riconquistata dai ceceni.
8 Agosto: il Presidente ad Interm Zelimkhan Yandarbiev costituisce un Tribunale Militare che amministri la giustizia nella capitale appena riconquistata. Presidente del Tribunale è il Generale di Brigata Aslambek Ismailov. La corte opererà in regime di magistratura marziale dall’8 al 26 Agosto 1996, comminando 12 condanne a morte.
- 9 Agosto: nonostante la situazione militare dentro Grozny sia fuori controllo, Mosca non crede ad una minaccia seria, e Chernomyrdin ordina di risolvere sbrigativamente l’insurrezione.
- 10 Agosto: assediati dai miliziani, i militari di servizio al Ministero dell’Interno Russo prendono in ostaggio 500 fra pazienti e operatori del 9° ospedale cittadino. Ci vorranno 48 ore di trattative prima che i russi, utilizzando i pazienti come scudi umani, possano uscire dall’assedio. Una volta in salvo i militari, l’artiglieria rade al suolo l’ospedale.
- 11 Agosto: altri 20 civili ceceni vengono sequestrati dai reparti del Ministero dell’Interno. La situazione militare è fuori controllo e il Governo di Mosca si rende conto della gravità della situazione.
- 12 Agosto: alla stazione di Volzhsky esplode un ordigno artigianale che uccide una persona e ne ferisce 8. Eltsin si accorda con i separatisti per un cessate il fuoco tramite il Generale Alexander Lebed.
- 14 Agosto: Eltsin autorizza il cessate – il – fuoco. Makshadov è riceuto da Pulikovsky ed iniziano le trattative per una tregua.
- 15 Agosto: un primo accordo di tregua tra le parti non produce effetti. I combattimenti continuano in tutto il paese.
- 17 Agosto: Pulikovsky ordina il cessate il fuoco a tutte le unità operanti in Cecenia.
- 19 Agosto: Pulitovsky lancia un ultimatum ai separatisti ordinando di abbandonare la città e riservandosi di usare “qualsiasi mezzo necesario” per assicurarsi la liberazione della città.
- 20 Agosto: senza attendere l’esaurirsi delle 48 ore concesse, Pulikovsky lancia un violento bombardamento sulla città.
- 21 Agosto: mentre i bombardamenti aumentano, l’inviato di Eltsin Alexander Lebed convoca Maskhadov per un colloquio di pace “guidato da considerazioni umane e da buon senso”.
- 22 Agosto: di fronte alla catastrofica situazione della battaglia di Grozny, Il Generale Lebed, plenipotenziario russo, accorda a Maskhadov il “parziale” ritiro delle truppe in cambio di una tregua. Militari e funzionari della ChRI iniziano a prendere il controllo di Grozny e di tutta la Cecenia.
- 31 Agosto: con gli Accordi di Khasavyurt, firmati da Maskhadov per la Cecenia e dal Generale Alexander Lebed per la Russia, inizia il ritiro dell’esercito russo.
- Fine Agosto: con il ritiro delle truppe federali numerose famiglie russe ancora residenti vengono costrette alla fuga o direttamente sterminate. Nel solo mese di Agosto, nel distretto di Sunzha, 26 famiglie subiscono violenze e altre 52 sono costrette a fuggire dalla Cecenia.
- 23 Settembre: Yadarbiev nomina il nuovo Consiglio dei Ministri della Repubblica Cecena di Ichkeria. Maskhadov viene nominato Primo Ministro.
30 Settembre: Yandarbiev promulga il Decreto del Presidente della ChRI 138 del 30 Settembre 1996 Sull’istituzione dei tribunali arbitrali della Repubblica Cecena di Ichkeria con il quale avvia il ripristino del sistema giudiziario civile nel paese secondo il principio del “doppio binario”, un sistema nel quale alle istituzioni secolari si affiancano le prime corti religiose. Tale processo avrà termine il 16 Dicembre successivo, con l’abolizione delle corti secolari e l’istituzione del diritto religioso di Stato.
3 Ottobre: a Mosca iniziano i colloqui di pace ufficiali tra la delegazione russa, guidata dal Premier Viktor Chernomyrdin, e la delegazione cecena, guidata dal Presidente ad Interim Zelimkhan Yandarbiev.
- 15 Ottobre: Urus – Martan, roccaforte anti – dudaevita, si arrende ai secessionisti. L’amministrazione provvisoria viene esercitata da questo momento direttamente dai comandanti sul campo, nominati “prefetti” da Yandarbiev.
16 Ottobre: nasce il “Governo di Coalizione” Maskhadov I.
Novembre – Il Comitato di Difesa dello Stato (GKO) e il Parlamento della CRI fissano le elezioni per il Presidente e il Parlamento della CRI per il gennaio 1997.
12 Novembre: con il Decreto Presidenziale della ChRI 191 del 12 Novembre 1996 “Sull’abolizione del Decreto Presidenziale del 28 Maggio 1993, numero 45 riguardante lo scioglimento della Corte Costituzionale della Repubblica Cecena” Yandarbiev reinstituisce la Corte Costituzionale abolita da Dudaev, inquadrandola però in un progetto di riforma generale dello Stato in senso confessionale.
6 Novembre – Nella città Daghestana di Buinaksk una potente esplosione di un edificio di 9 piani, dove vivonole guardie di frontiera e le loro famiglie., causa la morte di 69 Persone.
- 23 Novembre: a margine di un incontro al vertice tra i governi russo e ceceno, il Primo Ministro russo Chernomyrdin dichiara solennemente che la Russia non interferirà in alcun modo nel processo democratico dello Stato ceceno.
24 Novembre: con il Decreto del Presidente della ChRI 209/37 dl 24 Novembre 1996 Sul riordino dei sistemi della Magistratura nella Repubblica Cecena di Ichkeria Yandarbiev pone le premesse per la fine del “doppio binario” giuridico, il quale prevede la coesistenza di magistratura secolare e magistratura religiosa, a vantaggio della seconda.
Dicembre: Con decreto del presidente della CRI Zelimkhan Yandarbiev, la capitale della CRI – la città di Grozny viene ribattezzata città di Dzhokhar (ZhovkhIar-gIala) – in onore del primo presidente dello Stato ceceno, Dzhokhar Dudayev.
2 Dicembre: con il Decreto del Presidente della ChRI 226 del 2 Dicembre 1996 “Sulla creazione della Guardia della Sharia sotto il Presidente della Repubblica Cecena di Ichkeria” Yandarbiev istituisce la polizia religiosa, dipendente dai tribunali della Sharia, cui sono delegati, oltre al controllo “morale” della popolazione, i compiti di polizia locale, polizia penitenziaria e custodia degli istituti carcerari.
16 Dicembre: con il Decreto del Presidente della ChRI 246 del 16 Dicembre 1996 “Sulla Suprema Corte Arbitrale della Repubblica Cecena di Ichkeria” Yandarbiev istituisce una corte d’appello civile deputata a svolgere le funzioni di una “Corte Costituzionale depotenziata”.
16 Dicembre: con il Decreto del Presidente della ChRI 247 del 16 Dicembre 1996 Sul riordino della magistratura nella Repubblica Cecena di Ichkeria Yandarbiev pone fine alla coesistenza di magistratura secolare e magistratura religiosa a vantaggio della seconda. I tribunali civili cessano di funzionare in tutta la Repubblica, mentre inizia la formazione delle corti di diritto islamico.
1997
Gennaio – Febbraio: una delegazione parlamentare visita Polonia, Ucraina, Germania e Italia. In particolare, in Italia, i rappresentanti del Parlamento visitano il Trentino Alto Adige.
15 Gennaio: con il Decreto del Presidente della ChRI 20 del 15 Gennaio 1997 Sull’ordinamento giudiziario della CRI Yandarbiev introduce i primi regolamenti riguardanti la nuova magistratura islamica introdotta nel Dicembre precedente.
- 16 Gennaio: ritiro dell’ultima unità militare russa dal suolo ceceno.
- 27 Gennaio: a seguito delle elezioni presidenziali tenute in Cecenia, Aslan Maskhadov, comandante delle truppe separatiste sul campo, viene eletto con il 59,1% dei voti.
- 12 Febbraio: Maskhadov presta il giuramento presidenziale.
- 13 Febbraio: iniziano i lavori del nuovo parlamento ceceno. Viene eletto Presidente l’ex comandante Ruslan Alikhadziev.
- 13 Marzo: Maskhadov inizia la riogranizzazione delle forze armate cecene. Nel tentativo di limitare lo strapotere delle milizie, stabilisce che l’unica forza armata riconosciuta debba essere la Guardia Nazionale e invita i comandanti a smilitarizzare le loro milizie personali.
- 24 Marzo: Maskhadov presenta al Parlamento la nuova squadra di governo. In essa sono presenti sia esponenti dudaeviti, sia esponenti della vecchia opposizione al regime. I Comandanti di Campo insorgono contro la proposta di Maskhadov e chiedono che coloro che hanno collaborato con le autorità federali durante il conflitto siano esclusi dai pubblici incarichi.
Aprile-Maggio: Gli organi del Servizio di sicurezza nazionale della Repubblica cecena di Ichkeria hanno effettuato un’operazione per disarmare le formazioni cosacchi nella regione di Naurskiy, durante la quale sono stati scoperti e liquidati depositi di armi destinati all’armamento dei cosacchi del dipartimento di Naurskiy. Gli attivisti arrestati del movimento cosacco (ataman del dipartimento V. Kashlyunov, capo del quartier generale del dipartimento A. Lugansky, atamani di alcuni villaggi) hanno ammesso di avere legami con l’FSB della Federazione Russa.
10 Aprile: Il presidente della CRI Aslan Maskhadov, con suo decreto, ha sostituito 20 capi delle amministrazioni regionali (su 23). Nelle regioni della repubblica, al posto delle prefetture, sono stati ripristinati gli uffici esecutivi regionali del presidente (RIUP), i cui capi sono nominati dal presidente della CRI.
- 23 Aprile: un bomba piazzata nella stazione ferroviaria di Armavir provoca la morte di 3 cittadini russi e il ferimento di altri dodici. L’attacco viene rivendicato dal leader ceceno Salman Raduev.
- 10 Maggio: la giornalista russa Elena Masuk ed il suo operatore vengono sequestrati da milizie operanti in cecenia. Dopo tre mesi di prigionia, verranno rilasciati dietro il pagamento di un consistente riscatto.
- 12 Maggio: a Mosca, Eltsin e Maskhadov firmano il “Trattato di pace e principi delle relazioni tra la Federazione Russa e la Repubblica Cecena di Ichkeria” e un accordo sulle relazioni economiche tra i due Stati. Nel primo i due governi dichiarano di rinunciare “per sempre all’uso della mineccia e della forza nella risoluzione di eventuali controversie, e costruire i loro rapporti in conformità con i principi e le norme generalmente riconosciute dal diritto internazionale”. In questo modo secondo alcuni giuristi la Russia riconosce di fatto la CRI, mentre secondo altri la forma lo suggerisce ma la sostanza (procedimento di ratificazione, comportamenti dei rispettivi governi rispetto all’allocazione di fondi federali, mancato riconoscimento formale della Cecenia) lo nega.
- 25 Maggio: Maskhadov ordina la smobilitazione delle forze armate non riconosciute e integrate nella Guardia Nazionale.
- 31 Maggio: alle elezioni comunali di Grozny si sfidano il candidato moderato Atgeriyev ed il radicale Lecha Dudaev. Nonostante Atgeriev ottenga la maggioranza dei vori, i disordini in città costringono le autorità a chiudere i seggi ed annullare la tornata elettorale, confermando Dudaev sindaco “pro tempore” della città.
- 3 Giugno: a seguito delle proteste da parte dei veterani di guerra, Maskhadov presenta una nuova, più ampia squadra di governo nella quale gli ex – comandanti di campo occupano molti ruoli chiave.
7 Giugno: il Parlamento vara la Legge “Sul Servizio Fiscale della Chri“
- 14 Giugno: di fronte alla mancata collaborazione da parte dei comandanti, ormai divenuti signori della guerra, Maskhadov ordina la soppressione di tutte le forze armate non riconosciute. Per aggirare l’obbligo nei mesi seguenti i signori della guerra trasformeranno le loro milizie in corpi “civili” o in società di sicurezza armata.
- 8 Luglio: Esplode una bomba radiocomandata nei pressi di Khasavyurt. L’esplosione provoca la morte di 9 persone e il ferimento di altre 13. La Repubblica del Daghestan decreta l’aumento delle forze di sicurezza nella zona.
5 – 10 Agosto: Maskhadov visita gli Stati Uniti in occasione della Seconda Conferenza Internazionale dell’Unità Musulmana, durante la quale ebbe modo di intervenire incassando il favore dei rappresentanti islamici di tutto il mondo. In una conferenza stampa a Washington il Presidente si dichiara disponibile a coinvolgere gli Stati Uniti in un negoziato trilaterale con la Russia per la risoluzione dello status della Cecenia.
16 Agosto: con il Decreto del Presidente della CRI 375 del 16 Agosto 1997 “Sull’allontanamento del personale, dei presidenti e dei giudici dei tribunali distrettuali, cittadini e regionali della Shariah, e del Tribunale Militare della ChRI” il Presidente Maskhadov introduce nuovi e più stringenti metodi di selezione del personale destinato ai tribunali della Sharia, con l’obiettivo di risolverne la cronica inefficienza ed attribuire alla magistratura maggior credibilità presso la popolazione.
16 Agosto: con il Decreto del Presidente della ChRI 376 del 16 Agosto 1997 “Su emendamenti e integrazioni ai decreti presidenziali 18 del 23 Marzo 1995 sulle corti della Sharia e 209/37 del 24 Novembre 1996 “Sull’istituzione dei tribunali della Sharia e l’introduzione di azioni di procedura giudiziaria della Sharia in tutto il territorio della ChRI”, 247 del 16 Dicembre 1996 “Sulla riorganizzazione del sistema giudiziario nella Repubblica Cecena di Ichkeria” Maskhadov interviene ulteriormente nella formulazione dei regolamenti e delle procedure giudiziarie cui devono attenersi i funzionari dei tribunali della Sharia, e sui processi di selezione del personale.
16 Agosto: con il Decreto del Presidente della ChRI 377 del 16 Agosto 1997 “Sulla approvazione della composizione dei presidenti della Corte Suprema della Sharia della ChRI, delle corti regionali, cittadine, dei tribunali regionali della Sharia, del Tribunale Militare della Repubblica Cecena di Ichkeria, dei loro sostituti e dei giudici della Corte Suprema della Sharia, delle corti distrettuali, cittadine e regionali” Maskhadov approva le nomine dei tribunali distrettuali, regionali e cittadini e su quelle dell’Alta Corte della Sharia.
3 Settembre: viene eseguita la prima esecuzione pubblica in forza di una condanna da parte di un tribunale della Sharia.
19 Settembre: Il Parlamento vara la legge “Sulla Banca Nazionale della ChRI”
30 Settembre: ignoti attentano alla vita del Generale di Brigata Salman Raduev, nazionalista radicale da tempo in rotta di collisione con Maskhadov.
Ottobre: Maskhadov visita la Polonia in occasione della Conferenza Internazionale sui Diritti Umani. L’evento produce una grossa eco mediatica, ed i convenuti alla conferenza votano una dichiarazione di supporto all’indipendenza della Repubblica Cecena di Ichkeria. A seguire il Presidente visita il Regno Unito, dove si intrattiene con l’ex Primo Ministro Margareth Thatcher. Nessun accordo sul riconoscimento della ChRi viene comunque concluso.
Il Parlamento tiene una serie di assemblee congiunte con membri del Comitato di Stato per gli Affari Religiosi e la Sharia, dell’Alta Corte della Sharia e del Consiglio degli Ulema, in ordine ad armonizzare la riforma del sistema giuridico, ormai divenuto pienamente confessionale.
All’inizio del mese si tiene la prima riunione del Consiglio Pubblico di Presidenza (OC) durante la quale i delegati dichiarano il pieno sostegno alla politica presidenziale ed offrono la loro assitenza alla soluzione dei problemi più impellenti, criminalità in primis.
Si tiene la prima assemblea del movimento politico filo – governativo Stato Islamico Ceceno, presieduto dal Generale di Brigata Turpal – Ali Atgeriev. Il partito sostiene la politica presidenziale e punta a rafforzare i poteri del Capo dello Stato in ordine a portare la pace sociale nel paese.
Il maggiore dell’FSB della Federazione Russa Vladimir Cherepanov e il suo collegamento, un certo Ismailov, sono stati arrestati nel territorio della Repubblica cecena di Ichkeria. Durante l’interrogatorio, Cherepanov ha ammesso di essere stato inviato dai servizi speciali russi a Ichkeria per raccogliere informazioni, creare una rete di agenti e reclutare agenti tra i residenti locali. L’operazione FSB è stata pianificata sotto la copertura di un ufficio di rappresentanza di una società di costruzioni, per conto della quale è arrivato Cherepanov.
1 Ottobre: Maskhadov parla ai giornalisti in relazione alla crisi delle relazioni russo – cecene, lamentando un atteggiamento ostile da parte del governo di Mosca consistente in un sostanziale blocco economico e dei trasporti, e di una guerra sotterranea di informazione ai danni della leadership della ChRI.
1 Ottobre: Si tiene a Dzhokhar (Grozny) una mostra del fotoreporter tedesco Dvorak sul tema “la vita della Cecenia nel 1994 – 1997”, patrocinata congiuntamente dall’agenzia di stampa statale Chechenpress e quella privata ceca Epicentrum.
6 Ottobre: Si tiene a Dzhokhar (Grozny) una manifestazione in sostegno di Salman Raduev, scampato pochi giorni prima ad un attentato alla sua vita. In Piazza Sheikh Mansur si raccolgono militanti dei movimenti “La Via di Dzhokhar”, “Confederazione Caucasica” e di altre associazioni radicali. I manifestanti dichiarano colpevoli i servizi segreti russi e chiedono maggior impegno da parte del governo Maskhadov nella lotta alle provocazioni russe.
22 Ottobre: Maskhadov chiede al Parlamento il conferimento di poteri speciali per governare il periodo di transizione e mantenere l’ordine nella Repubblica. In particolare chiede il diritto di nomina sui funzionari pubblici senza il consenso del Parlamento, come previsto dalla Costituzione.
25 Ottobre: una delegazione cecena giunge a Mosca per discutere la riapertura ai voli internazionali dell’aereoporto Sheikh Mansour di Dzhokhar/Grozny. i negoziati portano ad un accordo di massima sulla ricostituzione dell’aereoporto come hub internazionale, ma permane il nodo inestricabile del riconoscimento della ChRI da parte della Russia.
28 Ottobre: Con Decreto Presidenziale Maskhadov licenzia i capi di numerosi ministeri e dipartimenti del governo. In particolare vengono sollevati dai loro incarichi Musa Doshukayev (Primo Vicepresidente del Gabinetto dei Ministri con delega all’economia) Isa Astamirov (Ministro dell’Economia) Omar Turshaev (Capo del Dipartimento del Servizio Fiscale) e Khozh – Akhmed Yarikhanov (Direttore della Società Petrolifera di Stato YUNKO, nel frattempo sciolta) oltre al Direttore della compagnia aerea di Stato, Viskhan Shakhabov.
28 Ottobre: il Parlamento rifiuta la concessione dei poteri speciali di nomina a Maskhadov.
- 29 Ottobre: A Buinaksk, in Daghestan, una bomba esplode in una residenza della 138a Brigata Motorizzata, senza causare vittime.
Novembre – La prima organizzazione neofascista cecena, il Partito nazionalista “Nokhchi” (“ceceno”), il cui simbolo è la svastica (leader Shirvani Pashayev), ha annunciato la sua esistenza nella città di Dzhokhar. I membri del NPN si sono dichiarati “guardiani della nazione cecena”.
Il presidente della CRI Aslan Maskhadov ha effettuato una visita privata negli Stati Uniti. Durante la sua permanenza a Washington, il leader ceceno si è rivolto ai giornalisti americani al Carnegie Center, ha incontrato il senatore J. Robb e rappresentanti del Dipartimento di Stato americano.
L’ex presidente della CRI Zelimkhan Yandarbiev e il comandante dell’esercito generale Dudayev Salman Raduyev propongono iniziative dedicate ai problemi dell’unione del Caucaso e della liberazione dei popoli caucasici dall’imperialismo russo.
6 novembre – Il vicepresidente della CRI Vakha Arsanov, in relazione alla partenza del presidente Aslan Maskhadov per un viaggio all’estero, il capo dello stato ad interim, ha firmato un decreto “Sul divieto di produzione e vendita di bevande alcoliche su il territorio della CRI. “
15 Novembre: il Parlamento vara la legge “Sulle armi”.
25 Novembre: il Parlamento vara la legge “Sulla cultura”.
Dicembre – Il Parlamento della CRI ha promulgato risoluzioni “Sulle autorità illegali e criminali e l’amministrazione del regime di occupazione” e “Sui capi degli organi di governo e di amministrazione che hanno lavorato durante il periodo di guerra sul territorio della CRI in regimi fantoccio, e le persone che si sono ritirate dall’esecuzione delle loro responsabilità ufficiali durante la guerra “.
Il presidente del Consiglio supremo della Repubblica cecena di Ichkeria Batukaev si è rivolto al presidente della Repubblica cecena di Ichkeria Aslan Maskhadov e al presidente del parlamento della Repubblica cecena di Ichkeria Ruslan Alikhadzhiev con una protesta contro l’amnistia annunciata dal Parlamento. L’appello afferma che “il decreto sull’amnistia contraddice i fondamenti dell’Islam”, poiché “nell’Islam, né il pentimento di una persona condannata o detenuta, né la petizione di nessuno, né grandi date sono motivo per la loro liberazione da responsabilità e punizione. “
Il Forum Internazionale della Casa Caucasica, guidato dal generale di brigata Salman Raduyev, ha fatto appello ai governi delle repubbliche caucasiche affinché “correggano il loro errore storico” e riconoscano l’indipendenza statale della Repubblica cecena di Ichkeria.
- 21 – 22 Dicembre: un gruppo di combattenti ceceni e daghestani lancia un attacco alla base della 136a brigata motorizzata nei pressi di Buynaksk. Sulla via del ritorno, vengono presi in ostaggio 3 civili e 7 poliziotti, che vengono usati come scudi umani a copertura del ritiro dei terroristi. L’azione è comandata e rivendicata da Ibn Al Khattab.
30 Dicembre: Lecha Khultygov viene nominato Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale. La sua posizione integralista nei confronti degli ex combattenti prestati al crimine lo renderà presto un bersaglio dei comandanti di campo più riottosi.
Fine dicembre 1997 – Il presidente della CRI Aslan Maskhadov ha confermato la nomina di Shamil Basayev a presidente ad interim del governo della CRI e lo ha incaricato di formare un nuovo gabinetto dei ministri.
1998
9 Febbraio: il Parlamento vara la legge “Sul codice penale della ChRI”.
13 Febbraio: il Parlamento vara la “Legge sulla lustrazione del personale” in forza della quale tutti i candidati a posizioni di rilievo nella pubblica amministrazione devono dimostrare di non aver collaborato con le forze occupanti durante la guerra. Il Servizio di Sicurezza Nazionale viene incaricato di sovrintendere all’applicazione della legge, verificando l’affidabilità dei soggetti interessati.
Marzo: una delegazione parlamentare guidata da Akhya d Idigov ed Hussein Iskhanov visita la Lettonia e tiene una riunione ufficiale al Ministero della Difesa.
1 Aprile: il Presidente del Gabinetto dei Ministri, Shamil Basayev, decreta il corso legale dei nuovi passaporti ufficiali della ChRI. Contestualmente viene vietata l’emissione di nuovi passaporti recanti le insegne dell’Unione Sovietica, della Federazione Russa o di qualsiasi altro stato.
6 Aprile – Arrivo nella città di Dzhokhar “Caravan of Peace and Mercy” con aiuti umanitari da Stavropol. Questa missione è stata organizzata su iniziativa del metropolita Gedeon di Stavropol e Baku, che ha fatto appello ai residenti del territorio di Stavropol per fornire assistenza alla popolazione della CRI. La delegazione di Stavropol è stata ricevuta dal presidente della CRI Aslan Maskhadov.
16 Giugno: il Parlamento vara la legge “Sull’istruzione”.
21 Giugno: Uomini del Servizio di Sicurezza Nazionale sequestrano le apparecchiature radiotelevisive in dotazione ai militanti dell’organizzazione radicale “Esercito di Dzhokhar Dudaev“, afferente al comandante di campo Salman Raduev. I suoi seguaci, guidati dal Colonnello Vakha Jafarov, fanno irruzione nell’edificio della TV di Stato, dove le apparecchiature sequestrate sono state depositate. Nella sparatoria seguente muoiono sia Jafarov che il Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale, Lecha Khultygov.
9 Settembre: il Parlamento vara la legge “Sulle misure di protezione sociale delle vittime della Guerra Russo – Cecena del 1994 – 1996)”.
Ottobre – Il presidente della CRI Aslan Maskhadov ha annunciato la composizione del nuovo Gabinetto dei Ministri. I viceprimi ministri della CRI erano: leader dell’OPD “Stato islamico ceceno”, il generale di brigata Turpal-Ali Atgeriev (supervisore delle forze di sicurezza), il generale di brigata Kazbek Makhashev (capo della SVR), Lom-Ali Alsultanov (per l’agricoltura), Alkhazur Abdulkerimov (curatore del complesso petrolifero), Isa Bisaev (sulle questioni economiche), Eli Sultanov (sui trasporti), Khamzat Shidayev (sulle questioni sociali). Anche il ministro dell’informazione, stampa e cultura Akhmed Zakayev e il ministro delle strade Nuzhden Daaev, che hanno mantenuto i loro portafogli, hanno ricevuto lo status di vice primi ministri.
8 ottobre – Nella città di Dzhokhar si è svolto un congresso dei sostenitori del presidente della Repubblica cecena di Ichkeria Aslan Maskhadov, che si è dichiarato Congresso nazionale del popolo ceceno – il successore legale del Comitato nazionale del Repubblica cecena L’iniziatore del congresso è stato il primo vicepremier della Repubblica cecena di Ichkeria Turpal-Ali Atgeriyev e del movimento “Stato islamico ceceno” da lui guidato.
22 ottobre – Il presidente della CRI Aslan Maskhadov ha chiesto ai comandanti sul campo di sciogliere tutte le formazioni armate che non fanno parte della struttura delle forze armate CRI entro una settimana. Il presidente ha osservato che tutte le basi militari illegali sul territorio della repubblica “sono soggette a liquidazione immediata”.
25 ottobre 1998 – Nel centro della città di Dzhokhar, a seguito di un attentato organizzato, il generale di brigata Shadid Bargishev, capo del dipartimento per la lotta ai rapimenti di persone presso il MShGB CRI, è stato ucciso.
28 ottobre 1998 – Il Parlamento della Repubblica cecena di Ichkeria ha deciso di conferire al leggendario abrek ceceno Khasukha Magomadov l’ordine “Qoman Siy” (“Onore della nazione”) (postumo).
9 novembre 1998 – Nella città di Dzhokhar, nella sala da concerto intitolata Imam Alimsultanov, si è tenuto un incontro che si è chiamato “Congresso del Congresso nazionale del popolo ceceno”, convocato dai comandanti del campo dell’opposizione. La riunione ha adottato risoluzioni “Sullo stato dell’OKChN”, “Sulla distribuzione dal 1 gennaio 1999 dei proventi della vendita di prodotti petroliferi in conformità con la Shariah”, “Sulla Corte Suprema della Shariah”, “Sul portare relazioni interstatali tra Cecenia e Russia secondo le norme della Sharia ”e altri.
1 Dicembre: il Parlamento vara la legge “Sulla difesa”.
8 dicembre 1998 – Nella regione Achkhoy-Martan del paese, vicino al confine con l’Inguscezia, sono state trovate le teste mozzate di ostaggi stranieri: tre inglesi e un neozelandese arrivati nella repubblica per installare le telecomunicazioni (sono stati rapiti in ottobre 3 da un gruppo criminale sconosciuto).
11 dicembre 1998 – Il presidente della CRI Aslan Maskhadov ha annunciato una parziale mobilitazione dei riservisti delle Forze armate CRI ed ex membri della Resistenza cecena per sostenere le forze dell’ordine e organizzare una lotta decisiva contro le formazioni di banditi e le organizzazioni criminali.
12 dicembre 1998 – Nella città di Dzhokhar, nel Palazzo della Cultura dei Chimici, si è svolta una conferenza del Congresso dei Popoli di Ichkeria e Daghestan (KNID), guidato da Shamil Basayev. La conferenza ha adottato una risoluzione sulla situazione in Ichkeria e Daghestan.
13 dicembre 1998 – Si è tenuto nella città di Dzhokhar l’incontro di fondazione dei giornalisti islamici della Repubblica cecena di Ichkeria e del Caucaso. I partecipanti all’incontro hanno deciso di istituire l’Unione dei giornalisti islamici (SJJ) come organizzazione indipendente che unisce tutti i giornalisti islamici nel Caucaso. Mayrbek Taramov, direttore dei giornali “Way of Islam” e “Islamic Nation”, è stato eletto presidente del SIJ.
17 dicembre 1998 – Si è svolta una manifestazione di migliaia di sostenitori del presidente della CRI Aslan Maskhadov a sostegno della lotta delle autorità contro formazioni di banditi e gruppi armati illegali (organizzatori dell’azione – Turpal-Ali Atgeriyev e Mayrbek Vachagaev) in Piazza della Libertà nel centro di Dzhokhar.
24 dicembre 1998 – Il Consiglio Supremo della Repubblica cecena di Ichkeria ha effettivamente sostenuto il piano del Vicepresidente della Repubblica cecena di Ichkeria Vakha Arsanov per sciogliere il Parlamento della Repubblica cecena di Ichkeria, adottando risoluzioni sulla sospensione delle attività del Parlamento della CRI come “contrario ai principi dell’Islam” e sulla creazione di un Consiglio di Stato Islamico – Shura tra influenti comandanti sul campo e leader religiosi (tuttavia, la leadership del Parlamento della Repubblica cecena di Ichkeria ha rifiutato di riconoscere la decisione della Supreme High School come legale).
1999
3 Febbraio: con il Decreto del Presidente della ChRi 39 del 3 Febbraio 1999 “Sull’introduzione della piena regola della Sharia nel territorio della Repubblica Cecena di Ichkeria” Maskhadov trasforma ufficialmente la ChRI in uno Stato Islamico. Tale provvedimento, in contrasto con la Costituzione e con la volontà del Parlamento, da avvio ad una crisi istituzionale tra i massimi organismi dello Stato.
5 Febbraio: con il Decreto del Presidente della ChRI 73 del 5 Febbraio 1999 “Sul riconoscimento di diritti aggiuntivi al tribunale della Sharia” Maskhadov rafforza l’autorità dei tribunali della sharia e li riconosce ufficialmente unica autorità giudiziaria nel paese.
8 Febbraio: con il Decreto del Presidente della ChRI 46 dell’8 Febbraio 1999 “Sulla costituzione della Sharia” Maskhadov ordina la costituzione di una Commissione deputata alla scrittura di una nuova Carta Fondamentale in accordo con la legge islamica, con l’obiettivo di trasformare la Cecenia in uno stato confessionale pienamente funzionante entro il 1999.
Aprile – Dimissioni del ministro della Sicurezza dello Stato della Sharia della Repubblica cecena di Ichkeria Aslanbek Arsayev su sua richiesta. Il generale di brigata Aidamir Abalaev è stato nominato nuovo capo del MShGB.
Il presidente della CRI Aslan Maskhadov ha assegnato il più alto ordine “Qomansiy” (“Onore della nazione”) allo scrittore, storico e attivista per i diritti umani S. Gayev – coautore, compilatore e organizzatore della pubblicazione del libro “Haybakh: le indagini continuano”. Allo stesso tempo, l’Ordine “Yakh” (“Onore”), “per il coraggio dimostrato e l’adempimento coscienzioso del suo dovere verso il popolo durante l’aggressione dell’esercito russo contro la Repubblica cecena di Ichkeria”, è stato assegnato a: Direttore degli archivi nazionali della Repubblica cecena di Ichkeria M. Muzaev (“per la raccolta di materiali sul genocidio”), l’avvocato M. Khadisov (“per la raccolta e la legalizzazione di materiali sul genocidio del popolo ceceno per portare i carnefici alla Corte internazionale di Giustizia e Corte di Storia “), giornalista e pubblicista T. Chagaeva (” per un’ampia copertura nei mass media di crimini segreti contro il popolo ceceno “).
10 Aprile – Numerosi raduni alla periferia del villaggio di Starye Atagi, tenuti su convocazione del Presidente della CRI Aslan Maskhadov e proclamati dall’Assemblea (gulam) del popolo ceceno. Lo scopo della manifestazione era di riconciliare tutte le forze politico-militari della Cecenia e unire il paese per combattere una minaccia esterna.
15 Aprile – La leadership della Repubblica cecena di Inguscezia e della Repubblica di Inguscezia ha riaffermato l’accordo sulla trasparenza del confine ceceno-inguscia. A Nazran l’accordo corrispondente è stato firmato dal presidente dell’Inguscezia Ruslan Aushev e dal vice primo ministro della CRI Kazbek Makhashev.
19 Aprile – Dichiarazione ufficiale dei rappresentanti del Cremlino che il Presidente della Federazione Russa Boris Eltsin è pronto a incontrare il Presidente della CRI Aslan Maskhadov. Il capo dello Stato ceceno ha accolto con favore la decisione del leader russo e ha ordinato di “intensificare i preparativi per l’incontro”.
21 Aprile – Si è tenuta una manifestazione commemorativa nel villaggio di Gekhi-Chu per commemorare il primo presidente della Repubblica cecena di Ichkeria, Dzhokhar Dudayev, e tutti i combattenti della Resistenza morti per la libertà e l’indipendenza dello stato ceceno (Nokhchiychoy ). Parlando alla manifestazione, il presidente della CRI Aslan Maskhadov ha annunciato un decreto sul perpetuare la memoria di Dudayev – a Grozny (ribattezzato nel 1997 nella città di Dzhokhar) un monumento-churt (una lapide simbolica) al primo presidente di Ichkeria sarà essere eretto.
23 Aprile – Ordinanza del Presidente della CRI Aslan Maskhadov sull’istituzione della Commissione di controllo statale, che dovrebbe monitorare e verificare le attività dei capi delle imprese, organizzazioni e istituzioni statali in termini di conformità con le loro posizioni.
26 Aprile – Il presidente della CRI Aslan Maskhadov ha formato un gruppo di lavoro per preparare il processo di negoziazione tra i presidenti della CRI e la Federazione Russa e ha creato una delegazione di partecipanti al vertice. Akhyad Idigov, presidente del comitato del parlamento della Repubblica cecena di Ichkeria per la politica estera, è stato nominato capo del gruppo di lavoro. Il capo della delegazione era il vice primo ministro Kazbek Makhashev, comprendeva: il ministro della cultura, dell’informazione e della stampa Akhmed Zakayev, il capo dell’Agroprom Lom-Ali Alsultanov, l’ex vicepresidente Sayd-Khasan Abumuslimov.
20 Agosto: una delegazione parlamentare guidata dal Deputato Akhyad Idigov raggiunge la Lituania, dove intrattiene colloqui ufficiali.
Ottobre 1999 – Con decreto del presidente della CRI, Aslan Maskhadov, l’ex presidente della CRI, Zelimkhan Yandarbiev, è stato nominato rappresentante plenipotenziario dell’Ichkeria nei paesi musulmani.
5 ottobre – In connessione con l’aggressione della Federazione Russa contro la Repubblica cecena di Ichkeria e l’inizio di ostilità su larga scala, nonché al fine di garantire la protezione della sovranità e dell’integrità del paese, il Presidente di la CRI Aslan Maskhadov ha firmato un decreto “Sull’introduzione della legge marziale nel territorio della CRI” (con 24 ore 5 ottobre 1999).
7 ottobre 1999 – L’aviazione russa ha lanciato un attacco missilistico e bomba su aree residenziali e una scuola nel villaggio di Elistanzhi, distretto di Vedeno di CRI: più di 20 persone (compresi bambini) sono state uccise, diverse decine sono rimaste ferite, molte case sono state distrutte .
19 ottobre 1999 – I bombardieri russi lanciano un attacco missilistico contro le zone residenziali della città di Urus-Martan: 6 uccisi, 15 feriti, 48 case distrutte.
21 ottobre 1999 – Alle 16.30, l’esercito russo ha lanciato un potente attacco con missili tattici terra-terra SCAD nelle aree più densamente popolate della città di Dzhokhar. L’ospedale centrale di maternità, il mercato centrale, la stazione centrale degli autobus, il microdistretto Olimpiyskiy, l’ufficio postale centrale e una moschea nel villaggio di Kalinin sono stati colpiti da razzi. Più di 400 persone sono state uccise, circa 200 cittadini della repubblica sono rimasti feriti (questo è stato il caso quando il tradizionale rapporto tra uccisi e feriti – da uno a quattro – dall’uso di armi convenzionali nel caso di uso di armi a razzo raggiunge tattico valore – due uccisi per un ferito).
23 ottobre 1999 – Sgranatura della città di Argun e di altri insediamenti della CRI con missili tattici SKAD.
29 ottobre 1999 – Sull’autostrada Petropavlovskoe, vicino al villaggio. Doykur-Evl (Tolstoy-Yurt) della regione Staro-Yurt del CRI, i “federali” hanno sparato a bruciapelo il “corridoio umanitario” dei profughi ceceni che rientrano nelle regioni settentrionali del Paese dalla regione di Vedeno. Le vittime di questo atto disumano erano principalmente anziani, donne e bambini indifesi.
29 ottobre 1999 – Sull’autostrada Baku-Rostov, nelle immediate vicinanze del villaggio. Shaami-Yurt del distretto Achkhoy-Martan della CRI, due aerei da combattimento SU-25 dell’Aeronautica militare russa hanno lanciato un attacco aereo sul convoglio del Comitato ceceno della Croce Rossa e il trasporto dei profughi che stavano cercando di lasciare la CRI . Come risultato di questo atto barbaro, 14 auto sono state danneggiate, 16 persone sono state uccise, 11 cittadini sono rimasti feriti di varia gravità.
4 novembre 1999 – L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) ha adottato la Risoluzione n. 1201 “Conflitto in Cecenia” che chiede alla Federazione Russa di dichiarare un cessate il fuoco, avviare negoziati con il Presidente della CRI Aslan Maskhadov e fermare i raid contro la popolazione civile della repubblica (tuttavia, la Russia non ha risposto).
29 dicembre 1999 – L’esercito russo ha arrestato i giornalisti stranieri Daniel Williams (Washington Post), David Philip (Boston Globe), Marcus Warren (Daily Telegraph), Rodrigo Fernandez (El Pais) vicino alla capitale cecena di Johar.), Riccardo Ortega e Teimuraz Gabashvili (compagnia televisiva spagnola Antenna 3), così come il fotografo indipendente britannico Michael Yassulovich, che sono stati accusati di aver violato l’ordine di soggiorno e di lavoro sul territorio della Federazione Russa, poiché non avevano il permesso di rimanere nella zona di guerra ( i giornalisti in elicottero sono stati portati a Mozdok e, dopo aver chiarito i dettagli dell’incidente, sono stati rilasciati).
2000
29 Marzo: Imboscata di Dzhani Vedeno. Un reparto della polizia federale viene accerchiato a distrutto alla periferia del villaggio. I russi contano 43 morti e 15 feriti.
6 Aprile : Adozione della risoluzione “Conflitto nella Repubblica cecena” durante la sessione dell’APCE, in cui i parlamentari hanno espresso insoddisfazione per la politica russa nel Caucaso settentrionale e hanno privato la delegazione russa del diritto di voto.
12 ottobre 2000 – Azione di sabotaggio dei mujaheddin ceceni nella città di Dzhokhar, presso l’edificio del cosiddetto “Oktyabrskiy ROVD”. Nel momento in cui è arrivata lì un’auto con i dipendenti dell’ufficio del procuratore fantoccio, un’auto UAZ-469 piena di esplosivo è stata fatta esplodere. Secondo i dati ufficiali, 10 punitori sono stati uccisi, 16 sono rimasti feriti.
9 dicembre 2000 – Nel villaggio. Alkhan-Yurt, distretto di Urus-Martan, un’auto minata è stata fatta saltare in aria (21 persone sono morte, oltre 20 sono rimaste ferite).
2001
3 novembre 2001 – Alla periferia del paese. Tsa-Vedeno della regione di Vedeno, muore l’emiro militare della brigata islamica “Jundulla” (Fronte orientale delle forze armate della CRI) Adam Umalatov (segnali di chiamata – “Teheran”, “Taimi”).
29 novembre 2001 – Nella città di Urus-Martan, una giovane vedova cecena, Luiza Gazueva, fece esplodere con lei il comandante militare del distretto di Urus-Martan, il generale Gaidar Gadzhiev.
5 dicembre 2001 – A Makhachkala, la Corte Suprema del Daghestan (giudice – Boguzha Unzholov, procuratore generale della Russia Vladimir Ustinov) ha organizzato un processo sul “caso Raduev” e ha emesso una “condanna” a quattro partecipanti al Giorno di battaglia: Salman Raduev – ergastolo, Turpal-Ali Atgeriyev – 15 anni, Khusein Gaisumov – 8 anni, Aslanbek Alkhazurov – 5 anni in colonie a regime rigoroso.
2002
10 ottobre 2002 – Un importante atto di sabotaggio da parte dei combattenti della Resistenza cecena nella città di Dzhokhar. L’edificio del burattino “Dipartimento degli affari interni del distretto industriale” è stato fatto saltare in aria. Almeno 25 traditori nazionali sono stati uccisi.
17 ottobre 2002 – Il ministro della Giustizia russo Yuri Chaika ha firmato un ordine sull’istituzione di un badge “Per il servizio nel Caucaso” (“al fine di distinguere i dipendenti di organi, istituzioni e organizzazioni del Ministero della giustizia dei diritti dei cittadini sul territorio della regione del Caucaso settentrionale “).
23-26 ottobre 2002 – Un distaccamento di sabotaggio di combattenti ceceni (circa 50 persone) guidato da Movsar Barayev, una suddivisione strutturale della Brigata islamica Shahid “Riyadus Salikhiin” (Amir Shamil Basayev), ha sequestrato il Theater Center su Dubrovka a Mosca, dove erano più di mille spettatori e attori del musical “Nord-Ost”. La principale richiesta dei martiri era il ritiro delle truppe di occupazione russe dal territorio della CRI. Durante l’attacco a sorpresa con il gas e il successivo assalto all’edificio del teatro, effettuato dalle forze speciali su ordine di Putin, sono stati uccisi almeno 130 ostaggi (secondo dati non ufficiali, circa 600 persone). Tutti i combattenti del distaccamento di Movsar Barayev, molti dei quali erano giovani vedove, divennero Shaheeds, insha Allah!
29 ottobre 2002 – Nella città di Copenaghen, su richiesta delle autorità russe, la polizia danese ha arrestato il rappresentante speciale del presidente della CRI Akhmed Zakayev. Il ministro ceceno è accusato da Mosca di aver partecipato alla preparazione della presa di ostaggi a Dubrovka e ad altre “azioni terroristiche” nel periodo dal 1996 al 1999.
31 ottobre 2002 – L’ufficio del procuratore generale della Russia ha aperto un procedimento penale contro l’ex presidente della CRI Zelimkhan Yandarbiev e lo ha inserito nella lista dei ricercati federale e internazionale.
5 dicembre 2002 – Il Rappresentante speciale del Presidente della CRI Akhmed Zakayev è arrivato da Copenaghen a Londra, dove lo stesso giorno, su richiesta delle autorità russe, è stato arrestato dalla polizia britannica e poi rilasciato su cauzione di 50.000 sterline. .
27 dicembre 2002 – ignoti hanno fatto saltare in aria la Casa del “governo fantoccio della Repubblica cecena” nella città di Dzhokhar. Due camion, imbottiti con quasi una tonnellata di TNT, hanno speronato il cancello ed sono esplosi vicino all’edificio (fino a 100 persone sono morte, più di 200 sono rimaste ferite).
2003
13 novembre 2003 – La London Magistrates Court (Gran Bretagna) ha rifiutato di estradare in Russia il ministro del governo della CRI Akhmed Zakayev, dichiarato da Mosca nella lista internazionale dei ricercati.
15 dicembre 2003 – Operazione militare congiunta dei distaccamenti combinati dei mujaheddin daghestani e ceceni contro gli avamposti di confine russi nella regione Tsuntinsky del Daghestan (responsabile Khamzat Gelayev). In con. Shauri ha ucciso 9 guardie di frontiera, compreso il comandante del posto di frontiera.
2004
16 Aprile – Comandante del Fronte Orientale delle Forze Armate CRI, membro del Comitato di Difesa dello Stato – Majlisul Shura CRI Amir Abu al-Walid viene ucciso.
21 Aprile – Il comandante ceceno Lecha Islamov, arrestato dall’FSB della Federazione Russa nell’agosto 2000 e condannato a nove anni di carcere, è morto per avvelenamento in un ospedale della prigione di Volgograd.
7 ottobre 2004 – La sessione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato contemporaneamente tre risoluzioni sulla Cecenia. Il cosiddetto “presidente della Repubblica cecena” secondo il Cremlino, Alu Alkhanov, presumibilmente “eletto” dal popolo ceceno, non è stato riconosciuto come il legittimo leader della repubblica, ei parlamentari europei hanno nuovamente accusato duramente la Russia di violare i diritti dei ceceni.
13 ottobre 2004 – L’Unione dei Comitati delle Madri dei Soldati della Russia (presieduta da Valentina Melnikova) ha rivolto un appello ai comandanti delle Forze Armate della CRI con la proposta di avviare negoziati per una soluzione pacifica del conflitto militare.
31 ottobre 2004 – Sull’autostrada Mosca-Minsk, nell’area del n. Arkhipovka della regione di Smolensk, un comandante di alto rango del gruppo occupante delle forze federali in CRI – Vice comandante dell’aviazione lontana (strategica) dell’aeronautica russa, il maggiore generale Konstantin Dementyev è stato ucciso (l’auto in cui il generale stava tornando dal congedo ufficiale è stato colpito da sconosciuti con armi da fuoco)
16 novembre 2004 – Sull’autostrada Rostov-Baku, vicino alla stazione. Pavlovskaya Pavlovsky distretto del territorio di Krasnodar, a seguito di un incidente automobilistico, la vita del cosiddetto “vice capo del dipartimento per il coordinamento delle forze e dei mezzi del ministero degli affari interni della Russia” colonnello Alexander Goncharov, che ha guidato il attività del gruppo di occupazione del Ministero degli affari interni della Federazione Russa in CRI (l’auto Mercedes in cui il colonnello di un “viaggio di lavoro”, prima si è scontrato con un camion MAZ in arrivo, e poi si è schiantato contro un albero sul lato di la strada).
19 novembre 2004 – Nella città di Dzhokhar, in un ambiente sotterraneo, al fine di evitare speculazioni sullo status politico della Repubblica cecena di Ichkeria, l’Assemblea per la protezione della sovranità della Repubblica cecena di Ichkeria (guidata da Akhmad Sardali), che comprendeva: l’organizzazione regionale cecena “Confederazione caucasica”, la società prigionieri dei campi di filtrazione (di concentramento), il Noy World Fund for Chechens, il Marsha Nokhchiychoh (Free Chechenia) OPD e l’Unione dei giornalisti caucasici.
2005
2006
2007