Da Grozny a Kramatorsk: l’ascesa “missilistica” di Vladimir Putin

L’8 Aprile scorso la città ucraina di Kramatorsk è stata colpita da un attacco missilistico che, con molta probabilità, è stato messo a segno dalle forze separatiste filo – russe del Donbass. La vicenda non è ancora definitivamente chiarita, ma ciò che è certo è che almeno due missili ad alto potenziale distruttivo hanno colpito la stazione ferroviaria cittadina, in quel momento affollata da centinaia di profughi in fuga dai combattimenti, provocando almeno cinquanta morti ed un numero imprecisato di feriti. Il copione è tristemente simile a quello di molti altri bombardamenti missilistici occorsi in aree di guerra nelle quali le forze dell’esercito russo erano presenti, come operatori diretti o come consiglieri militari. C’è n’è uno, in particolare, che ricordiamo oggi: quello del 21 ottobre, passato alla storia come la “strage del mercato di Grozny”.

I PRIMI MISSILI DI PUTIN

Dalla fine di Agosto del 1999 l’aereonautica federale iniziò a bombardare Grozny, preparando il terreno per l’invasione di terra, la quale sarebbe scattata nell’Ottobre seguente. La città, già ridotta ad un cumulo di macerie dalla prima guerra, terminata appena tre anni prima, si trovò ad affrontare un secondo martellamento, che divenne ancora più catastrofico quando l’artiglieria campale russa occupò le colline del cosiddetto Terek Ridge, godendo così di una comoda postazione di tiro sulla capitale della ChRI. A dirigere l’invasione c’era un “giovane” Vladimir Putin, appena nominato Primo Ministro da un sempre più debilitato Boris Eltsin.

Artiglieria russa in bombardamento

Nonostante l’assedio imminente, decine di migliaia di civili erano ancora dentro Grozny quando l’artiglieria prese a cannoneggiare la città. Uno dei centri di aggregazione più importanti per i cittadini era il mercato centrale, nel quale si commerciava ogni sorta di prodotto, dai generi alimentari ai vestiti, fino alle armi da fuoco. Il 21 Ottobre una pioggia di missili SCUD si abbatté sulla città: due di questi esplosero poco lontano dall’unico reparto di maternità funzionante nella città, a pochi passi dal compound presidenziale e dall’ufficio postale centrale, uccidendo una trentina di persone tra le quali giovani madri con i loro neonati. Un altro colpì una moschea del sobborgo di Kalinina, uccidendo 41 fedeli intenti a pregare. Altri tre missili caddero nel quartiere del mercato centrale. La prima esplosione avvenne ad una cinquantina di metri dal bazar, e distrusse Mira Street, proiettando una pioggia di schegge che falciarono chiunque si trovasse in giro in quel momento. Poco dopo altri due missili caddero ad una distanza di circa 80 metri l’uno dall’altro, colpendo in pieno il mercato ed uccidendo una novantina di civili, molti dei quali residenti di etnia russa. I soccorsi raggiunsero prontamente il luogo della strage ma un’ora dopo sulla piazza cadde ancora un altro missile, falciando i soccorritori ed i giornalisti accorsi a documentare il disastro. Morirono altre decine di persone, tra le quali il giornalista del Groznensky Rabochy Supian Ependyev. Fu il primo di una lunga serie di giornalisti che avrebbero perso la vita nel tentativo di raccontare la seconda guerra cecena.

LA PRIMA STRAGE DI PUTIN

 Oltre ai più di cento morti l’assalto provocò dai 250 ai 500 feriti, molti dei quali gravissimi. Alcuni, caricati su mezzi di fortuna si diressero in convoglio verso l’Inguscezia, ma i numerosi checkpoint russi lungo la strada impedirono alla maggior parte di questi di raggiungere celermente gli ospedali ingusci. Il bombardamento provocò una nuova ondata di profughi che dalla città iniziarono a defluire confusamente verso nord. Un convoglio di questi, dopo essere stato fermato e costretto a fare dietrofront, venne erroneamente bombardato dall’aereonautica federale, che lo aveva scambiato per un distaccamento militare.

I russi negarono qualsiasi coinvolgimento, dichiarando che le esplosioni fossero frutto di un regolamento di conti tra bande illegali o l’esplosione di un magazzino di armi adiacente al mercato, ma le numerose registrazioni video del luogo della strage, nelle quali erano ben presenti i resti di missili balistici ed i crateri da impatto delle loro testate, smentirono la versione del Cremlino. Si trattò a tutti gli effetti di un bombardamento su obiettivi prevalentemente civili: anche ammettendo che nel bazar fossero in vendita delle armi, la stragrande maggioranza degli stand vendevano generi alimentari e vestiario, ed in quel momento erano affollati da civili in cerca di beni di consumo. Il bombardamento sollevò la prima forte reazione da parte della comunità internazionale: il Presidente del Parlamento Europeo, Lord Russell – Johnston, si disse “scioccato” ed accusò il governo russo di violare i diritti umani e le leggi di guerra. Simili condanne giunsero dal Presidente dell’Unione Europea, il finlandese Paavo Lipponen, e dal Cancelliere tedesco Gerard Schroder. Il Consiglio d’Europa chiese a Putin di riferire quanto prima i suoi piani per porre fine al conflitto. Il Segretario di Stato americano Madeleine Albright definì l’azione “deplorevole ed inquietante”.  Le proteste dei leader occidentali, blandamente supportate dall’ONU, non fermarono comunque l’invasione.

VIdeo che mostra il bombardamento del Mercato di Grozny del 21 Ottobre 1999
Video che mostra le vittime del bombardamento

“Il mio principale nemico è Putin”. Intervista al comandante del battaglione ceceno in Ucraina, Muslim Cheberloevsky

Riportiamo di seguito un’intervista rilasciata il 7 Marzo 2022 da Umkhan Avtaev, nome di battaglia Muslim Cheberloevsky, comandante del Battaglione Sheikh Mansur, schierato in Ucraina dalla parte del governo di Kiev fin dal 2014. L’intervista è stata rilasciata a Kavkaz Realii, testata on line specializzata sull’attualità del Caucaso.

PREMESSA

In Ucraina si sta formando un nuovo distaccamento di ceceni, che resisterà all’aggressione militare russa. Le già esistenti formazioni di volontari armati intitolate allo sceicco Mansur e intitolate a Dzhokhar Dudayev hanno rilasciato dichiarazioni sulla loro partecipazione alla guerra a fianco dell’esercito ucraino. Ciò non poteva che suscitare l’indignazione del funzionario Grozny: il capo della Cecenia, Ramzan Kadyrov, ha chiesto ai volontari di deporre le armi, e ha anche promesso mezzo milione di dollari per i capi dei capi delle formazioni.

Il musulmano Cheberloevsky, comandante del battaglione Sheikh Mansur, in un’intervista a Kavkaz.Realii, ha detto chi è il suo nemico, perché non prende sul serio Kadyrov e perché non ci si dovrebbe fidare dei dati di Mosca sui funzionari della sicurezza ceceni uccisi durante la guerra.

– Ramzan Kadyrov promette 500mila dollari per la tua testa. Come hai reagito a questo?

– Lo sento dire per la prima volta, non ho tempo per ascoltare storie del genere. Manda qui questi ragazzi per essere massacrati, mentre lui stesso si siede e assegna qualche soldo per le loro teste. Diceva sempre di essere il fante di Putin, lo schiavo di Putin, il soldato di Putin e pronto ad andare in qualsiasi parte del mondo a combattere per Putin. Perciò non mandi qui questi ragazzi per essere trucidati, ma porti con sé i suoi cari, i signori (intende il presidente del parlamento ceceno Magomed Daudov, ndr ). E poi decideremo con lui cosa e perché.

Quante persone ci sono nella tua squadra? Chi sono questi combattenti?

“Quanti di noi, non posso dirlo. Ma il battaglione è stato creato nel 2014, quando c’era ancora quella guerra [nel Donbass]. Durante l’addestramento, la maggioranza era costituita da ceceni, ecco perché l’abbiamo chiamato così: “Battaglione ceceno intitolato allo sceicco Mansur“. Poi si aggiunsero persone provenienti da tutto il Caucaso: Ingusci, Daghestani, Cabardini, Balcari, Circassi, Azeri, Osseti. Ma non ce ne sono così tanti: da ogni nazione ci sono alcune persone o diverse dozzine, sono venute e sono andate. Ora molti hanno risposto da tutto il mondo, dall’Europa, molte persone si stanno arruolando. Pertanto, stiamo preparando nuovi gruppi. Sono pronti per incontrare Putin, Kadyrov, Hitler, Lukashenko… Chi altro c’è?

– A te, ceceno, musulmano: perché questa guerra?

– Se ce lo chiedi, non abbiamo bisogno di questa guerra per un solo minuto in nessuna parte del mondo. Questa guerra ci è stata imposta. La Repubblica Cecena di Ichkeria, come altre repubbliche che si sono separate dall’Unione Sovietica durante il crollo, ha dichiarato la propria indipendenza e sovranità. Da quel momento, abbiamo problemi con la Russia. Nel 1991-92 iniziarono sabotaggi, gli attentati, le esplosioni. E da allora sono stato coinvolto in tutto questo. Nel 1994, ufficialmente, la Russia, avendo perso la speranza in questi oppositori filo-russi in Cecenia, che erano stati riforniti e opposti alla nostra leadership, ci ha attaccata l’11 dicembre 1994. È passato molto tempo, ma la guerra continua.

Abbiamo vinto la prima guerra, il mondo intero lo sa. Con la seconda guerra, nel 1999, hanno tenuto conto dei loro errori, delle loro carenze, della coesione del popolo ceceno … Sebbene siano stati firmati accordi diversi, hanno firmato l’indipendenza l’uno dell’altro. Siamo stati costretti a lasciare la Cecenia per vari motivi. Abbiamo perso quattro presidenti! L’intero stato maggiore, i sopravvissuti, hanno lasciato la Cecenia. Alcuni sono tornati.

E quando è scoppiata la guerra in Ucraina nel 2014, abbiamo deciso di partecipare al fianco dell’Ucraina e battere il nostro nemico comune.

– Dopo il conflitto del 2014, qualche anno dopo, le persone che erano nella tua rosa hanno iniziato ad avere problemi. Sono stati inseriti negli elenchi delle sanzioni . Ci sono garanzie per loro dall’Ucraina ora?

– No. Stiamo ora cercando di elaborare una sorta di accordo in modo che tutto ciò sia legale. In modo che non ci siano domande. Sappiamo perché quelle situazioni si sono genere.

Miliziano del Battaglione Sheikh Mansur con un’arma anticarro sul fronte orientale (2022)

– Per cosa?

Putin stava pianificando un attacco a Kiev e al resto dell’Ucraina. Pertanto, quando è stata annunciata una tregua a Minsk nel 2016-17, gli accordi, per tutto questo tempo si stavano preparando per un grande attacco. Anche se abbiamo detto ai nostri militari e al Servizio di sicurezza dell’Ucraina: non finirà così, si sono presi una pausa per i preparativi, l’abbiamo vissuto sul nostro territorio, nelle nostre guerre, non potete crederci per un secondo, dovete prepararvi.

Tutto questo è stato ignorato dal servizio di sicurezza dell’Ucraina: dissero: “lo sappiamo, stiamo verificando” ma non c’era una preparazione specifica. E loro, oltre ai preparativi, volevano ripulire l’Ucraina dall’interno da noi, in modo che non aiutassimo, in modo che i volontari non si unissero a noi. Hanno corrotto qualcuno in alcuni livelli della SBU o della polizia. Volevano sbarazzarsi di noi con le loro mani. Sappiamo che ci sono molti soldi in mezzo. A loro è stato affidato il compito: accusare queste persone di quello che vogliono ed espellerle. Nel 2018-20, i servizi speciali ucraini hanno consegnato due dei nostri combattenti alla Russia. Si aspettavano che se avessero cominciato a tradirci, il resto sarebbe scappato, se ne sarebbe andato, si sarebbe offeso. C’era una scommessa su questo.

Ma non siamo scappati, rendendoci conto che si trattava di un’operazione speciale dell’FSB, abbiamo cercato di spiegarlo agli ufficiali della SBU e siamo rimasti qui. Abbiamo detto: “Se siamo colpevoli, dimostrateci la nostra colpa”. Non hanno dimostrato, non c’erano prove. Quando hanno iniziato a cercare chi ci metteva in queste liste, non riuscivano a trovarne le generalità. Gli ufficiali della SBU dicevano: “Non vi abbiamo messo noi in queste liste”. La polizia, la guardia di frontiera, il servizio di immigrazione dicevano la stessa cosa. Questo processo è andato avanti negli ultimi sei mesi e non è stata trovata l’ultima risorsa, ma sappiamo che questo è il lavoro dell’FSB e di Kadyrov. Rendendoci conto di questo, non siamo andati da nessuna parte. Ci è stato detto: “Andate in Turchia, in Europa, non vi impediamo di farlo”. Non siamo andati da nessuna parte, siamo rimasti, sapendo che stavano arrivando i guai. Ora siamo pronti a difenderci insieme agli ucraini. A difendere l’Ucraina, Kiev.

– Chi sono i tuoi nemici? Russia, russi, Kadyrov, Putin?

– A questo punto per me il principale nemico è Putin, il suo regime e il suo entourage. Chi è Kadyrov? Voi giornalisti avete gonfiato l’importanza di Kadyrov, come se fosse una persona indipendente! Kadyrov è lo schiavo di Putin. Certo, ci offendiamo quando dicono: i ceceni hanno attaccato l’Ucraina, i ceceni ci hanno invasi. I ceceni non hanno invaso e non hanno attaccato. Mai nella storia i ceceni hanno avuto inimicizia con l’Ucraina. E non l’avranno neanche adesso. Questi sono bastardi che si definiscono ceceni… E noi, ceceni purosangue, siamo un po’ offesi. La Cecenia, che ha combattuto con la Russia in due guerre, ha perso 300mila abitanti su un milione! Altre 300.000 persone sono sfollate e vivono fuori dalla Cecenia. Questi sono i ceceni che possono definirsi veri ceceni. E questi bastardi sono gli scagnozzi di Putin.

Se Kadyrov può definirsi ceceno, perché si trova nel territorio della Cecenia, che è più piccolo della regione di Lugansk, sorvegliato da 100.000 soldati russi? Senza di loro, non è nessuno. La sua gente comune che è tenuta in ostaggio sul territorio della Cecenia lo sputerebbe semplicemente e lo ucciderebbe se ci fosse un’opportunità e il libero arbitrio. Ma davanti a Kadyrov c’è un esercito russo di centomila uomini. Sta dietro di loro, si nasconde e dice che è ceceno e sta restaurando la repubblica.

– Perché gli uomini di Kadyrov ora appaiono ovunque?

– Perché nel 2008, quando la Russia ha attaccato la Georgia, la 56a armata è poi entrata a Tskhinvali, i georgiani hanno reagito, non li hanno lasciati entrare, hanno combattuto. Quindi i Kadyroviti furono ammessi lì, il battaglione Vostok, prese Tskhinvali. Da quel momento furono addestrati come cani da combattimento.

– Ma “Vostok” allora era degli Yamadaev .

– Sì. Che importa? Era a capo del battaglione, ma era anche un kadyrovita, l’uomo di Putin. Con l’aiuto degli Yamadayev e di altri, i Kadyroviti salirono al potere, si rafforzarono e in seguito li uccisero loro stessi . È importante. Gli Yamadayev furono usati. La famiglia Kadyrov non ha avuto tali opportunità e gli Yamadayev hanno combattuto la prima guerra dalla nostra parte. C’erano cinque o sei fratelli, erano molto coraggiosi.

[…] Erano pochi, 200-300 persone. Sono stati colpiti, hanno perso l’appetito e sono stati ritirati. Ma non per ritirarsi completamente dall’Ucraina, ma per prepararsi meglio. Sono stati inviati in Siria, dove si svolgevano i combattimenti. Sono stati addestrati, preparati per essere gettati qui. La scommessa principale di Putin era su di loro: sarebbero arrivati ​​i Kadyroviti, tutti si sarebbero dati alla fuga e avrebbero portato tutto in movimento. Quello che sta succedendo oggi, lo vediamo. Sono portati come polli in questi campi. Non si arrendono e ne lanciano sempre di nuovi. E non ci sono solo ceceni. Hanno reclutato da tutto il Caucaso, hanno portato tutti qui sotto il marchio dei Kadyroviti.

Perché Putin ha permesso l’illegalità della gente di Kadyrov in tutta la Russia? Vengono in qualsiasi città: qualsiasi sindaco, deputato si scusa con loro. [….

– Come hai reagito all’informazione che un altro, già il terzo battaglione di volontari, che includerà euro-Ichkeriani , si sta formando vicino a Leopoli?

– Prendiamo con noi persone che conosciamo personalmente o persone di cui ci fidiamo al 100%. Non prendiamo nessun’altro. Pertanto, abbiamo semplicemente rifiutato e rifiutiamo molti. Questo è probabilmente il motivo per cui coloro che volevano unirsi a noi si sono rivolti da qualche altra parte. In ogni caso non interferisce. Che ci sia un’altra squadra. Più è meglio è, sarà solo più facile per noi.

– Akhmed Zakaev, il primo ministro di Ichkeria in esilio , ha chiesto di unirsi a tali distaccamenti. Sei in contatto con loro?

– Comunichiamo su alcuni problemi per telefono. Sì, ha invitato i volontari a unirsi ai distaccamenti, lo abbiamo sostenuto, siamo pienamente d’accordo con questo. L’unico punto: correre da qualche parte è una cosa, ma devi concludere una sorta di accordo in modo che dopo non ci siano problemi.

Nel 2014 siamo arrivati ​​frettolosamente, tutto era verbale, non c’erano documenti. Quelli che ci hanno chiamato qui per chiedere aiuto – i servizi segreti, si potrebbe dire, quelli ucraini – che si sono licenziati, che sono stati trasferiti. Senza documenti ufficiali, abbiamo una situazione del genere. Per evitare che ciò accada di nuovo, stiamo cercando di elaborare questo momento – in modo che tutto sia conforme alla legge, in modo che ci sia ordine. In modo che alcune persone incomprensibili sotto questo marchio non arrivino qui. Per potersi fidare l’uno dell’altro.

Al raduno "Ichkeria è viva!"  a Kiev, Piazza Indipendenza, 13 agosto 2017.  Nella foto - un membro di uno dei battaglioni ceceni con le strisce delle bandiere di Ichkeria e Ucraina
Al raduno “Ichkeria è viva!” a Kiev, Piazza Indipendenza, 13 agosto 2017. Nella foto – un membro di uno dei battaglioni ceceni con le strisce delle bandiere di Ichkeria e Ucraina

– Hai informazioni sul numero di ceceni morti nell’esercito russo?

– Non abbiamo informazioni specifiche, ma quello che dicono ufficialmente in Cecenia sul numero delle persone uccise non ha senso. Centinaia di loro sono stati mandati qui. Sono nascosti in Bielorussia, negli obitori , non vengono mandati a casa. Ecco perché diciamo a Kadyrov: se vuoi farla finita con noi o qualcun altro, vieni qui tu stesso. Costi a nascondi lì, codardo? Stai mandando questi ragazzi al macello.

– Ha detto che aveva 70mila persone pronte a partire in qualsiasi momento, in qualsiasi parte del mondo, se necessario.

– Bene! Che raccolga questi 70mila, ma che vada lui stesso in testa. Mandarli tutti qui e restare tu stesso a casa: questo può essere solo opera dell’ultimo dei codardi. Non mando i miei combattenti da qualche parte. Sono in trincea con loro! Mangio quello che mangiano loro, dormo dove dormono loro. Esco con loro in ricognizione, non li mando da soli, anche se sono molto più giovani e veloci, è difficile per me stare al passo con loro, ma comunque lo faccio. Non posso sedermi a casa, mandare le persone da qualche parte, poi aspettare chi di loro tornerà e chi no. E questo ateo sta seduto a casa, manda queste persone. Glielo dico personalmente: è un codardo, perché sta a casa e non viene qui, ma manda questi ragazzi. Se è un devoto fanti di Putin, allora lascia che tutti i 70mila suoi e 100mila soldati russi prendano e vadano qui. Siamo qui! Lo stiamo aspettando, siamo a posto, non siamo scappati, non ci siamo ritirati.

– In alcuni articoli scrivono di te che ripaghi l’Ucraina per il fatto che gli ucraini hanno difeso l’indipendenza di Ichkeria. C’erano molti di questi ucraini?

Non ho alcun debito con nessuno. Non l’ho detto da nessuna parte, e non lo farò. Gli ucraini sono venuti di loro spontanea volontà in Cecenia nel 1994 e hanno aiutato in ogni modo possibile. Quando il compianto Sashko Bely ( Alexander Muzychko – guidò il distaccamento ucraino filo-Ichkeriano durante la guerra in Cecenia), da qualche parte su Internet dovrebbe esserci questo video era in Cecenia con il suo distacco, quindi gli è stata posta la domanda: “I ceceni sono musulmani, voi siete cristiani. Cosa vi lega? Perché siete venuti ad aiutare i ceceni?” Ha risposto: “Siamo venuti qui perché se la guerra in Cecenia non fosse iniziata, i russi avrebbero attaccato l’Ucraina. Con questa guerra, la Cecenia ha salvato l’Ucraina, ha ritardato la guerra su se stessa, siamo obbligati ad aiutare”. Questo è quello che hanno detto nel 1994-95.

Quando tutto questo è iniziato qui, non siamo venuti qui sotto le bandiere di Zelensky o Poroshenko, non per sostenere qualche presidente o partito. Siamo venuti qui per aiutare il popolo ucraino, in modo che l’Ucraina non cadesse sotto l’influenza della Russia e fosse indipendente. Oggi qui si decide una svolta molto importante. Se l’Ucraina cade, cadranno tutte le repubbliche dell’ex URSS. I paesi indipendenti intorno alla Russia perderanno la loro possibilità di libertà. Oggi, se l’Ucraina sopravvive, questa è un’opportunità per tutti. Comprendendo tutto questo, guardiamo oltre e vediamo oltre. Non siamo mai stati nemici e non credo che lo saremo in futuro. Speriamo di spezzare la schiena a questo regime del Cremlino. E questo inizierà la liberazione del nostro Caucaso e di tutto il popolo oppresso dalla Russia!