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I NEWS intervista Francesco Benedetti

Alcuni giorni fa Francesco Benedetti ha incontrato a Firenze Inna Kurochkina di I NEWS. L’intervista che ne è uscita fuori riprende i discorsi affrontati in un’altra chiacchierata, svoltasi più o meno un anno fa, poco prima che la Russia invadesse l’Ucraina. Nel corso di questo anno molte cose sono cambiate, il lavoro di Francesco è andato avanti e con esso la sua consapevolezza di quanto sia importante per l’Occidente la storia della Cecenia.

Riproponiamo il video dell’intervista, allegandone la trascrizione in lingua italiana.

TRASCRIZIONE IN ITALIANO DELL’INTERVISTA

Prima di tutto vorrei congratularmi con te da parte di tutti i visitatori, gli abbonati che hanno già letto il tuo primo volume. Da oggi è possibile avere questo secondo volume. Com’è possibile averlo?

Prima di tutto grazie a te, e grazie a tutti coloro che hanno apprezzato il primo volume, e che mi hanno dato questa considerazione. Il libro in questo momento è disponibile in italiano, su Amazon, ma sarà presto disponibile in inglese, grazie alla collaborazione di Orts Akhmadov, figlio di Ilyas Akhmadov, che sta lavorando con me alla versione inglese, e presto sarà disponibile anche in lingua russa e cecena, come per il primo volume.

L’altra volta che ci siamo visti ed abbiamo parlato del tuo libro era il Dicembre del 2021 e forse ci aspettavamo la guerra, questa tragedia. Poi ci siamo incontrati a Bruxelles nel primo giorno della guerra, quando sia noi che tu incontrammo per la prima volta Akhmed Zakayev. Con il tuo aiuto partecipammo ad alcuni eventi di Radicali Italiani, queste ottime persone che organizzarono la visita di Akhmed Zakayev in Italia, quindi in qualche modo sei coinvolto nelle nostre attività ed in quelle di Ichkeria. Com’è cambiata la tua vita durante questo anno?

Sicuramente ho avuto esperienze più reali rispetto a questo tema. Ero un semplice studente della storia della Repubblica Cecena di Ichkeria, ma la mia esperienza era puramente teorica, astratta, non concreta, materiale. Da quel giorno ho avuto modo di parlare con molte persone, e questo secondo libro è scritto anche grazie alle memorie di circa un centinaio di persone con le quali ho parlato. Così, la mia conoscenza di quella esperienza storica e dell’esperienza umana dei ceceni è cresciuta enormemente. Da Febbraio ad oggi ho dato volti, nomi ed vite ad un’esperienza che per me fino ad allora era stata soltanto teoretica.

Io e te stiamo lavorando alla storia della Repubblica Cecena di Ichkeria, perché anch’io sto facendo un ciclo di cronache. Capisci l’espressione “nella tua pelle”? Come hai sentito sulla tua pelle come la guerra stesse arrivando in Cecenia?

Una delle domande che mi faccio studiando la storia della Cecenia, e in particolare studiando questo periodo è stata proprio “come mi sarei sentito se mi fossi trovato in quella situazione?” E mi faccio questa domanda quasi tutti i giorni, perché il mio studio si basa sulle memorie delle persone che intervisto, e le mie interviste si focalizzano proprio si questo aspetto di ogni evento storico: naturalmente chiedo informazioni, nomi, date eccetera, ma la prima domanda che ho fatto in quasi tutte le interviste è stata “come ti sentivi in quel momento?” “Come passasti il periodo tra il 26 Novembre e l’11 Dicembre (il lasso di tempo tra l’assalto a Grozny da parte dell’opposizione filorussa e l’invasione). Personalmente provo ogni giorno ad immaginarmi quali fossero i sentimenti delle persone che aspettavano la guerra, cosa pensavano: i loro figli, le loro famiglie, come mettere in salvo le loro famiglie, come mettere in salvo le loro cose, i loro soldi, le loro auto, le loro case. Un evento come questo può distruggere completamente la vita, cambia per sempre la vita della gente. Credo di essere una persona abbastanza empatica, e ti assicuro che scrivendo questo libro ho sofferto molto. Come ogni autore rileggo molto spesso il libro che ho letto, ed ogni volta ho la stessa sensazione da una parte di tragedia, dall’altra di ammirazione per quelle persone che sono sopravvissute alla guerra, in questo caso riuscendo a vincerla, contro i loro invasori.

Vorrei comprendere come inquadri la natura del popolo ceceno. Io sono nata in Georgia, sono ucraina. Vorrei lavorare per il popolo georgiano, o per quello ceceno, ma tutto il mio cuore ora appartiene al popolo ceceno, non so perché. Come potresti descrivere il tuo sentimento verso il popolo ceceno? Perché se ti sei innamorato per questo popolo, lo hai fatto perché hai in te una passione.

Capisco quello che pensi perché, se ci penso, è veramente strano ciò che mi è capitato. Vivo in Toscana, e non ho alcun collegamento familiare, economico o di qualsiasi altro genere con la Cecenia. Eppure fin da quando ero bambino, la prima volta in cui ho ascoltato il nome “Cecenia” è successo qualcosa. Non so cosa precisamente, un’affinità elettiva che è cresciuta dentro di me, e non so precisamente perché.

Ciò che amo del popolo ceceno, riguardo a questa storia, è la sua capacità di mostrare la felicità nella tragedia. In loro ho visto persone che non vogliono essere considerate vittime, ma persone che riescono a trovare la bellezza della vita in ogni cosa. Loro hanno mostrato al mondo come si ride di fronte alla morte, e come si conserva l’umanità anche in una situazione che, se mi immagino di essere al loro posto, strapperebbe via l’umanità anche da me. Se una guerra distruggesse la mia vita forse diventerei pazzo. Ho parlato con molte persone che hanno combattuto una guerra e non sono impazzite, ma anzi hanno conservato la loro gentilezza, il loro essere persone buone. Non so se sarei in grado di conservare in me queste qualità, combattendo una guerra. Penso che questo tratto caratteriale dei ceceni sia bellissimo: il fatto che siano riusciti a conservare felicità e voglia di vivere nonostante abbiano dovuto affrontare esperienze così amare.

Conoscendo questo tratto caratteriale speciale di questo popolo, pensiamo a quanto la Russia si sia impegnata a distruggerli. E’ una storia biblica per me. Tu che ne pensi?

Quando un bullo prova a picchiare una vittima, e questa gli sorride, il bullo diventerà ancora più rabbioso, ma alla fine sarà sconfitto dalla resilienza della sua vittima. In questo senso ho amato la lotta dei ceceni, i quali hanno mostrato ai russi che il loro spirito non si sarebbe mai spezzato.

In quest’ultimo anno ci siamo resi conto che gli ucraini non avevano capito cosa fosse stata la guerra in Cecenia, perché esattamente come i russi non se ne erano preoccupati. Adesso hanno capito, ed il parlamento ucraino ha riconosciuto l’indipendenza, lo stato di occupazione ed il genocidio del popolo ceceno. Cosa deve succedere perché anche i liberali russi capiscano questa tragedia? Nella loro visione della vita non c’è nessuna guerra cecena e nessuna tragedia cecena, e ovviamente non c’è nessuna Ichkeria. Cosa ne pensi?

Penso che i liberali russi siano anche loro parte dell’impero russo. Forse vogliono un “impero liberale”? Forse è un non – senso. Non credo che in questo senso ci sia tanta differenza tra i partiti radicali e quelli moderati, o liberali. Tutti vogliono la stessa cosa: rafforzare l’impero, in una forma o nell’altra. Forse i liberali russi, non vogliono combattere la guerra in Ucraina, ma non vogliono neanche perdere l’integrità del loro impero. Non vedo niente di strano in questo. Sono più abituato a studiare ed a leggere le notizie di un altro impero, quello americano, ed i liberali dell’impero americano non sono meno arrabbiati ed aggressivi rispetto ai nazionalisti. I cittadini di un impero crescono pensando che l’unico modo per preservare il paese sia tenero unito e schiacciare ogni voce dissonante.

Sono stata molto sorpresa dal tuo “hobby”. Mostrerò dei pezzi di uno dei video della tua band, che si chiama “Inner Code”. Parlami di questa canzone che parla dell’impero. Sono così sorpresa perché sei di Firenze, noi non riusciamo a mettere in relazione il concetto di “impero” con la città di Roma,  che è così bella.

Roma in questa canzone è l’archetipo dell’impero. Quando pensiamo all’impero romano pensiamo all’impero per definizione. Lo stesso impero russo si ispira all’impero romano. La parola “Zar” è la traduzione del latino “Caesar”, il Kaiser dell’impero tedesco è la traduzione germanica di “Caesar”, e così via. “Brucerà Roma” parla della caduta di Roma, ma per estensione parla della caduta di tutti gli imperi. Per quanto grande e forte, ogni impero prima o poi cadrà. Quando ascolto questa canzone trovo un collegamento con la storia di cui stiamo parlando, essendo una storia che può funzionare con qualsiasi impero, anche per quello russo. Consiglio comunque di ascoltare la canzone a volume basso!

[…]

Fondamentalmente, tutto ciò di cui stiamo parlando gira intorno alla parola “Libertà”. Tu sei una persona libera sotto tutti i punti di vista, come vedo. Vedi la libertà di Ichkeria sotto attacco? Pensi che le forze imperiali, l’Fsb, vogliano cancellare questo obiettivo di libertà? Noi percepiamo questi attacchi, per esempio quelli che stanno venendo portati contro Akhmed Zakayev, una persona che è un simbolo della libertà di Ichkeria. Percepisci questi attacchi dall’Italia?

Immagino che questo comportamento sia coerente con la situazione. Ho una percezione indiretta di questo, perché sfortunatamente i giornali italiani non raccontano molto ciò che succede in Cecenia o nella diaspora cecena. Tuttavia avendo alcuni contatti con i membri della diaspora cecena per via dei miei studi, immagino che queste persone stiano parlando di progetti  presenti e futuri per raggiungere l’indipendenza e la libertà della Cecenia e che talvolta lo facciano discutendo animatamente, o arrabbiandosi. Parlo da italiano, non penso di avere il diritto di dire ai ceceni ciò che devono fare. Solo, vedendo da fuori ciò che succede nella diaspora cecena, noto che ci sono delle “questioni irrisolte” ed è possibile che l’Fsb, o chiunque non voglia una Cecenia indipendente possa enfatizzare queste divisioni del fronte indipendentista per indebolirlo. Spero che le persone non cadano in questa trappola. Non so se l’indipendenza della Cecenia è lontana o vicina, ma è importante che ad ogni passo ci si trovi nella migliore condizione per raccogliere insieme tutte le forze per conquistare la libertà.

Negli ultimi mesi, anche grazie a te ed ai Radicali Italiani (penso all’incontro a Roma tra Zakayev e Benedetto della Vedova, al discorso al parlamento italiano, al riconoscimento di Ichkeria da parte del parlamento ucraino, all’appena terminato intervento di Zakayev al parlamento europeo ecc..) abbiamo visto un’evoluzione nella proposta del governo di Ichkeria. A Bruxelles Zakayev ha presentato un progetto di ricostituzione della Repubblica della Montagna, costituita nel 1918 e dissolta dai Bolscevichi, e che a suo tempo Zviad Gamsakhurdia e Dzhokhar Dudaev volevano ricostituire negli anni ’90.  Adesso Zakayev sta portando avanti quest’idea, questo progetto, ed il Ministro degli Affari Esteri, Inal Sharip è andato a Washington DC e lo sta presentando là. Da storico, pensi che questo progetto della Repubblica della Montagna sia più sicuro, più realizzabile rispetto alla Cecenia indipendente? Pensi che da sola la Cecenia riuscirebbe a sopravvivere ai suoi vicini così “mostruosi”?

Penso che creare una confederazione sia molto difficile, ma se questa è guidata da un centro forte, può moltiplicare la forza di ogni suo singolo membro. Se la confederazione è una semplice somma di soggetti non credo che durerà a lungo. Un esempio può essere quello dell’Unione Europea: una somma di paesi, ma la sua forza non è equivalente alla somma delle forze che la compongono. Perché ogni paese difende i suoi interessi, e questo è un problema perché uno stato costruito in questo modo non può resistere a forze di paesi come Stati Uniti, Russia, Cina. Il problema della nostra confederazione  è che non abbiamo un centro, una nazione che tiene unite tutte le altre. E ogni volta che una delle nazioni europee prende la supremazia le altre la combattono. Così la nostra confederazione europea è politicamente debole. Se i ceceni vogliono guidare una confederazione non devono farlo come lo hanno fatto gli europei. Se saranno abbastanza credibili da attrarre le altre nazioni in una confederazione della quale loro siano il centro, non come un centro imperiale, ma come il luogo di coloro che credono più di tutti gli altri a questo progetto,  e che per questo sono pronti a sacrificarsi più degli altri per tenere tutti insieme, allora credo che questo sia un progetto politico che può durare. Come, per esempio, gli Stati Uniti, i quali sono una confederazione che, dopo alcuni grossi problemi, è diventata la più potente nazione della terra. Una confederazione, quindi, può durare, ma ti serve un centro che abbia la credibilità e la forza per tenere insieme tutti gli altri, non con la forza ma dando l’esempio. Penso che i ceceni abbiano mostrato più di una volta al mondo grandi esempi.

Nel 1997 Russia e Cecenia firmarono un trattato di pace che poi fu tradito. Cosa pensi del desiderio da parte della comunità mondiale di convincere l’Ucraina a firmare un trattato simile con la Russia?

Guardando alla storia si capisce perfettamente che il reale valore dei documenti dipende dal fatto che questi riflettano o meno la situazione reale. Nel 1997 la Russia firmò un trattato di pace, ma mentre lo firmava stava preparando la seconda invasione. Secondo me se adesso accettasse un compromesso con la Russia, questo compromesso in nessun caso potrebbe sistemare alcuna situazione, perché non credo che i russi sarebbero soddisfatti, e neanche gli ucraini lo sarebbero. Credo che adesso un compromesso sarebbe soltanto un modo per spostare in avanti la guerra di tre o quattro anni. Credo che questo sia un momento nel quale è necessario risolvere un problema che è nato proprio in Cecenia. In una bellissima recensione di Adriano Sofri, un italiano che conosce bene la Cecenia, e che ha scritto un bellissimo articolo su questo libro, lui dice che quello che è successo in Ucraina è un remake di quello che è successo in Cecenia e in Georgia, e che l’Ucraina è la fine di una linea che inizia in Cecenia. E’ il momento di interrompere questa linea una volta per tutte, altrimenti dovremo aggiungere un altro punto a questa linea, tra quattro o cinque anni. Come europeo rifletto sul fatto che questa linea non si dirige lontano dall’Europa, ma dalla Cecenia verso l’Europa. Il punto successivo sarà ancora più vicino a casa nostra, non più lontano. Credo che l’Europa dovrebbe pensare a questo. Se non interrompono questo processo adesso, lo affronteranno di nuovo ancora più vicino a casa.

Akhmed Zakayev a Rimini (11/12/2022) “Da dove viene l’espressione ‘La Cecenia fa parte della Russia’?”

Quello che segue è il testo integrale dell’intervento presentato dal Presidente del Gabinetto dei Ministri del governo ceceno, Akhmed Zakayev, al Congresso Nazionale dei Radicali, svoltosi a Rimini tra il 9 e l’11 Dicembre 2022. Lo avevamo tradotto per l’occasione dall’inglese, affinchè potesse essere distribuito agli astanti. Lo riproponiamo ai lettori di questo blog.

11.12.2022 Rimini, Italia

Signor Presidente,

Signore e signori,

All’inizio del mio intervento, vorrei ringraziare gli organizzatori di questo forum. In particolare ” Radicali Italiani ”. così come tutti i membri del movimento.

Da più di 30 anni partecipo direttamente ai processi militari e politici in corso sia all’interno della stessa Cecenia, sia – ora – al di fuori della Cecenia. Le informazioni rilasciate dagli uffici stampa dei ministeri e delle agenzie russe hanno lo scopo di distogliere l’attenzione da fatti oggettivi. Gli ideologi del Cremlino praticano ancora la teoria totalitaria secondo cui se ripeti mille volte una bugia, diventerà la verità. Preferisco l’affermazione di Abraham Lincoln: che puoi ingannare alcune persone per sempre, e tutte le persone per qualche tempo, ma mai tutte le persone per sempre.

Il presente e il futuro di qualsiasi conflitto devono essere definiti innanzitutto dalla natura di quel conflitto. Probabilmente avrete sentito dozzine di versioni delle origini del conflitto tra Russia e Cecenia. Le riserve petrolifere e il terrorismo islamico internazionale hanno poco o nulla a che fare con l’origine del conflitto. Vorrei spiegare di cosa ha così paura il governo russo.

Dall’inizio della guerra russo-cecena, l’11 dicembre 1994, ogni tentativo della comunità mondiale di impegnarsi nella soluzione pacifica del conflitto è stato bloccato dalla tesi dell’integrità territoriale della Federazione Russa. Oggi che il nostro conflitto è degenerato in un circolo vizioso, è estremamente importante esaminarlo dal punto di vista della sua legalità. Epiteti come “autodichiarato”, “separatista”, “ribelle” o “non riconosciuto” sono spesso usati per descrivere la Repubblica cecena. Essi non si basano su fatti storici e legali.

Lo status sovrano della Repubblica cecena è legittimo quanto lo era l’URSS. Nell’aprile 1990, durante le riforme del sistema sovietico di Gorbaciov, il Soviet Supremo dell’URSS adottò due leggi di fondamentale importanza per le nazioni dell’Unione Sovietica.

Il 10 aprile 1990. “Sulla base dei rapporti economici tra l’URSS e l’Unione e le Repubbliche Autonome” Poi il 26 aprile 1990 “Sulla divisione dell’autorità tra l’URSS ei sudditi della Federazione”. Questa normativa conteneva, accanto a disposizioni più generali, una serie di articoli che modificarono radicalmente lo statuto delle repubbliche autonome. Da quel momento esse condivisero gli stessi diritti delle altre repubbliche sovrane. Entrambi i tipi di repubbliche godettero del diritto alla “libera autodeterminazione dei popoli”.

Il 27 novembre 1990 , a seguito di un editto ufficiale del Soviet Supremo dell’URSS, il Soviet Supremo della Repubblica ceceno-inguscia ha adottato una Dichiarazione sulla sovranità dello Stato.

Per tutta la vita dell’URSS, tutto ciò che aveva a che fare con lo status giuridico, la “statalità” ei confini delle varie entità etniche all’interno del paese era prerogativa esclusiva del Soviet Supremo dell’URSS.

Il motivo per cui sto entrando così nei dettagli è perché possiate capire che non c’è stata alcuna rivolta, nessuna presa del potere da parte di separatisti armati. La sovranità della Repubblica cecena è stata stabilita dall’adozione nell’URSS di diverse nuove leggi nell’aprile 1990, e quindi era assolutamente legale e legittima ai sensi del diritto sovietico, del diritto russo e del diritto internazionale.

Quindi, quando l’Unione Sovietica fu sciolta nel dicembre 1991, la Repubblica cecena esisteva da più di un anno come stato sovrano, riconosciuto nell’ordinamento giuridico dell’URSS, uguale a tutte le “Repubbliche dell’Unione” (Russia, Georgia , Ucraina, Stati baltici e altri) e si stava preparando a firmare il Trattato dell’Unione aggiornato.

Lo status paritario della Repubblica cecena è stato infatti riconosciuto dal governo della Russia nel 1992, in occasione della spartizione ufficiale delle armi e dei beni dell’ex esercito sovietico che si trovavano nella Repubblica di Cecenia. Una simile divisione delle armi e dei beni dell’esercito sovietico ebbe luogo tra la Russia e tutte le ex repubbliche dell’URSS.

Il 1992 è stato un anno chiave per la Repubblica cecena a causa di altri due eventi che hanno avuto luogo: il primo è stato l’adozione della nostra Costituzione, che ha confermato lo status della Repubblica cecena come Stato sovrano democratico. La seconda è stata la firma del Trattato federale in Russia, cui la Repubblica cecena non ha partecipato.

Akhmed Zakayev

Da dove viene l’espressione “la Cecenia fa parte della Russia”?

Nell’ottobre 1993 il presidente Eltsin ordinò alle truppe di sparare sul parlamento russo e disperse l’assemblea. Quando il presidente Eltsin ordinò un referendum per una costituzione russa, non esisteva né il parlamento russo né la costituzione russa. Poiché la Repubblica cecena aveva un parlamento dal 1991, il quale aveva adottato una costituzione nel 1992, la Repubblica cecena non ha partecipato al referendum russo. La Costituzione russa contiene un articolo in cui si afferma che lo Stato russo è uno Stato federale, composto da soggetti che hanno firmato volontariamente il Trattato federale. Un altro articolo afferma che la Repubblica cecena è un soggetto della Federazione Russa. La presidenza russa ha violato tutte le possibili norme legali quando ha incluso la Repubblica cecena come “soggetto” della Federazione Russa nella Costituzione russa.

Nel 1994, dopo tre anni e mezzo di terrorismo di stato, di ricatti, di tentativi di indebolire la leadership cecena, che non sono riusciti a far capitolare la Repubblica cecena, la Russia ha scatenato un’invasione militare su vasta scala. Questa guerra fu cinicamente dichiarata per “l’instaurazione dell’ordine costituzionale”, mentre in realtà fu una guerra che violava tutti i principi del diritto internazionale, comprese le Convenzioni di Ginevra che regolano le norme di guerra.

Nel 1996 la guerra finì e tutte le truppe russe furono ritirate dalla Repubblica cecena. Nel gennaio 1997, con l’attivo supporto metodologico e logistico dell’OSCE e in conformità con la Costituzione cecena del 1992, la Cecenia ha tenuto le elezioni presidenziali e parlamentari, ufficialmente riconosciute dal Consiglio d’Europa che ha inviato un gran numero di osservatori, e dalla stessa Federazione Russa.

Il 12 maggio 1997è stato firmato il documento più importante di tutta la storia dei rapporti tra Russia e Cecenia. Il trattato di pace che ha stabilito i principi fondamentali per le relazioni tra la Federazione Russa e la Repubblica cecena di Ichkeria .

Il difficile ma chiaramente promettente processo di creazione di relazioni interstatali reciprocamente accettabili tra la Russia e la Repubblica cecena fu interrotto nel 1998, quando il Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, presieduto da Putin, il quale era anche direttore dell’FSB, pose un clamoroso freno al processo negoziale.

Al nostro governo viene spesso rimproverata l’accusa di aver avuto il tempo e l’opportunità dopo la fine della prima guerra russo-cecena di rafforzare e affermare la nostra sovranità. Posso affermare con piena autorità che in realtà non abbiamo avuto né il tempo, né l’opportunità, e questo perché i servizi segreti russi hanno immediatamente avviato seri preparativi per una seconda guerra. Hanno scatenato una dura ondata di operazioni terroristiche contro la Cecenia, che includevano esplosioni, omicidi e rapimenti, in particolare di stranieri e giornalisti. Molti noti politici hanno dichiarato pubblicamente che la Cecenia doveva essere portata a uno stato tale da implorare in ginocchio di poter rientrare nella Federazione Russa.

Dopo lo scioglimento dell’URSS, i sostenitori di un forte governo centrale in Russia si lamentavano che non esisteva più un’idea unificatrice e quindi che ciò che restava del grande impero russo, la Federazione Russa, avrebbe potuto sgretolarsi. Il Cremlino ha trovato l’idea che era necessaria. Hanno sostituito l’idea di Marx di combattere il capitalismo con l’idea di combattere il terrorismo. Il vantaggio della nuova idea era che quando si trattava di teoria e pratica degli atti di terrore, la Russia era stata il leader mondiale per tutto il XX secolo, e in tutti i continenti.

Vi interesserà sapere che durante la prima guerra del 1994-1996 siamo stati etichettati come banditi, separatisti, fascisti, ogni sorta di cose, ma nessun politico russo si è sognato di chiamarci fondamentalisti o terroristi islamici, figuriamoci terroristi internazionali.

Il Cremlino aveva già esperienza nel collegare la questione cecena con i problemi internazionali. Stalin, ad esempio, quando affrontò la questione cecena nel 1944 (deportando l’intera nazione nelle steppe del Kazakistan e della Siberia), accusò il popolo ceceno di collaborare con i tedeschi fascisti, anche se i nazisti non riuscirono mai ad occupare la Cecenia. Gli alleati democratici di Stalin potevano allora trovare comprensibili le sue affermazioni. Nel nostro tempo, presentare la Cecenia come uno dei principali focolai del terrorismo islamico internazionale sembra adattarsi convenientemente all’opinione pubblica russa, ma anche a quella dell’Occidente.

Akhmed Zakayev parla alla Camera dei Deputati in Italia

Negli ultimi anni i liberal-democratici russi ci hanno parlato dei processi negativi che hanno avuto luogo e sono tuttora in corso in Russia. Sono profondamente convinto che ciò che il regime di Putin ha fatto in Russia sia la conseguenza e il riflesso di quanto è accaduto, e continua ad accadere, in Cecenia.

L’isteria anti-cecena fomentata dal Cremlino che gode dell’appoggio della maggioranza assoluta della società russa, democratici compresi.

Menzogne spudorate, illegalità e crimini crudeli sono gli strumenti della politica russa nei confronti della Cecenia. Infiammata dalla propaganda della Grande Potenza, la società russa acconsentì prontamente ai mezzi ovvi e malvagi usati contro i ceceni, e quando questi iniziarono ad essere usati contro gli stessi russi era già troppo tardi per cambiare qualcosa.

Una campagna di terrore contro una piccola nazione non può portare a risultati positivi. Le prevedibili conseguenze di una guerra criminale scatenata contro la Cecenia sono state una restrizione delle libertà democratiche, inclusa l’abolizione della libertà di parola, della libertà per l’attività imprenditoriale privata e della libertà per le minoranze religiose. Procedimenti penali politicamente motivati, persecuzione delle organizzazioni per i diritti civili, violazione dei diritti elettorali dei cittadini, fascismo sempre più forte e grave interferenza negli affari interni degli stati vicini: questi sono tutti risultati naturali della criminale guerra anti-cecena, che continua nel suo 28 anno.

Il rifiuto della Russia di riconoscere l’indipendenza della Repubblica cecena, e il conseguente scatenarsi di una guerra, ha creato false aspettative in molte persone riguardo alla possibile risoluzione dei conflitti post-sovietici. La Georgia, la Moldavia ei loro amici volevano vedere la Russia soggiogare la Cecenia il prima possibile, immaginando che dopo questo sarebbe stata ripristinata la loro “integrità territoriale”.

I bombardamenti a tappeto di villaggi e città, la violazione di ogni norma militare, le pulizie etniche e il genocidio commessi durante le due guerre anti-cecene erano tutti considerati affari interni della Russia.

Putin era fiducioso che gli attuali leader occidentali non avrebbero mai cambiato il loro atteggiamento pubblicamente dichiarato nei confronti della Russia , qualunque cosa faccia.

Il regime russo è emerso nella sua forma attuale in gran parte grazie all’incoraggiamento che la Russia ha ricevuto dagli stati occidentali nella sua barbara guerra contro la Cecenia, uno dei conflitti più sanguinosi e violenti in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale. 300 mila civili , di cui oltre 40mila bambini , sono stati uccisi in Cecenia.

 Sono profondamente convinto che gli interessi economici di alcuni paesi e gli interessi politici di alcuni politici non debbano essere superiori al destino di un intero popolo. Sono anche assolutamente sicuro che la mancanza di un’adeguata reazione del mondo occidentale alla tragedia cecena sia la ragione principale per cui la Russia ha commesso un’aggressione militare contro la Georgia e l’Ucraina.

Sono lieto che il mondo si sia reso conto che la politica di pacificazione non può essere continuata e abbia condannato fermamente l’aggressione russa contro l’Ucraina.

I ceceni sono stati coinvolti in questa guerra dalla parte degli ucraini dal 2014. Putin, durante l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, ha attirato i cosiddetti Kadyroviti nelle file degli occupanti russi. Questa decisione è stata presa con l’obiettivo di portare odio tra ceceni e ucraini. Ma grazie alla saggezza del popolo ucraino e alle azioni corrette del governo della CRI in esilio, Putin non è riuscito a raggiungere questo obiettivo. Il 26 febbraio Bruxelles ha ospitato una riunione del Comitato di Stato per la Disoccupazione della CRI, di cui sono a capo, in qualità di capo del governo della CRI in esilio. In questo incontro si decise di formare distaccamenti di volontari tra i ceceni in Europa per partecipare alla guerra a fianco degli ucraini. Lo stesso giorno, abbiamo annunciato questa decisione attraverso i media. Mi sono anche rivolto al presidente Zelensky sulla necessità di concludere un accordo sulla cooperazione militare tra le parti. In modo che la partecipazione dei ceceni a un conflitto armato non contraddica la Convenzione di Ginevra del 1949 e il protocollo aggiuntivo del 7 dicembre 1978 “Protezione delle persone che partecipano alle ostilità”, in modo che questa persona non rientri nell’articolo “mercenari” della suddetta Convenzione.

Il 28 maggio, nella città di Kiev, è stato firmato un accordo di mutua assistenza e sostegno tra i dipartimenti militari dell’Ucraina e la CRI. Da quel momento è in corso la formazione di una brigata separata per scopi speciali come parte della legione straniera dell’Ucraina. Due battaglioni sono lì dal 2014. Due battaglioni sono stati formati dopo la firma di un accordo interdipartimentale. E al momento, il terzo battaglione sta venendo reclutato.

Ora vorrei divagare leggermente dall’argomento principale e citare il primo presidente della Repubblica cecena di Ichkeria , Dzhokhar Dudayev, il quale ha detto nel 1995: “quando il sole della libertà sorgerà in Ucraina, verrà la fine dell’Impero russo”.

Infatti, oggi, in connessione con la guerra in Ucraina, il mondo si sta riorganizzando e l’Ucraina è diventata il leader del mondo libero.

La mia fiducia è rafforzata dal fatto che il 18 ottobre la Verkhovna Rada dell’Ucraina ha riconosciuto il genocidio del popolo ceceno e che il territorio della Repubblica cecena di Ichkeria è stato temporaneamente occupato dalla Russia. Questo è un evento epocale nella storia della formazione dello stato ceceno. Questo apre grandi opportunità per il governo della CRI in esilio.

Sono sicuro che oggi il mio popolo, come mai prima nella sua storia, è vicino al ripristino della propria statualità. E garantisco che con l’aiuto dell’Onnipotente, il nostro governo all’estero non perderà questa occasione storica.

Grazie a tutti.

Akhmed Zakayev

Presidente del Gabinetto dei Ministri della Repubblica Cecena di Ichkeria

Capo del Comitato per la De – Occupazione della Repubblica Cecena di Ichkeria

Approfondimento sulla Cecenia con Francesco Benedetti

Francesco Benedetti è ospite del canale Youtube Economia Italia per un approfondimento sulla storia della Cecenia ed alcune riflessioni sulla situazioni attuale in Ucraina.

Il contenuto è disponibile quì

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https://www.youtube.com/@EconomiaItalia

Libertà o morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria – Esce oggi il secondo volume in italiano

La guerra in Ucraina è iniziata in Cecenia. Può sembrare una provocazione. Eppure, questa è la realtà che rivelano le pagine di questo secondo volume, interamente dedicato alla Prima Guerra Russo – Cecena. Genesi, sviluppo e svolgimento di questo sanguinoso conflitto sembrano la bozza del copione cui il mondo sta assistendo in questi mesi tra il Donbass e la Crimea.

Anche allora, come oggi, la Russia invase uno stato libero, mascherando la guerra che stava scatenando dietro alla definizione di “operazione speciale”.

Anche allora, come oggi, il nemico dello stato russo era stato etichettato e demonizzato: se Zelensky ed il suo governo sono chiamati oggi “nazisti”, Dudaev ed i suoi ministri furono chiamati allora “banditi”.

Anche allora, come oggi, convinti della loro superiorità, i comandi militari marciarono sulla capitale, pretendendo di piegare un popolo alla loro volontà, come avevano fatto più volte in epoca sovietica. Ma anche allora, come oggi, furono costretti a ritirarsi, per poi scatenare una sanguinosa guerra totale, la più devastante guerra europea dal 1945.

La Prima Guerra Russo – Cecena fu il primo tragico prodotto del revanscismo russo: il “punto zero” di una parabola che da Grozny porta a Kiev, passando dalla Georgia, dalla Crimea, dalla Bielorussia e dal Donbass. Con una differenza sostanziale: che quella prima guerra contro la Cecenia, i russi, la persero. Le loro ambizioni imperiali, poggiate sulle fondamenta logore di un impero fatiscente, finirono frustrate dalla caparbietà di una nazione immensamente inferiore per numero e per mezzi, a quella che ucraina, che oggi difende la sua terra dalla guerra scatenata da Putin.

Questa storia può impartire a chi avrà la pazienza di leggerla due importanti lezioni: cosa succede quando si assecondano le ambizioni di un impero, e come si fa a sconfiggerlo. Se è già tardi per mettere in pratica la prima, per la seconda siamo ancora in tempo.

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CHECHENS, SHOW THAT YOU ARE A UNITED NATION! – INTERVIEW WITH USMAN FERZAULI

(English Version)

Usman Ferzauli, former First Deputy Foreign Minister and Director of the Department of Foreign Intelligence, then Minister of Foreign Affairs and Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary to the Kingdom of Denmark, in service until 2016, has agreed to answer some of our questions on the current situation of the Chechen Republic of Ichkeria.

As a senior officer of the Chechen Republic of Ichkeria, you have gone through all stages of the republic’s history, from the most glorious to the most difficult. Today you support the cause of Chechnya from Europe. How is the management of Ichkeria experiencing this difficult and delicate moment?

I must say that today I am not an Ichkeria official on active duty . I believe that this status allows me to be more objective and free in the choice of terms to define the processes related to Ichkeria, without violating anyone’s rights or ambitions. I cannot speak on behalf of all Chechens, but I would insult the memory of my brothers in arms, who gave their lives for the sake of Ichkeria’s freedom, if I did not talk about what we all dreamed of and what we have dedicated our lives. Everyone is going through this difficult time in their own way. There are more than half a million Chechens outside of Ichkeria and Russia, and they are integrated into the social strata of their home countries. About three hundred thousand live in the territory of Russia proper. The remainder resides in Ichkeria. Our people have gone through a very difficult path, in the last 30 years we have faced 2 ethnic cleanups, which European politicians have called simply “… violation of human rights”. We have lost a quarter of the population during the wars and there is no family in Ichkeria that has not lost a loved one during this time. I mention these facts only because all this lives in us, in our children. And any information that mentions the word Ichkeria is a kind of detonator for all of us. Unfortunately, today I do not see a single national concept capable of developing mechanisms to get out of this difficult situation. Furthermore, it is not entirely ethical to try to change something in Ichkeria while sitting thousands of kilometers from the Homeland. Finally, I do not allow anyone to ask those Chechens living in Ichkeria today to engage in an open confrontation with the occupying authorities, because today Ichkeria is similar to Ukraine during the occupation by Nazi Germany. Ichkeria is governed by the dictatorship of the federal authorities. People are absolutely helpless. People have no right to be heard, to have their own opinion different from the official versions. The corruption is nationwide. This is the situation we are in …


A few days ago, the Ukrainian parliament recognized Ichkeria as a state illegally occupied by the Russian Federation and recognized the genocide committed by the Russians against the Chechens. How do you rate this event for Chechnya?

We are all happy with this step and we give an enthusiastic evaluation to these acts of the fraternal Ukrainian people. Thousands of our compatriots today fight together with the Ukrainians for a noble cause: against an aggressor who has no morals, pity, dignity. Undoubtedly, the recognition of Ichkeria as a temporarily occupied state and the establishment of a commission to investigate the genocide against our people are but the first glimpses of our people’s hopes for freedom and the consequent prosecution of military and political criminals. But this is a very tiring path, which will first of all require the unity of us Chechens, which unfortunately I do not see at the moment. The very concept of independence must go beyond the national framework with the involvement of international experts, support groups in the broad sense and, above all, an international administration set up for the transition period. Today the Chechens are divided globally and a peaceful solution to the problem of unification is, to put it mildly, very prosaic. Unfortunately, we still don’t find similar support from political leaders in European countries and North America and there are no clear signs that this will happen in the foreseeable future. But we are patient people, we have been waiting for 300 years, we will wait for more.

The forces demanding continuity with the Chechen Republic of Ichkeria today seem divided and sometimes even in conflict with each other, delegitimizing each other. What is the reason for this fragmentation?

This is a very sensitive issue. I am not an advocate of public whipping of my countrymen, no matter how much scoundrel they may be. Unfortunately, nothing is changing and they apparently haven’t learned from past mistakes. Somehow, the esteemed Vytautas Landsbergis, observing the disunity of the Chechens, said: “ My dear Chechens, well, show at least once that you are one united nation! “ The reason for the fragmentation of these groups (I cannot call them otherwise) are the sick ambitions of some and the very high presumption of others. We have already overcome this path of fragmentation in 1997, on the eve of the election of the President of the CRI and after, when the people who had to unite the people became a disaster for their own . nation . After the end of the first war, the lustration law was passed. But this law was not applied to domestic traitors and people who actively cooperated with the aggressor. Eventually, everything went back to anarchy. The same trend is observed today. Defectors, people who collaborated with the occupation regime and mere adventurers, as well as those who betrayed President Aslan Maskhadov, tempted by the conspiratorial ideas of controlling oil pipelines and uniting Chechnya and Dagestan, position themselves as the main “activists. of the liberation movement “.

How do the Chechen population at home and the diaspora in Europe perceive the litigation of various organizations defending the independence of Chechnya? And how credible are these organizations among the civilian population?

The feelings are very negative . The most interesting thing is that all these groups protect the interests of the group itself, which they arbitrarily declare to be the interests of the people of Ichkeria. As can be seen from publications and personal communication, there are conflicting statements. Someone renewed the ideas of the Caliphate with the establishment of Sharia law in Ichkeria immediately. Someone will go to war directly in the Chechen Republic and thus “free” Ichkeria from the invaders, with all the bloody consequences that will ensue. This is nothing but an illusion. There are also demands on the government of Ukraine to recognize Dagestan’s independence. We are not interested in Dagestan and we do not have the right to speak on behalf of the peoples of Dagestan, where 52 ethnic groups live and there is not a single dominant one. Throughout our history, we have not had a single beneficial idea from Dagestan, only conflicts, conflicts, wars, devastation and betrayal. Furthermore, the international community, primarily the European Union and the countries of North America, see Russia in the future as a united, stable and predictable country within its current borders. And our appeals for the recognition of the independence of Russian autonomies can be mistaken for attempts to divide Russia itself, and therefore we pour water on the mill of Russian propaganda. Yes, we are for the freedom of all peoples, but first of all we must not forget our national interests. Since our independence in principle also depends on the outside world, it is necessary to speak in a language that is acceptable and understandable to the world, leaving verbosity and rhetoric unacceptable to parlor adventurers.

Do you think it makes sense that the various institutional groups that call themselves “legitimate” come together as one and put aside their differences instead of acting independently? Or do you think there is someone among them worthy of leading others?

I am deeply convinced that Ichkeria should achieve independence without bloodshed, military confrontations and destructive wars. We’ve been through all of this before. One thing is quite clear to me, that without the consent of Russia, Ichkeria will not receive independence in that classic civilian form, as has happened before with the colonial territories. I am absolutely certain that no country in the world will announce a single sanction against Russia due to the violence and colonization of Ichkeria. We have seen all of this during two bloody wars. And in these matters, we need the political support of Ukraine and its partners. It is quite obvious that in matters of cooperation with Ichkeria, if this process continues, Ukraine needs a force that can be represented on behalf of the people of Ichkeria. And if all these groups really want freedom for their country, it is necessary to leave their ambitions alone and form a working group to carry this project forward .

At the moment, many young Chechens are fighting alongside the Ukrainian army, mainly on the Kherson front. It is clear that their battle is not only for the defense of Ukraine, but also for the restoration of Chechnya’s independence. If you could talk to each of them, what would you tell them?

With obvious envy, in the good sense of the word, I watch our boys participate in this war. It would be unethical to teach them something, because with their example they set an example and hope for all Chechens. For me, in principle, it does not matter what they are guided by. But to each, individually, I would give my hand and hug, as Chechen men do. We Chechens are laconic and don’t compliment each other, but I’m extremely proud to belong to the people they represent. Once again, they fully showed the whole world their nobility and the potential for courage in the fight against a common enemy. In my prayers I ask the Almighty to grant them health, good humor and long life in their free homeland.

How does the political fragmentation of the CRI affect those same soldiers fighting at the front under the Ichkeria banner?

At this stage, these guys are busy with their noble cause and, for objective reasons, don’t pay much attention to this issue. I know that there have been unsuccessful attempts by some groups to subjugate these battalions to themselves by luring them “under the banner of Ichkeria”. But the problem with the latter is that these guys since 2014, in one way or another, under the Ichkeria banner, position themselves as Ichkerians. At the same time, they are integrated into the structures of the Ukrainian armed forces, accept and carry out the tasks assigned to them by the command. Therefore, I doubt that at this stage they can be affected in any way beyond their functional responsibilities.

CECENI, MOSTRATE CHE SIETE UNA NAZIONE UNITA! – INTERVISTA AD USMAN FERZAULI

(Versione Italiana)

Usman Ferzauli, ex Primo Vice Ministro degli Esteri e Direttore del Dipartimento di Intelligence Estera, poi Ministro degli Affari Esteri ed Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario presso il Regno di Danimarca, in servizio fino al 2016, ha acconsentito a rispondere ad alcune nostre domande sulla situazione attuale della Repubblica Cecena di Ichkeria.

Come alto ufficiale della Repubblica cecena di Ichkeria, hai attraversato tutte le fasi della storia della repubblica, dalle più gloriose alle più difficili. Oggi sostieni la causa della Cecenia dall’Europa. Come sta vivendo questo momento difficile e delicato la dirigenza di Ichkeria?

Devo dire che oggi non sono un funzionario di Ichkeria in servizio attivo. Credo che questo status mi permetta di essere più obiettivo e libero nella scelta dei termini per definire i processi relativi all’Ichkeria, senza violare i diritti o le ambizioni di qualcuno. on posso parlare a nome di tutti i ceceni, ma insulterei la memoria dei miei fratelli d’armi, che hanno dato la vita per il bene della libertà di Ichkeria, se non parlassi di ciò che tutti abbiamo sognato e di ciò cui abbiamo dedicato le nostre vite. Ognuno sta attraversando questo momento difficile a modo suo. Ci sono più di mezzo milione di ceceni al di fuori di Ichkeria e della Russia, e sono integrati negli strati sociali dei loro paesi di residenza. Circa trecentomila vivono nel territorio della Russia vera e propria. Il resto risiede in Ichkeria. Il nostro popolo ha attraversato un percorso molto difficile, negli ultimi 30 anni abbiamo affrontato 2 pulizie etniche, che i politici europei hanno chiamato semplicemente “…violazione dei diritti umani”. Abbiamo perso un quarto della popolazione durante le guerre e non c’è famiglia a Ichkeria che non abbia perso la persona amata durante questo periodo. Cito questi fatti solo perché tutto questo vive in noi, nei nostri figli. E qualsiasi informazione che menzioni la parola Ichkeria è una specie di detonatore per tutti noi. Purtroppo non vedo oggi un unico concetto nazionale in grado di sviluppare meccanismi per uscire da questa difficile situazione. Inoltre, non è del tutto etico cercare di cambiare qualcosa a Ichkeria mentre si è seduti a migliaia di chilometri dalla Patria. Infine, non permetto a nessuno di chiedere a quei ceceni che oggi vivono a Ichkeria di avviare un confronto aperto con le autorità occupanti, perché oggi Ichkeria è simile all’Ucraina durante l’occupazione da parte della Germania nazista. In Ichkeria vige la dittatura delle autorità federali. Le persone sono assolutamente impotenti. Le persone non hanno il diritto di essere ascoltate, di avere la propria opinione diversa dalle versioni ufficiali. La corruzione è su scala nazionale. Questa è la situazione in cui ci troviamo…


Pochi giorni fa, il parlamento ucraino ha riconosciuto Ichkeria come uno stato occupato illegalmente dalla Federazione Russa e ha riconosciuto il genocidio commesso dai russi contro i ceceni. Come valuti questo evento per la Cecenia?

Siamo tutti contenti di questo passo e diamo una valutazione entusiasta a questi atti del fraterno popolo ucraino. Migliaia di nostri connazionali oggi combattono insieme agli ucraini per una nobile causa: contro un aggressore che non ha morale, pietà, dignità. Indubbiamente, il riconoscimento di Ichkeria come stato temporaneamente occupato e l’istituzione di una commissione che indaghi sul genocidio contro il nostro popolo non sono altro che i primi barlumi delle speranze del nostro popolo di ottenere la libertà e il conseguente perseguimento di criminali militari e politici. Ma questo è un percorso molto faticoso, che richiederà prima di tutto l’unità di noi ceceni, che purtroppo al momento non vedo. Il concetto stesso di indipendenza deve andare oltre il quadro nazionale con il coinvolgimento di esperti internazionali, gruppi di sostegno in senso lato e, soprattutto, di una amministrazione internazionale costituita per il periodo di transizione. Oggi i ceceni sono divisi a livello globale e una soluzione pacifica al problema dell’unificazione è, per usare un eufemismo, molto prosaica. Sfortunatamente, non troviamo ancora un sostegno simile da parte dei leader politici nei paesi europei e nel Nord America e non ci sono segnali chiari che ciò accadrà nel prossimo futuro . Ma siamo persone pazienti, stiamo aspettando da 300 anni, ne aspetteremo ancora.

Le forze che chiedono continuità con la Repubblica cecena di Ichkeria oggi sembrano divise e talvolta addirittura in conflitto tra loro, delegittimandosi a vicenda. Qual è il motivo di questa frammentazione?

Questa è una questione molto delicata. Non sono un sostenitore della fustigazione in nome pubblico dei miei connazionali, non importa quanto farabutti possano essere. Sfortunatamente, nulla sta cambiando e a quanto pare non hanno imparato dagli errori del passato. In qualche modo, lo stimato Vytautas Landsbergis, osservando la disunione dei ceceni, disse: “Miei cari ceceni, bene, mostrate almeno una volta che siete un’unica nazione unita!” Il motivo della frammentazione di questi gruppi (non posso chiamarli diversamente) sono le malate ambizioni di alcuni e l’altissima presunzione di altri. Abbiamo già superato questo percorso di frammentazione nel 1997, alla vigilia delle elezioni del Presidente della CRI e dopo, quando la gente che doveva unire il popolo divenne un disastro per la sua stessa nazione. Dopo la fine della prima guerra, fu approvata la legge sulla lustrazione. Ma questa legge non è stata applicata ai traditori nazionali e alle persone che hanno collaborato attivamente con l’aggressore. Alla fine, tutto è tornato all’anarchia. La stessa tendenza si osserva oggi. I disertori, le persone che hanno collaborato con il regime di occupazione ed i semplici avventurieri, così come coloro che hanno tradito il presidente Aslan Maskhadov, tentati dalle idee cospirative di controllare gli oleodotti e unire Cecenia e Daghestan, si posizionano come i principali “attivisti del movimento di liberazione”.

Come percepiscono la popolazione cecena in patria e la diaspora in Europa il contenzioso di varie organizzazioni che difendono l’indipendenza della Cecenia? E quanto sono credibili queste organizzazioni tra la popolazione civile?

Le percepiscono in modo molto negativo. La cosa più interessante è che tutti questi gruppi tutelano gli interessi del gruppo stesso, che dichiarano arbitrariamente essere interessi del popolo di Ichkeria. Come si vede dalle pubblicazioni e dalla comunicazione personale, ci sono dichiarazioni contrastanti. Qualcuno ha rinnovato le idee del Califfato con l’istituzione della legge della Sharia in Ichkeria immediatamente. Qualcuno andrà in guerra direttamente nella Repubblica Cecena e così “liberarà” Ichkeria dagli invasori, con tutte le sanguinose conseguenze che ne conseguiranno. Questa non è altro che un’illusione. Ci sono anche richieste al governo dell’Ucraina di riconoscere l’indipendenza del Daghestan. Non ci interessa il Daghestan e non abbiamo il diritto di parlare a nome dei popoli del Daghestan, dove vivono 52 gruppi etnici e non ce n’è uno solo dominante. Nel corso della nostra storia, non abbiamo avuto una sola idea benefica dal Daghestan, solo conflitti, conflitti, guerre, devastazioni e tradimenti. Inoltre, la comunità internazionale, in primis l’Unione Europea ei Paesi del Nord America, vedono la Russia nel futuro come un Paese unito, stabile e prevedibile entro i suoi attuali confini. E i nostri appelli al riconoscimento dell’indipendenza delle autonomie russe possono essere scambiati per tentativi di dividere la Russia stessa, e quindi versiamo acqua sul mulino della propaganda russa. Sì, siamo per la libertà di tutti i popoli, ma prima di tutto non dobbiamo dimenticare i nostri interessi nazionali. Poiché la nostra indipendenza in linea di principio dipende anche dal mondo esterno, è necessario parlare in una lingua che sia accettabile e comprensibile per il mondo, lasciando verbosità e retorica inaccettabile agli avventurieri da salotto.

Pensi che abbia senso che i vari gruppi istituzionali che si definiscono “legittimi” si uniscano come un’unica realtà e mettano da parte le loro differenze invece di agire in modo indipendente? O pensi che tra loro ci sia qualcuno degno di guidare gli altri?

Sono profondamente convinto che Ichkeria dovrebbe ottenere l’indipendenza senza spargimenti di sangue, scontri militari e guerre distruttive. Abbiamo già passato tutto questo. Una cosa è del tutto chiara per me, che senza il consenso della Russia, Ichkeria non riceverà l’indipendenza in quella classica forma civile, come è successo prima con i territori coloniali. Sono assolutamente certo che nessun Paese al mondo annuncerà una sola sanzione contro la Russia a causa della violenza e della colonizzazione di Ichkeria. Abbiamo visto tutto questo durante due sanguinose guerre. E in queste questioni, abbiamo bisogno del sostegno politico dell’Ucraina e dei suoi partner. È abbastanza ovvio che in materia di cooperazione con Ichkeria, se questo processo continua, l’Ucraina ha bisogno di una forza che possa essere rappresentata a nome del popolo di Ichkeria. E se tutti questi gruppi vogliono davvero la libertà per il loro paese, è necessario lasciare in pace le loro ambizioni e formare un gruppo di lavoro per portare avanti questo progetto.

Al momento, molti giovani ceceni stanno combattendo a fianco dell’esercito ucraino, principalmente sul fronte di Kherson. È chiaro che la loro battaglia non è solo per la difesa dell’Ucraina, ma anche per il ripristino dell’indipendenza della Cecenia. Se potessi parlare con ciascuno di loro, cosa diresti loro?

 Con palese invidia, nel buon senso della parola, osservo i nostri ragazzi partecipare a questa guerra. Non sarebbe etico insegnare loro qualcosa, perché con il loro esempio danno un esempio e una speranza a tutti i ceceni. Per me, in linea di principio, non importa da cosa sono guidati. Ma a ciascuno, individualmente, darei la mano e l’abbraccio, come fanno gli uomini ceceni. Noi ceceni siamo laconici e non ci complimentiamo a vicenda, ma sono estremamente orgoglioso di appartenere alle persone che loro rappresentano. Ancora una volta, hanno mostrato pienamente al mondo intero la loro nobiltà e il potenziale di coraggio nella lotta contro un nemico comune. Nelle mie preghiere chiedo all’Onnipotente di concedere loro salute, buon umore e lunga vita nella loro libera patria.

In che modo la frammentazione politica della CRI colpisce quegli stessi soldati che combattono al fronte sotto la bandiera di Ichkeria?

In questa fase, questi ragazzi sono impegnati con la loro nobile causa e, per ragioni oggettive, non prestano molta attenzione a questo problema. So che ci sono stati tentativi infruttuosi da parte di alcuni gruppi di soggiogare questi battaglioni a se stessi, attirandoli “sotto la bandiera di Ichkeria”. Ma il problema di quest’ultimo è che questi ragazzi dal 2014, in un modo o nell’altro, sotto la bandiera di Ichkeria, si posizionano come Ichkeriani. Allo stesso tempo, sono integrati nelle strutture delle forze armate ucraine, accettano e attuano i compiti loro assegnati dal comando. Pertanto, dubito che in questa fase possano essere influenzati in alcun modo al di là delle loro responsabilità funzionali.

Чеченцы, покажите, что вы сплочённая нация!
Интервью с Усманом Ферзаули

(русскоязычная версия)

Усман Ферзаули, бывший первый заместитель министра иностранных дел и директор Департамента внешней разведки, затем министр иностранных дел и Чрезвычайный и Полномочный Посол в Королевстве Дания, на службе до 2016 года, согласился ответить на некоторые наши вопросы о текущей ситуации. Чеченской Республики Ичкерия.

Вы как высокопоставленный офицер Чеченской Республики Ичкерия прошли все этапы истории республики, от самого славного до самого трудного. Сегодня вы поддерживаете дело Чечни из Европы. Как руководство Ичкерии переживает этот сложный и деликатный момент?

Должен сказать, что я сегодня не в руководстве Ичкерии. Считаю, что данный статус позволяет мне быть более объективным и свободным в выборе терминов определения процессов касающихся Ичкерии, не ущемляя чьих то прав или амбиций. Я так же не могу говорить от имени всех чеченцев, но я бы оскорбил память моих братьев по оружию, которые отдали свои жизни ради свободы Ичкерии, если бы не стал говорить о том, о чём мы все мечтали и чему посвятили свою жизнь. Это сложное время каждый переживает по-своему. За пределами Ичкерии и России более полумиллиона чеченцев и они интегрированы в социальных слоях стран проживания. Порядка триста тысяч проживают на территории собственно России. Ну и остальные в Ичкерии. Наш народ прошел очень трудный путь, буквально за последние 30 лет мы пережили 2 этнические чистки, которые европейские политики называли просто «..нарушением прав человека». Мы потеряли в процессе войн четверть населения, и нет в Ичкерии семьи, кто не потерял своего близкого человека именно в этот период. Я привожу эти факты только потому, что все это живёт в нас, в наших детях. И любая информация, где упоминается слово Ичкерия,  является для всех нас своего рода детонатором. К сожалению, я не вижу сегодня единой национальной концепции действий, способной выработать механизмы выхода из этой сложной ситуации. Более того, не совсем этично сидя за тысячи километров вдали от Родины, пытаться что-то изменить в Ичкерии. Я так же не допускаю, чтобы кто-либо требовал от тех чеченцев, которые проживают сегодня в Ичкерии, начал открытое противостояние с оккупационными властями, потому что сегодня Ичкерия подобна Украине во время оккупации нацистской Германией. В Ичкерии диктатура федеральных властей. Люди абсолютно бесправные. У людей нет прав быть услышанными, иметь собственное мнение отличное от официальных версий. Коррупция в национальном масштабе. Это та ситуация, в которой мы варимся…


Несколько дней назад украинский парламент признал Ичкерию государством, незаконно оккупированным Российской Федерацией, и признал геноцид, совершенный русскими в отношении чеченцев. Как вы оцениваете это событие для Чечни?

Мы все в восторге от этого шага и даём этим актам братского Украинского народа должную оценку. Тысячи наших земляков сегодня сражаются вместе с Украинцами за благородное дело – против агрессора, не имеющего ни морали, ни жалости, ни достоинства. Безусловно, признание Ичкерии временно оккупированным государством и совершения геноцида в отношении нашего народа есть не что иное, как первые проблески надежд нашего народа на обретение свободы и последующего привлечения к ответственности военно-политических преступников. Но это очень трудоёмкий путь, который потребует в первую очередь от нас, чеченцев, сплочённости, чего я, к сожалению, не вижу на данный момент. Сама концепция обретения независимости должна выйти за национальные рамки с вовлечением международных экспертов, группы поддержки в широком смысле и, самое главное, сформированная международная администрация на переходный период. Сегодня чеченцы разделены глобально, и мирное разрешение проблемы объединения, мягко говоря, весьма прозаичны. К сожалению, мы не находим всё ещё аналогичной поддержки политических лидеров в европейских странах и в Северной Америке и нет явных признаков того, что это произойдёт в ближайшей перспективе. Но мы люди терпеливые, мы ждали 300 лет, подождём ещё.

Силы, требующие преемственности с Чеченской Республикой Ичкерия, сегодня выглядят разрозненными, а иногда даже конфликтующими друг с другом, делегитимизирующими друг друга. В чем причина этой фрагментации?

Это очень деликатный вопрос. Я не сторонник публичной поимённой порки своих земляков, какими бы негодяями они ни были. К сожалению, ничего не меняется и видимо они не извлекли уроков из прошлых ошибок. Как-то многоуважаемый Витаутас Ландсбергис, наблюдая разрозненность чеченцев, сказал: Дорогие мои чеченцы, ну покажите хоть один раз, что вы единая сплочённая нация!                                                                                             

Причина фрагментации этих группировок (я их иначе не могу назвать) в больных амбициях одних, и чрезвычайно высокого самомнения других. Мы уже проходили этот путь фрагментации в 1997 году, накануне выборов Президента ЧРИ и после, когда люди, которые должны были объединить народ, стали бедствием для этого народа. После окончания первой войны был принят Закон о Люстрации. Но этот закон не был применён в отношении национальных предателей и людей, активно сотрудничавших с агрессором. В итоге всё вернулось в анархию. Сегодня наблюдается та же тенденция. Главными «активистами освободительного движения» позиционируют себя дезертиры, люди сотрудничавшие с оккупационным режимом и просто авантюристы, а также те, кто предал Президента Аслана Масхадова соблазнившись конспиративными идеями контроля нефтепроводов и объединения Чечни и Дагестана.   

Как чеченское население на родине и диаспора в Европе воспринимают сутяжничество различных организаций, защищающих независимость Чечни? И каким доверием пользуются эти организации среди гражданского населения?

Воспринимают очень негативно. Самое интересное в том, что все эти группировки несут в себе интересы собственно только самой группировки, которые декларируются ими произвольно якобы от имени народа Ичкерии. Как мы видим из публикаций и при личном общении, есть противоречивые декларации. Кто-то возобновил идеи Халифата с установлением немедленно законов Шариата в Ичкерии. Кто-то собирается идти воевать непосредственно в Чеченской Республике и таким образом «освободить» Ичкерию от оккупантов, со всеми вытекающими отсюда кровавыми последствиями. Это не более чем иллюзия. Есть так же призывы к Правительству Украины признать независимость Дагестана. Нам нет дела до Дагестана, и мы не имеем права говорить от имени народов Дагестана, где проживают 52 этнические группы, и нет ни одной доминирующей. За всю нашу историю мы не имели ни одной благотворной идеи от Дагестана, одни конфликты, распри, войны, разруху и предательство. Более того, международное сообщество, в первую очередь Европейский союз и страны Северной Америки видят Россию в перспективе единой в пределах своих нынешних границ, стабильной и предсказуемой страной. И наши призывы к признанию независимости российских автономий могут принять за попытки раскола самой России и таким образом мы льём воду на мельницу российской пропаганды. Да, мы за свободу всех народов, но нам в первую очередь нужно не забывать свои национальные интересы. Поскольку наша независимость в принципе зависит и от внешнего мира необходимо говорить на языке, который приемлем и который понятен миру, оставив словоблудие и неприемлемую риторику салонным авантюристам.

Считаете ли вы целесообразным, чтобы различные институциональные группы, определяющие себя как «законные», объединились в единую реальность и отложили в сторону свои разногласия, вместо того чтобы действовать независимо? Или ты считаешь, что среди них есть тот, кто достоин возглавить остальных?

Я глубоко убеждён в том, что Ичкерия должна получить независимость без кровопролития, военных столкновений и разрушительной войны. Мы всё это уже проходили. Мне совершенно понятно одно, что без согласия на то России Ичкерия не получит независимость в той классической цивилизованной форме, как это происходило ранее с колониальными территориями. Я совершенно уверен и в том, что ни одна страна в мире не объявит ни одной санкции  России из-за насилия и колонизации Ичкерии. Мы всё это видели в течение двух кровавых войн.  И в этих вопросах нам необходима политическая поддержка Украины и её партнёров.  Совершенно очевидно, что в вопросах сотрудничества с Ичкерией, если этот процесс будет иметь продолжение,  для Украины необходима сила, которая может быть представлена от имени народа Ичкерии. И если все эти группировки действительно желают свободы своей стране, необходимо оставить в покое свои амбиции и сформировать рабочую группу для продвижения этой работы.

На данный момент многие молодые чеченцы воюют на стороне украинской армии, в основном на Херсонском фронте. Понятно, что их битва ведется не только за защиту Украины, но и за восстановление независимости Чечни. Если бы вы могли поговорить с каждым из них, что бы вы им сказали?

Я с нескрываемой завистью, в хорошем смысле этого слова, наблюдаю за нашими парнями, участвующим на этой войне. Было бы не этично учить их чему-то, поскольку своим примером они дают пример и надежду всем чеченцам. Для меня в принципе неважно, чем они руководствуются. Но каждому в отдельности я подал бы свою руку и обнял, как это делают чеченские мужчины. Мы, чеченцы, немногословны и не делаем комплименты друг другу, но я чрезвычайно горд, что принадлежу к народу, который они представляют. Они ещё раз в полной мере показали всему миру своё благородство и  потенциал мужества в борьбе с общим врагом. В своих молитвах я прошу Всевышнего даровать им здоровья, бодрости духа и долгих лет жизни на своей свободной Родине.

Как политическая раздробленность ЧРИ сказывается на тех самых бойцах, сражающихся на фронте под знамёнами Ичкерии?

На данном этапе эти парни заняты своим благородным делом и в силу объективных причин они не уделяют этому вопросу много внимания. Я знаю, что были неудачные попытки некоторых группировок подчинить эти батальоны себе, заманив «под знамёна Ичкерии». Но проблема последних в том, что эти парни с 2014, так или иначе, под знамёнами Ичкерии, они и позиционируют себя как Ичкерийцы. При этом они интегрированы в структуры Вооруженных Сил Украины, принимают и реализуют задачи, поставленные перед ними командованием. Поэтому, я сомневаюсь в том, что на них можно оказать какое-то влияние, выходящее за рамки их функциональных обязанностей на данном этапе.

Zakatev scrive ai Radicali Italiani: sarete benvenuti come fratelli nella Cecenia libera!

A seguito del riconoscimento della Repubblica Cecena di Ichkeria da parte del Parlamento ucraino, il Primo Ministro Akhmed Zakayev si è rivolto ai Radicali Italiani per ringraziarli del loro sostegno. Nel Giugno scorso i Radicali avevano organizzato una visita a Roma per il Primo Ministro ceceno, durante la quale era stato ricevuto in via ufficiale dal Sottosegretario di Stato agli Esteri Benedetto della Vedova.

Ai nostri amici italiani di Radicali Italiani

A Silvja Manzi e Igor Boni

A Benedetto della Vedova e Riccardo Magi

18 ottobre 2022

Oggi il Parlamento ucraino ha riconosciuto la Repubblica Cecena di Ichkeria. Si tratta di un gesto molto più che formale: il popolo ucraino ha riconosciuto nella nostra battaglia la sua stessa battaglia, nelle nostre sofferenze le sue stesse sofferenze, nel nostro destino il suo stesso destino. Non potrà mai esserci libertà per nessuno, finché un solo popolo, e addirittura un solo uomo, dovrà subire la schiavitù.

Oggi gli Ucraini combattono per la loro indipendenza, così come i ceceni fanno ormai da ventidue lunghi anni. L’Europa, che prima non aveva capito l’importanza della nostra battaglia, oggi comincia a riconoscere che la guerra che oggi si combatte sulle sponde del Dnepr e nel Donbass è iniziato molti anni prima, quando la Russia ha preteso di piegare il nostro spirito spezzando i corpi dei nostri fratelli, dei nostri bambini, con i cingoli dei suoi carri armati.

In questo giorno così importante per la nostra nazione, che segna il primo, concreto passo verso la riconquista della nostra libertà dall’oppressione, rivolgo a voi, che in tutto questo avete creduto fin dall’inizio, il mio sentito ringraziamento per il sostegno che avete dato, e che continuate dare, alla nostra lotta. Spero che la purezza dei vostri ideali possa illuminare le coscienze di tutti gli uomini liberi.

Sarete benvenuti come fratelli nella Cecenia libera.

Akhmed Zakaev,

Primo Ministro della Repubblica Cecena di Ichkeria

ENGLISH VERSION

Following the recognition of the Chechen Republic of Ichkeria by the Ukrainian Parliament, Prime Minister Akhmed Zakayev addressed the Italian Radicals to thank them for their support. Last June the Radicals had organized a visit to Rome for the Chechen Prime Minister, during which he was officially received by the Undersecretary of State for Foreign Affairs Benedetto della Vedova.

To our Italian friends of Radicali Italiani

To Silvja Manzi and Igor Boni

To Benedetto della Vedova and Riccardo Magi

October 18, 2022

Today the Ukrainian Parliament recognized the Chechen Republic of Ichkeria. It is a much more than formal gesture: the Ukrainian people recognized their own battle in our battle, their own sufferings in our sufferings, their own destiny in our destiny. There can never be freedom for anyone, as long as a single people, and even a single man, has to suffer slavery.

Today the Ukrainians are fighting for their independence, just as the Chechens have been fighting for twenty-two long years now. Europe, which previously did not understand the importance of our battle, is now beginning to recognize that the war being fought today on the banks of the Dnieper and in the Donbass began many years earlier, when Russia tried to bend our spirit. breaking the bodies of our brothers, of our children, with the tracks of his tanks.

On this very important day for our nation, which marks the first concrete step towards regaining our freedom from oppression, I extend to you, who have believed in all this from the beginning, my heartfelt thanks for the support that you have given, and continue to dare, to our struggle. I hope that the purity of your ideals can enlighten the consciences of all free men.

You will be welcome as brothers in free Chechnya.

Akhmed Zakaev,

Prime Minister of the Chechen Republic of Ichkeria

Ukraine has recognized the Chechen Republic of Ichkeria

The Verkhovna Rada of Ukraine supported the draft resolution on the recognition of the Chechen Republic of Ichkeria as temporarily occupied by the Russian Federation and on the condemnation of the genocide of the Chechen people. According to MP Yaroslav Zheleznyak, 287 people’s deputies voted in favor of the resolution. The document notes that the Verkhovna Rada takes into account the proclamation of November 25, 1990 by the National Congress of the Chechen People of the Declaration on State Sovereignty of Chechnya (Nokhchichoy), based on the exercise by the Chechen people of their right to self-determination , sanctioned by the Charter of the United Nations, as well as the proclamation of Ichkeria after the collapse of the USSR on March 12, 1992.

Below, the link to the resolution

https://itd.rada.gov.ua/billInfo/Bills/Card/40676





VERSIONE ITALIANA

IL PARLAMENTO UCRAINO HA RICONOSCIUTO LA REPUBBLICA CECENA DI ICHKERIA

La Verkhovna Rada dell’Ucraina ha sostenuto il progetto di risoluzione sul riconoscimento della Repubblica cecena di Ichkeria come temporaneamente occupata dalla Federazione russa e sulla condanna del genocidio del popolo ceceno. Secondo il deputato Yaroslav Zheleznyak, 287 deputati del popolo hanno votato a favore della risoluzione .

Il documento rileva che la Verkhovna Rada tiene conto della proclamazione del 25 novembre 1990 da parte del Congresso nazionale del popolo ceceno della dichiarazione sulla sovranità statale della Cecenia (Nokhchichoy), basata sull’esercizio da parte del popolo ceceno del proprio diritto a l’autodeterminazione, sancita dalla Carta delle Nazioni Unite, così come la proclamazione di Ichkeria dopo il crollo dell’URSS il 12 marzo 1992.

https://itd.rada.gov.ua/billInfo/Bills/Card/40676

ICHKERIA IN ITALIA: La visita di Akhmed Zakayev a Roma (30/06 – 02/07 2022)

Tra il 30 Giugno ed il 2 Luglio 2022 Akhmed Zakayev si è recato in visita a Roma, su invito dei Radicali Italiani, per partecipare ad alcuni eventi politici e ad una visita ufficiale con le autorità Italiane. Ho partecipato personalmente a questo ciclo di incontri, avendo il privilegio di essere incluso nella delegazione che ha incontrato il Sottosegretario agli Affari Esteri, Benedetto della Vedova. Di seguito pubblico un resoconto della visita.

La mattina del 30 Giugno, appena dopo le 8:00, Akhmed Zakayev ha incontrato la stampa, rilasciando un’intervista ad Askronos (reperibile quì). I passaggi salienti del suo intervento:

“La vittoria dell’Ucraina ci sarà, ne sono sicuro. E sarà la fine della Russia di Putin. Il presidente russo ha fatto tutta la prima parte della sua carriera grazie alla guerra in Cecenia. A questo, punto con la fine di Putin, la Cecenia potrebbe aspirare all’indipendenza. Assieme agli ucraini dobbiamo fare di tutto per far cessare il suo ruolo nel governo della Russia. Stiamo combattendo per gli ucraini ma anche per la nostra libertà”. Lo ha detto all’Adnkronos Akhmed Zakayev, primo ministro della non riconosciuta Repubblica Cecena di Ichkeria, aggiungendo che la guerra fra ceceni coinvolti nel conflitto russo-ucraino “la vedo come la terza guerra cecena. I ceceni che combattono contro l’Ucraina stanno morendo e per noi questo è un fatto tragico. La Cecenia è occupata dalla Russia, così come alcune regioni dell’Ucraina. Quegli ucraini che sono sotto la Russia soffrono molto e adesso tutto il mondo deve fare il possibile per far cessare questa guerra. Ma senza cercare di salvare la faccia di Putin – avverte – Dobbiamo far cessare la guerra, ma soprattutto mostrare al mondo i crimini commessi da Putin senza salvare la sua reputazione”.

Akhmed Zakayev rilascia la sua intervista ad Adnkronos

Successivamente la delegazione, composta da Akhmed Zakayev, Inna Kurochkina ed Andrei Kurochkin, responsabili della comunicazione del governo, Igor Boni e Silvia Manzi dei Radicali Italiani e dal sottoscritto ha raggiunto La Farnesina, sede del Ministero degli Esteri, per un incontro ufficiale con il Sottosegretario agli Affari Esteri, Benedetto della Vedova. Zakayev è stato accolto come Primo Ministro della Repubblica Cecena di Ichkeria, ha percorso la scala d’onore riservata ai capi di Stato e di governo ed ha preso posto al tavolo negoziale insieme agli altri membri della delegazione. La conversazione con Della Vedova è stata cordiale, il Sottosegretario ha domandato a Zakayev un resoconto della situazione sia riguardo alla diaspora cecena all’estero, sia riguardo alla situazione in Cecenia, rispetto alla quale ha detto di essere da sempre interessato e preoccupato. Della Vedova ha dichiarato che le testimonianze raccolte dai promotori della causa penale internazionale contro Vladimir Putin sui crimini compiuti in Cecenia saranno un elemento chiave nella più ampia causa penale intentata dai Radicali Italiani contro il capo di stato russo, relativamente ai crimini compiuti durante tutta la durata del suo governo. Dopo uno scambio di vedute sulla situazione attuale e sul rapporto che l’Europa ha e dovrebbe avere con Ucraina e Russia, le due delegazioni hanno preso commiato.

Akhmed Zakayev e Benedetto della Vedova al Ministero degli Esteri

Successivamente La delegazione cecena ha visitato la sede dei Radicali Italiani, dove ha rilasciato alcune dichiarazioni in preparazione del successivo incontro pubblico, da tenersi nel pomeriggio presso la Camera dei Deputati. Inoltre Akhmed Zakayev ha firmato la petizione presentata dai Radicali Italiani sull’incriminazione di Vladimir Putin.

Nel pomeriggio si è svolta presso la Camera dei Deputati una conferenza stampa dal titolo: “From Chechnya to Ukraine, 20 Years of Unpunished Crimes”. Davanti alla sala gremita Zakayev ha ricordato gli eventi legati alla guerra in Cecenia, ed ha presentato i tragici parallelismi con la attuale situazione in Ucraina. Sono intervenuti anche Alessandro Magi, Deputato e co-relatore insieme a Zakayev, Oless Horodestkyy, Presidente dell’Associazione Cristiana degli Ucraini in Italia, Marco Perduca, ex Senatore, i radicali Igor Boni e Massimiliano Iervolino. Un piccolo spazio è stato gentilmente dedicato anche a Libertà o Morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria.

Akhmed Zakayev parla alla Camera dei Deputati
Igor Boni Presenta “Libertà o Morte!” al pubblico durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati

Nel corso della giornata (e di quella successiva) Zakayev ha rilasciato numerose interviste, tra le quali una per La Stampa, a cura di Flavia Amabile, una per Il Foglio, e ancora una per Il Dubbio ed altre testate, oltre ad una lunga intervista a Radio Radicale che pubblichiamo quì sotto:

https://www.radioradicale.it/scheda/672666/iframe?i=4450264

In serata i componenti della delegazione cecena hanno partecipato assieme ad alcuni simpatizzanti dei Radicali Italiani ad una cena comunitaria in un ristorante Ucraino.

Gli organizzatori della conferenza stampa alla Camera dei Deputati, al termine dei lavori

ENGLISH VERSION

ICHKERIA IN ITALY: Akhmed Zakayev’s visit to Rome (30/06 – 02/07 2022)

Between 30 June and 2 July 2022 Akhmed Zakayev visited Rome, at the invitation of the Italian Radicals, to participate in some political events and an official visit with the Italian authorities. I personally participated in this series of meetings, having the privilege of being included in the delegation that met the Undersecretary for Foreign Affairs, Benedetto della Vedova. Below I publish an account of the visit.

On the morning of June 30, just after 8:00, Akhmed Zakayev met the press, giving an interview to Askronos (available here). The salient passages of his speech:

“There will be a victory for Ukraine, I’m sure. And it will be the end of Putin’s Russia. The Russian president made the whole first part of his career thanks to the war in Chechnya. At this point, with the end of Putin, Chechnya could aspire to independence. Together with the Ukrainians we must do everything to end his role in the government of Russia. We are fighting for the Ukrainians but also for our freedom ”. This was told to Adnkronos Akhmed Zakayev, prime minister of the unrecognized Chechen Republic of Ichkeria, adding that the war between Chechens involved in the Russian-Ukrainian conflict “I see it as the third Chechen war. The Chechens fighting Ukraine are dying and for us this is a tragic fact. Chechnya is occupied by Russia, as are some regions of Ukraine. Those Ukrainians who are under Russia suffer a lot and now the whole world must do everything possible to stop this war. But without trying to save Putin’s face – he warns – We must stop the war, but above all show the world the crimes committed by Putin without saving his reputation ”.

Subsequently, the Chechen delegation visited the headquarters of the Italian Radicals, where it issued some statements in preparation for the subsequent public meeting, to be held in the afternoon at the Chamber of Deputies. Furthermore, Akhmed Zakayev signed the petition presented by the Italian Radicals on the indictment of Vladimir Putin.

In the afternoon a press conference was held at the Chamber of Deputies entitled: “From Chechnya to Ukraine, 20 Years of Unpunished Crimes”. In front of the packed hall, Zakayev recalled the events linked to the war in Chechnya, and presented the tragic parallels with the current situation in Ukraine. Also present were Alessandro Magi, Deputy and co-rapporteur together with Zakayev, Oless Horodestkyy, President of the Christian Association of Ukrainians in Italy, Marco Perduca, former Senator, the radicals Igor Boni and Massimiliano Iervolino. A small space was also kindly dedicated to Freedom or Death! History of the Chechen Republic of Ichkeria.

During the day (and the day after) Zakayev gave numerous interviews, including one for La Stampa, edited by Flavia Amabile, one for Il Foglio, and one more for Il Dubbio and other newspapers, as well as a long interview to Radio Radicale that we publish below:

https://www.radioradicale.it/scheda/672666/iframe?i=4450264

In the evening the members of the Chechen delegation participated together with some sympathizers of the Italian Radicals in a community dinner in a Ukrainian restaurant.

Quando Maskhadov chiedeva all’Europa di fermare Putin – La lettera al G7

Tra il 20 ed il 22 Luglio del 2001 si tenne a Genova un vertice del G – 8 , il gruppo delle principali potenze economiche della Terra (G – 7) implementato (dal 1997 al 2013) dalla presenza della Russia. In vista di questo incontro, il Presidente della Repubblica Cecena di Ichkeria, Aslan Maskhadov, inviò una lettera ai rappresentanti di quei governi, che riportiamo integralmente, in italiano e in inglese.

Come nei riguardi delle parole di Dudaev sulla futura guerra in Ucraina, quelle di Maskhadov sull’ondivago rapporto delle democrazie occidentali con il regime di Vladimir Putin suonano tristemente concrete in questi giorni.

VERSIONE ITALIANA

Gentili Eccellenze,

Io, Aslan Maskhadov, presidente democraticamente eletto della Repubblica cecena di Ichkeria, scrivo questo appello disperato in nome del mio popolo, vittima di una guerra genocida il cui omicidio quotidiano deve ancora risvegliare la coscienza del mondo che guidate. Siamo miserabili, sanguinanti e schiavi come voi siete ricchi, potenti e liberi. Presto vi riunirete a Genova tra lo splendore e la cerimonia che si addice al vostro posto, in prima fila tra le nazioni. Guardie d’onore vi saluteranno, vi incontrerete nei palazzi e il mondo ascolterà ogni vostra parola. Io vi scrivo da un luogo di sterminio putrido, di carneficina, e come i miei fratelli rimango un braccato nel mio paese. Anch’io ho avuto dalle urne il privilegio e la responsabilità di guidare la mia nazione, ma Mosca mi definisce un bandito, un terrorista e un criminale. Al di là dei confini del mio piccolo paese, le mie parole sembrano contare poco, così come il grido angosciato del mio popolo vi lascia ancora sorprendentemente muti e sordi. Quindi continuerò a scrivere finché il silenzio non sarà squarciato.

Converrete al vostro vertice per considerare la riduzione del debito per i paesi poveri del mondo in via di sviluppo. Questo è un obiettivo lodevole, ed è senza dubbio la speranza di milioni di persone che la preoccupazione umanitaria motivi i forti a cercare di porre fine alla miseria a contratto per i deboli. Ma se riconoscete la silenziosa violenza della povertà sugli indigenti e sugli affamati, perché vi allontanate da noi? Noi che moriamo tra le fiamme della sporca guerra del Cremlino, siamo meno degni di compassione? Cosa ci ha reso invisibili a voi? Temo di conoscere la risposta. Temo che le fredde esigenze della realpolitik assicurino le vostre inazioni e condannino il nostro destino. Per non danneggiare una relazione incerta con una nuova Russia fragile e instabile, siete disposti a trascurare l’annientamento del mio popolo. Ai vostri occhi, per il bene di interessi più grandi, siamo una nazione sacrificabile. Quindi concedete un posto a tavola a un ospite d’onore, il presidente russo Vladimir Putin, e gli stringete la mano come leader di una grande democrazia, applaudendolo come un riformatore che condivide i vostri valori.

Aslan Mahadov (a sinistra) e Alexander Lebed (a destra) firmano gli Accordi di Khasavyurt

Se poteste sopportare di vedere il vero volto della Cecenia sotto l’agonia dell’occupazione russa, potreste sinceramente continuare a offrire tali lodi? Su una popolazione che un tempo contava un milione di persone, un ceceno su sette è ora morto. 250.000 dei nostri civili sono rifugiati. Privi dei beni di prima necessità, molti sono devastati da malattie e denutrizione, soprattutto anziani e giovani. Più di 20.000 civili e membri della resistenza subiscono la prigionia nei nuovi Gulag, i cosiddetti campi di filtrazione. Costretti in condizioni disumanizzanti e primitive con poche o nessuna assistenza medica, il che supera di gran lunga i peggiori standard del sistema penale russo, la vita nei campi improvvisati vede l’uso sadico e sistematico della tortura. Bruciature con le sigarette, percosse paralizzanti, soffocamento, annegamento negli escrementi umani, mutilazioni con coltelli, scosse elettriche ad alto voltaggio e abusi sessuali sono solo alcune delle pratiche comuni. Alla fine molti prigionieri vengono uccisi. Sicuramente per alcuni questa deve essere una gradita liberazione dall’inferno.

Le nostre donne vengono spesso radunate a caso e violentate in gruppo. In una politica comune sulla terra bruciata, i villaggi vengono saccheggiati, poi rasi al suolo e i maschi normodotati, compresi i ragazzi di età pari o inferiore a 15 anni, vengono portati via e scompaiono. Qualsiasi ceceno può essere arrestato senza accusa o ricevere la pena capitale senza processo. Le esecuzioni sommarie sono all’ordine del giorno per uomini, donne e bambini di tutte le età. I corpi dei morti vengono spesso mutilati deliberatamente e lasciati in mostra, la loro sepoltura vietata. I nostri morti servono anche come nuova forma di moneta, con i soldati russi che costringono i parenti a pagare ingenti riscatti prima che possano ottenere i resti dei loro cari. Innumerevoli fosse comuni giacciono nascoste in un paesaggio costellato da villaggi rasi al suolo e rovine in fiamme. Le nostre infrastrutture non esistono più. Solo nelle ultime due settimane una dozzina di villaggi nel sud-est e nell’ovest della Cecenia sono stati nuovamente terrorizzati, oltre 300 civili uccisi in una perquisizione sistematica e altre migliaia imprigionati, torturati e violentati. Abbiamo informato il Consiglio d’Europa, ma inutilmente. Questa è la verità più oscura della realpolitik. Terrore, macellazione e follia sono il prezzo che paghiamo per garantire il pragmatismo della diplomazia internazionale.

Grozny distrutta dai bombardamenti

Nel 1945 avete sconfitto i mali del militarismo, del fascismo e del nazismo. Quelle nazioni tra voi che avevano dato vita al mostruoso colosso e all’olocausto della guerra mondiale, hanno giurato di non ripetere mai gli stessi errori fatali e si sono forgiati con uno spirito nuovo per stare con orgoglio tra le democrazie più antiche. In oltre mezzo secolo di progressi insieme avete costruito nuove istituzioni per la comunità delle nazioni, l’ONU, la NATO, l’UE e l’OSCE, tra gli altri organismi regionali e globali, volte a un futuro più equo e più sicuro. Avete impedito il giorno del giudizio di un conflitto nucleare e il vostro esempio ha abbattuto il muro di Berlino, sollevando il giogo del comunismo e ponendo fine a una lunga guerra fredda. Avete smantellato i vostri imperi coloniali e avete permesso che i popoli ex sudditi fossero liberi. Avete combattuto il razzismo in patria e all’estero e le vostre voci hanno contribuito a sconfiggere la macchia dell’apartheid. Più e più volte avete incoraggiato le virtù della democrazia a trionfare sulla dittatura. Forse soprattutto, a Norimberga hai risposto ai tuoi più nobili istinti stabilendo lo stato di diritto ei diritti umani come principi inviolabili e universali che riterrebbero per sempre la barbarie responsabile di un codice di condotta civile.

Allora, com’è possibile celebrare Slobodan Milosevic che finalmente affronta il giudizio all’Aia ma abbracciare Putin come un partner credibile? Com’è possibile che vi siete mobilitati per affrontare la nuda aggressione durante la Guerra del Golfo, che siete intervenuti quando avete assistito alla pulizia etnica e alla ferocia in Bosnia, Kosovo, Timor e Sierra Leone e ora pronunciate raramente la parola Cecenia? Condannate e isolate il regime dello SLORC in Myanmar e i talebani in Afghanistan. Fate pressione sulla Cina per i suoi abusi in Tibet e la sua persecuzione di intellettuali dissidenti e seguaci religiosi, ma non dite nulla sull’omicidio di massa di civili ceceni. Praticate un’instancabile diplomazia cercando di assicurare la pace in Medio Oriente, Irlanda del Nord, Macedonia, Kashmir, Congo, persino in Sudan, dov’è la vostra iniziativa di pace cecena?

Artiglieria russa spara nei dintorni di Tolstoy – Yurt, Novembre 1999

In nome di una nazione morente vi prego di non abbandonarci più. Chiedo che adottiate collettivamente misure per favorire la ripresa dei negoziati di pace e l’emanazione di un cessate il fuoco immediato garantito e monitorato da parti neutrali. Vi prego inoltre di chiedere, in conformità con il diritto internazionale, il dispiegamento di aiuti umanitari, personale sanitario e medico disperatamente necessari. Vi imploro inoltre di chiedere il ritorno senza ostacoli degli investigatori dei diritti umani delle ONG, degli osservatori delle istituzioni internazionali e di tutti i membri della stampa mondiale attualmente esclusi dall’entrare in Cecenia. Mi rivolgo a voi, come leader del mondo libero, a raccogliere il coraggio morale in armonia con le tradizioni democratiche che rappresentate e che avete giurato di sostenere per fare pressione sulla Russia affinché cessi lo sterminio del mio paese, per ritenerlo responsabile del genocidio e per imporre sanzioni se Mosca non desisterà.

La ferocia che dobbiamo sopportare non è nuova. Ricordiamo le miniere di sale di Stalin, le sue torri di guardia, il filo spinato e le tombe anonime. Il dolore dell’esodo e del genocidio lo abbiamo già conosciuto. Così riconosciamo gli altri con i quali condividiamo una terribile fratellanza di orrore. Gli scheletrici ebrei e rom nei forni di Dachau e Auschwitz. La carne da baionetta di Nanchino. Gli antichi figli del Biafra dagli occhi sbarrati. La madre implorante e il bambino di fronte ai fucili a My Lai. Gli arabi di palude dell’Iraq soffocati dalle nuvole di gas mostarda. I tutsi del Ruanda massacrati sulla strada di Kigali dai coltelli dell’Interhamwe. Sono tutti i nostri fratelli e sorelle martiri nell’eredità di un omicidio senza senso. Solo il nostro massacro, la nostra morte non è di ieri, appartiene all’incubo vivente del presente. Quanti ceceni saranno morti nel tempo che impiegherete a leggere questa lettera? Quanti altri dovremo seppellire prima della fine del vostro vertice? Non mancate di parlare, per amore dell’umanità e della giustizia agite ora sulla vostra coscienza o nel tempo anche la storia vi segnerà con una pagina di vergogna. Se continuate a restare inerti mentre il mio popolo svanisce in un bagno di sangue, se non agite con convinzione e determinazione come avete fatto in Ruanda, i fantasmi ceceni macchieranno il vostro onore come fanno con quello russo.

Possa Dio concedervi la saggezza e la visione per servire la causa della pace e della giustizia

Rispettosamente

Aslan Maskhadov

Presidente della Repubblica Cecena di Ichkeria

ENGLISH VERSION

Dear Excellencies,

I, Aslan Maskhadov, the democratically elected President of the Chechen Republic of Ichkeria, write this desperate appeal in the name of my people, the victims of a genocidal war whose daily murder has yet to awaken the conscience of the world you lead. We are as wretched, bloody and enslaved as you are rich, mighty and free. You will soon gather in Genoa amidst the splendor and ceremony that befits your place in the front rank of nations. Guards of honour will salute you, you will meet in palaces and the world will listen to your every word. But I write you from a killing ground putrid with slaughter and like my brethren I remain a hunted man in my own country. I too won the privilege and responsibility of leading my nation from the ballot box, but Moscow calls me a bandit, a terrorist and a criminal. Beyond the confines of my tiny country, my words seem to count for little, just as the anguished cry of my people still astonishingly leaves you mute and deaf. So I will continue to write until the silence is pierced.

You will join in your summit to consider debt relief for the impoverished developing world. This is a laudable aim, and it is the hope no doubt of countless millions that humanitarian concern motivates the strong to seek an end to indentured misery for the weak. But if you acknowledge the quiet violence of poverty upon the destitute and the hungry why do you turn away from us? We who die in the flames of the Kremlin’s dirty war, are we less worthy of compassion? What has made us invisible to you? I fear I know the answer. I fear the cold exigencies of realpolitik ensure your inaction and seal our fate. Lest you damage an uncertain relationship with a fragile and volatile new Russia, you are willing to overlook the annihilation of my people. In your eyes, for the sake of larger interests we are an expendable nation. So you grant a seat at the table to an honoured guest, Russian President Vladimir Putin, and shake his hand as the leader of a great democracy, applauding him as a reformer who shares your values.

Fossa comune in Cecenia

If you could stand to see the true face of Chechnya under the agony of Russian occupation, could you sincerely continue to offer such praise? Out of a population that once numbered a million, one in seven Chechens is now dead. 250,000 of our civilians are refugees. Bereft of the most basic necessities, many are ravaged by disease and malnutrition, especially the elderly and the young. More than 20,000 civilians and resistance members endure imprisonment in the new Gulags, the so-called filtration camps. Held in dehumanizingly foul and primitive conditions with little or no medical care that far exceed the worst standards of the Russian penal system, life in the improvised camps sees the sadistic and systematic use of torture. Burning with cigarettes, crippling beatings, suffocation, drowning in human excrement, mutilation with knives, high voltage electric shock and sexual abuses are only some of the common practices. Many prisoners are ultimately killed. Surely for some this must be a welcome deliverance from hell.

Our women are often rounded up at random and gang raped. In a common scorched earth policy villages are looted then razed and the able bodied males including boys 15 and under are swept up and disappeared. Any Chechen can be arrested without charge or receive capital punishment without trial. Summary executions are an everyday occurrence for men, women and children of all ages. The bodies of the dead are often deliberately mutilated and left on display, their burial forbidden. Our dead also serve as a new form of currency, with Russian soldiers forcing relatives to pay large ransoms before they can obtain the remains of their loved ones. Countless mass graves lie hidden in a landscape dotted by flattened villages and burning ruins. Our infrastructure no longer exists. Only in the last two weeks a dozen villages in south eastern and western Chechnya were again terrorised, over 300 civilians murdered in a systematic sweep and thousands more imprisoned, tortured and raped. We informed the Council of Europe but to no avail. This is the darker truth of realpolitik. Terror, butchery and madness is the price we pay to ensure the pragmatism of international diplomacy.

In 1945 you defeated the evils of militarism, fascism and Nazism. Those nations among you that had given birth to the monstrous juggernaut and holocaust of world war, vowed never to repeat the same fatal errors and forged yourselves in a new spirit to stand proudly among the elder democracies. Over half a century of progress together you built new institutions for the community of nations, the UN, NATO, the EU, and the OSCE, among other regional and global bodies, aimed towards a more equitable and safer future. You prevented the doomsday of a nuclear conflict and your example brought down the Berlin Wall, lifting the yoke of communism and ending a long cold war. You dismantled your colonial empires and allowed former subject peoples to be themselves. You fought racism at home and abroad and your voices helped to vanquish the stain of apartheid. Time and again you fostered the virtues of democracy to triumph over dictatorship. Perhaps above all, at Nuremberg you responded to your most noble instincts establishing the rule of law and human rights as inviolable, universal principles that would forever hold barbarism accountable to a civilised code of conduct.

So how is it that you celebrate Slobodan Milosevic at last facing judgement at the Hague but embrace Putin as a credible partner? How is it possible that you mobilised to confront naked aggression during the Gulf War, intervened when you witnessed ethnic cleansing and savagery in Bosnia, Kosovo, Timor and Sierra Leone and now seldom even utter the word Chechnya? You condemn and isolate the SLORC regime in Myanmar and the Taliban in Afghanistan. You pressure China over its abuses in Tibet and its persecution of dissident intellectuals and religious followers, but you say nothing about the mass murder of Chechen civilians. You practice tireless diplomacy trying to secure peace in the Middle East, Northern Ireland, Macedonia, Kashmir, the Congo, even the Sudan, where is your Chechen peace initiative?

In the name of a dying nation I beg you not to forsake us any longer. I ask that you collectively take steps to foster the resumption of peace negotiations and the enactment of an immediate cease-fire guaranteed and monitored by neutral parties. I beseech you further to demand in accordance with international law the deployment of desperately needed humanitarian aid, health and medical personnel. I further implore you to seek the return without hindrance of NGO human rights investigators, observers from international institutions and all members of the global press currently being barred from entering Chechnya. I appeal to you as leaders of the free world to muster the moral courage in keeping with the democratic traditions you represent and have sworn to uphold to pressure Russia to cease its extermination of my country, to hold it accountable for genocide, and to impose sanctions if Moscow will not desist.

The savagery we must bear is not new. We remember Stalin’s salt mines, his guard towers, barbed wire and unmarked graves. The pain of exodus and genocide we have known before. So we recognise the others with whom we share a terrible kinship of horror. The skeletal Jews and Romany in the ovens of Dachau and Auschwitz. The bayonet fodder of Nanjing. The ancient, wide-eyed children of Biafra. The pleading mother and baby facing the rifles at My Lai. The marsh Arabs of Iraq choked by the clouds of mustard gas. The Tutsi of Rwanda butchered on the Kigali road by the knives of the Interhamwe. They are all our martyred brothers and sisters in the legacy of senseless murder. Only our slaughter, our death is not yesterday’s, it belongs in the living nightmare of the present. How many Chechens will have died in the time you take to read this letter? How many more must we bury by the time your summit is over? Do not fail to speak, for the sake of humanity and justice act now upon your conscience or in time history will also mark you with a page of shame. If you continue to stand idly by while my people vanish in a bloodbath, if you fail to act with conviction and resolve as you did in Rwanda, Chechen ghosts will stain your honour as surely as they do Russia’s.

May God grant you the wisdom and vision to serve the cause of peace and justice.

Respectfully,

Aslan Maskhadov
President of the Chechen Republic of Ichkeria