“IO, MESSIA DELLA TERRA CECENA” – INTERVISTA A DZHOKHAR DUDAEV

Dzhokhar Dudaev pronincia il suo giuramento come Presidente della Repubblica Cecena durante la cerimonia di investitura. Grozny, 9 Novembre 1991

Il 12 Dicembre la giornalista italiana Maddalena Tulanti intervistò il Generale Dudaev nel Palazzo Presidenziale. La cosiddetta “operazione per il ripristino dei diritti costituzionali” era appena iniziata, ed il Raggruppamento delle Forze Unite dell’esercito federale era appena entrato in Cecenia con l’obiettivo di rovesciare il governo separatista e riannettere la Cecenia. Di seguito riportiamo il testo integrale di quell’intervista.

Grozny, 12 Dicembre 1994

Mentre i tank russi sono a due passi da Grozny entriamo nello studio dell’uomo che ha sfidato mosca “per restituire la terra ai ceceni”. “Noi non siamo russi – dice – e non vogliamo vivere sotto i russi. Siamo pronti a difenderci”. Entriamo nel palazzo presidenziale alle 17:30. La piazza è completamente al buio, s’intravedono solo le sagome delle decine di uomini armati che pattugliano da ogni lato. Il portavoce del presidente, Movladi Ugudov ci conduce dal quarto piano dove lo incontriamo al nono attraverso una scala nascosta. Anche qui non ci sono luci. Questione di sicurezza capire. Si capiamo ma fa un certo effetto scontrarsi con un mitragliatore che scende di corsa dalla parte opposta. Poi penetriamo in un’altra ala del palazzo e questa è illuminata. Ci sono quattro uomini armati fino ai denti che alzano appena gli occhi per salutare. La stanza dove lavora Dzhokhar Dudaev il ribelle è quella adiacente. E’ la stanza più sicura del palazzo. Anche se bombardano non la colpiranno mai, continua nelle spiegazioni Movladi. Diciamo solo “meno male” ma non gli chiediamo perché. Dudaev entra dopo pochi minuti. Veste come al solito la tuta mimetica. E’ pallidissimo e i suoi baffetti sembrano ancora più neri. Ha cinquant’anni e qualche anno fa era ritenuto molto affascinante del fascino della gente del Sud, sguardo morbido e sorriso accattivante. Ma provare a fare la guerra alla Russia non è facile, e sicuramente non ringiovanisce.  Pilota di bombardieri nucleari e cintura nera di karate, conosce sei lingue oltre al ceceno materno: il russo, il kazako, l’estone, l’ucraino, l’uzbeko e l’inglese. Viene considerato una persona dura, energica, comunicativa, con una grande forza di volontà. Dicono anche che si ritiene un inviato, un messia per restituire ai ceceni la terra sottratta loro dai russi. Non sappiamo se è la sua prima o la sua ultima intervista ad un giornale italiano, perché i russi sono a due passi da Grozny e si attendono da un momento all’altro. Probabilmente non lo sa nemmeno lui.

Dudaev tiene una conferenza stampa

Preferisce essere chiamato Generale o Presidente?

Io faccio sempre scegliere alle signore. Decida lei.

Allora la chiamerò Presidente. Ho più dimestichezza con i civili. Signor Presidente, perché ha staccato la Cecenia dalla Russia?

E perché gli altri paesi si sono staccati?

La sua è dunque una lotta per l’indipendenza?

L’indipendenza non è uno scopo in sé. Ci sono principi che non consentono ad un intero popolo di vivere secondo l’immagine e la somiglianza di un altro. I ceceni sono preparati a vivere secondo le propria immagine e somiglianza e non quella dei russi.

E tuttavia i russi dicono che questa è terra loro.

Possono dire quello che vogliono. Anche l’Italia è territorio russo, potrebbero dire. Gli appetiti di Mosca sono notevoli. Dicono che possono arrivare fino all’Oceano Indiano, al Bosforo e alla Manica. E allora bisogna lasciarli fare? Cominceranno dalla Cecenia e arriveranno fino alla Manica e al Bosforo. Se non c’è un meccanismo internazionale di controllo delle aggressioni esse entreranno in ogni casa.

Lei pensa che entreranno sul serio a Grozny?

Sono già entrati. E più di una volta. Il 26 Novembre è stata la quarta. Erano già venuti nel ’91 mentre ancora c’erano in cecenia settantamila loro soldati, nel ’92 hanno occupato parte del territorio con i blindati, nel 093 hanno organizzato un golpe armato dell’opposizione, infine l’aggressione aperta di questi giorni. In Cecenia è possibile entrare solo con la armi in pugno, e da noi è in corso una guerra, anche se non dichiarata.

Della Cecenia si parla malissimo. Che è un covo di banditi che nascoste la mafia…

Anch’io ho letto tante cose cattive sull’Italia, eppure so che non è così. Quello della mafia cecena è un mito inventato di sana pianta per discriminare il mio popolo. Agli usurpatori serve sempre un fattore su cui speculare. Dopo la mafia hanno inventato il fondamentalismo islamico, cosa avranno in comune Dio solo lo sa. Quando si è sciolta l’URSS mentre in Russia non nasceva nessun potere legittimo in Cecenia si metteva su invece uno Stato di diritto.  Oggi si vede distruggere questo stato. Il 26 Novembre la città è stata invasa da oltre 170 unità corazzate, da cinquemila mercenari, da aviazione d’urto che hanno colpito con bombe e missili. E’ un precedente. I russi vogliono far sapere che faranno così in qualunque altra parte dell’impero.

Dudaev attorniato dai suoi seguaci durante le prime fasi della Rivoluzione Cecena

Tutti i ceceni sono con lei? E l’opposizione?

In ogni popolo ci sono elementi criminali ma li sistemeremo. E poi anche se volessi non potrei più indietreggiare. I ceceni non me lo permetteranno. L’indipendenza è un diritto vitale.

Quale strada per la pace?

L’unica strada pacifica. Le strade militari non portano da nessuna parte, né tantomeno alla pace. La Russia è un pericolo per il mondo. I massimi dirigenti politici russi chiedono ai militari la soluzione politica per un conflitto che è squisitamente militare. E quando si chiedono soluzioni ai militari si è già al collasso.

Quanto durerà tutto ciò?

La Russia è imprevedibile. Non esiste analisi, prognosi, diplomazia, legalità attendibile. Non si può credere a nulla. Avanzano come tori contro la pezza rossa, hanno costantemente bisogno di problemi esterni perché hanno paura di confrontarsi con quelli interni. Questo popolo è profondamente malato di russismo. Il mondo deve curare la Russia, ma nessuno vuole farlo.

Come bisognerebbe curarla?

Costringendola a rispettare il diritto internazionale da un lato e quello di Dio dall’altro. Il Vaticano potrebbe svolgere un ruolo importante.

E’ una richiesta ufficiale?

Ci siamo già rivolti al Papa perché della Chiesa ortodossa non ci fidiamo, serve troppo gli interessi del Cremlino.

Perché si è rivolto a Gorbaciov?

Lo considero un riformatore straordinario. Ha avviato una causa importante e io sono convinto che ha ancora un futuro e che è l’unico in grado di guidare la Russia di oggi.

Ma i russi non la pensano così…

Nell’85 e nell’87 lo accoglievano con le lacrime agli occhi. Può cambiare di nuovo. Non faccio pronostici ma per me il suo ritorno curerebbe molti mali cronici della Russia. Al potere ora sta gente di strada. Eltsin ha   goduto dell’onda d’urto di Gorbaciov e poi ha scaricato lui e tutti i veri democratici. Oggi è attorniato da avanzi di galera. Le dico una cosa: in Russia arriveranno al potere forze terribili armate di soldi e armi. E sarà una tragedia.

Lei ha rimpianto per l’URSS?

Si poteva e si doveva fare diversamente, con graduali riforme democratiche. Sarebbe stato meglio per tutti. L’URSS è andata a rotoli e il tentativo di tenerla insieme ha generato violenze lungo tutto il perimetro dell’impero.

Qual è la Cecenia che sogna?

Libera.

Libera nella CSI?

Dovrà decidere il popolo.

Mi dica della guerra: ci sarà sul serio?

E’ una domanda difficile. Se dipendesse da me pur di non farla mi brucerei sulla piazza pubblica. Ma non dipende da me. Ho detto che se non vado a genio alla Russia o al mondo che si riconosca il diritto di esistere della Repubblica cecena e io andrò a coltivare i fiori. Io non sono un politico. Come soldato sono capace di dire solo quello che vedo. E dopo tanti anni non si possono cambiare le proprie abitudini.

Ho letto che viene definito il nuovo Shamil

Non bestemmiamo. Shamil fu un uomo geniale, mise in ginocchio i russi per 20 anni,  costruì il primo grande stato caucasico, io mi sono occupato solo della piccola Cecenia.

Su chi può contare?

Su Dio.

Solo?

Solo.

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