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I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – PARTE 7 (Novembre – Dicembre 1991)

1 – 2 Novembre

CONFEDERAZIONE DEL CAUCASO – Si riunisce a Sukhumi l’Assemblea dei Popoli Montanari del Caucaso, embrione della Confederazione dei Popoli Montanari del Caucaso. Vengono costituiti un Parlamento ed un Presidium di governo, e promulgata una dichiarazione nella quale si afferma: “I popoli partecipanti dichiarano che intendono agire con spirito di fratellanza, amicizia e cooperazione, con l’intento di sviluppare de rafforzare i legami politici, socioeconomici e culturali tra i Montanari del Caucaso, seguendo i principi di sovranità statale, cooperazione, mutuo sostegno e non interferenza negli affari interni delle repubbliche che rappresentano”.  

2 Novembre

POLITICA NAZIONALE – Prima sessione del Parlamento della Repubblica. Hussein Akhmadov viene nominato Presidente del Parlamento, Bektimar Mezhidov e Magomed Gushakayev sono nominati vice – presidenti. Il Congresso dei Deputati del Popolo ed il Soviet Supremo Russo dichiarano di non riconoscere il risultato delle elezioni di Ottobre, né le istituzioni nate da esse.

POLITICA LOCALE – Ad Urus – Martan è scontro per il vertice dell’amministrazione cittadina tra l’ex Presidente del Comitato Esecutivo cittadino, Dadaev, e l’ex Presidente del Comitato Cittadino del PCUS, Usamov. Il secondo aveva sostiuito il primo dopo che ad Aprile, il Consiglio Cittadino aveva revocato la carica al primo. Un successivo intervento del Presidium del Soviet Supremo Ceceno – Inguscio lo aveva reintegrato nel ruolo, ma Usamov si oppone alla decisione e si rifiuta di abbandonare l’ufficio.

3 Novembre

POLITICA NAZIONALE – Il Parlamento vota i primi provvedimenti legislativi: vengono approvati bandiera ed inno nazionale, russo e ceceno sono istituite lingue di Stato, viene decretato lo scioglimento di tutti i gruppi armati ad eccezione di quelli inquadrati sotto la Guardia Nazionale (ufficialmente istituita in questo giorno)

CONFLITTI SOCIALI – A seguito dell’aumentare esponenziale dei crimini comuni, la Guardia Nazionale assume compiti di polizia in affiancamento alle unità del Ministero degli Affari Interni.

Hussein Akhmadov, primo Presidente del Parlamento della Repubblica Cecena.

4 Novembre

RIVOLUZIONE CECENA – Vista la situazione di caos nel quale si trova il paese, la Commissione Elettorale per il rinnovo del Soviet Supremo sposta le elezioni previste per il 17 Novembre all’8 Dicembre. E’ una vittoria dei secessionisti, che in questo modo ottengono il rinvio delle elezioni per il Soviet Supremo e guadagnano tempo per consolidare la loro posizione. Il Presidente della Commissione Elettorale incaricata di organizzare la consultazione, Gerzeliev, conferma che il voto ci sarà, e che si tratta dell’occasione per “avviare il ripristino dell’ordine costituzionale nella nostra repubblica.”

POLITICA ESTERA – Il Presidente della neonata Repubblica di Georgia, Zviad Gamsakhurdia, invia le sue congratulazioni a Dudaev ed al Parlamento appena eletto, e si propone di riconoscere ufficialmente la Cecenia come uno Stato indipendente non appena il parlamento georgiano potrà discutere la sua mozione.

POLITICA NAZIONALE – Il Parlamento costituisce il Servizio di Sicurezza Nazionale, organo di polizia destinato alla protezione degli edifici dello Stato e dell’ordine costituzionale. Eredita le funzioni del dissolto KGB.

5 Novembre

RIVOLUZIONE CECENA – Akhmed Arsanov diffida il Presidente georgiano Gamsakhurdia dal riconoscere la Cecenia e in generale dall’intervenire negli affari interni del paese, generando discordia e scontro politico. La diffida è inviata dal neocostituito Comitato per la Sicurezza e l’Unità della Repubblica Ceceno – Inguscia.

Il Maggior Generale Pyotr Sokolov, comandante della guarnigione dell’esercito federale in Cecenia, dichiara che le forze armate manterranno un atteggiamento neutrale rispetto agli eventi politici in svolgimento nel Paese, e raccomanda alla popolazione di rispettare le esigenze si sicurezza dei suoi uomini. In particolare egli lamenta continue incursioni, talvolta armate, dei depositi dell’esercito e in particolare in quelli del reggimento corazzato di addestramento di stanza a Shali.

Da Mosca giunge la condanna alle elezioni popolari del 27 Ottobre da parte del Vicepresidente del Soviet Supremo russo, Filarov, e del Primo Vicepresidente del Consiglio dei Ministri russo, Lobov. Nel telegramma i due leader dichiarano di essere disposti ad intraprendere tutte le misure previste dalla legge a tutela dell’ordine costituzionale.

POLITICA NAZIONALE – Il Parlamento appena eletto proclama l’interdizione delle attività del Soviet Supremo provvisorio e di qualsiasi altro organismo della dissolta ASSR Ceceno – Inguscia su tutto il territorio nazionale. Inoltre proclama la nazionalizzazione di tutte le strutture, le proprietà ed i beni afferenti all’Unione Sovietica.

Al Ministero degli Affari Interni si tengono negoziati tra i sostenitori del Comitato Esecutivo ed i funzionari del dicastero, con l’obiettivo di garantire la lealtà delle forze dell’ordine alle nuove istituzioni.

CONFLITTI SOCIALI – I rappresentanti della comunità russa in Cecenia annunciano un congresso generale per il 12 Novembre.

6 Novembre

RIVOLUZIONE CECENA – In risposta al rifiuto da parte di Mosca di riconoscere le elezioni popolari del 27 Ottobre, il neoeletto Parlamento emette un appello ai cittadini, nel quale si chiede il loro sostegno contro le ingerenze del governo russo.

7 Novembre

PRIMA CRISI RUSSO/CECENA – Il Presidente russo Eltsin proclama lo Stato di Emergenza in Cecenia. Il Parlamento ceceno ordina la mobilitazione della Guardia Nazionale. Migliaia di persone si radunano nelle piazze delle principali città della Cecenia, volontari armati bloccano le strade e gli accessi ferroviari.

8 Novembre

PRIMA CRISI RUSSO/CECENA- Il Parlamento ceceno concede a Dudaev i pieni poteri, mentre la Guardia Nazionale si posiziona a difesa dei quartieri governativi e circonda la base militare di Khankala, dove presumibilmente atterreranno le forze federali inviate ad arrestare gli insorti. Dudaev proclama la legge marziale e mobilita tutte le forze armate disponibili. Tuttavia il Presidente dell’URSS, Gorbachev, si rifiuta di ordinare all’esercito di occupare la Cecenia, ed anche il Ministro degli Interni, Barannikov, si astiene dall’ordinare un attacco. Le forze russe inviate a Khankala si trovano ben presto in inferiorità numerica e prive di armamento pesante, e non possono avanzare fuori dal perimetro della base. Una folla di sostenitori dell’indipendenza assedia da giorni il palazzo del Ministero degli Interni, chiedendo al personale di mettersi a disposizione della repubblica indipendente.

9 Novembre

TERRORISMO – Un aereo della Aeroflot diretto ad Ekaterinburg viene dirottato da un commando di tre terroristi, tra i quali Shamil Basayev. Il gruppo fa atterrare l’aereo ad Ankara e pretende il ritiro dello Stato di Emergenza in cambio dell’incolumità dei passeggeri.

CONFEDERAZIONE DEL CAUCASO – Il Parlamento si riunisce in seduta congiunta con il Parlamento della Confederazione dei Popoli Montanari del Caucaso (KGNK), organismo pancaucasico sostenitore della causa indipendentista cecena, tra i cui principali rappresentanti vi è Yusup Soslambekov, già animatore del VDP e Deputato al Parlamento.

POLITICA NAZIONALE – Nel tentativo di risolvere la crisi in atto all’interno del Ministero degli Affari Interni, il Parlamento nomina al vertice del dicastero Umalt Alsultanov, ex Ministro degli Interni della RSSA Ceceno – Inguscia. Al dicastero dell’Economia viene inoltre confermato Ministro Taymaz Abubakarov, il quale ricopriva lo stesso ruolo nell’ultimo governo della RSSA Ceceno – Inguscia.

Dudaev presta il giuramento di stato come Presidente della Repubblica. Decine di migliaia di volontari affluiscono nella capitale per assistere alla cerimonia del giuramento e mettersi a disposizione della Guardia Nazionale. Molti di loro sono armati. Il nuovo Presidente della Repubblica appunta Yusup Soslambekov alla guida del neocostituito Ministero della Difesa. Alla notizia di un possibile intervento armato della Russia molti esponenti dell’opposizione democratica si schierano dalla parte di Dudaev.

PRIMA CRISI RUSSO/CECENA – A Grozny la popolazione scende in piazza in massa. Migliaia di volontari, molti dei quali armati, si mettono al servizio del Ministero della Difesa. Un corrispondente della ITAR – TASS definisce il centro di Grozny “un mare umano”.

L’aereo della Aeroflot dirottato ad Ankara dal commando di sequestratori ceceno.

10 Novembre

TERRORISMO – L’aereo della Aeroflot dirottato dal commando terrorista di cui fa parte Basayev atterra senza incidenti all’aereoporto di Grozny. I dirottatori vengono accolti festosamente dalla popolazione. 

PRIMA CRISI RUSSO/CECENA – L’aereoporto Sheikh Mansur viene bloccato dalla Guardia Nazionale, ed è consentito un solo decollo da Grozny verso Mosca, per trasportare una delegazione intenzionata a tenere colloqui con i rappresentanti del Soviet Supremo della RSFSR.

A Mosca il Soviet Supremo della RSFSR discute il Decreto di Eltsin sull’introduzione dello Stato di Emergenza.

POLITICA NAZIONALE – Dudaev nomina Daud Akhmadov, membro del Comitato Esecutivo, rappresentante presidenziale. Alla conferenza stampa di presentazione, il Presidente dichiara che “La Repubblica Cecena sarà uno Stato sovrano e indipendente che costruirà su base paritaria i rapporti con tutti i paesi vicini, compresa la Russia.”

CONFEDERAZIONE DEL CAUCASO – Il Parlamento della Confederazione dei Popoli Montanari del Caucaso (KGNK) indice una mobilitazione generale a sostegno della causa cecena. Il Parlamento della Repubblica vota la costituzione di un Consiglio di Difesa della Repubblica sotto la presidenza di Dudaev.

11 Novembre

PRIMA CRISI RUSSO/CECENA – Il Soviet Supremo della RSFSR non autorizza il decreto di Elstin, che in questi giorni è all’Assemblea delle Nazioni Unite ed è mediaticamente esposto. L’esercito si ritira dalla base di Khankala.

NEGOZIATI RUSSO/CECENI – Dudaev si dichiara pronto ad aprire un ciclo di negoziati di massimo livello con il governo di Mosca.

CONFLITTI SOCIALI – Il Ministro degli Affari Interni, Umalt Alsultanov, dichiara che la situazione sociale nel Paese è sotto controllo, che i detenuti fuoriusciti dalle colonie penali nei giorni dell’insurrezione sono a disposizione del Comitato Esecutivo, e che una volta rientrato lo stato di emergenza saranno nuovamente ricondotti sotto la custodia delle autorità. Riguardo al loro destino, Alsultanov ventila l’ipotesi di un’amnistia per coloro che parteciperanno alla difesa della Repubblica.  

12 Novembre

CONFLITTI SOCIALI – Mentre i centri detentivi nella repubblica entrano in stato di agitazione, bande armate si approfittano del caos per mettere a segno audaci colpi criminali. Nella notte il Rettore dell’Università Statale viene rapito, ed il Prorettore, accorso sulla scena del rapimento, ferito a morte.

La situazione sociale è incandescente: i lavoratori del servizio telefonico entrano in sciopero, chiedendo alle istituzioni garanzie di sicurezza personale di fronte al continuo aumento della criminalità ed alla presenza perniciosa di bande armate.

POLITICA NAZIONALE – A Grozny il governo nomina Lecha Yahyaev direttore del Servizio Stampa repubblicano. Questi tiene una conferenza stampa nella quale denuncia l’infiltrazione di numerosi agenti del KGB entro i confini della Repubblica, citando l’arresto, appena effettuato, di un ufficiale di quel corpo, Viktor Tolstenev, armato e in abiti civili, nel pieno centro della capitale.

13 Novembre

POLITICA NAZIONALE – Il Presidente istituisce il COFEC, Comitato per la Gestione Operativa dell’Economia, con lo scopo di gestire la pianificazione economica in attesa della formazione di un governo di unità nazionale. Al suo vertice viene nominato il giovane imprenditore Yaragi Mamodaev.

NEGOZIATI RUSSO/CECENI – Riguardo i negoziati con la Russia, Dudaev dichiara in una conferenza stampa che questi potranno avere luogo soltanto dopo il riconoscimento da parte di Mosca delle istituzioni costituite con le elezioni del 27 Ottobre. Riguardo l’ipotesi di un blocco economico da parte della Russia, Dudaev risponde che la Repubblica Cecena si riserva di attuare le medesime misure coercitive, qualora Mosca decida di procedere sulla via del confronto.

POLITICA NAZIONALE – Viene decretato l’obbligo per gli ex agenti del KGB ceceno di registrarsi presso il Ministero della Difesa entro 24 ore, pena il loro riconoscimento come agenti sovversivi ed il loro conseguente arresto.

PRIMA CRISI RUSSO/CECENA – Il Presidente russo Eltsin licenzia Akhmed Arsanov dalla carica di Rappresentante Presidenziale in Cecenia, in relazione alle “errate informazioni” che hanno portato all’introduzione dello Stato di Emergenza nel Paese. Dudaev si congratula pubblicamente con lui “per un’altra vittoria sulla via della giustizia e della democrazia.”.

Yaragi Mamodaev

14 Novembre

POLITICA NAZIONALE – Dudaev ritira nelle caserme la Guardia Nazionale, ed invita tutti i cittadini a presentarsi agli uffici preposti per registrare le armi in loro possesso.

Il Parlamento della Repubblica stabilisce valide le leggi in vigore in Cecenia fino al 27 Ottobre scorso, che non violino la Dichiarazione di Indipendenza.

IRREDENTISMO INGUSCIO – In Inguscezia continuano le manifestazioni a favore dei reintegro del Distretto di Prigorodny, in applicazione della Legge sulla Riabilitazione dei Popoli Oppressi.

Il Presidente ceceno Dudaev interviene dichiarando che il problema può essere risolto soltanto con una mediazione tra i popoli del Caucaso, e che la Russia in ogni caso non si sforzerà per garantire agli ingusci il ritorno delle loro terre irredente.

15 Novembre

POLITICA ESTERA – Dudaev incontra delegazioni dalla Georgia e dall’Ossezia del Nord. Dal Kazakistan il Presidente Nursultan Nazarbayev comunica la sua disponibilità a dare supporto al popolo ceceno in nome dell’antica amicizia che lega le due nazioni, maturata durante il periodo dell’Ardakh.

POLITICA NAZIONALE – Uno degli agenti del KGB arrestati nei giorni precedenti, Viktor Tolstenev, viene ritrovato morto con la gola tagliata nell’edificio dei servizi segreti, ora sede del neocostituito Servizio di Sicurezza Nazionale. La situazione nel paese resta tesa, e la Legge Marziale proclamata da Dudaev rimane in vigore.

Un decreto proposto dal Parlamento, nel quale si nominano amministrazioni locali provvisorie in attesa di elezioni amministrative, viene bloccato da Dudaev, il quale sostiene che un simile provvedimento possa portare divisione tra i cittadini. Ad oggi il Parlamento conta 33 deputati su 41, in quanto ancora non si sono svolte le elezioni suppletive per gli 8 posti ancora vacanti.

Il Muftì della Cecenia Magomed Arsanukaev, invia un appello alla popolazione nel quale chiede ai fedeli di non cedere alle passioni e di contribuire a riportare nel Paese un clima di concordia e collaborazione.

Magomed Arsanukaev, Muftì di Cecenia durante la rivoluzione.

16 Novembre

POLITICA NAZIONALE – Il Presidente del Comitato di Stato per la Gestione dell’Economia, Yaragi Mamodaev, comunica di aver concluso i primi accordi per la fornitura di zucchero alle regioni montane, e di star organizzando il lavoro di immagazzinamento dei raccolti in vista dell’inverno. A margine della dichiarazione, Mamodaev afferma: “Non ci allontaneremo da nessuno, né economicamente, né politicamente”. Quest’ultima frase lascia intendere la possibilità che la crisi politica con la Russia possa ricomporsi in presenza di condizioni favorevoli per la Cecenia.

Anche il Ministro dell’Economia, Taymaz Abubakarov dichiara che la situazione sotto il profilo dell’approvvigionamento invernale è sotto controllo.

CONFLITTI SOCIALI – La situazione sociale permane difficile: una banda armata penetra nella caserma delle truppe del Ministero degli Affari Interni nel sobborgo di Chernorechye, alla periferia di Grozny, saccheggiando numerose attrezzature militari. La caserma era stata da poco abbandonata, lasciando i magazzini incustoditi. Nei giorni seguenti la Guardia Nazionale prenderà il controllo della struttura.

18 Novembre

NEGOZIATI RUSSO/CECENI – Galina Starovoitova, emissario personale di Eltsin, telefona a Dudaev, cercando una sponda per l’apertura di negoziati. Dudaev subordina qualsiasi accordo al parere positivo del Parlamento. Il negoziato si arena.

19 Novembre

POLITICA NAZIONALE – Nella prima riunione plenaria del Comitato per la Gestione dell’Economia Nazionale, Yaragi Mamodaev dichiara che il blocco economico russo, per quanto non dichiarato, è già in atto, e dai confini con la Federazione non passano più numerose merci. Si dice tuttavia fiducioso nel fatto che il Paese abbia sufficienti riserve per sopportare il blocco, e che le risorse petrolifere a disposizione possano essere una buona merce di scambio per mantenere l’iniziativa economica ed eludere gli effetti nefasti dell’assedio messo in atto dal governo russo.

20 Novembre

POLITICA NAZIONALE – Bislan Gantemirov, figura di spicco del movimento indipendentista e leader del movimento Via Islamica, viene nominato Sindaco di Grozny.

Bislan Gantamirov, Sindaco di Grozny dal 20 Novembre 1991, passò all’opposizione antidudaevita nel 1993

21 Novembre

PRIMA CRISI RUSSO/CECENA – La legge marziale viene revocata in tutta la Cecenia. Yusup Soslambekov si dimette dalla carica di Ministro della Difesa.

22 Novembre

POLITICA NAZIONALE – Si tiene a Grozny il primo Congresso Nazionale dei Teip, tramite il quale Dudaev tenta di ricompattare il fronte politico interno, diviso tra i radicali indipendentisti ed i moderati favorevoli al ripristino del vecchio sistema costituzionale.

IRREDENTISMO INGUSCIO – In Inguscezia si tiene un raduno nazionale in vista del Referendum con il quale la piccola repubblica deciderà se aderire o meno alla Federazione Russa.

25 Novembre

MANIFESTAZIONI POLITICHE – L’opposizione ai secessionisti manda in onda una trasmissione televisiva nella quale denuncia le irregolarità del voto del 27 Ottobre e dichiara di non riconoscere l’autorità del nuovo presidente e del nuovo parlamento. Gli autori della trasmissione sono personaggi ben noti nei distretti settentrionali di Naursk e dell’Alto Terek.

26 Novembre

POLITICA NAZIONALE – Il Parlamento vara la riforma della governance locale, prevedendo la costituzione di consigli locali eletti direttamente ogni tre anni, e consigli distrettuali formati dalle delegazioni dei consigli locali.

Vengono inoltre estesi i poteri di emergenza accordati al Presidente della Repubblica in ragione della difficile situazione interna che il Paese sta affrontando.

Alcuni parlamentari si dichiarano contrari alle nomine dirigenziali fatte da Dudaev, ma il Parlamento non prende alcuna iniziativa, temendo contraccolpi nell’opinione pubblica.

27 Novembre

POLITICA NAZIONALE – Con Decreto Presidenziale Dudaev nazionalizza i presidi militari delle forze armate sovietiche in tutta la Repubblica.

IRREDENTISMO INGUSCIO – Il Consiglio del Popolo di Inguscezia, autorità pro – tempore della piccola repubblica, decreta che il 30 Novembre successivo i cittadini voteranno un referendum nel quale viene chiesto il loro parere circa la costituzione di una repubblica autonoma, federata con la Russia, comprendente l’irredento Distretto di Prigorodny.

Il Parlamento ceceno definisce “Illegale” la proposta del Consiglio del Popolo dell’Inguscezia, in quanto la consultazione si terrebbe anche su territori attualmente rivendicati dalla Repubblica Cecena, non essendo ancora stati definiti i confini tra le due nuove repubbliche. Inoltre i secessionisti considerano fallace la prospettiva di una mediazione da parte della Russia nel conflitto politico per il controllo del Distretto di Prigorodny, sostenendo la posizione dei nazionalisti radicali ingusci, guidati da Isa Kodzoev.

29 Novembre

CONFLITTI SOCIALI – Centinaia di ex detenuti usciti dalle carceri durante la Rivoluzione Cecena manifestano sotto il Palazzo Presidenziale chiedendo l’amnistia e dichiarandosi “vittime del regime comunista”.

Il previsto congresso della popolazione di lingua russa in Cecenia viene annullato, ufficialmente a causa del fatto che i negoziati tra il governo separatista e quello di Mosca non sono ancora ad un livello soddisfacente. Dudaev rassicura tutti i cittadini russofoni che il nuovo governo non attuerà alcuna politica discriminatoria nei loro confronti.

POLITICA NAZIONALE – Il Parlamento, che ad oggi ha prodotto quasi cinquanta provvedimenti legislativi, vota la costituzione del Comitato Investigativo di Stato, riunendo una serie di piccoli uffici una volta autonomi al tempo della RSSA Ceceno – Inguscia.

30 Novembre

IRREDENTISMO INGUSCIO – In Inguscezia si tiene il referendum per la secessione dalla Cecenia e per il suo reintegro nella Federazione Russa insieme al Distretto di Prigorodny. Il 97,4% vota a favore di tale decisione.

4 Dicembre

POLITICA NAZIONALE – In attuazione della legge parlamentare sull’autogoverno locale, le vecchie istituzioni distrettuali sovietiche vengono smantellate, ed i direttori della autorità locali esautorati.

5 Dicembre

MANIFESTAZIONI POLITICHE – I rappresentanti di venticinque villaggi nel nord della Cecenia dichiarano di non riconoscere come regolari le elezioni del 27 Ottobre, alle quali dichiarano di non aver, di fatto, partecipato. A guidarli c’è il neoeletto Governatore del distretto dell’Alto Terek, Umar Avturkhanov. Gli anti – dudaeviti chiedono lo svolgimento di un referendum sulla falsariga di quanto avvenuto in Inguscezia, e non intendono ubbidire alle decisioni del governo separatista. Squadre armate si organizzano nel Nord del paese, pronte a respingere eventuali interventi della Guardia Nazionale.

NEGOZIATI RUSSO/CECENI – A Grozny, una delegazione di parlamentari russi tenta di aprire un negoziato con Dudaev, ma questi caldeggia loro di rientrare in Russia quanto prima, accusandoli di “provocazione”.

6 Dicembre

CULTURA – Si tiene a Grozny l’esposizione “Arte del Caucaso”, mostra – mercato di opere tradizionali e di lavori dei più stimati pittori, scultori e disegnatori del paese.

7 Dicembre

POLITICA ESTERA – Dudaev garantisce asilo politico all’ex Presidente della DDR Erich Honecker. In una dichiarazione alla stampa il presidente ceceno dichiara il paese disponibile ad accoglierlo, qualora questi decida di espatriare dalla Germania.

8 Dicembre

UNIONE SOVIETICA – A Belavezha i leader di Russia, Bielorussia ed Ucraina dichiarano che l’Unione Sovietica “sta cessando di esistere” e predispongono le prime misure per l’abolizione dell’URSS.

Accordi di Belavezha

9 Dicembre

POLITICA NAZIONALE – Con Decreto Presidenziale gli uffici della Procura Generale e del Ministero degli Affari Interni vengono diffidati dal trasmettere informazioni all’estero senza autorizzazione. Tale misura è volta ad evitare fughe di informazioni o deliberate mistificazioni della realtà in ordine a favorire la “guerra dell’informazione” che si profila all’orizzonte tra Mosca e Grozny.

10 Dicembre

POLITICA NAZIONALE – Per evitare una fuga di prodotti calmierati e di generi di prima necessità fuoriescano dalla repubblica tramite speculatori il COFEC impone il blocco delle esportazioni per una grande quantità di articoli, imponendo la licenza governativa per la vendita all’estero delle merci.  La Benzina ed altri prodotti di consumo quotidiano subiscono la calmierazione dei prezzi, in forza della quale tali beni sono venduti ad un prezzo fisso stabilito dal governo.

11 Dicembre

POLITICA NAZIONALE – Per evitare che la benzina venduta a prezzi calmierati in Cecenia venga contrabbandata a prezzi maggiorati in Russia il COFEC impone un deciso aumento dei prezzi al consumo: da oggi il costo della benzina passa da 1 a 3 (e in alcuni casi da 1 a 4) rubli al litro.

Il Presidente Dudaev emette un decreto nel quale riordina le forze armate e stabilisce un salario per i suoi membri. Viene istituito il Quartier Generale delle Forze Armate, e la Guardia Nazionale ottiene lo status di persona giuridica. Viene ordinata la preparazione di divise ufficiali da presentarsi entro il 15 Gennaio successivo.

Inoltre viene stabilito che le istituzioni culturali e artistiche, siano considerate bene pubblico, e poste “sotto la protezione dello Stato.”

12 Dicembre

UNIONE SOVIETICA – Il Soviet Supremo Russo accoglie gli Accordi di Belavezha firmati da Russia, Bielorussia e Ucraina e ritira i suoi rappresentanti dal Congresso dei Deputati del Popolo.

POLITICA ESTERA – Lo svedese Jak Ewald Konan  ottiene dal Presidente della Repubblica la cittadinanza cecena.

13 Dicembre

CONFEDERAZIONE DEL CAUCASO – Dudaev dichiara la sua disponibilità alla costituzione di una realtà politica pancaucasica nella quale confluiscano in qualità di stati sovrani tutte le repubbliche non russe. Questa dichiarazione suscita la reazione del governo russo, il quale teme che l’indipendenza della Cecenia possa rappresentare il primo passo di un “effetto domino” insurrezionale in tutta la regione.

POLITIZA NAZIONALE – Il Primo Vicepresidente del COFEC, Hussein Marayev, legge una relazione nella quale si parla delle appropriazioni indebite di capitali proventi dalla lavorazione dei prodotti petroliferi, delle quali si sarebbero macchiati i più alti quadri della RSSA Ceceno – Inguscia prima della Rivoluzione Cecena. Il danno erariale calcolato è di 400 milioni di dollari. Dudaev assicura in una conferenza stampa che i colpevoli saranno presto giudicati in tribunale.

Bandiera della Confederazione dei Popoli Montanari del Caucaso

14 Dicembre

POLITICA NAZIONALE – Dudaev nomina Shamil Beno, imprenditore di origini ceceno – giordane, Ministro degli Esteri, ed Aslanbek Akbulatov, giornalista, Segretario di Stato.

15 Dicembre

CONFLITTI SOCIALI – In tutto il paese si registra un’ondata di crimini violenti. Le unità dipendenti dal Ministero dell’Interno, ridotte alla paralisi dal confronto tra la fazione lealista nei confronti del Ministro Umalt Alsultanov (tornato in carica al posto di Vakha Ibragimov) e la fazione che non riconosce la sua autorità, sembrano impotenti.

Anche il Servizio di Sicurezza Nazionale lamenta l’impossibilità di operare a causa del fatto che elementi della Guardia Nazionale stazionano nell’edificio dell’ex KGB, impedendone l’utilizzo ai funzionari.

16 Dicembre

POLITICA NAZIONALE – Con il Decreto Presidenziale numero 05 il Presidente Dudaev stabilisce il diritto di tutti i cittadini di possedere armi da fuoco “Nel rispetto delle tradizioni storiche dei Vaynakh, dello stile di vita sociale e dello stile di vita dei popoli della Repubblica Cecena, riconoscendo il diritto inalienabile e naturale dei cittadini all’autodifesa ed alla protezione dalle aggressioni criminali.”

Con Decreto Presidenziale “Sulla razionalizzazione delle attività di impresa commerciale, specializzate nel settore minerario, della produzione e della lavorazione di beni, materie prime e prodotti strategici per la repubblica” Dudaev impone uno stringente iter autorizzativo sull’esportazione di determinati beni e prodotti, in particolare quelli petroliferi, rispetto ai quali si riserva il diritto di autorizzare personalmente il dispacciamento.

Con il Decreto Presidenziale numero 06 “Sulla collaborazione tra gli enti pubblici ed il Rappresentante del Presidente della Repubblica Cecena” il Presidente chiede la collaborazione di enti e dipartimenti di stato nei confronti del suo rappresentante personale, Sultan Nurn Bauddi.

Secondo quanto riferito dal corrispondente ITAR – TASS Sherip Asuev, Parlamento e Presidente si scambiano reciproche critiche riguardo la velocità nello sviluppare il sistema giuridico del nuovo Stato (Costituzione in primis) e nella formazione di un governo politico che goda della fiducia del corpo legislativo.

POLITICA ESTERA – Con un accordo tra il governo ceceno e la compagnia di bandiera Armena l’aeroporto di Grozny diventa Hub passeggeri della compagnia. Il governo ceceno rifornirà di carburante i velivoli e in cambio la flotta aerea civile armena aprirà una linea di trasporto passeggeri.

19 Dicembre

POLITICA NAZIONALE – In attuazione del blocco delle esportazioni previsto dal Comitato per la Gestione Operativa dell’Economia Nazionale, il pompaggio di prodotti petroliferi dalla Repubblica verso la Russia viene bloccato. La misura è volta principalmente a costringere Mosca ad aprire canali diplomatici ufficiali per il riconoscimento della Repubblica Cecena.

20 Dicembre

ESTERI – In Georgia una frangia dell’esercito mette in atto un colpo di Stato militare ed occupa la capitale, Tbilisi. Il Presidente della Repubblica, Zviad Gamsakhurdia, acceso nazionalista e amico di Dzhokhar Dudaev, fugge dal paese e ripara dapprima in Azerbaijan, poi in Armenia.

POLITICA NAZIONALE – Il Parlamento della Repubblica vara un pacchetto di leggi a tutela della cultura nazionale. In ossequio alla tradizione islamica vengono vietate le autopsie e le sperimentazioni sui corpi dei deceduti (eccezion fatta per quelle disposte dal tribunale) e lo svolgimento dell’attività di ginecologo da parte di professionisti di sesso maschile. Il giorno di riposo settimanale viene spostato da domenica a venerdì, secondo la tradizione religiosa.

Il Presidente Dudaev vara un Decreto nel quale i passaporti sovietici perdono di validità, con la loro progressiva sostituzione ad opera del Ministero degli Affari Interni con documenti ufficiali della Repubblica Cecena, la cui stampa viene prevista entro il 1° Febbraio 1992.

POLITICA ESTERA – In serata Parlamento e Presidente emettono una dichiarazione comune nella quale dichiarano che la Repubblica Cecena è disposta ad entrare in qualsiasi organizzazione interstatale a condizioni di parità con qualsiasi altra nazione. Il riferimento è alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), in procinto di nascere sulle ceneri dell’Unione Sovietica. Nessuna delle nazioni partecipanti al nuovo soggetto giuridico risponderà alla dichiarazione.

Combattimenti per le strade di Tbilisi

21 Dicembre

UNIONE SOVIETICA – Con gli accordi di Alma – Ata l’URSS cessa di fatto di esistere. Al suo posto viene istituita la Comunità degli Stati Indipendenti, della quale faranno parte quasi tutte le repubbliche ex sovietiche ad eccezione di quelle baltiche.

POLITICA NAZIONALE – Nel tentativo di aumentare il controllo sulle unità armate, il Presidente assume il comando della Guardia Nazionale e dei reparti armati delle forze dell’ordine operativi nella Repubblica.

In applicazione del suo stesso decreto, Dudaev si reca a registrare la propria arma personale.

23 Dicembre

NEGOZIATI RUSSO/CECENI  -Un tentativo di apertura dei negoziati annunciato pubblicamente dal Presidente del Soviet Supremo russo Yuri Yarov viene sconfessato dalla dirigenza cecena, la quale dichiara di non essere disposta ad aprire trattative fintanto che la Russia non riconoscerà l’indipendenza della Repubblica Cecena inviando ambasciatori ufficiali. In serata il governo invia un gesto di distensione autorizzando nuovamente il pompaggio dei prodotti petroliferi dalle raffinerie cecene in direzione degli snodi russi di Budennovsk, Armavir e Trudovaya.

POLITICA ESTERA – Parlando ad una conferenza stampa sugli eventi occorsi in Georgia e sull’imminente scioglimento dell’URSS, Dudaev dichiara illegittima la pretesa della Russia di ereditare strutture e impianti sovietici sui territori delle altre repubbliche ex – sovietiche, e conferma la disponibilità della Repubblica Cecena a far parte di un nuovo commonwealth a condizioni di parità tra tutti i suoi membri. Rispetto alle imminenti dimissioni di Gorbachev, Dudaev si dice contrario ad una sua destituzione, considerandolo “un vero democratico” ed auspicando ad una sua conferma alla leadership della nuova Comunità degli Stati Indipendenti. In riferimento al colpo di stato appena occorso in Georgia, il Presidente ceceno ha parlato di “forze oscure” che tenterebbero di condizionare la vita politica del paese, dicendosi comunque sicuro che i ceceni sapranno difendere la loro indipendenza da qualsiasi ingerenza esterna.

POLITICA NAZIONALE – Con il Decreto Presidenziale numero 7 il Presidente della Repubblica introduce una stretta sui viaggi all’estero dei funzionari statali, i quali sembrano fare un utilizzo piuttosto “disinvolto” dei fondi di cassa dedicati. Il decreto cita: Vieto categoricamente a tutti i Ministri, ai Direttori delle grandi imprese ed ai rappresentanti delle istituzioni di compiere viaggi di lavoro all’estero senza la mia preventiva autorizzazione. All’arrivo da un viaggio di lavoro essi dovranno inviarmi una segnalazione. Essi dovranno segnalare giornalmente al mio assistente dalle 9 alle 11 via telefono sui risultati ottenuti e sui piani di lavoro per il giorno seguente.”

Con il Decreto numero 8 del Presidente della Repubblica Cecena Sul pagamento degli stipendi dei dipendenti del Ministero dell’Interno e della Procura della Repubblica Dudaev istituisce un fondo specifico finanziato dai bilanci degli enti locali per il sostentamento economico dei due dicasteri.

24 Dicembre

POLITICA NAZIONALE – Viene promulgata dal Parlamento la Legge sulla Difesa. Vengono istituiti i dipartimenti ufficiali dell’esercito (Guardia Nazionale, Servizio di Frontiera, Truppe Interne, Forze Speciali, Servizio di Lavoro, Riserva) ed introdotta la leva obbligatoria di un anno (per i cittadini con istruzione superiore) e di un anno e mezzo (per coloro che ne sono sprovvisti) per tutti i cittadini tra i 18 ed i 26 anni di età.

Il Parlamento vara anche la “Legge sull’Attività del Parlamento della Repubblica Cecena” con la quale regolamenta il funzionamento dell’assemblea legislativa. La legge contiene anche la legittimazione del “Consiglio degli Anziani” (Il “Mekhk Khel”) deputato al “controllo morale ed alla supervisione delle attività istituzionali”.

25 Dicembre

UNIONE SOVIETICA – A seguito degli accordi di Alma – Ata, Mikhail Gorbachev si dimette da Presidente dell’URSS.

IRREDENTISMO INGUSCIO – Conseguentemente alla volontà manifestata dagli Ingusci di costituire una repubblica autonoma federata con la Russia, il Parlamento ceceno istituisce una Commissione per delimitare i nuovi confini tra Cecenia e Inguscezia. Il tema centrale di questa risistemazione dei confini saranno i distretti di Malgobek e di Sunzha, storicamente appartenenti alla Cecenia ma popolati principalmente da ingusci.

26 Dicembre

POLITICA ESTERA – Il Parlamento promulga una “Dichiarazione di Neutralità” con la quale la Repubblica Cecena ripudia qualsiasi accordo militare di natura aggressiva nei confronti di terzi, riconoscendo lo strumento bellico soltanto come mezzo legittimo di difesa della propria integrità territoriale. La dichiarazione comprende il riconoscimento ufficiale da parte della Repubblica di tutti gli stati costituiti dalle precedenti repubbliche sovietiche, e chiede contestualmente ad ognuna di loro il riconoscimento della Repubblica Cecena.

Relativamente allo stato di guerra civile che regna nella vicina Georgia, il governo ceceno invia una delegazione di parlamentari a proporre una mediazione tra le parti in conflitto. Anche il Presidente Dudaev invia una sua rappresentanza, dichiarando alla stampa che la Cecenia osserverà una rigorosa neutralità. Interrogato sull’argomento, il Ministro della Stampa e dell’Informazione, Movladi Ugudov, dichiara che nessun militante armato è stato inviato dalla Cecenia a supporto di alcuna delle parti. In serata il Ministro degli Esteri Shamil Beno conferma la posizione neutrale della delegazione cecena, dichiarando che sono in corso negoziati per interrompere i combattimenti tra le parti.

POLITICA NAZIONALE – Con il Decreto numero 9 del Presidente della Repubblica Cecena “Sul finanziamento dell’Ufficio del Presidente della Repubblica” l’Ufficio Presidenziale viene finanziato attingendo alle risorse disponibili nel conto corrente bancario a suo tempo dedicato al Consiglio dei Ministri della dissolta ASSR Ceceno – Inguscia.

28 Dicembre

POLITICA NAZIONALE – Con decreto presidenziale Dudaev cede la proprietà di numerosi appartamenti di edilizia popolare alle famiglie che li occupano, premiando alcune categorie socialmente svantaggiate, come le famiglie numerose, le madri sole, i malati cronici ed i disabili, i lavoratori nel campo dell’arte, della cultura, della medicina e dell’istruzione.

Dzhokhar Dudaev

30 Dicembre

POLITICA NAZIONALE – Nell’ultimo giorno utile dell’anno il Presidente Dudaev vara un pacchetto di decreti volto a garantire la formazione di un governo politico entro il mese di Gennaio, il quale rilevi i compiti dell’attuale governo provvisorio e quelli del Comitato per la Gestione dell’Economia Nazionale. Il primo decreto nomina una Commissione di Stato di Attestazione allo Scopo che si occupi di stilare entro il 15 Gennaio 1992 una lista di persone qualificate da inserire nel Consiglio dei Ministri.

Con un secondo decreto Dudaev interviene sulla pletora di nomine effettuate, spesso frettolosamente, durante il periodo insurrezionale, andando a regolamentare il sistema delle investiture pubbliche. Per effetto del decreto, qualsiasi nomina dirigenziale nel ramo esecutivo dello Stato deve essere preventivamente approvata dal Presidente della Repubblica in persona.

31 Dicembre

POLITICA ESTERA – Di fronte alle accuse di un coinvolgimento indiretto del governo separatista nella guerra civile scoppiata in Georgia, il Presidente della Commissione Esteri del Parlamento, nonché uno dei leader della Confederazione dei Popoli Montanari del Caucaso, Yusup Soslambekov, dichiara pubblicamente che nessun miliziano armato e nessuna arma da guerra sono stati inviati in Georgia a sostegno di alcuna fazione. Soslambekov conferma l’impegno del Parlamento ceceno alla soluzione pacifica del conflitto.

I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – PARTE 6 (SETTEMBRE – OTTOBRE 1991)

14 Settembre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Presidente del Soviet Supremo Russo, Khasbulatov, si reca in Cecenia per concordare la nascita di un governo provvisorio che amministri lo Stato fino alle elezioni, da svolgersi il 17 Novembre seguente. Viene istituito un direttorio nel quale vengono inseriti sia membri del disperso Soviet Supremo, sia elementi di spicco del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno. L’OKChN diffida il Soviet Provvisorio dall’agire in contrasto con la volontà del Congresso, minacciandone in tal caso la dissoluzione.

IRREDENTISMO INGUSCIO – A Nazran, i rappresentanti Ingusci dichiarano l’indipendenza della Repubblica di Inguscezia e si riconoscono all’interno della Russia.

25 Settembre

RIVOLUZIONE CECENA – A causa delle intimidazioni messe in atto dalla Guardia Nazionale nei loro confronti, molti deputati del Soviet Provvisorio sono impossibilitati a raggiungere l’assemblea, alla quale possono partecipare soltanto i deputati allineati con il Congresso Nazionale del Popolo Ceceno. Il Presidente del Soviet Provvisorio, l’uomo di fiducia di Dudaev e del Comitato Esecutivo Hussein Akhmadov, fa votare una mozione nella quale consegna i pieni poteri all’OKChN. I deputati assenti dichiarano nullo il voto, ma vengono aggrediti dalla Guardia Nazionale e dispersi.

Il Presidente del Soviet Supremo russo, Ruslan Khasbulatov attorniato dai giornalisti, Settembre 1991

1 Ottobre

IRREDENTISMO INGUSCIO – Il Comitato Esecutivo del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno ed i leaders del Congresso Nazionale Inguscio firmano una dichiarazione congiunta nella quale concordano sulla separazione dell’Inguscezia dalla Cecenia.

3 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – La Guardia Nazionale occupa l’edificio del Ministero degli Interni Ceceno – Inguscio.

5 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – A seguito degli aspri contrasti sorti in seno al direttorio nominato il 15 settembre precedente, gli indipendentisti sciolgono il Soviet Provvisorio “per attività sovversive e provocatorie” e formano un “comitato rivoluzionario” cui conferiscono piena autorità. Nella notte miliziani armati occupano il Ministero degli Interni e la sede regionale del KGB, rinvenendo una grande quantità di armi e munizioni. Nelle settimane successive i ribelli riusciranno ad aprire il magazzino militare dei servizi segreti, mettendo le mani su un arsenale composto da centinaia di armi da fuoco e tonnellate di equipaggiamento militare.

7 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Supremo Provvisorio, dopo aver sconfessato l’autorità di Hussein Akhmadov, promulga una risoluzione di condanna all’Ispolkom (il Comitato Esecutivo dell’OKChN). Nella stessa giornata i militanti del Congresso disperdono l’assemblea con l’uso della forza.

MOVIMENTI POLITICI – Zelimkhan Yandarbiev viene confermato alla guida del Partito Democratico Vaynakh al termine del terzo congresso del partito.

8 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Supremo Russo dichiara il Soviet Provvisorio ceceno unica autorità riconosciuta nel paese.

10 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Supremo russo condanna col decreto “Sulla situazione politica in Cecenia – Inguscezia” la presa del potere da parte del Comitato Esecutivo ed emette un ultimatum di 48 per il disarmo delle milizie “illegali”.

L’opposizione moderata, ostile a Dudaev, costituisce una “milizia popolare” a sostegno del governo provvisorio.

Il Congresso Nazionale del Popolo Ceceno organizza elezioni popolari per il 27 Ottobre ed ordina la mobilitazione generale di tutti i cittadini maschi tra i 15 ed i 55 anni.

16 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Ministro degli Interni ceceno, Umalt Alsultanov, viene rimosso dalla sua carica a seguito del mancato intervento delle forze dell’ordine nel reprimere l’insurrezione del Comitato Esecutivo. Gli succede Vakha Ibragimov, ma Alsultanov si rifiuta di abbandonare l’ufficio, ed i reparti di polizia si dividono tra chi sostiene le posizioni del primo e chi intende ubbidire all’avvicendamento. Questa situazione provoca ulteriore caos.

Da Mosca, il Presidente russo Boris Eltsin definisce gli indipendentisti “una banda di criminali che terrorizzano la popolazione” e ordina il dispiegamento dell’esercito ai confini della Cecenia.

CONFLITTI SOCIALI – A Grozny ignoti tentano di occupare l’ufficio del Direttore del giornale “Daimokhk”. Nella notte risuonano spari in tutta la città. Il Comitato Esecutivo del Congresso nega che siano in atto azioni della Guardia Nazionale ed accusa ignoti provocatori di voler destabilizzare la situazione nel Paese per scongiurare le elezioni popolari previste per il 27 Ottobre. Dalle vicine repubbliche del Caucaso settentrionale giungono dichiarazioni di supporto alle attività del Comitato Esecutivo.

17 Ottobre

CRIMINALITA’ – Banditi armati, fintisi uomini della Guardia Nazionale, penetrano in un posto di guardia e rubano 4 carabine, un fucile di piccolo calibro e un revolver.

In risposta alla diffusa circolazione delle armi il Comitato Esecutivo dell’OKChN decreta il ritiro della Guardia Nazionale dagli edifici pubblici “non essenziali” ed il suo acquartieramento nelle caserme, la sospensione della mobilitazione proclamata il 10 Ottobre ed il divieto di circolazione alle armi non registrate.

Isa Akyadov, volontario della Guardia Nazionale, posa sul busto abbattuto di Lenin

18 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Comitato Esecutivo del Congresso diffida il Soviet Supremo Russo ad emettere delibere riguardanti la Cecenia, e dichiara che considererà qualsiasi intromissione “una continuazione del genocidio contro il popolo ceceno“.

Continuano i preparativi per le elezioni popolari del 27 Ottobre: ad oggi vi sono 5 candidati alla Presidenza della Repubblica e un centinaio di candidati per il ruolo di deputato del nuovo Parlamento, il quale conterà quarantuno membri.

CONFLITTI SOCIALI – Nel centro detentivo di Naursk, ancora in stato di agitazione, una cinquantina di detenuti si appella a Dudaev affinché consenta loro di mettersi a disposizione della Guardia Nazionale, promettendo di non abbandonare il paese e di rimettersi successivamente alla volontà dei magistrati. Il professor Ramzan Goytemirov, leader del Movimento Verde, porta avanti le trattative con i detenuti.

19 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Eltsin intima alle milizie di Dudaev di smobilitare, e minaccia di prendere “tutte le misure necessarie a normalizzare la situazione, a garantire la sicurezza della popolazione ed a proteggere l’ordine costituzionale”. Il Vicepresidente del Comitato Esecutivo, Hussein Akhmadov, bolla l’ultimatum come “l’ultimo fiato dell’impero russo“.

CONFLITTI SOCIALI – Nel distretto di Naursk l’assemblea dei rappresentanti dei Cosacchi di Cecenia chiede un referendum per secedere dalla Cecenia ed annettere i territori del Distretto di Naursk al Territorio di Stavropol.

20 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – L’esercito federale viene messo in stato di allerta.

21 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Autobus carichi di militanti provenienti da varie regioni del Caucaso giungono a Grozny. Molti attivisti della Confederazione dei Popoli del Caucaso, organizzazione appena costituita con l’obiettivo di raggiungere l’unità politica delle repubbliche del Caucaso Settentrionale, si mettono a disposizione dei rivoluzionari ceceni.

I rappresentanti dei movimenti moderati (Daymokhk, Partito Socialdemocratico, Unione degli Intellettuali ed altre sigle minori) tengono un presidio in Piazza del Teatro, a Grozny contro il Comitato Esecutivo chiedendo il disarmo delle milizie armate e lo sgombero degli edifici occupati.

Una rappresentativa degli anziani e del clero islamico si riunisce nella capitale cecena per dare il suo contributo alla soluzione della crisi politica in atto. Viene deciso di convocare un “Mekhk . Khel”, il tradizionale consiglio degli anziani che nel passato veniva chiamato a pronunciarsi su questioni particolarmente delicate.

21 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Scade l’ultimatum di Eltsin sul disarmo della Guardia Nazionale. Nessuna iniziativa pratica viene presa da Mosca, mentre la Commissione Difesa del Congresso Nazionale continua a registrare i volontari disposti a mobilitarsi in caso di confronto armato con le forze del Cremlino. A dirigere l’arruolamento c’è il Capo di Stato Maggiore della Guardia Nazionale, Iles Arsanukaev.

22 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Su ordine del Comitato Esecutivo hanno inizio le operazioni per il riconoscimento della cittadinanza. A Grozny e nelle principali città, ufficiali autorizzati dall’OKChN distribuiscono l’attestazione di nazionalità timbrando i vecchi passaporti sovietici con il simbolo della Repubblica Cecena e registrano i proprietari su elenchi ufficiali.

In Piazza del Teatro l’opposizione moderata manifesta contro le iniziative del Congresso, bollando come illegali le azioni da questo intraprese e riconoscendo il Soviet Provvisorio come unica autorità legittima nel paese.

23 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Doku Zavgaev invia un appello al popolo ceceno nel quale mette in guardia i cittadini dal proseguire sulla strada del caos e della rivoluzione, definendo la Cecenia “sull’orlo di una guerra civile”. Ricorda che l’inverno è alle porte, e che il caos ha impedito l’organizzazione logistica necessaria ad assicurare a tutti i villaggi di montagna sufficienti risorse per affrontarlo. Invita i cittadini a diffidare dei rivoluzionari, paventando il rischio che il Paese finisca nell’anarchia.

Le redazioni dei principali quotidiani ceceni chiedono al Comitato Esecutivo di liberare la sede della TV e della Radio di Stato e di permettere il libero svolgimento del lavoro dei giornalisti, lamentando forti pressioni da parte dei militanti dell’OKChN e della Guardia Nazionale.

24 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Supremo dell’URSS dichiara illegittime le elezioni popolari in programma per il 27 Ottobre ed invita i cittadini a boicottarle. I deputati del disperso Soviet Provvisorio si appellano al popolo perché boicotti le elezioni e sostenga il disarmo delle milizie.

In risposta all’appello di Zavgaev, il quale aveva definito la situazione in Cecenia “sull’orlo di una guerra civile” il Presidente della Commissione Difesa dell’OKChN, Bislan Gantamirov, risponde che “non ci sarà alcuna guerra civile” perché le armi che il Comitato sta ammassando sono destinate ad “invasioni dall’esterno”. La Guardia Nazionale, spiega, rimarrà in armi per garantire lo svolgimento delle elezioni popolari del 27 Ottobre.

Ad oggi sono candidati alla carica di deputato 187 cittadini. Altri 19, che avevano presentato la loro candidatura, sono stati rifiutati dalla Commissione Elettorale.

MANIFESTAZIONI POLITICHE – A Grozny si costituisce il comitato organizzativo per il congresso dei cittadini di lingua russa, in programma per il 19 Novembre.

Un cittadino legge un quotidiano appena acquistato da un ambulante, Grozny, 1991

25 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Eltsin invia il Viceministro delle Foreste, Akhmed Arsanov, come suo rappresentante in Cecenia. Arsanov è appartenente ad una illustre famiglia cecena, ed è molto rispettato tra la popolazione.

26 Ottobre

CONFLITTI SOCIALI – Nuove rivolte nelle carceri. 130 detenuti insorgono, ed altri 600, già fatti fuoriuscire nelle settimane precedenti, manifestano per le strade.

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Provvisorio, ricostituito sotto la presidenza di Baudi Bakhmadov, indice per il 17 Novembre un referendum sulla istituzione della carica di Presidente della Repubblica e sulla secessione dell’Inguscezia dalla repubblica Ceceno – Inguscia.

Il Rappresentante del Presidente della Federazione Russa, Akhmed Arsanov, interviene alla manifestazione dell’opposizione al Comitato Esecutivo dichiarando che “i popoli ceceno e inguscio sono stati, sono e rimarranno uniti” ed esortando i cittadini a boicottare le elezioni popolari previste per il giorno successivo. Infine si rivolge alla popolazione russa residente nella Repubblica, esortandola a non abbandonare il Paese.

In serata Dzhokhar Dudaev tiene una conferenza stampa, durante la quale dichiara che l’introduzione di Arsanov in Cecenia rappresenta “Un tentativo di introdurre un governatorato nella Repubblica”. Inoltre afferma che la decisione presa dal popolo ceceno di autodeterminarsi non deve necessariamente portare ad una rottura dei rapporti con la Russia, e che la popolazione russofona non ha nulla da temere. Infine, nei riguardi della ormai certa separazione tra Cecenia e Inguscezia, dichiara di essere intenzionato a rispettare le volontà degli ingusci, anche se sostiene la prospettiva di un percorso comune sulla strada dell’indipendenza.

27 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Si tengono le elezioni popolari organizzate dal Congresso Nazionale del Popolo Ceceno. La popolazione partecipa in massa (470.000 voti su 640.000 elettori, secondo la Commissione Elettorale) ed elegge il Generale Dudaev alla carica di Presidente della Repubblica con quasi il 90% dei voti, ed un Parlamento della Repubblica di 41 membri (al voto diretto vengono eletti 32 deputati, gli altri 9 verranno eletti nelle settimane seguenti con voto suppletivo). Almeno 14 deputati sono eletti tra le file del Partito Democratico Vaynakh, e la maggior parte degli altri tra gli attivisti dell’OKChN. L’opposizione moderata, la quale non ha partecipato al voto, è quasi assente dall’assemblea legislativa. Le elezioni sono caratterizzate da diffuse irregolarità, e sono sconfessate dalle forze moderate. In alcuni distretti l’organizzazione del voto è frammentaria e mancano commissioni neutrali in grado di verificare la validità del voto. Tuttavia la stragrande maggioranza della popolazione saluta l’evento con grande soddisfazione.

28 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Mentre il Soviet Supremo dell’URSS dichiara illegali le elezioni appena svoltesi, i movimenti moderati si riuniscono nel Movimento per la Conservazione della Cecenia – Inguscezia ed armano squadre di volontari che proteggano i seggi nelle elezioni previste per il 17 Novembre.

Dzhokhar Dudaev viene proclamato primo Presidente della Repubblica Cecena. Durante la conferenza stampa che segue, egli dichiara “Dobbiamo dimostrare alla civiltà mondiale che, essendo diventati più liberi, non saremo più necessari solo ai loro vicini, ma anche ad altri popoli “. Successivamente invia un appello al governo federale, nel quale si dice “fiducioso che le relazioni tra la Repubblica Cecena e la Federazione Russa saranno costruite sulla base delle norme civili, del diritto internazionale e nel rispetto reciproco dei diritti e delle libertà” e “sicuro che tutti i nostri ulteriori contatti porteranno a comprensione e rafforzamento di reciproci legami di amicizia tra i nostri popoli, i quali contribuiranno alla prosperità delle nostre repubbliche.”

L’opposizione moderata, la quale ha contestato e boicottato le elezioni, continua a manifestare in Piazza Sheikh Mansur (ex Piazza Lenin).

Elettori si registrano a Grozny per partecipare alle elezioni popolari. 27 ottobre 1991 (foto Gennady Khamelyanin TASS)

30 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – L’opposizione continua ad occupare Piazza Sheikh Mansur. Tra i manifestanti si costituiscono bande armate. Gli esponenti dell’opposizione moderata dichiarano aperta la campagna elettorale per la costituzione del nuovo Soviet Supremo Ceceno – Inguscio, da decretarsi tramite voto popolare il 17 Novembre.

POLITICA NAZIONALE – Con il Decreto  Presidenziale n° 2 “Sulla creazione del Servizio Stampa sotto il Presidente della Repubblica”, Dudaev costituisce il Servizio Stampa Presidenziale.

I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – PARTE 5 (AGOSTO – SETTEMBRE 1991)

2 Agosto

CULTURA – Viene costituito a Grozny l’Interclub, una sorta di ambiente comune a disposizione di tutti i cittadini. All’interno di esso viene istituito il centro per lo sviluppo delle culture nazionali, uno spazio a disposizione di tutti i popolo abitanti la Cecenia – Inguscezia dove tenere congressi, manifestazioni e assemblee.

8 Agosto

RIVOLUZIONE CECENA – Il Comitato Esecutivo dell’OKChN emette un appello indirizzato al Segretario Generale dell’ONU, al Segretario dell’Organizzazione dei Popoli Non Rappresentati ed in generale ai governi di tutto il mondo. In esso si legge: ” […] In considerazione del fatto che il Soviet Supremo della Repubblica non solo ha preso la decisione di ignorare la volontà popolare, ma ha anche utilizzato tutti i mezzi per affermare il suo potere ed ha adottato strumenti legislativi e delibere non riconosciutegli dal suo potere in rappresentanza di una repubblica sovrana, il Comitato Esecutivo ha deciso di convocare per l’8 Giugno di quest’anno i suoi deputati per proseguire il lavoro del Congresso come costituente. […] L’intera autorità nel territorio della Repubblica è stata trasferita al Comitato Esecutivo, eletto dal Congresso, fino alla formazione di un nuovo organo legislativo in conformità con le norme giuridiche universalmente riconosciute. […].”

9 Agosto

ASSOCIAZIONI – Viene istituita l’Unione degli Imprenditori della Ceceno – Inguscezia, prima camera associativa della nascente impresa privata nel paese.

Bandiera del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno (OKChN)

14 Agosto

POLITICA LOCALE – Nel villaggio di Gekhi la popolazione protesta contro il capo dell’amministrazione locale, K. Gakaev, presidiando il palazzo del governo locale e sventolando drappi verdi. Il Consiglio Comunale stabilisce una sospensione di Gakaev ed il passaggio dell’autorità ad interim ad un altro membro del Consiglio.

15 Agosto

UNIONE SOVIETICA – In vista del 20 Agosto, data prevista per la firma del nuovo Trattato dell’Unione, il Soviet Supremo Ceceno  – Inguscio autorizza la delegazione repubblicana a recarsi a Mosca per presenziare alle cerimonia, ma non la autorizza a firmare alcun documento senza che prima non siano stati garantiti i diritti degli ingusci sul Distretto di Prigorodny. La delegazione, guidata da Doku Zavgaev, si reca nella capitale russa.

19 – 22 Agosto

PUTSCH DI AGOSTO – Un gruppo di politici ed ufficiali della vecchia guardia del PCUS, organizzati in un Comitato di Emergenza tenta di ripristinare il regime sovietico, arrestando Gorbachev con lo scopo di impedire la firma del nuovo Trattato dell’Unione. Durante il suo svolgimento Zavgaev si astiene dal prendere una chiara posizione contro i golpisti. I nazionalisti, invece, manifestano contro il Comitato di Emergenza e chiedono la soppressione del Soviet Supremo Ceceno – Inguscio, colpevole di non aver prontamente condannato il putsch.

RIVOLUZIONE CECENA – Il 20 Agosto il Partito Democratico Vaynakh tiene una manifestazione contro il colpo di stato. il KGB detiene per alcune ore il leader del partito, Zelimkhan Yandarbiev, poi lo rilascia su pressione dei manifestanti e del Generale Dudaev. Il 22 Agosto il colpo di stato fallisce, i cospiratori vengono arrestati e Gorbachev torna al potere, ma il destino dell’URSS è segnato.

PUTSCH DI AGOSTO – Boris Eltsin legge il proclama di condanna al Comitato di Emergenza davanti alla Casa Bianca, in piedi su un carro armato.

22 Agosto

RIVOLUZIONE CECENA – Nell’ultimo giorno del colpo di stato migliaia di ceceni scendono in piazza mobilitati dal Congresso Nazionale del Popolo Ceceno. Si registrano tafferugli con le forze dell’ordine ed il tentativo di alcuni militanti di impadronirsi degli studi televisivi per trasmettere un messaggio del Generale Dudaev.

23 Agosto

RIVOLUZIONE CECENA – La manifestazione del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno continua, ed i manifestanti ottengono il diritto di parlare alla TV di Stato. Dudaev dichiara che lo scopo del Comitato Esecutivo del Congresso è la soppressione del Soviet Supremo e l’indipendenza della repubblica. Ruslan Khasbulatov, Presidente del Soviet Supremo dell’URSS, si reca a parlamentare con Zavgaev e gli intima di dimettersi per sventare il rischio di una rivolta popolare. Poi si intrattiene con Dudaev, con il quale concorda una road map basata sullo scioglimento del Soviet Supremo e la costituzione di un Soviet Supremo Provvisorio, il cui compito sarà quello di portare il paese ad elezioni democratiche.

24 Agosto

RIVOLUZIONE CECENA – Il presidio permanente dell’OKChN si ingrossa fino a raggiungere molte migliaia di persone. Folle di manifestanti bloccano il Ministero degli Affari Interni e la sede del KGB. In serata la statua bronzea di Lenin nella omonima piazza centrale di Grozny viene decapitata. Poi la folla penetra nell’edificio che ospita il Soviet Supremo Ceceno  – Inguscio e lo occupa, mentre altri manifestanti fanno irruzione nel SOVMIN (l’edificio del Consiglio dei Ministri). I lavori del Soviet Supremo si spostano alla Casa dell’Educazione politica. Zavgaev propone a Dudaev una commissione di conciliazione che negozi una soluzione della crisi politica senza il ricorso alla forza. Dudaev risponde chiedendo lo scioglimento del Soviet Supremo e nuove elezioni democratiche.

25 Agosto

RIVOLUZIONE CECENA – La manifestazione del Comitato Esecutivo del Congresso raccoglie ormai decine di migliaia di persone. Miliziani armati si aggirano per Grozny, mentre folle di manifestanti assediano gli edifici del Soviet Supremo, del Consiglio dei Ministri e del KGB, chiedendo le dimissioni di Zavgaev e lo scioglimento del Soviet. Le forze dell’ordine mobilitate dalle autorità non disperdono i manifestanti. Il Presidente del Soviet Supremo Russo, Ruslan Khasbulatov, chiede al Soviet Supremo di sciogliersi ed a Zavgaev di dimettersi, e di Costituire un Soviet Supremo Provvisorio che porti la Cecenia ed elezioni democratiche e multipartitiche.

26 Agosto

RIVOLUZIONE CECENA – Alla riunione del Soviet Supremo Ceceno – Inguscio intervengono numerosi rappresentanti del potere centrale, come il Presidente della Commissione Parlamentare Aslanbek Aslakhanov ed il Ministro Salambek Hadjiev, entrambi di nazionalità cecena. Hadjiev accusa senza mezzi termini Zavgaev di aver tradito il popolo durante il colpo di Stato. Nel corso della riunione, da Mosca giunge un telegramma del Presidente del Soviet Supremo russo, Ruslan Khasbulatov, nel quale si intima al Soviet Supremo Ceceno – Inguscio di sciogliersi quanto prima e di indire nuove elezioni. Il Soviet respinge le accuse e gli ordini da Mosca, dichiarando che in quanto Stato sovrano la Repubblica Ceceno – Inguscia ha piena facoltà di operare autonomamente.

Nel frattempo in tutta Grozny i militanti del Comitato Esecutivo dell’OKChN occupano edifici pubblici e sezioni del Partito. A mezzogiorno Zavgaev legge alla radio un appello alla popolazione nel quale chiede ai cittadini di non lasciarsi coinvolgere “dagli estremisti”. Nello stesso momento Dudaev interviene alla riunione del Soviet Supremo dichiarano che la sua azione non è volta alla conquista del potere, ma a favore di un cambiamento democratico che tuteli tutte le componenti etniche e sociali della Repubblica. Al Presidium del Soviet Supremo inizia a circolare la proposta di dimissioni generali e nuove consultazioni.

Un manifestante tiene in mano la prima pagina di un quotidiano con la foto del leader della Rivoluzione Cecena, il Maggior Generale dell’aviazione Dzhokhar Dudaev

27 Agosto

RIVOLUZIONE CECENA – La manifestazione di Grozny si estende a tutto il Paese. Miliziani del Comitato Esecutivo del Congresso bloccano le stazioni ferroviarie, l’aereoporto e le vie di uscita dalla città di Grozny, oltre alle stazioni radio ed ai centralini telefonici. Militanti del Congresso ammainano la bandiera della RSSA Ceceno – Inguscia dall’edificio del Soviet Supremo ed innalzano la bandiera verde–bianco-rossa della Cecenia indipendente. Manifestanti fedeli al Soviet Supremo si radunano davanti alla Casa dell’Educazione Politica e tengono una piccola manifestazione a sostegno delle istituzioni. Anche da alcuni collettivi del lavoro giungono messaggi di solidarietà a Zavgaev.

28 Agosto

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Supremo emette una risoluzione di condanna al Comitato Esecutivo del Congresso ed al Partito Democratico Vaynakh, esortando la popolazione a non aderire ai tentativi insurrezionali.

29 Agosto

TENSIONI SOCIALI – La colonia penale di Naursk entra in agitazione. Circa 400 detenuti si ribellano, dando alle fiamme le torri di guardia e costringendo il personale ad evacuare la struttura. A fine serata una cinquantina di criminali controlla ancora parte della prigione.

29 Agosto

PARTITO COMUNISTA – A seguito del Putsch di Agosto il Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS) viene “sospeso” a tempo indeterminato in tutta l’URSS. Le sue strutture iniziano a dissolversi.

30 Agosto

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Supremo conferma piena fiducia a Doku Zavgaev ma accetta di dimettersi quasi integralmente. Restano ai loro posti soltanto Zavgaev ed i due vicepresidenti del Presidium.

31 Agosto

RIVOLUZIONE CECENA – La Guardia Nazionale, formazione volontaria armata dal Comitato Esecutivo, eregge barricate in tutta Grozny. Le forze dell’ordine del Ministero degli Interni rimangono acquartierate nelle caserme.

1 – 2 Settembre

RIVOLUZIONE CECENA – Durante la terza sessione del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno il Comitato Esecutivo assume pieni poteri e da il suo sostegno alla creazione di un Soviet Provvisorio di tredici membri composto da esponenti del vecchio regime e da uomini di fiducia del Congresso.

3 Settembre

RIVOLUZIONE CECENA – Zavgaev dichiara lo Stato di Emergenza in Ceceno – Inguscezia. Le forze dell’ordine, tuttavia, non danno seguito alle direttive del governo e non intervengono a disperdere i manifestanti. Zavgaev è politicamente isolato e incapace di difendere la sua posizione.

Il palazzo del Soviet Supremo Ceceno – Inguscio in una foto degli anni ’70. L’edificio fu occupato dai manifestanti separatisti, i quali costrinsero Zavgaev ed i suoi seguaci a rassegnare le dimissioni.

6 – 7 Settembre

RIVOLUZIONE CECENA – Militanti del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno, guidati da Yusup Soslambekov, irrompono in una sessione del Soviet Supremo Ceceno Inguscio, sciogliendolo con la forza. Il segretario locale del Partito, Vitali Kutsenko, cade dal terzo piano dell’edificio. Spirerà poche ore dopo in ospedale senza che si sappia se è morto a causa di una fatalità o se è stato deliberatamente defenestrato. Molti altri esponenti del partito rimangono contusi. Dopo aver firmato un “atto di rinuncia” Zavgaev fugge da Grozny e riesce a mettersi in salvo nell’Alto Terek.

Il Comitato Esecutivo istituisce un Comitato per la Gestione Operativa dell’Economia (COFEC) che si occupi di mantenere in funzione il sistema produttivo della Repubblica durante la transizione tra il Soviet Supremo ed un governo democraticamente eletto. A guidarlo viene chiamato il giovane imprenditore Yaragi Mamodaev, finanziatore del Comitato Esecutivo e molto vicino al Generale Dudaev.

NEGOZIATI RUSSO/CECENI – Il Segretario di Stato russo Barbulis, ed il Ministro della Stampa e dell’Informazione, Poltoranin tengono un primo negoziato con Dudaev, non riuscendo tuttavia a raggiungere alcuna intesa con il Generale.

per approfondire leggi “Libertà o Morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria”, acquistabile QUI)

“LA MIA VITA CON DZHOHAR DUDAEV” – MEMORIE DI ALLA DUDAEVA (PARTE 1)

“MILLION FIRST”

Tra i numerosi libri di memorie pubblicate dai protagonisti della storia recente cecena, una in particolare è da menzionare per l’intensità dei racconti che contiene. Si tratta delle memorie di Alla Dudaeva (al secolo Alevtina Fedorovna Dudaeva) moglie del primo Presidente della ChRI Dzhokhar Dudaev. Alla accompagnò il marito per quasi tutto il corso della sua vita: di origini russe (era figlia di un alto ufficiale dell’Armata Rossa) dopo averlo sposato nel 1969 lo seguì nella sua parabola politica come leader della Repubblica Cecena di Ichkeria, gli stette accanto in ogni momento, fino alla sua morte. Nel periodo interbellico collaborò con il Ministero della Cultura, senza tuttavia occupare alcun ruolo politicamente rilevante, ed allo scoppio della Seconda Guerra Cecena scelse la via dell’esilio, trasferendosi in Azerbaijan, poi in Turchia, infine in Svezia, dove risiede tutt’ora. Non avendo mai rinnegato le posizioni politiche del marito, collabora con il cosiddetto “Governo Idigov”, ricoprendo la carica formale di “Presidente del Presidium del Governo della Repubblica Cecena”. All’attività politica affianca quella professionale: come scrittrice professionista ha lavorato alla pubblicazione di numerosi libri, mentre come pittrice tiene mostre dei suoi dipinti in molti paesi del mondo.

Il suo libro “Million First” (tradotto in francese col titolo: “Le loup tchécthène: ma vie avec Djokhar Dudaev” racconta la vita dell’amato marito, la storia della loro famiglia ed il corso avventuroso e terribile degli ultimi anni di vita di Dudaev visto dalla prospettiva di una moglie devota e innamorata. Sicuramente potrà mostrargli uno specchio della sua tenacia. In questo articolo riportiamo alcuni passi.

La copertina del libro di memorie di Alla Dudaeva, “Million First”

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L’ASCESA DI DZHOKHAR

Il primo tema di interesse storico è il punto di vista di Alla sugli eventi che portarono alla salita al potere del marito:

Nell’Ottobre 1990, su invito del comitato organizzatore, Dzhokhar arrivò a Grozny, facendo un viaggio di lavoro di diversi giorni, e partecipò al primo congresso nazionale del popolo ceceno, dove fu formato un comitato esecutivo. La dichiarazione sulla proclamazione dell’indipendenza della Repubblica Cecena di “Nochchiycho” fu adottata, la sua adozione provocò un generale giubilo di esclamazioni di “Allah Akhbar!” In chiusura ha risuonato il discorso infuocato di Dzhokhar Dudaev, che poche persone conoscevano prima, ma dopo il congresso l’intera repubblica ha iniziato a parlare di lui.

“Il suo discorso brillante, la risolutezza e l’intensità, la franchezza e la durezza delle affermazioni – un fuoco interiore, che era impossibile non sentire – tutto questo ha creato un’immagine attraente di una persona in grado di affrontare il caos del tempo dei guai. Era un mucchio di energia accumulata proprio per un momento del genere; una molla, momentaneamente compressa, ma pronta a drizzarsi al momento giusto, rilasciando l’energia cinetica accumulata per adempiere al nobile compito cui era destinato (Musa Geshaev).”

Quando è iniziato il confronto tra il popolo e il governo, Dzhokhar è arrivato con una delegazione del Comitato Nazionale ceceno da Doku Zavgaev, e gli ha suggerito: “Doku, sei un ceceno, con quale sfarzo è stata celebrata la tua elezione a Segretario del Comitato Regionale della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Ceceno – Inguscia, quanto eravamo felici io e tutto il popolo. Non restiamo nemici, guidiamo il movimento nazionale per l’indipendenza e tu sarai il Capo dello Stato. Ti do la mia parola che l’intero popolo ceceno ti sosterrà […]” Al che Doku disse “Ho bisogno di pensare, risponderò tra tre giorni” e non ripose. La gente quindi emise il verdetto: l’era del governo Zavgaev era finita.”

LA RIVOLUZIONE CECENA

Il culmine della cosiddetta “Rivoluzione Cecena”, cioè del sommovimento popolare che portò al rovesciamento dell’ordine costituzionale ed alla proclamazione di indipendenza, si ebbe il 27 Ottobre 1991 allorchè, al termine di una tornata elettorale organizzata dai separatisti, Dzhokhar Dudaev fu eletto Presidente della Repubblica Cecena indipendente. Alla Dudaeva descrive così quei momenti:

“La notte del risveglio dello Stato divenne magica. Fuochi d’artificio in piazza, balli e canti, preghiere degli anziani: tutto era mischiato in un inno generale di ringraziamento, un inno di gioia e speranza per una vita libera e dignitosa, per un futuro luminoso per figli e nipoti. Nessuno porterà mai più via ai ceceni la loro patria benedetta! Libertà o morte!

La piazza era agitata come un mare umano traboccante di fiati, pensieri e conversazioni. Sotto i raggi dei riflettori scintillanti, apparve la figura piccola e snella del Presidente in abito nero, che era poggiata con grazia su di esso. Dzhokhar salì sul podio, si raddrizzò, iniziò a parlare con entusiasmo: non si udì nulla, qualcuno aveva tirato il microfono. […] Gli appassionati iniziarono  cercare febbrilmente e dopo venti minuti salirono su di un auto su di un microfono altoparlante. Il discorso infuocato di Dzhokhar risuonò nella piazza. Centinaia, migliaia di occhi, illuminati dalla speranza, videro davanti a loro quanto sarebbe stata meravigliosa la libera terra cecena. “Il percorso è arduo, ma dobbiamo percorrerlo, non importa quanto difficile potrà essere. Andiamo! Io credo in voi, credo nella mia gente!”

[…] Poi sono iniziate le domande. Un vecchio con una lunga barba bianca, seduto in prima fila, ha chiesto: “Dzhokhar, cosa faremo se la Russia non ci riconosce, se l’America non ci riconosce?” Dzhokhar si appoggiò allo schienale e lo fissò. Il suo viso pallido brillava alla luce dei riflettori, i suoi occhi brillavano: “E cosa possiamo ottenere dal loro riconoscimento? Per migliaia di anni i nostri antenati hanno vissuto sulle montagne senza il loro riconoscimento! Persone libera su una terra libera! Tutt’intorno ci sono montagne, foreste e fiumi nativi! Hanno vissuto senza il loro riconoscimento, e noi ugualmente vivremo! Lascia che ci ringrazino se noi li riconosciamo!” E iniziò a ridere. La sua risata contagiosa si riversò nella piazza e la gente gli fece un eco felice. Perché, in effetti, avrebbero dovuto avere paura nella loro terra natia? Non avevano tolto nulla a nessuno.” Si sentì un’altra voce incerta: “Dzhokhar, e se moriamo tutti di fame?” “Ah ah ah!” Si rallegrò finalmente Dzhohar. “Su questa terra fertile, nessuno è mai morto di fame! Sono venuti da noi dalla Russia durante la carestia nella regione del Volga, i servi della gleba sono fuggiti da noi dai proprietari terrieri e ce n’era abbastanza per tutti! Se moriremo sarà solo per orgoglio!”

Articolo del giornale ceceno “Lavoratore di Grozny” sulla famiglia Dudaev

DZHOKHAR IL PRESIDENTE

Un altro momento che i memorialisti del separatismo ricordano concordemente con grande emozione fu l’investitura ufficiale di Dudaev alla carica di Presidente. Eccone il racconto di Alla Dudaeva:

“A Novembre l’inaugurazione del primo presidente è avvenuta nell’edificio del teatro drammatico ceceno. Avevamo paura delle provocazioni russe, ma l’edificio era comunque sovraffollato. Erano giunti molti giornalisti e ospiti stranieri. Dzhokhar era sul palco con indosso l’uniforme grigia cerimoniale da Generale, con un berretto blu in testa, sotto lo stendardo di stato della Repubblica Cecena. Il Corano sul quale doveva giurare, era tenuto dal Presidente del Mekhk – Khel (Consiglio degli Anziani). I viali Lenin e Pobeda, le strade e le piazze adiacenti erano gremite di gente. Alle 12 E’ iniziata l’inaugurazione. Quando finì e Dzhokhar se ne andò, l’aria fu sconvolta da raffiche di migliaia di fucili automatici e di mitragliatrici. Fu il saluto militare di tutto coloro che avevano preso parte al respingimento dell’introduzione dello stato di emergenza sul suolo ceceno, che suonò come una conferma del punteggio politico e militare: 1 a  0 in nostro favore! Il guanto è stato lanciato, si è svolto il primo duello e abbiamo vinto!

Dzhokhar ha tenuto un appassionato discorso sulla piazza davanti alla gente, come sempre è stato accolto con un applauso assordante e con le grida di “Allahu Akbar!”. Centinaia di migliaia di teste, come girasoli al sole, si voltarono verso di lui, i loro occhi lampeggiarono di fede e speranza. D’ora in poi egli fu la loro bandiera della libertà. Nel suo cuore il popolo ceceno era sempre l’unico e il più grande amore, nato in preda alla compassione e all’umiliazione, in esilio in Kazakhistan. Infinitamente tormentato dall’amore per il suo popolo, soffriva come un uccello che si era allontanato dallo stormo nella lontana Siberia, e ora era infiammato di orgoglio indomabile per tutti i ceceni, che si erano schierati unanimi come uno solo per difendere la libertà!

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IL COLPO DI STATO DEL 31 MARZO

La prima prova politica per Dudaev fu il tentativo attuato dall’opposizione anti – dudaevita di prendere il potere, messo in atto nella notte tra il 30 ed il 31 Marzo, alla vigilia della firma del nuovo Trattato Federativo tra i soggetti federali e il governo centrale di Mosca. I dudaeviti, con il supporto del Parlamento (allora fedele alla linea presidenziale) riuscirono a sgominare i ribelli ed a riprendere il controllo di Grozny, costringendo i leader della fronda alla fuga dalla Capitale.

“Una colonna di autobus con i “golpisti” arrivò dalla regione di Nadterechny e cercò di impadronirsi della sede della Televisione. Mosca, che aveva messo a punto questo tentativo, aveva già trasmesso la falsa notizia sulla prese del potere a Grozny da parte della “opposizione” e della prossima firma da parte di Doku Zavgaev del Trattato Federativo a nome della Repubblica Cecena.

Le guardia hanno rapidamente liberato l’edificio della Radio, i deputati del parlamento Isa Arsemikov, Y. Khantiev, Y. Soslambekov sono andati in televisione con una delegazione. Anche gli anziati che eseguivano lo zhikr si recarono lì. Risuonarono degli spari, cadde per primo un anziano, insanguinato, poi due giovani La gente indignata spazzò via gli “aspiranti golpisti” che erano apparsi in televisione, alcuni saltarono dalle finestre, altri corsero al fiume, gettando via le armi.

In una manifestazione di molte migliaia l’1 e il 2 Aprile in Piazza Svoboda, il popolo inviò un appello al Presidente e al Parlamento, chiedendo un’indagine sui crimini commessi contro il popolo ceceno dalle forze reazionaria, agenti dell’Impero russo e l’adozione di misure di emergenza per frenare il crimine dilagante. “Chiediamo la certificazione di tutti i funzionari, dove la nomina o e elezioni sono state preventivamente concordate con gli organi del partito, soprattutto negli organi giudiziari e investigativi”. L’appello esprimeva sostegno al Presidente e al Parlamento. E Manana [la moglie di Gamsakhurdia, ndr.], guardandomi con tristezza, ha detto che in Georgia “E’ iniziato allo stesso modo”.

Dzhokhar Dudaev vota alle elezioni popolari del 27 Ottobre 1991, dalle quali uscì eletto primo Presidente della Repubblica Cecena indipendente.

LE VISIONI DEL PRESIDENTE

Uno degli aspetti più interessanti del libro di Alla Dudaeva è l’umanizzazione del Presidente Dudaev. In quanto sua moglie, Alla condivise certamente con il leader della Rivoluzione Cecena sogni e speranze, che trasudano copiosamente dalle pagine del suo “Million First”. In questo paragrafo ella parla delle visioni di suo marito per una Cecenia libera, forte e proiettata nel futuro, sotto l’insegna della cooperazione e della modernità:

“[Dudaev, ndr.] sognava di costruire una nuova capitale ecologica della Repubblica Cecena, lontana dalle raffinerie di petrolio. Era stata trovata una bellissima zona pianeggiante vicino alle montagne, era stata controllata dai sismologi. Gli architetti hanno preparato un progetto per il futuro centro amministrativo e politico e anche Dzhokhar ha preso parte alla sua preparazione. La città sarebbe stata divisa in nove settori, che si sarebbero irradiati in tutte le direzioni come i raggi delle strade da una piazza rotonda, al centro della quale si ergeva un’alta torre rotonda con un orologio in cima ed un globo rotante. Il tempo dell’orologio avrebbe dovuto contare le ore, i minuti ed i secondi all’indietro, fino agli antenati dimenticati, cancellando tutti gli orrori della deportazione, quattrocento anni di guerra con la Russia. Avrebbe dovuto avvicinare i ceceni alla linea storica – il tempo in cui vivevano in pace ed armonia con il mondo intero. […] Ogni settore doveva essere costruito da un paese con il quale sarebbe stato concluso un accordo…si è ipotizzato che in uno stile nazionale proprio i paesi avrebbero costruito hotel, ristoranti, edifici pubblici e negozi. Inoltre, il contratto di costruzione sarebbe stato firmato con tre aziende leader mondiali. Questa meravigliosa città sarebbe diventata la capitale della Cecenia, una città di tutte le nazionalità, veramente, non una città utopica del Sole e della Pace! E’ possibile…

Dzhokhar ha anche prestato particolare attenzione alla creazione dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Cecena, lavorando con enorme sforzo a questo progetto insieme a Ramzan Goytemirov (l’ex leader del Partito dei Verdi, uno dei primi a rispondere all’appello di Eltsin durante il Comitato d’Emergenza) e Isa Arsamikov.

Venne aperto un collegio militare. Dzhokhar prestò molta attenzione ai convitti ed alle scuole professionali. Vennero ristrutturati i vecchi ospedali, furono costruiti poliambulatori pediatrici, un grande edificio fu destinato ad un centro odontoiatrico.

Davanti al nuovo Gabinetto dei Ministri, Dzhokhar stabilì il compito di adottare un bilancio senza deficit, creando un sistema di tassazione e bilancio totalmente nuovo. Dzhokhar stava per trasferira l’industria della raffinazione del petrolio ad una nuova tecnologia. Grazie ai suoi sforzi è nato un progetto per lo sviluppo della produzione petrolifera in Sudan dei nostri specialisti, ma purtroppo è rimasto incompiuto. E’ stata sviluppata una nuova metodologia di insegnamento nelle scuole secondarie. La storia del popolo ceceno doveva essere riscritta di nuovo, secondo la verità storica. La scrittura cirillica non corrispondeva ad alcuni dei suoni gutturali della lingua cecena. Dopo un lungo dibattito scientifico, si è deciso di tradurre la lingua in latino. Il nuovo manuale di alfabeto latino fu preparato da Zulay Khamidova, consigliere del Presidente. Questo manuale non era solo un bel libro.

E’ stato aperto un liceo presidenziale per i ragazzi particolarmente dotati dall’età di sette anni. Una bella divisa grigia, aiguillettes dorate che cadevano dalle spalle, un passo di marcia rendeva irresistibili i piccoli studenti del liceo. Sembravano particolarmente belli in parata. Si è tenuto un concorso di selezione. I genitori hanno sbattuto le porte, chiedendo di far accettare i loro figli, ma il liceo non poteva semplicemente accogliere tutti quelli che lo volevano.

Grandi riparazioni furono fatte all’Hotel Kavkaz, situato in Viale Avtorkhanov, di fronte al Palazzo Presidenziale, dove di solito soggiornavano i nostri ospiti e giornalisti. Un complesso commemorativo per le vittime del genocidio del 1944 fu costruito in Via Pervomayskaya. Questo complesso fu concepito da Dzhokhar in Siberia, quando gli hanno raccontato di come le autorità sovietiche avessero costruito le pareti delle stalle e dei porcili, o avessero pavimentato le strade con le lapidi cecene. Le pietre bianche scolpite, decorate con fantasiose scritte arabe, sono le uniche cose che ai ceceni sono rimaste dei loro antenati. Quasi tutte le torri ancestrali erano state fatte saltare in aria durante il genocidio i cavalli purosangue erano stati sterminati, le armi artigianali, le brocche di rame erano state saccheggiate.

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L’ECONOMIA AGRICOLA DELLA CHRI – PRIMA PARTE

DALLE ORIGINI ALLA “RIVOLUZIONE CECENA”

INTRODUZIONE

Tra le tante mancanze che la storiografia occidentale ha in relazione alla storia recente della Cecenia, c’è sicuramente quella di non aver mai approfondito le ragioni del conflitto sociale che fu all’origine della Rivoluzione Cecena, della secessione dalla Russia e delle due sanguinose guerre che dilaniarono il paese. Anche i più attenti tra i giornalisti che si sono occupati di questo tema si sono fermati alla definizione del conflitto russo – ceceno come di una “guerra per il petrolio” intrecciata con un confronto politico tra il regime ultranazionalista di Dudaev ed i revanscisti russi del cosiddetto “partito della guerra”. Tutto questo è vero: certamente nazionalismo radicale ed interessi petroliferi furono due elementi essenziali a spingere la Cecenia sulla via dell’indipendenza, e da lì nella spirale autodistruttiva dell’anarchia e del fondamentalismo. Tuttavia entrambi i fenomeni sono “concause”, derivanti da un problema socioeconomico precedente, mai risolto, detonato al crollo dell’URSS. Questo problema non stava nelle raffinerie, né nelle assemblee legislative, ma tra i campi e i pascoli dove la maggior parte dei ceceni risiedeva.

Questo ciclo di articoli è un focus sulla storia agricola della Cecenia. Che poi è la storia della maggior parte dei ceceni fino al 1991.

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LA GEOGRAFIA PLASMA I POPOLI

Guardando la carta fisica della Cecenia salta subito all’occhio come questa sia divisa in due aree geografiche ben distinte: c’è una “regione delle pianure” a Nord, ed una “regione delle montagne” a sud. Fin dal loro insediamento in queste terre, gli antenati dei ceceni si organizzarono in clan (i cosiddetti “Teip”) che si identificavano con la loro collocazione geografica: quelli del sud si definirono “teip della montagna” e si dedicarono all’allevamento, mentre quelli del nord divennero i “teip della pianura” e svilupparono l’agricoltura. Tra i due gruppi di clan si svilupparono fitti rapporti economici, con i pastori del sud che ogni anno scendevano a valle per commerciare i prodotti dell’allevamento in cambio di frumento per i loro animali e di farina per sfamarsi, ma parallelamente si produssero anche delle differenze culturali: gli abitanti del sud rimasero culturalmente più rigidi, meno inclini alla contaminazione con la nascente cultura slava, animati dalla convinzione di essere i depositari di una genuina “cecenità” in contrasto con la “meticcia” popolazione delle pianure. Anche il progressivo acuirsi delle differenze economiche tra i due gruppi, dovuto al sempre maggior sviluppo agricolo del nord e il conseguente “emanciparsi” dei benestanti che abitavano quelle terre, rafforzò negli abitanti del sud montagnoso la convinzione di essere lo “zoccolo duro” della nazione, il suo cuore incorruttibile, disposto a combattere e a morire pur di non piegarsi alla dominazione straniera o alla pervasività di culture più evolute come quella russa la quale, tra una guerra e l’altra, penetrava nella Cecenia settentrionale con le sue strade, le sue scuole, i suoi telegrafi e infine la sua industrializzazione.

Geografia fisica della Cecenia. E’ evidente la divisione tra una “Cecenia delle Pianure” situata a Nord, ed una “Cecenia delle Montagne” a Sud.

Agli inizi del ‘900, mentre le pianure del nord conoscevano la loro prima industrializzazione (intorno agli allora ricchi giacimenti di petrolio) e nel bel mezzo di quel territorio prosperava una cittadina moderna di trentamila abitanti (Grozny, originariamente costruita dagli stessi Russi come fortezza militare) il sud rimaneva una terra aspra e povera, formalmente parte dell’Impero Russo ma di fatto indipendente, nella quale la figura dell’Abrek (il “Brigante d’Onore” che ruba ai ricchi e distribuisce i frutti delle sue razzie ai poveri contadini affamati) era considerata quasi un’istituzione politica, ed ogni forma di governo combattuta come un esercito invasore. Le Montagne rimasero fino al 1944 il rifugio di chiunque intendesse opporsi al governo imperiale russo, e tra le loro gole si armarono e partirono all’assalto numerosi eserciti di volontari determinati a “Liberare” la Cecenia dal giogo di Mosca.

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IL POTERE SOVIETICO

Come tutti i popoli pre – industriali, anche i ceceni presentavano alti tassi di natalità e una piramide sociale fortemente sbilanciata verso le giovani generazioni. Gli anziani erano pochi (l’età media era inferiore ai cinquant’anni, mentre i bambini e gli adolescenti erano tantissimi. Questo continuo afflusso di forze giovani, per lo più disoccupate, veniva assorbito principalmente dalle coltivazioni del Nord, cosicché le popolazioni montane “scaricavano” le loro eccedenze sulle fattorie localizzate nelle pianure, o le inurbavano a Grozny, Gudermes, Urus – Martan e nelle altre cittadine stabilite lungo il corso dei due principali fiumi del Paese, il Terek ed il Sunzha.

Questo fenomeno si ingrossò ulteriormente con la nascita dell’URSS, allorché il governo di Mosca lanciò il programma di collettivizzazione delle terre, dirigendo gli investimenti pubblici sulle aziende collettive (i famosi Kolchoz e Sovchoz) con l’intento di costringere i piccoli agricoltori ad associarvisi. Il piano di collettivizzazione fu iniziato proprio dalle regioni del Caucaso, ed in particolare la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Ceceno  – Inguscia (lo stato – fantoccio costituito dai sovietici per governare la regione) fu tra le prime a sperimentarne gli effetti. Laddove le misure di incentivo non funzionavano, il potere sovietico non si riguardò ad usare la violenza, come nel caso della persecuzione dei Kulaki (i contadini “ricchi” che si opponevano alla collettivizzazione delle loro proprietà) attuata tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ‘30.

I ceceni di montagna, da sempre abituati a vivere in modo indipendente, non accettarono le imposizioni di Mosca. Questo atteggiamento, se da un lato mantenne vivo e fiero il sentimento nazionale dei ceceni, acuì per contro il divario da la popolazione del nord, la quale cominciava a sperimentare il benessere derivante dall’industrializzazione del lavoro, e quella del sud, che rimaneva ancorata ad un modello economico di sussistenza. Gli effetti di questo stato di cose sono facilmente rilevabili nell’arretratezza cronica nella quale rimase il settore dell’allevamento, motore trainante l’economia del Sud, rispetto alla sempre maggior produttività del comparto agricolo, caratteristica dell’economia del Nord: Per dare qualche numero, nel 1944 nelle fattorie collettive risiedevano soltanto tra il 6 ed il 19% dei capi di bestiame, mentre il resto rimaneva sparpagliato in piccole e piccolissime realtà economiche di sussistenza e non produceva praticamente alcun tipo di surplus.

contadine al lavoro in un Kolchoz

La deportazione operata da Stalin nel 1944 sconvolse bruscamente l’equilibrio secolare tra il Nord e il Sud del paese. Nell’ottica di pacificare una volta per tutte quella regione di confine il dittatore russo decise di sbarazzarsi del problema alla “sua” maniera: fedele al motto “niente uomini, niente problemi” Stalin ordinò la fulminea deportazione di tutta la popolazione cecena dalla regione ed il suo trasferimento in Asia Centrale, con l’intenzione di non permettere più ad un solo ceceno di nascondersi tra quelle montagne così impervie e inespugnabili. Per tredici anni i Ceceni (ma anche gli Ingusci) vissero in uno stato di esilio permanente che fu interrotto soltanto dalla morte dello spietato leader sovietico.  Il suo successore, Khrushchev, permise un graduale rientro dei Vaynakh nelle loro terre, ma ebbe cura di impedire loro di reinsediarsi in massa nei distretti montani, volendo evitare che il problema così brutalmente risolto da Stalin si riproponesse alla prima difficoltà politica dell’URSS.  Gran parte dei ricchi pascoli della Cecenia meridionale rimasero quindi spopolati e improduttivi, ed i profughi russi inviati a sostituire i ceceni non si arrischiarono ad avviare attività in montagna, preferendo la vita di città e le occupazioni industriali. D’altro canto le autorità sovietiche tentarono di limitare l’afflusso dei ceceni anche nella capitale, Grozny, la quale, nel frattempo, era passata dai 170.000 ai 250.000 abitanti, per lo più immigrati russi inviati là da Stalin per sostituire i ceceni deportati. La misura era volta ed evitare che il tumultuoso ritorno dei ceceni alle loro terre generasse conflitti sociali con la minoranza russa, ma il primo effetto che produsse fu quello di allontanare geograficamente gli indigeni dal principale centro industriale e culturale del paese, generando il germe della discriminazione tra i ceceni, destinati a rimanere poveri agricoltori analfabeti, ed i russi, avvantaggiati dalle opportunità offerte dallo sviluppo di Grozny e preferiti dalle autorità sovietiche nelle attività pubbliche e politiche.

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LA CECENIA SOCIALISTA

Tra gli anni ’60 e 70 le autorità stimolarono l’inurbamento degli abitanti delle regioni montane tramite campagne pubbliche, attraendo un sempre maggior numero di giovani provenienti dai remoti distretti montani di Itum – Khale e Sharoy nei villaggi alla periferia di Grozny, il cui distretto passò dai 250.000 ai 400.000 abitanti tra il 1960 e il 1990.  La città divenne un corpo esageratamente pesante rispetto alla capacità del territorio rurale di provvedere al suo mantenimento. Questo cronico deficit alimentare si acuiva man mano che le montagne si spopolavano, e l’allevamento perdeva sempre maggiori quote di produttività a vantaggio dell’agricoltura: basti pensare che nel 1990 il seminativo produceva il 61% dell’ammontare loro di produzione agricola, pur estendendosi su appena il 30% del territorio, mentre l’allevamento ed i prodotti di filiera, pur avendo a disposizione il 60% del territorio, raggiungevano appena il 39% del prodotto lordo. Altro indicatore dell’arretratezza del settore era la sua scarsa redditività: l’allevamento presentava una redditività media del 7% (intorno al livello di sussistenza) mentre l’agricoltura raggiungeva il 22,7%, un dato non molto confortante, considerato che era uno dei più bassi dell’URSS, ma comunque ancora sufficiente a garantire un decoroso livello di benessere agli occupati. Per effetto di questo disinteresse (come abbiamo visto, in parte “voluto”) verso l’allevamento la Cecenia, che pure aveva tutte le carte in regola per diventare un grosso produttore di carne e latticini, si ritrovò ad importare quasi la metà dei prodotti da allevamento da altre regioni dell’URSS.

L’ECONOMIA DEL PETROLIO

Come abbiamo accennato in questo articolo (e spiegato approfonditamente QUI) lo sviluppo dell’industria di prospezione petrolifera aveva trasformato la Cecenia in uno dei principali fornitori di petrolio dell’Unione Sovietica. Negli anni ’70 la produzione di greggio iniziò a calare, per effetto del progressivo esaurirsi dei pozzi superficiali. Il governo di Mosca decise di convertire il settore estrattivo in quello della lavorazione dei prodotti petroliferi, favorendo la costruzione di uno dei più grossi complessi di raffinazione di tutta l’Unione. Alla periferia di Grozny sorserò così tre grandi raffinerie, ed una estesa rete di impianti per la produzione di lubrificanti, oli combustibili e refrigeranti per motori. Questo piano avrebbe permesso di sfruttare la manodopera specializzata già presente nel paese, oltre alle infrastrutture per il trasporto della materia prima già presenti, ma non solo: non potendo sopperire da sola, con le sue sempre più scarse risorse naturali, all’alimentazione delle sue raffinerie, la Cecenia sarebbe stata sempre più dipendente dalle forniture di petrolio provenienti da altre regioni dell’URSS, integrandosi maggiormente nel sistema politico. Nell’ottica di mantenere uniti tutti i soggetti sottoposti al regime socialista, Mosca aveva ideato un sistema di interdipendenze economiche per le quali ogni repubblica aveva bisogno delle altre per poter sostenere il proprio benessere. Nel caso della Cecenia si era scelto di sviluppare il settore della lavorazione dei derivati del petrolio, impiantando fabbriche, magazzini, oleodotti e scuole atte alla formazione dei lavoratori del settore. La Cecenia non doveva emergere come piccola potenza agricola, ma dedicarsi alla sua “missione” socialista: la produzione di idrocarburi industriali per l’armata rossa e per le industrie pesanti. In cambio, l’agricoltura locale, povera e arretrata, sarebbe stata tenuta in piedi con laute sovvenzioni pubbliche. Così, se nel 1975 il debito delle fattorie collettive e delle altre imprese agricole ammontava a circa 6,2 milioni di rubli (circa 137 milioni di euro attuali) nel 1980 questo era lievitato a 40,2 milioni, corrispondenti a circa 900 milioni di euro odierni. Giusto per dare un ordine di paragone, questa cifra era circa dieci volte il PIL della Cecenia di allora.

Dietro alla politica dei sovvenzionamenti statali c’era anche l’altra faccia della medaglia dei rapporti tra Russia e Cecenia. Se gli investimenti nel settore industriale servivano a rendere la piccola repubblica dipendente dal sistema socialista, le sovvenzioni agricole servivano principalmente a mantenere i ceceni fuori da Grozny. La città si era infatti accresciuta principalmente grazie all’insediamento di russi e discendenti di russi trasferiti qui da Stalin nel 1944 – 46, mentre i ceceni che progressivamente rientravano dall’esilio in Asia Centrale veniva ostacolato il reinsediamento nelle grandi città. Per loro il progetto socialista prevedeva un futuro da “eccedenza rurale”, cioè massa lavoratrice scarsamente qualificata dedita all’agricoltura o al lavoro stagionale. Come specificato nel pezzo dal titolo “Battaglia per la Cecenia: guerra della storiografia” di D.B. Aburakhmanov e di Ya. Z. Akhmadov:

“Quindi, misure appositamente adottate dal 1957 hanno fortemente limitato il permesso di soggiorno dei ceceni e degli ingusci a Grozny e parti del distretto di Grozny, e senza un permesso di soggiorno non hanno potuto accedere a lavori in un certo numero di industrie (ad eccezione del commercio, dei lavori stradali e dell’edilizia ). Inoltre, le principali imprese di produzione di petrolio e costruzione di macchine, che avevano salari alti, fondi per appartamenti , ecc., non permettevano ai ceceni e agli ingusci di “sparare colpi di cannone”. C’era una garanzia reciproca che permetteva al partito e alla marmaglia economica di ignorare anche le decisioni del Comitato centrale del PCUS di correggere gli squilibri nella questione nazionale nella Repubblica socialista sovietica autonoma ceceno-inguscia ”

Il sovvenzionamento dell’agricoltura da parte del governo sovietico era funzionale a mantenere quieta questa massa sempre più grande di cittadini semianalfabeti e privi di qualifiche professionali, la quale negli anni ’90 avrebbe costituito la massa d’urto della Rivoluzione Cecena. Così, nel 1990, il 70% della popolazione rurale della RSSA Ceceno – Inguscia era costituito da Vaynakh mentre soltanto il 15 – 20% dei ceceni era impiegato nel settore secondario.

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I timidi passi messi in atto dal 1985 dal governo di per correre ai ripari e limitare il divario tra i residenti russi, per lo più istruiti e impiegati nei settori secondario e terziario, ed i Ceceni, per lo più non istruiti e dediti all’agricoltura (e per entrambi i motivi sempre più insofferenti verso la minoranza russofona) non ebbero il tempo di produrre risultati tangibili. L’esercito dei lavoratori stagionali cresceva di pari passo con la crisi economica che attanagliava l’URSS in quegli anni. Il calo delle sovvenzioni pubbliche all’agricoltura generava sempre maggior surplus di manodopera, la quale per sopravvivere si dedicava al cosiddetto “shabaskha”, o “lavoro festivo”. Gli storici dibattono sulla consistenza numerica di questo fenomeno, ma le cifre più frequenti si aggirano tra gli Ottantamila e i Duecentomila individui, per lo più capifamiglia.

Raffineria a Grozny, foto scattata negli anni ’60

L’ERA GORBACHEV

I.G. Kosilov, in una monografia del 2012 scrive:

“Fino al 1991, ⅘ della popolazione normodotata, per lo più uomini ceceni, erano impegnati nel cosiddetto ‘shabashka’, o lavoro festivo, come era consuetudine designare questo tipo di attività lavorativa. Praticamente dall’inizio della primavera all’autunno, hanno lavorato in varie regioni del paese alla costruzione di manufatti – case, locali per il bestiame , ecc. – avendo concordato la consegna rapida di questo oggetto su base “chiavi in ​​mano”,  utilizzando la cosiddetta “brigata” [cioè una squadra di lavoratori organizzati in una sorta di “cooperativa” informale NDR]. Va notato che l’alto salario non ha compensato i lavoratori per le perdite in un’altra area: isolamento prolungato dalle famiglie, soggiorno spesso in luoghi lontani dal Caucaso, mancanza di cure mediche e comfort di base. I “Sabbat” erano i principali capifamiglia della popolazione cecena. Questo era il principale tipo di etnoeconomia nella repubblica. Gli uomini ceceni per la maggior parte non avevano specialità industriali moderne, la professione principale tra loro era quella del muratore o del pastore. Erano questi costruttori e pastori (delle zone rurali) che lavoravano in tutti i cantieri dell’URSS ”.

Allo scoppio della Prima Guerra Cecena la “Brigata” sarebbe diventata l’unità di base dell’esercito separatista, ed i suoi comandanti avrebbero attinto a piene mani da questa formula di inquadramento già sperimentata in campo civile. A ben guardare, quindi, gli elementi sociologici che avrebbero assicurato da una parte la vittoria della prima guerra, dall’altra l’anarchia degli anni successivi erano già presenti in un popolo gravemente traumatizzato dall’esilio, poi dalla discriminazione economica e infine dalla discriminazione sociale.

E’ evidente, dagli studi storici effettuati, che la base sociale del nazionalismo separatista ceceno era proprio questa “eccedenza rurale” che alla fine degli anni ’80 era ormai ridotta alla fame, o aveva ingrossato per necessità le file del crimine organizzato, destinato a diventare tristemente noto col termine di “mafia cecena”. Questa massa di disperati, facilmente mobilitabili e disposti a lottare per cacciare la nomenklatura sovietica (considerata la causa della miseria degli strati popolari) e la minoranza russa (considerata una sorta di grande parassita sulle spalle dei lavoratori indigeni) covava un sentimento rivoluzionario che trovò terreno fertile anche tra le altre anime della società cecena: prima fra tutti la nascente borghesia privata, nata dalle riforme di mercato di Gorbachev, la quale vedeva nella caduta del sistema socialista l’opportunità di mettere le mani sulle risorse statali, privatizzandole, e andando a costituire la punta di lancia di un modo capitalista di intendere l’economia.

Militanti separatisti radunati intorno a Dzhokhar Dudaev. Sullo sfondo il motto dei rivoluzionari: “Morte o Libertà!”

A dare una veste “politica” alle rivendicazioni socioeconomiche c’erano gli intellettuali e gli idealisti, appartenenti per lo più ai settori accademici ed ai comparti più scolarizzati della popolazione, i quali sostenevano le tesi dei primi e dei secondi nell’ottica di democratizzare la vita politica e scrollarsi di dosso l’ormai incagliato sistema a partito unico. Per motivi fondamentalmente diversi, quindi, la gran parte della popolazione convergeva sulla necessità di rivoluzionare il sistema: cosa si sarebbe dovuto fare dopo era oggetto di aspri dibattiti i quali, come vedremo, avrebbero scatenato una vera e propria guerra civile.

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09/11/1991 – LA PRIMA “IMPRESA” DI BASAYEV: IL DIROTTAMENTO DI ANKARA

Shamil Basayev è noto in tutto il mondo per aver pianificato o fiancheggiato la realizzazione di drammatici sequestri, come quello dell’ospedale di Budennovsk nel 1995 o quello della scuola di Beslan nel 2004. Tuttavia la lunga lista di operazioni terroristiche da questi ordite o messe in atto ebbe origine molti anni prima dei suoi più tristemente noti colpi di mano, e precisamente il 9 Novembre 1991.

La cosiddetta “Rivoluzione Cecena” era appena scoppiata, il 27 Ottobre si erano svolte le elezioni popolari ed il Generale Dzhokhar Dudaev era stato eletto Presidente della Repubblica indipendente. Eltsin era intenzionato a porre fine quanto prima a questa situazione, ed il 7 Novembre aveva decretato lo Stato di Emergenza, mobilitando le unità del Ministero dell’Interno e predisponendo un piano per soffocare l’insurrezione dei ceceni. Mentre la popolazione si radunava in massa nelle piazze di Grozny e Dudaev arringava le folle, esortando i suoi concittadini ad armarsi per difendere l’indipendenza, un piccolo drappello di volontari costituì il primo nucleo combattente della repubblica, la Guardia Nazionale. Tra questi c’era Shamil Basayev, appena rientrato da Mosca (dove aveva preso parte alla difesa della Casa Bianca) e pronto ad entrare in azione.

(di sopra le foto di Basayev, Chachayev e Satuyev (quest’ultima successiva agli eventi)

Mentre i ceceni si mobilitavano, a Mosca la “questione cecena” sollevava un gran polverone politico, perché a fronte della volontà di Eltsin di intervenire subito e porre fine alla secessione, numerosi esponenti del governo e lo stesso Presidente Gorbachev si schieravano contro un’azione di forza dell’esercito. La situazione era estremamente tesa, il rischio di una guerra era sempre più concreto, ed in questa circostanza i secessionisti tentarono di giocarsi tutte le carte a loro disposizione: Dudaev cercava di saldare il fronte interno mobilitando le piazze, il Presidente del neoeletto Parlamento, Hussein Akhmadov, tentava di trovare sponde tra i politici russi. Basayev decise di giocare un ruolo meno politico e più congeniale al suo carattere. Fu in questo contesto che egli decise di mettere a segno il sequestro di un aereo civile.

SEQUESTRO MEDIATICO

L’idea non era né originale né inedita: tra il 1990 ed il Novembre 1991 in Russia erano stati tentati ben 45 dirottamenti, alcuni dei quali riusciti. Il primo sequestro a sfondo politico si era svolto il 18 Aprile 1990, quando un cittadino russo aveva preso il controllo di un aereo civile Tu – 134 in volo da Mosca a Leningrado, sequestrando 76 passeggeri e l’equipaggio e costringendo il pilota ad atterrare a Vilnius, dove intendeva “attirare l’attenzione della comunità mondiale sugli eventi politici in Lituania”. Il 7 Giugno successivo si era avuto il primo dirottamento ad opera di ceceni: un passeggero a bordo di un Tu – 154 dell’Aeroflot (la compagnia di bandiera sovietica) aveva minacciato di farsi esplodere se il jet non avesse abbandonato la rotta per Mosca e non si fosse diretto in Turchia. Giunto a destinazione era stato eliminato dalle forze speciali. Nei mesi seguenti molti cittadini dell’Unione Sovietica avevano portato a termine con successo parecchi dirottamenti a scopo politico, dirigendo gli aerei verso i paesi scandinavi con l’obiettivo di ottenere asilo contro il regime totalitario dell’URSS. Il fenomeno aveva assunto tali proporzioni che un giornalista svedese, commentando gli eventi, era giunto a scrivere: “Gli aerei sovietici, sotto la minaccia di dirottatori iniziano a riversarsi come grandine dal cielo negli aereoporti dei paesi vicini […]”. Man mano che l’impero sovietico collassava era sempre più chiaro che il dirottamento di aerei civili come strumento di pressione politica era diventato non soltanto piuttosto facile, ma anche efficace.

Il velivolo dell’aeroflot sequestrato da Basayev, Satuyev e Chachayev ad Ankara

Abbiamo detto che l’idea di mettere a segno un sequestro eclatante fu di Basayev. In realtà egli non fu che uno dei tre componenti del commando che lo portarono a termine: il regista dell’operazione fu Said – Ali Satuyev, ex pilota civile e ardente sostenitore dell’indipendenza cecena. Ai due si unì Lom Alì Chachayev, un altro giovane ribelle che avrebbe accompagnato Basayev a Budennovsk nel 1995 e sarebbe morto durante le Prima Guerra Cecena. Il 9 Novembre, mentre Dudaev prestava giuramento come Presidente della Repubblica e proclamava la mobilitazione generale, i tre uomini salirono su un Tu – 154 in partenza da Mineralnye Vody e diretto ad Ekaterinburg. I precedenti sequestri avevano visto i terroristi sistemarsi con calma e compostezza nei posti assegnati e poi comunicare con il comandante dell’aereo tramite “pizzini” lasciati alle hostess, in modo che nel velivolo non si scatenasse il panico e che la maggior parte dei civili non si rendesse neanche conto di essere stata sequestrata. Basayev, Satuyev e Chachayev decisero invece di dare un taglio drammatico alla loro azione: penetrarono nel velivolo armi in pugno e costrinsero l’equipaggio a decollare direttamente verso Ankara, cercando di generare quanto più clamore possibile. D’altra parte l’obiettivo era quello di farsi notare.

UN DRAMMATICO SUCCESSO

Uvolta giunti ad Ankara Basayev pretese un salvacondotto per Grozny e la possibilità di tenere una conferenza stampa internazionale, in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi. Durante la conferenza stampa affermò di aver dirottato l’aereo in segno di protesta contro lo Stato di Emergenza in Cecenia – Inguscezia introdotto da Eltsin, e di voler “attirare l’attenzione della comunità mondiale sulle azioni imperialiste della Russia” contro la sua piccola patria. Dopo la conferenza stampa i dirottatori risalirono sull’aereo e fecero rotta verso Grozny insieme agli ostaggi. I giornali di tutto il mondo parlarono ampiamente del sequestro, e per la prima volta la Cecenia giunse sulle prime pagine dei principali quoditiani. Il mondo occidentale conobbe per la prima volta quel piccolo angolo di pianeta, quella periferia dell’impero sovietico del quale quasi tutti ignoravano l’esistenza.

(di seguito uno slideshow con le pagine dei giornali occidentali riportanti la notizia del sequestro e presentando gli eventi in corso in Cecenia)

Una volta al sicuro Basayev fece evacuare gli ostaggi su di un altro aereo di linea, diretto (per davvero) ad Ekaterinburg. I ceceni gli tributarono i favori di un eroe. Nel frattempo a Mosca il decreto di Eltsin sull’introduzione dello Stato di Emergenza era saltato: Gorbachev si era rifiutato di autorizzare l’intervento dell’esercito, molti esponenti dello stesso governo si erano opposti all’intervento, ed il mondo iniziava a guardare con apprensione verso il nuovo Presidente della Russia, sperando di non trovare un nuovo Stalin. Eltsin non poteva permettersi un bagno di sangue, e dovette temporaneamente congelare la questione cecena, tornando ad occuparsi dello smantellamento dell’URSS, ormai inevitabile.

Il gesto di Basayev, per quanto pericoloso e moralmente infame, aveva attirato l’attenzione della stampa mondiale sul “problema ceceno” ed aveva certamente contribuito ad ammorbidire la posizione di Eltsin (peraltro già in difficoltà per molte altre ragioni delle quali non parleremo in questo articolo), il quale accondiscese a ritirare lo Stato di Emergenza. Al ritorno dalla sua “Impresa” Basayev fu accolto da un bagno di folla, ed iniziò a salire l’olimpo del separatismo ceceno. Ma soprattutto imparò che per coinvolgere il mondo nella battaglia per l’indipendenza era necessario mettere a segno colpi eclatanti. Incruenti, se possibile, ma senza preoccuparsi troppo riguardo la sorte dei civili. Il sequestro di Mineralnye Vody fu il primo di una lunga serie di attentati terroristici che sarebbero culminati con le infami stragi di Beslan e del Teatro Dubrovka, rendendo Basayev un vero e proprio “principe del terrore”.