Archivi tag: Separatismo

THE GENERAL OF NAUR – MEMORIES OF APTI BATALOV (PART IV)

Battle in Ilaskhan – Yurt

After leaving Argun, we moved to a wooded mountainous area in the Nozhai – Yurt district. Here we organized our base, well hidden in a gorge near the village of Shuani. On the afternoon of March 25, a messenger arrived at the base: we were ordered to go in force to the village of Novogrozny, today Oyskhara. When we arrived Maskhadov gave me a brief report on the situation: “The Russians have left Gudermes, and are moving in the direction of Novogrozny. They crushed our defenses. We have to delay them at least for a few hours, until we evacuate the hospital and the documents. I have no one else to send except your battalion. I ask you to detain the Russians as much as possible: there are many wounded in the hospital, if the Russians find them they will shoot them all. ” Then Maskhadov told me that on the eastern outskirts of Ilaskhan – Yurt a unit of militiamen from nearby was gathering and they would give us a hand.

There were few people with me, about thirty in all, because after the retreat from Argun many of the militiamen, cold and tired, had dispersed to the surrounding villages to recover their strength. We immediately set off towards Ilaskhan – Yurt and, having reached the goal, we reunited with 70 militia men. The Russians advanced on the wooded ridge overlooking the village, traveling in the direction of Novogrozny. We settled in positions previously equipped, and then later abandoned. Their conditions were not the best: due to the heavy rains of those days they were full of water, and we guarded the positions with mud up to our knees. We tried to drain them, but the water returned to fill them in a few hours, due to the damp soil.

Soon our presence was noticed by the Russians, who began bombing our trenches from their high positions. Using mortars and field artillery. In that bombing we suffered the wounding of three or four men. However , they did not proceed to an attack, allowing us to hold them back for many more hours. Having left in a hurry, we had brought neither food nor water with us: we spent the next night hungry and cold in our damp trenches, under constant enemy bombardment. We were so starved that, when we managed to get our hands on a heifer the next day, we ate its almost raw meat, but not before getting permission from a local clergyman.

March 29 , the first Russian patrol reached our trenches. We managed to repel the assault: the enemy lost two men and retreated quickly. From the uniforms and weapons found in the possession of the fallen Russians, we understood that we had a paratrooper unit in front of us. As soon as the Russians were back in their trenches the artillery began a pounding bombardment on our positions with mortars and 120 mm artillery, causing many injuries among our units. After a long preparatory bombardment, the infantry moved on to the attack, and we began the unhooking maneuvers: some of us took the wounded away, others retreated into the woods, or returned to their homes. Only five of us remained in position: Vakha from Chishka, Khavazhi from Naurskaya, Yusup from Alpatovo, Mammad from Naursk station and myself. When we finally managed to get away we were exhausted: I came out with chronic pneumonia, which would accompany me in the years to follow.

Combined Regiment Naursk

In April, if memory serves me well, on April 2, as he said, the head of the main headquarters of the armed forces of the CRI, General Maskhadov, came to my base. The Chief of Staff briefly introduced me to the latest events and changes on the lines of contact between us and the Russians: it was clear from his words that our situation was not good. Consequently he asked me to become subordinate to the commander of the Nozhai- Yurta leadership, Magomed Khambiev. The same day I went to Nozhai-Yurt, where I met the new commander. He assigned the battalion’s area of responsibility to a location not far from the village of Zamai-Yurt, southwest of this village. Once deployed, we dug trenches and equipped shooting points for the machine gun. Here at the base, we, in our Naur battalion, were joined by groups of militias from Gudermes and the Shelkovsky district, for a total of 200 people. As a result, our battalion became the “Combined Naur Regiment”. I was confirmed by Maskhadov himself as commander of this new unit.

The Regiment held the assigned position until the early days of 1995, fighting a war of position against Russian forces. These faced us mainly with artillery, throwing a hail of mortar rounds at us, and increasing the dose with incursions of combat helicopters MI – 42 and MI – 18. During this phase we mourned the death of one of us, Dzhamleila of Naurskaya , and the wounding of ten men. Finally, in the first days of June , we received the order to switch to guerrilla warfare.

VERSIONE ITALIANA

IL GENERALE DI NAUR – MEMORIE DI APTI BATALOV (PARTE 4)

Battaglia ad Ilaskhan – Yurt

Dopo aver lasciato Argun, ci trasferimmo in una zona montuosa coperta di boschi, nel distretto di Nozhai – Yurt. Qui organizzammo la nostra base, ben nascosta in una gola vicino al villaggio di Shuani. Nel pomeriggio del 25 Marzo giunse alla base un messaggero: ci era ordinato di dirigerci in forze al villaggio di Novogrozny, oggi Oyskhara. Quando arrivammo Maskhadov mi fece un breve rapporto sulla situazione: “I russi hanno lasciato Gudermes, e si stanno muovendo in direzione di Novogrozny. Hanno schiacciato le nostre difese. Dobbiamo ritardarli almeno per qualche ora, finchè non evacuiamo l’ospedale ed i documenti. Non ho nessun altro da inviare, tranne il tuo battaglione. Ti chiedo di trattenere i russi il più possibile: ci sono molti feriti nell’ospedale, se i russi li trovano li fucileranno tutti.” Poi Maskhadov mi disse che alla periferia orientale di Ilaskhan – Yurt si stava radunando un reparto di miliziani provenienti dalle vicinanze, i quali ci avrebbero dato man forte.

Insieme a me c’erano poche persone, una trentina in tutto, perché dopo la ritirata da Argun molti dei miliziani, infreddoliti e stanchi, si erano dispersi nei villaggi circostanti per recuperare le forze. Ci mettemmo subito in marcia verso Ilaskhan  – Yurt e, raggiunto l’obiettivo, ci ricongiungemmo con 70 uomini della milizia. I russi avanzavano sulla cresta boscosa che dominava il villaggio, viaggiando in direzione di Novogrozny. Ci sistemammo in posizioni precedentemente attrezzate, e poi successivamente abbandonate. Le loro condizioni non erano delle migliori: a causa delle forti piogge di quei giorni erano piene d’acqua, e presidiavamo le posizioni con il fango fino alle ginocchia. Cercavamo di drenarle, ma l’acqua tornava a riempirle in poche ore, a causa del terreno umido.

Ben presto la nostra presenza fu notata dai russi, i quali iniziarono a bombardare le nostre trincee dalle loro posizioni elevate. Usando mortai ed artiglieria da campagna. In quel bombardamento patimmo il ferimento di tre o quattro uomini. Tuttavia non procedettero ad un attacco, permettendoci di trattenerli ancora per molte ore. Essendo partiti in fretta e furia, non avevamo portato con noi né cibo né acqua: trascorremmo la notte successiva affamati ed infreddoliti nelle nostre trincee umide, sotto il costante bombardamento nemico. Eravamo così provati dalla fame che, quando il giorno dopo riuscimmo a mettere le mani su una giovenca, ne mangiammo la carne quasi cruda, ma non prima di aver avuto il permesso da un religioso locale.

A mezzogiorno del 29 Marzo la prima pattuglia russa raggiunse le nostre trincee. Riuscimmo a respingere l’assalto: il nemico perse due uomini e si ritirò velocemente. Dalle divise e dalle armi trovate in possesso dei russi caduti capimmo di avere davanti un reparto di paracadutisti.  Non appena i russi furono rientrati nelle loro trincee l’artiglieria iniziò un bombardamento martellante sulle nostre posizioni con mortai ed artiglieria da 120 mm, provocando molti ferimenti tra le nostre unità. Dopo un lungo bombardamento preparatorio, la fanteria passò all’attacco, e noi iniziammo le manovre di sganciamento: alcuni di noi portarono via i feriti, altri si ritirarono tra i boschi, o tornarono alle loro case. In posizione rimanemmo soltanto in cinque: Vakha da Chishka, Khavazhi da Naurskaya, Yusup da Alpatovo, Mammad dalla stazione di Naursk ed io. Quando finalmente riuscimmo ad allontanarci eravamo esausti: io ne uscii con una polmonite cronica, che mi avrebbe accompagnato negli anni a seguire.

Reggimento Combinato Naursk

Ad aprile, se la memoria mi serve bene, il due aprile, come ha detto, il capo del quartier generale principale delle forze armate della CRI, il generale Maskhadov, è venuto alla mia base. Il capo di stato maggiore mi ha brevemente presentato gli ultimi eventi e i cambiamenti sulle linee di contatto tra noi e i russi: era chiaro dalle sue parole che la  nostra situazione non era buona. Di conseguenza mi chiese di diventare subordinato al comandante di la direzione Nozhai-Yurta,  Magomed Khambiev. Lo stesso giorno mi recai a Nozhai-Yurt, dove incontrai il nuovo comandante. Egli assegnò l’area di responsabilità del battaglione ad una posizione non lontana dal villaggio di Zamai-Yurt, a sud-ovest di questo villaggio. Una volta schierati, abbiamo scavato trincee e attrezzato punti di tiro per la mitragliatrice. Qui alla base, noi, nel nostro battaglione Naur, siamo stati raggiunti da gruppi di milizie di Gudermes e del distretto di Shelkovsky, per un totale di 200 persone. Di conseguenza, il nostro battaglione divenne il “Reggimento Combinato Naur”. Fui confermato dallo stesso Maskhadov comandante di questa nuova unità.

Il Reggimento tenne la posizione assegnata fino ai primi di giorni del 1995, combattendo una guerra di posizione contro le forze russe. Queste ci affrontavano principalmente con l’artiglieria, lanciandoci contro una grandine di colpi di mortaio, e rincarando la dose con incursioni di elicotteri da combattimento MI – 42 e MI – 18. Durante questa fase piangemmo la morte di uno di noi, Dzhamleila di Naurskaya, ed il ferimento di dieci uomini. Nei primi giorni di Giugno, infine, ricevemmo l’ordine di passare alla guerra partigiana.

“LIBERTA’ O MORTE!” – Seconda Edizione

Siamo lieti di comunicare che da oggi è disponibile la seconda edizione del libro “Libertà o Morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria” in vendita su Amazon sia in versione cartacea che in E – Book.

Per questa seconda edizione abbiamo deciso, data la lunghezza del lavoro, di organizzarne la pubblicazione in cinque volumi: oggi esce il primo di questi, “Dalla Rivoluzione alla Guerra (1991 – 1994)”.

Il volume si compone di 340 pagine, e contiene numerose aggiunte e modifiche rispetto alla versione precedente. Dalla settimana prossima sarà possibile acquistarlo anche in lingua inglese. Buona lettura!

ACQUISTA IL LIBRO

I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – PARTE 6 (SETTEMBRE – OTTOBRE 1991)

14 Settembre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Presidente del Soviet Supremo Russo, Khasbulatov, si reca in Cecenia per concordare la nascita di un governo provvisorio che amministri lo Stato fino alle elezioni, da svolgersi il 17 Novembre seguente. Viene istituito un direttorio nel quale vengono inseriti sia membri del disperso Soviet Supremo, sia elementi di spicco del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno. L’OKChN diffida il Soviet Provvisorio dall’agire in contrasto con la volontà del Congresso, minacciandone in tal caso la dissoluzione.

IRREDENTISMO INGUSCIO – A Nazran, i rappresentanti Ingusci dichiarano l’indipendenza della Repubblica di Inguscezia e si riconoscono all’interno della Russia.

25 Settembre

RIVOLUZIONE CECENA – A causa delle intimidazioni messe in atto dalla Guardia Nazionale nei loro confronti, molti deputati del Soviet Provvisorio sono impossibilitati a raggiungere l’assemblea, alla quale possono partecipare soltanto i deputati allineati con il Congresso Nazionale del Popolo Ceceno. Il Presidente del Soviet Provvisorio, l’uomo di fiducia di Dudaev e del Comitato Esecutivo Hussein Akhmadov, fa votare una mozione nella quale consegna i pieni poteri all’OKChN. I deputati assenti dichiarano nullo il voto, ma vengono aggrediti dalla Guardia Nazionale e dispersi.

Il Presidente del Soviet Supremo russo, Ruslan Khasbulatov attorniato dai giornalisti, Settembre 1991

1 Ottobre

IRREDENTISMO INGUSCIO – Il Comitato Esecutivo del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno ed i leaders del Congresso Nazionale Inguscio firmano una dichiarazione congiunta nella quale concordano sulla separazione dell’Inguscezia dalla Cecenia.

3 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – La Guardia Nazionale occupa l’edificio del Ministero degli Interni Ceceno – Inguscio.

5 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – A seguito degli aspri contrasti sorti in seno al direttorio nominato il 15 settembre precedente, gli indipendentisti sciolgono il Soviet Provvisorio “per attività sovversive e provocatorie” e formano un “comitato rivoluzionario” cui conferiscono piena autorità. Nella notte miliziani armati occupano il Ministero degli Interni e la sede regionale del KGB, rinvenendo una grande quantità di armi e munizioni. Nelle settimane successive i ribelli riusciranno ad aprire il magazzino militare dei servizi segreti, mettendo le mani su un arsenale composto da centinaia di armi da fuoco e tonnellate di equipaggiamento militare.

7 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Supremo Provvisorio, dopo aver sconfessato l’autorità di Hussein Akhmadov, promulga una risoluzione di condanna all’Ispolkom (il Comitato Esecutivo dell’OKChN). Nella stessa giornata i militanti del Congresso disperdono l’assemblea con l’uso della forza.

MOVIMENTI POLITICI – Zelimkhan Yandarbiev viene confermato alla guida del Partito Democratico Vaynakh al termine del terzo congresso del partito.

8 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Supremo Russo dichiara il Soviet Provvisorio ceceno unica autorità riconosciuta nel paese.

10 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Supremo russo condanna col decreto “Sulla situazione politica in Cecenia – Inguscezia” la presa del potere da parte del Comitato Esecutivo ed emette un ultimatum di 48 per il disarmo delle milizie “illegali”.

L’opposizione moderata, ostile a Dudaev, costituisce una “milizia popolare” a sostegno del governo provvisorio.

Il Congresso Nazionale del Popolo Ceceno organizza elezioni popolari per il 27 Ottobre ed ordina la mobilitazione generale di tutti i cittadini maschi tra i 15 ed i 55 anni.

16 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Ministro degli Interni ceceno, Umalt Alsultanov, viene rimosso dalla sua carica a seguito del mancato intervento delle forze dell’ordine nel reprimere l’insurrezione del Comitato Esecutivo. Gli succede Vakha Ibragimov, ma Alsultanov si rifiuta di abbandonare l’ufficio, ed i reparti di polizia si dividono tra chi sostiene le posizioni del primo e chi intende ubbidire all’avvicendamento. Questa situazione provoca ulteriore caos.

Da Mosca, il Presidente russo Boris Eltsin definisce gli indipendentisti “una banda di criminali che terrorizzano la popolazione” e ordina il dispiegamento dell’esercito ai confini della Cecenia.

CONFLITTI SOCIALI – A Grozny ignoti tentano di occupare l’ufficio del Direttore del giornale “Daimokhk”. Nella notte risuonano spari in tutta la città. Il Comitato Esecutivo del Congresso nega che siano in atto azioni della Guardia Nazionale ed accusa ignoti provocatori di voler destabilizzare la situazione nel Paese per scongiurare le elezioni popolari previste per il 27 Ottobre. Dalle vicine repubbliche del Caucaso settentrionale giungono dichiarazioni di supporto alle attività del Comitato Esecutivo.

17 Ottobre

CRIMINALITA’ – Banditi armati, fintisi uomini della Guardia Nazionale, penetrano in un posto di guardia e rubano 4 carabine, un fucile di piccolo calibro e un revolver.

In risposta alla diffusa circolazione delle armi il Comitato Esecutivo dell’OKChN decreta il ritiro della Guardia Nazionale dagli edifici pubblici “non essenziali” ed il suo acquartieramento nelle caserme, la sospensione della mobilitazione proclamata il 10 Ottobre ed il divieto di circolazione alle armi non registrate.

Isa Akyadov, volontario della Guardia Nazionale, posa sul busto abbattuto di Lenin

18 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Comitato Esecutivo del Congresso diffida il Soviet Supremo Russo ad emettere delibere riguardanti la Cecenia, e dichiara che considererà qualsiasi intromissione “una continuazione del genocidio contro il popolo ceceno“.

Continuano i preparativi per le elezioni popolari del 27 Ottobre: ad oggi vi sono 5 candidati alla Presidenza della Repubblica e un centinaio di candidati per il ruolo di deputato del nuovo Parlamento, il quale conterà quarantuno membri.

CONFLITTI SOCIALI – Nel centro detentivo di Naursk, ancora in stato di agitazione, una cinquantina di detenuti si appella a Dudaev affinché consenta loro di mettersi a disposizione della Guardia Nazionale, promettendo di non abbandonare il paese e di rimettersi successivamente alla volontà dei magistrati. Il professor Ramzan Goytemirov, leader del Movimento Verde, porta avanti le trattative con i detenuti.

19 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Eltsin intima alle milizie di Dudaev di smobilitare, e minaccia di prendere “tutte le misure necessarie a normalizzare la situazione, a garantire la sicurezza della popolazione ed a proteggere l’ordine costituzionale”. Il Vicepresidente del Comitato Esecutivo, Hussein Akhmadov, bolla l’ultimatum come “l’ultimo fiato dell’impero russo“.

CONFLITTI SOCIALI – Nel distretto di Naursk l’assemblea dei rappresentanti dei Cosacchi di Cecenia chiede un referendum per secedere dalla Cecenia ed annettere i territori del Distretto di Naursk al Territorio di Stavropol.

20 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – L’esercito federale viene messo in stato di allerta.

21 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Autobus carichi di militanti provenienti da varie regioni del Caucaso giungono a Grozny. Molti attivisti della Confederazione dei Popoli del Caucaso, organizzazione appena costituita con l’obiettivo di raggiungere l’unità politica delle repubbliche del Caucaso Settentrionale, si mettono a disposizione dei rivoluzionari ceceni.

I rappresentanti dei movimenti moderati (Daymokhk, Partito Socialdemocratico, Unione degli Intellettuali ed altre sigle minori) tengono un presidio in Piazza del Teatro, a Grozny contro il Comitato Esecutivo chiedendo il disarmo delle milizie armate e lo sgombero degli edifici occupati.

Una rappresentativa degli anziani e del clero islamico si riunisce nella capitale cecena per dare il suo contributo alla soluzione della crisi politica in atto. Viene deciso di convocare un “Mekhk . Khel”, il tradizionale consiglio degli anziani che nel passato veniva chiamato a pronunciarsi su questioni particolarmente delicate.

21 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Scade l’ultimatum di Eltsin sul disarmo della Guardia Nazionale. Nessuna iniziativa pratica viene presa da Mosca, mentre la Commissione Difesa del Congresso Nazionale continua a registrare i volontari disposti a mobilitarsi in caso di confronto armato con le forze del Cremlino. A dirigere l’arruolamento c’è il Capo di Stato Maggiore della Guardia Nazionale, Iles Arsanukaev.

22 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Su ordine del Comitato Esecutivo hanno inizio le operazioni per il riconoscimento della cittadinanza. A Grozny e nelle principali città, ufficiali autorizzati dall’OKChN distribuiscono l’attestazione di nazionalità timbrando i vecchi passaporti sovietici con il simbolo della Repubblica Cecena e registrano i proprietari su elenchi ufficiali.

In Piazza del Teatro l’opposizione moderata manifesta contro le iniziative del Congresso, bollando come illegali le azioni da questo intraprese e riconoscendo il Soviet Provvisorio come unica autorità legittima nel paese.

23 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Doku Zavgaev invia un appello al popolo ceceno nel quale mette in guardia i cittadini dal proseguire sulla strada del caos e della rivoluzione, definendo la Cecenia “sull’orlo di una guerra civile”. Ricorda che l’inverno è alle porte, e che il caos ha impedito l’organizzazione logistica necessaria ad assicurare a tutti i villaggi di montagna sufficienti risorse per affrontarlo. Invita i cittadini a diffidare dei rivoluzionari, paventando il rischio che il Paese finisca nell’anarchia.

Le redazioni dei principali quotidiani ceceni chiedono al Comitato Esecutivo di liberare la sede della TV e della Radio di Stato e di permettere il libero svolgimento del lavoro dei giornalisti, lamentando forti pressioni da parte dei militanti dell’OKChN e della Guardia Nazionale.

24 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Supremo dell’URSS dichiara illegittime le elezioni popolari in programma per il 27 Ottobre ed invita i cittadini a boicottarle. I deputati del disperso Soviet Provvisorio si appellano al popolo perché boicotti le elezioni e sostenga il disarmo delle milizie.

In risposta all’appello di Zavgaev, il quale aveva definito la situazione in Cecenia “sull’orlo di una guerra civile” il Presidente della Commissione Difesa dell’OKChN, Bislan Gantamirov, risponde che “non ci sarà alcuna guerra civile” perché le armi che il Comitato sta ammassando sono destinate ad “invasioni dall’esterno”. La Guardia Nazionale, spiega, rimarrà in armi per garantire lo svolgimento delle elezioni popolari del 27 Ottobre.

Ad oggi sono candidati alla carica di deputato 187 cittadini. Altri 19, che avevano presentato la loro candidatura, sono stati rifiutati dalla Commissione Elettorale.

MANIFESTAZIONI POLITICHE – A Grozny si costituisce il comitato organizzativo per il congresso dei cittadini di lingua russa, in programma per il 19 Novembre.

Un cittadino legge un quotidiano appena acquistato da un ambulante, Grozny, 1991

25 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Eltsin invia il Viceministro delle Foreste, Akhmed Arsanov, come suo rappresentante in Cecenia. Arsanov è appartenente ad una illustre famiglia cecena, ed è molto rispettato tra la popolazione.

26 Ottobre

CONFLITTI SOCIALI – Nuove rivolte nelle carceri. 130 detenuti insorgono, ed altri 600, già fatti fuoriuscire nelle settimane precedenti, manifestano per le strade.

RIVOLUZIONE CECENA – Il Soviet Provvisorio, ricostituito sotto la presidenza di Baudi Bakhmadov, indice per il 17 Novembre un referendum sulla istituzione della carica di Presidente della Repubblica e sulla secessione dell’Inguscezia dalla repubblica Ceceno – Inguscia.

Il Rappresentante del Presidente della Federazione Russa, Akhmed Arsanov, interviene alla manifestazione dell’opposizione al Comitato Esecutivo dichiarando che “i popoli ceceno e inguscio sono stati, sono e rimarranno uniti” ed esortando i cittadini a boicottare le elezioni popolari previste per il giorno successivo. Infine si rivolge alla popolazione russa residente nella Repubblica, esortandola a non abbandonare il Paese.

In serata Dzhokhar Dudaev tiene una conferenza stampa, durante la quale dichiara che l’introduzione di Arsanov in Cecenia rappresenta “Un tentativo di introdurre un governatorato nella Repubblica”. Inoltre afferma che la decisione presa dal popolo ceceno di autodeterminarsi non deve necessariamente portare ad una rottura dei rapporti con la Russia, e che la popolazione russofona non ha nulla da temere. Infine, nei riguardi della ormai certa separazione tra Cecenia e Inguscezia, dichiara di essere intenzionato a rispettare le volontà degli ingusci, anche se sostiene la prospettiva di un percorso comune sulla strada dell’indipendenza.

27 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Si tengono le elezioni popolari organizzate dal Congresso Nazionale del Popolo Ceceno. La popolazione partecipa in massa (470.000 voti su 640.000 elettori, secondo la Commissione Elettorale) ed elegge il Generale Dudaev alla carica di Presidente della Repubblica con quasi il 90% dei voti, ed un Parlamento della Repubblica di 41 membri (al voto diretto vengono eletti 32 deputati, gli altri 9 verranno eletti nelle settimane seguenti con voto suppletivo). Almeno 14 deputati sono eletti tra le file del Partito Democratico Vaynakh, e la maggior parte degli altri tra gli attivisti dell’OKChN. L’opposizione moderata, la quale non ha partecipato al voto, è quasi assente dall’assemblea legislativa. Le elezioni sono caratterizzate da diffuse irregolarità, e sono sconfessate dalle forze moderate. In alcuni distretti l’organizzazione del voto è frammentaria e mancano commissioni neutrali in grado di verificare la validità del voto. Tuttavia la stragrande maggioranza della popolazione saluta l’evento con grande soddisfazione.

28 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – Mentre il Soviet Supremo dell’URSS dichiara illegali le elezioni appena svoltesi, i movimenti moderati si riuniscono nel Movimento per la Conservazione della Cecenia – Inguscezia ed armano squadre di volontari che proteggano i seggi nelle elezioni previste per il 17 Novembre.

Dzhokhar Dudaev viene proclamato primo Presidente della Repubblica Cecena. Durante la conferenza stampa che segue, egli dichiara “Dobbiamo dimostrare alla civiltà mondiale che, essendo diventati più liberi, non saremo più necessari solo ai loro vicini, ma anche ad altri popoli “. Successivamente invia un appello al governo federale, nel quale si dice “fiducioso che le relazioni tra la Repubblica Cecena e la Federazione Russa saranno costruite sulla base delle norme civili, del diritto internazionale e nel rispetto reciproco dei diritti e delle libertà” e “sicuro che tutti i nostri ulteriori contatti porteranno a comprensione e rafforzamento di reciproci legami di amicizia tra i nostri popoli, i quali contribuiranno alla prosperità delle nostre repubbliche.”

L’opposizione moderata, la quale ha contestato e boicottato le elezioni, continua a manifestare in Piazza Sheikh Mansur (ex Piazza Lenin).

Elettori si registrano a Grozny per partecipare alle elezioni popolari. 27 ottobre 1991 (foto Gennady Khamelyanin TASS)

30 Ottobre

RIVOLUZIONE CECENA – L’opposizione continua ad occupare Piazza Sheikh Mansur. Tra i manifestanti si costituiscono bande armate. Gli esponenti dell’opposizione moderata dichiarano aperta la campagna elettorale per la costituzione del nuovo Soviet Supremo Ceceno – Inguscio, da decretarsi tramite voto popolare il 17 Novembre.

POLITICA NAZIONALE – Con il Decreto  Presidenziale n° 2 “Sulla creazione del Servizio Stampa sotto il Presidente della Repubblica”, Dudaev costituisce il Servizio Stampa Presidenziale.