Musa Merzhuyev è stato uno degli uomini più vicini al primo Presidente della Repubblica Cecena di Ichkeria, Dzhokhar Dudaev. Nato nel 1944, trascorse la maggior parte della sua vita nell’esercito sovietico, dal quale si congedò nel 1991 col grado di Tenente Colonnello dell’aviazione. Messosi a disposizione del governo provvisorio rivoluzionario nel Novembre 1991, fu nominato Colonnello del nascente esercito nazionale ceceno, e posto a capo dello Stato Maggiore appena costituito. Nel Febbraio del ’92 tuttavia, fu rimpiazzato da Viskhan Shakhabov, anch’egli proveniente dai ranghi dell’armata rossa, e nell’Aprile del 1993 fu nominato Rappresentante Presidenziale presso le Forze Armate. Rimase in questa posizione fino allo scoppio delle ostilità, dopodiché divenne rappresentante regionale del Presidente, nel 1995. Rimasto ferito, continuò a supportare le attività delle forze armate secessioniste senza tuttavia poter partecipare alle azioni belliche, a causa di una lesione alla spina dorsale che lo costringeva spesso al riposo forzato.
Con la fine delle ostilità si ritirò a vita privata, non partecipando attivamente alla politica dell’Ichkeria postbellica, né alla successiva Seconda Guerra Cecena. L’intervista che segue fu rilasciata da Merzhuyev nel Giugno del 1997 al quotidiano delle forze armate “Difensore della Patria”. In essa è ben presente la consapevolezza che la “vittoria” dei separatisti è soltanto l’inizio di un percorso di rafforzamento dell’indipendenza che rischia di naufragare da un momento all’altro.

Musa, com’è iniziata la guerra russo – cecena?
Non si può dire che la guerra russo – cecena sia iniziata nel 1992, quando le unità militari russe hanno marciato attraverso l’Inguscezia, né che sia iniziata il 26 Novembre 1994 o l’11 Dicembre 1994. La guerra russo – cecena va avanti da oltre quattrocento anni. L’8 Novembre 1991 iniziò un altro round (della guerra, ndr.) quando Boris Eltsin inviò un reparto a Khankala, dichiarando lo Stato di Emergenza nella nostra Repubblica. Dzhokhar Dudaev allora agì con decisione, ma con prudenza e prontezza, ed i generali Gafarov e Komissarov valutarono con sobrietà la situazione nella repubblica e si ritirarono. Ecco perché allora non fu versato sangue. Il nostro paese si è poi trasformato in un grande campo militare. Il Presidente introdusse la Legge Marziale in risposta alle azioni di Eltsin.
Dopo aver subito una sconfitta con il ritiro del reparto, Mosca dichiarò alla Cecenia una guerra di propaganda, una guerra economica, politica, dei trasporti, con attacchi terroristici mirati. Il governo centrale allora non aveva un piano per affrontare la guerra: il presidente Dudaev sperava di riuscire a negoziare con Mosca. E’ vero, avevamo abbozzato un piano per la difesa della Repubblica. Ma il presidente non si è mai posto il compito di redigere un piano per condurre una guerra, elaborammo soltanto un piano per la difesa della CRhI in caso di aggressione da parte della Russia. Sapevamo che la Russia aveva iniziato a preparare un piano per la conquista totale della Cecenia. E al Cremlino avevano trovato un motivo conveniente: la restaurazione dell’ordine costituzionale, per la quale erano stati costituiti gruppi d’assalto guidati da Kvashnin. Il compito dei generali russi era quello di intimidire i ceceni con armate di carri armati. Nella fase iniziale l’enfasi era posta tutta sulle colonne corazzate.

Il presidente Dudaev aveva dato l’ordine di costituire un esercito efficiente, ma per ragioni oggettive un tale obiettivo non era raggiungibile. C’erano troppe persone che volevano una poltrona. E questo era pericoloso. Il presidente Dudaev scommetteva sulla possibilità che le contraddizioni tra la Russia e la Repubblica Cecena sarebbero state risolte con mezzi pacifici. Questo è un tratto nazionale del popolo ceceno. Anche il partito filorusso di Zavgayev voleva questa guerra, e quanto ad Avturkhanov e Khadzhiev, loro erano semplici esecutori della volontà del partito della guerra. Il 26 novembre le truppe russe portate da Avturkhanov e Gantemirov, che erano usate come scudo dai servizi speciali russi, condussero un’incursione in forze, con l’obiettivo di catturare la Capitale e rovesciare il legittimo presidente della ChRI. Dopo il fallimento dell’assalto, la Russia emise un ultimatum chiedendo ai ceceni di deporre le armi e riconoscere la Costituzione della Federazione Russa. Ma ancora a questo punto Dudaev sperava nella pace ed accettò di tenere negoziati con il Ministro della Difesa russo, Pavel Grachev, e con la delegazione russa a Vladikavkaz. Il 26 Novembre 1994 le unità russe entrarono a Lomaz – Yurt, ma ancora una volta Dudaev sperò nella pace. Ma il Cremlino la pensava diversamente: il problema ceceno doveva essere risolto con la forza.
L’invasione del nostro paese è stata effettuata da tre lati (o direzioni): Mozdok, Khasvyurt, Nazran. Era previsto che il gruppo ausiliario si sarebbe spostato dal lato di Stavropol attraverso le regioni di Shelkovsky e di Naursk. Ma con l’inizio delle ostilità fu il fronte di Khasavyurt a diventare ausiliario, mentre quello di Shalkovsky – Naursk divenne il principale.
Sarebbe interessante conoscere le tue valutazioni riguardo l’ultima guerra…
Durante la Guerra Russo – Cecena, tutte le operazioni furono sviluppate da Aslan Maskhasov e io ero, per così dire, di riserva. E’ vero, ho cercato di fornire assistenza in modo indipendente al Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate della ChRI. Ma l’intero fardello del lavoro ricadde su Aslan Maskhadov e sul Comandante del Comando Centrale, Valid Taymaskhanov. E’ da notare che lo Stato Maggiore delle Forze Armate della ChRI svolse un ruolo di primo piano nel consolidamento di tutti i distaccamenti delle milizie popolari. Aslan Maskhadov si dimostrò un talentuoso organizzatore ed un combattente senza paura. Durante la guerra, ho subito una lesione alla colonna vertebrale, fui impegnato nella costituzione del quartier generale del Fronte Sud – Occidentale (comandante, Ruslan Gelayev) per conto del Presidente fino al 6 Marzo 1995, dopodiché fui evacuato per curarmi. Al mio ritorno, e fino al nuovo insorgere della malattia operai a Bamut, ma non potei fornire aiuto pratico a causa del mio stato di salute.
Riguardo Dudaev?
Dzhokhar Dudaev aveva un talento eccezionale come organizzatore, aveva la capacità di infiammare le persone, di far loro capire quanto era giusto fare quello che chiedeva. Nei tempi difficili non si perse mai d’animo. Si fidava di Maskhadov, di Gelayev, di Basayev, conosceva bene le qualità di ciascuno di loro.
L’ultima volta che ho visto il Presidente è stato nell’Ottobre 1995 a Starye Achkhoy, ma rimasi in contatto con lui tramite intermediari fino al Marzo 1996, quando tramite un messaggero gli inviai un rapporto sull’assegnazione dei fondi per le cure mediche. Non ebbi risposta, per le ragioni note a tutti.

Riguardo ai mercenari?
Nella Guerra Russo – Cecena non un solo mercenario ha combattuto dalla parte del popolo ceceno, non c’erano “calzamaglie bianche”. C’erano volontari che difendevano la nostra indipendenza. Non c’erano molti tagiki, karakalpak, tartari, cabardini, abkhazi, daghestanu, kharachais, ucraini, baltici. Un fatto che racconto adesso è rimasto inosservato: vicino a Mozdok circa 300 ragazzi cabardini disarmarono i russi e si mossero per aiutarci, ma non riuscirono a passare. Furono circondati dai russi e fatti prigionieri. Ad oggi, il loro destino è sconosciuto. Alcuni cabardini, azeri e karachais presero parte alla Battaglia per Bamut.
Tutto il popolo ceceno ha combattuto contro il nemico. Una volta un anziano abitante di Gekhi portò tre figlie e sua sorella con sé. Il villaggio di Gekhi è noto in tutto il nostro paese per il fatto che a metà del XIX secolo la coraggiosa ragazza Taimaskha comandò un distaccamento di combattenti contro le truppe zariste.
L’Operazione Jihad
L’operazione del 6 Agosto 1996 è stata organizzata al massimo livello. Piccoli distaccamenti di milizie hanno bloccato la guarnigione di Grozny. Nella storia della guerra e dell’arte militare questa operazione non ha eguali. Fu il coronamento delle capacità di leadership militare di Maskhadov e dei suoi associati Shamil Basayev, Ruslan Gelayev e molti altri coraggiosi e intrepidi comandanti delle forze armate della ChRI. Nella sua organizzazione venne presa in considerazione la mentalità del combattente ceceno. Agli occhi del nemico, ogni soldato ceceno si è trasformato in mille uomini.
Quali sono le lezioni impartite dalla Guerra Russo – Cecena?
Dire che in questa guerra abbiamo sconfitto la Russia è impossibile, è un autoinganno. Non puoi mentire alla tua gente. Non possiamo illuderci. La Russia, dopo aver ricevuto un duro colpo, sta traendo le sue conclusioni e riorganizzando le forze, cosa che noi, invece, non stiamo ancora facendo. Se vogliamo ottenere e rafforzare l’indipendenza, dobbiamo creare un esercito regolare, mettendo particolare attenzione alle difese antiaeree e anticarro.
In questa guerra il soldato russo, invasore, ha mostrato le sue qualità più vili, mentre il combattente ceceno, difensore e liberare, le sue qualità più nobili. I soldati del nostro esercito devono coltivare proprio queste qualità di alto umanesimo.

Il modo in cui i soldati russi si sono comportati con prigionieri e civili è noto a tutto il mondo. I soldati russi hanno persino trasformato i cimiteri in latrine, costruire strutture difensive dentro le chiese. Hanno bruciato e ucciso prigionieri e civili, scaricato cadaveri e feriti dagli elicotteri. I regolamenti militari dovrebbero tenere conto sia del passato che del presente, fare affidamento sui tratti spirituali e nazionali del popolo ceceno. Gli ufficiali possono e devono essere formati nel nostro paese, ma anche negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Cina. E della questione deve occuparsi lo Stato Maggiore delle Forze Armate della ChRI. L’armamento del nostro esercito non dovrebbe dipendere dalla fornitura di armi estere. Non dobbiamo dipendere dalla fornitura di armi dall’esterno. Dobbiamo creare una nostra industria militare, solo allora il nostro esercito sarà pronto per il combattimento e veramente indipendente del condurre operazioni militari.