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“LA VITTORIA E’ UN AUTO – INGANNO”: INTERVISTA A MUSA MERZHUYEV

Musa Merzhuyev è stato uno degli uomini più vicini al primo Presidente della Repubblica Cecena di Ichkeria, Dzhokhar Dudaev. Nato nel 1944, trascorse la maggior parte della sua vita nell’esercito sovietico, dal quale si congedò nel 1991 col grado di Tenente Colonnello dell’aviazione. Messosi a disposizione del governo provvisorio rivoluzionario nel Novembre 1991, fu nominato Colonnello del nascente esercito nazionale ceceno, e posto a capo dello Stato Maggiore appena costituito. Nel Febbraio del ’92 tuttavia, fu rimpiazzato da Viskhan Shakhabov, anch’egli proveniente dai ranghi dell’armata rossa, e nell’Aprile del 1993 fu nominato Rappresentante Presidenziale presso le Forze Armate. Rimase in questa posizione fino allo scoppio delle ostilità, dopodiché divenne rappresentante regionale del Presidente, nel 1995. Rimasto ferito, continuò a supportare le attività delle forze armate secessioniste senza tuttavia poter partecipare alle azioni belliche, a causa di una lesione alla spina dorsale che lo costringeva spesso al riposo forzato.

Con la fine delle ostilità si ritirò a vita privata, non partecipando attivamente alla politica dell’Ichkeria postbellica, né alla successiva Seconda Guerra Cecena. L’intervista che segue fu rilasciata da Merzhuyev nel Giugno del 1997 al quotidiano delle forze armate “Difensore della Patria”. In essa è ben presente la consapevolezza che la “vittoria” dei separatisti è soltanto l’inizio di un percorso di rafforzamento dell’indipendenza che rischia di naufragare da un momento all’altro.

Musa Merzhuyev (a sinistra in uniforme) assiste ad una parata militare nell’anniversario dell’indipendenza. In quel momento Merzhuyev ricopriva il ruolo di Rappresentante del Presidente presso lo Stato Maggiore delle Forze Armate.

Musa, com’è iniziata la guerra russo – cecena?

Non si può dire che la guerra russo – cecena sia iniziata nel 1992, quando le unità militari russe hanno marciato attraverso l’Inguscezia, né che sia iniziata il 26 Novembre 1994 o l’11 Dicembre 1994. La guerra russo – cecena va avanti da oltre quattrocento anni. L’8 Novembre 1991 iniziò un altro round (della guerra, ndr.) quando Boris Eltsin inviò un reparto a Khankala, dichiarando lo Stato di Emergenza nella nostra Repubblica. Dzhokhar Dudaev allora agì con decisione, ma con prudenza e prontezza, ed i generali Gafarov e Komissarov valutarono con sobrietà la situazione nella repubblica e si ritirarono. Ecco perché allora non fu versato sangue. Il nostro paese si è poi trasformato in un grande campo militare. Il Presidente introdusse la Legge Marziale in risposta alle azioni di Eltsin.

Dopo aver subito una sconfitta con il ritiro del reparto, Mosca dichiarò alla Cecenia una guerra di propaganda, una guerra economica, politica, dei trasporti, con attacchi terroristici mirati. Il governo centrale allora non aveva un piano per affrontare la guerra: il presidente Dudaev sperava di riuscire a negoziare con Mosca. E’ vero, avevamo abbozzato un piano per la difesa della Repubblica. Ma il presidente non si è mai posto il compito di redigere un piano per condurre una guerra, elaborammo soltanto un piano per la difesa della CRhI in caso di aggressione da parte della Russia. Sapevamo che la Russia aveva iniziato a preparare un piano per la conquista totale della Cecenia. E al Cremlino avevano trovato un motivo conveniente: la restaurazione dell’ordine costituzionale, per la quale erano stati costituiti gruppi d’assalto guidati da Kvashnin. Il compito dei generali russi era quello di intimidire i ceceni con armate di carri armati. Nella fase iniziale l’enfasi era posta tutta sulle colonne corazzate.

Blindato delle forze armate separatiste schierato davanti al Palazzo Presidenziale

Il presidente Dudaev aveva dato l’ordine di costituire un esercito efficiente, ma per ragioni oggettive un tale obiettivo non era raggiungibile. C’erano troppe persone che volevano una poltrona. E questo era pericoloso. Il presidente Dudaev scommetteva sulla possibilità che le contraddizioni tra la Russia e la Repubblica Cecena sarebbero state risolte con mezzi pacifici. Questo è un tratto nazionale del popolo ceceno. Anche il partito filorusso di Zavgayev voleva questa guerra, e quanto ad Avturkhanov e Khadzhiev, loro erano semplici esecutori della volontà del partito della guerra. Il 26 novembre le truppe russe portate da Avturkhanov e Gantemirov, che erano usate come scudo dai servizi speciali russi, condussero un’incursione in forze, con l’obiettivo di catturare la Capitale e rovesciare il legittimo presidente della ChRI. Dopo il fallimento dell’assalto, la Russia emise un ultimatum chiedendo ai ceceni di deporre le armi e riconoscere la Costituzione della Federazione Russa. Ma ancora a questo punto Dudaev sperava nella pace ed accettò di tenere negoziati con il Ministro della Difesa russo, Pavel Grachev, e con la delegazione russa a Vladikavkaz. Il 26 Novembre 1994 le unità russe entrarono a Lomaz – Yurt, ma ancora una volta Dudaev sperò nella pace. Ma il Cremlino la pensava diversamente: il problema ceceno doveva essere risolto con la forza.

L’invasione del nostro paese è stata effettuata da tre lati (o direzioni): Mozdok, Khasvyurt, Nazran. Era previsto che il gruppo ausiliario si sarebbe spostato dal lato di Stavropol attraverso le regioni di Shelkovsky e di Naursk. Ma con l’inizio delle ostilità fu il fronte di Khasavyurt a diventare ausiliario, mentre quello di Shalkovsky – Naursk divenne il principale.

Sarebbe interessante conoscere le tue valutazioni riguardo l’ultima guerra…

Durante la Guerra Russo – Cecena, tutte le operazioni furono sviluppate da Aslan Maskhasov e io ero, per così dire, di riserva. E’ vero, ho cercato di fornire assistenza in modo indipendente al Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate della ChRI. Ma l’intero fardello del lavoro ricadde su Aslan Maskhadov e sul Comandante del Comando Centrale, Valid Taymaskhanov. E’ da notare che lo Stato Maggiore delle Forze Armate della ChRI svolse un ruolo di primo piano nel consolidamento di tutti i distaccamenti delle milizie popolari. Aslan Maskhadov si dimostrò un talentuoso organizzatore ed un combattente senza paura. Durante la guerra, ho subito una lesione alla colonna vertebrale, fui impegnato nella costituzione del quartier generale del Fronte Sud – Occidentale (comandante, Ruslan Gelayev) per conto del Presidente fino al 6 Marzo 1995, dopodiché fui evacuato per curarmi. Al mio ritorno, e fino al nuovo insorgere della malattia operai a Bamut, ma non potei fornire aiuto pratico a causa del mio stato di salute.

Riguardo Dudaev?

Dzhokhar Dudaev aveva un talento eccezionale come organizzatore, aveva la capacità di infiammare le persone, di far loro capire quanto era giusto fare quello che chiedeva. Nei tempi difficili non si perse mai d’animo. Si fidava di Maskhadov, di Gelayev, di Basayev, conosceva bene le qualità di ciascuno di loro.

L’ultima volta che ho visto il Presidente è stato nell’Ottobre 1995 a Starye Achkhoy, ma rimasi in contatto con lui tramite intermediari fino al Marzo 1996, quando tramite un messaggero gli inviai un rapporto sull’assegnazione dei fondi per le cure mediche. Non ebbi risposta, per le ragioni note a tutti.

Dzhokhar Dudaev (sinistra) e Aslan Maskhadov (destra) nel 1995

Riguardo ai mercenari?

Nella Guerra Russo – Cecena non un solo mercenario ha combattuto dalla parte del popolo ceceno, non c’erano “calzamaglie bianche”. C’erano volontari che difendevano la nostra indipendenza. Non c’erano molti tagiki, karakalpak, tartari, cabardini, abkhazi, daghestanu, kharachais, ucraini, baltici. Un fatto che racconto adesso è rimasto inosservato: vicino a Mozdok circa 300 ragazzi cabardini disarmarono i russi e si mossero per aiutarci, ma non riuscirono a passare. Furono circondati dai russi e fatti prigionieri. Ad oggi, il loro destino è sconosciuto. Alcuni cabardini, azeri e karachais presero parte alla Battaglia per Bamut.

Tutto il popolo ceceno ha combattuto contro il nemico. Una volta un anziano abitante di Gekhi portò tre figlie e sua sorella con sé. Il villaggio di Gekhi è noto in tutto il nostro paese per il fatto che a metà del XIX secolo la coraggiosa ragazza Taimaskha comandò un distaccamento di combattenti contro le truppe zariste.

L’Operazione Jihad

L’operazione del 6 Agosto 1996 è stata organizzata al massimo livello. Piccoli distaccamenti di milizie hanno bloccato la guarnigione di Grozny. Nella storia della guerra e dell’arte militare questa operazione non ha eguali. Fu il coronamento delle capacità di leadership militare di Maskhadov e dei suoi associati Shamil Basayev, Ruslan Gelayev e molti altri coraggiosi e intrepidi comandanti delle forze armate della ChRI. Nella sua organizzazione venne presa in considerazione la mentalità del combattente ceceno. Agli occhi del nemico, ogni soldato ceceno si è trasformato in mille uomini.

Quali sono le lezioni impartite dalla Guerra Russo – Cecena?

Dire che in questa guerra abbiamo sconfitto la Russia è impossibile, è un autoinganno. Non puoi mentire alla tua gente. Non possiamo illuderci. La Russia, dopo aver ricevuto un duro colpo, sta traendo le sue conclusioni e riorganizzando le forze, cosa che noi, invece, non stiamo ancora facendo. Se vogliamo ottenere e rafforzare l’indipendenza, dobbiamo creare un esercito regolare, mettendo particolare attenzione alle difese antiaeree e anticarro.

In questa guerra il soldato russo, invasore, ha mostrato le sue qualità più vili, mentre il combattente ceceno, difensore e liberare, le sue qualità più nobili. I soldati del nostro esercito devono coltivare proprio queste qualità di alto umanesimo.

Miliziani separatisti festeggiano la presa di Grozny (Agosto 1996)

Il modo in cui i soldati russi si sono comportati con prigionieri e civili è noto a tutto il mondo. I soldati russi hanno persino trasformato i cimiteri in latrine, costruire strutture difensive dentro le chiese. Hanno bruciato e ucciso prigionieri e civili, scaricato cadaveri e feriti dagli elicotteri. I regolamenti militari dovrebbero tenere conto sia del passato che del presente, fare affidamento sui tratti spirituali e nazionali del popolo ceceno. Gli ufficiali possono e devono essere formati nel nostro paese, ma anche negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Cina. E della questione deve occuparsi lo Stato Maggiore delle Forze Armate della ChRI. L’armamento del nostro esercito non dovrebbe dipendere dalla fornitura di armi estere. Non dobbiamo dipendere dalla fornitura di armi dall’esterno. Dobbiamo creare una nostra industria militare, solo allora il nostro esercito sarà pronto per il combattimento e veramente indipendente del condurre operazioni militari.

“GREEN WOLF STARS” L’AEREONAUTICA DELLA CHRI

Tra le forze armate che servirono la Repubblica Cecena di Ichkeria, l’Aereonautica Militare della ChRI fu quella più celebre, nonostante il fatto che a causa degli eventi che descriveremo in seguito, non entrò quasi mai in battaglia. Il motivo di tanta fama è dovuto al modo in cui nacque, ed all’uso propagandistico che Dudaev seppe farne tra il 1992 ed il 1994.

IL GENERALE E LA SUA AVIAZIONE

Quando Dzhokhar Dudaev fu eletto Presidente, egli si era da poco congedato dall’Armata Rossa, nella quale serviva come Maggior Generale dell’Aviazione. La  sua fama come pilota e come militare precedevano di gran lunga il suo nome di politico, e l’alta considerazione come comandante e come addestratore della quale godeva presso gli alti comandi sovietici condizionarono l’agire del governo russo. Quando l’esercito russo si ritirò dalla Cecenia nel Giugno del 1992, gran parte dei suoi arsenali militari rimasero in mano cecena. Dudaev potè così mettere le mani su centinaia di velivoli, buona parte dei quali in condizione di volare. Questi erano alloggiati in due aereoporti: la base militare di Khankala, alla periferia orientale di Grozny e la base di addestramento di Kalinovskaya, nel nord del Paese. A Khankala  i russi avevano abbandonato 72 aerei L – 39, L – 69 ed L – 29 “Delfin” (aerei da addestramento in grado di operare anche in azioni di guerra), mentre  a Kalinovskaya avevano lasciato 80 L – 29, 39 L . 30 “Albatros” (versioni più aggiornate del “Dolfin”) 3 aerei da combattimento MIG – 17 e 2 MIG  -15 (velivoli datati ma ancora temibili), 6 An – 2 (aerei degli anni ’40 ormai utilizzati per scopi civili o come aerei da addestramento) e 2 elicotteri MI – 8 da trasporto. In totale si trattava di una flotta aerea di 265 aerei da guerra, una forza che sulla carta poteva tenere testa alle aereonautiche di molti grandi paesi del mondo.

Aereo militare sovietico rimarchiato con le insegne della Repubblica Cecena di Ichkeria

Il Generale sfruttò fin da subito la forza propagandistica di questi numeri, dichiarando già nel Dicembre del 1991 che la Cecenia avrebbe costituito una aeronautica di altissimo livello, facendo leva sulle sue esperienze personali e su quelle dei più alti ufficiali del nascente esercito nazionale. Non a caso ai vertici delle forze armate il nuovo presidente nominò due colonnelli dell’aviazione: Viskhan Shakhabov e Musa Merzhuyev, anche loro appena fuoriusciti dall’esercito sovietico e pronti a mettersi al servizio della Cecenia indipendente. Il governo di Mosca minimizzò il peso delle dichiarazioni di Dudaev, sostenendo che soltanto il 40% dei velivoli lasciati in Cecenia fosse funzionante. Tuttavia, anche tenendo in considerazione questo dato, ciò significava che i ceceni avevano a disposizione almeno 100 aerei da guerra in grado di operare, una forza di tutto rispetto per una nazione di poco più di un milione di abitanti.

PROPAGANDA E REALTA’

Nella complessa partita negoziale con Mosca, Dudaev affidò un grosso ruolo alla minaccia teorica di un bombardamento aereo a tappeto delle città meridionali della Russia. Dal Gennaio del 1992 venne costituito il 1° stormo dell’Aereonautica nazionale, e dalla primavera dello stesso anno venne attivata una scuola di volo militare alla quale si iscrissero 41 cadetti. Il Presidente dichiarò alla stampa che un centinaio di nuove reclute erano in addestramento in Turchia e che queste forze si stavano addestrando all’eventualità di una guerra con la Russia. Sulla stampa iniziarono a circolare voci allarmanti riguardo ad un fantomatico “Piano Lazo” allo studio presso gli alti comandi di Grozny, secondo il quale allo scoppio delle ostilità una flotta di bombardieri avrebbe raso al suolo Stavropol, Rostov e Volgograd. A sostegno di tale ipotesi vennero rilevati lavori sia alla pista di addestramento militare di Kalinovskaya, sia sui rettilinei dell’autostrada Rostov – Baku, lasciando intendere che Dudaev stesse cercando di diversificare le basi aeree proprio in vista di un attacco multiplo contro il Sud della Federazione Russa. Il presidente ceceno cercò in ogni modo di alimentare le voci riguardo il potenziamento della sua aereonautica. Sulle tv russe iniziarono a circolare filmati e fotografie dei velivoli militari rimarchiate con la “Green Wolf Star”, la stella verde sovrastata dal lupo ceceno, simbolo ufficiale dell’aereonautica della ChRI. Il nuovo identificativo era realizzato dipingendo di verde la stella rossa sovietica e sovrapponendovi lo stemma della repubblica.

Disegni di velivoli dell’aviazione cecena

Il Piano Lazo, in ogni caso, era pura fantasia: non esiste alcuna prova documentale di un simile progetto,  ma anche se ci fosse stato l’aereonautica cecena non avrebbe avuto alcuna possibilità di attuarlo. La consistenza effettiva dell’aviazione di Dudaev era infatti molto inferiore rispetto ai numeri ufficiali della propaganda: la totalità dei messi aerei a disposizione della ChRI aveva ormai almeno venticinque anni di anzianità, e buona parte di essi era ridotta a rottame. Gli unici caccia che potessero essere un minimo competitivi con l’aereonautica federale erano i MIG – 17 ed i MIG – 15, comunque ritirati dal servizio attivo dalla metà degli anni ’70. Allo scoppio della guerra civile, nell’estate del 1994, l’esercito governativo poteva schierare a stento una quarantina di velivoli in grado di tenere il cielo, ma non era in grado di armarli a causa della quasi totale assenza di munizioni. La dotazione di missili era quasi assente, così come quella delle bombe a caduta. Nei magazzini militari si trovavano alcuni vecchi ordigni da 250 kg, ma la maggior parte di questi erano da addestramento, quindi non  – esplosivi. Situazione simile si rilevava riguardo le munizioni per mitragliatrice, il che impediva un efficace utilizzo della forza aerea come forza di attacco al suolo.  Alla luce di tutto questo è chiaro che l’aviazione cecena era in grado al massimo di svolgere compiti di osservazione, o limitatissime azioni di disturbo contro unità terrestri. Anche la situazione del personale era critica: al di là delle pompose dichiarazioni di Dudaev, al Giugno del 1994 risultavano addestrati appena 15 piloti. Le loro qualifiche erano decisamente basse a causa delle pochissime ore di volo che avevano potuto effettuare, ed erano considerati “non adatti” ad effettuare missioni di combattimento, tanto che nell’unica dimostrazione aerea dell’aviazione della ChRI, avvenuta il 6 Settembre 1994 in occasione del triennale dell’indipendenza, la squadra di Albatross che si esibì era guidata da piloti stranieri reclutati come mercenari. Dudaev era ben cosciente che la sua aviazione fosse poco più che una trovata propagandistica, se è vero che in ciò che rimane degli archivi della ChRI non si trova traccia di alcun piano di utilizzo dell’arma aerea. Allo scoppio della Prima Guerra Cecena non esisteva alcun ordine di battaglia per l’aereonautica, né un comandante in capo dell’aviazione che si occupasse di metterlo a regime.

In questa foto di propaganda un aereo dell’aviazione cecena sorvola una manifestazione separatista. La foto è molto probabilmente un falso, montato ad arte utilizzando l’immagine di un aereo sovraimpressa su un’altra foto. In questo modo Dudaev voleva mostrare alla Russia di possedere un’efficiente aereonautica da guerra.

Se la situazione delle forze aeree era catastrofica, quella della difesa aerea poteva dirsi un po’ meno difficile. La forza antiaerea della ChRI poteva contare su 10 sistemi missilistici Strela  – 10,  7 sistemi missilistici Igla ed altri 23 sistemi di artiglieria non missilistici, prevalentemente ZSU – 23 – 4 “Shilka”. Gli altri erano “riconversioni” di veicoli sui quali erano state montate mitragliatrici più o meno pesanti: si trattava di armamenti piuttosto artigianali e spesso poco efficienti (gli Strela – 10 erano in buona parte sprovvisti di radar) ma sufficienti a costituire un pericolo per l’aeronautica federale. Tali risorse avrebbero dovuto essere implementate con uno stock di MANPADS acquistato dall’Azerbaijian, ma il velivolo che lo trasportava fu abbattuto dall’aereonautica federale il 1 Dicembre 1994, ed 8 sistemi missilistici andarono perduti. Per quanto negli anni di guerra fu confermato il possesso da parte dei guerriglieri di alcuni MANPADS (sistemi portatili) Stinger di fabbricazione americana, pare che allo scoppio della Prima Guerra Cecena tali dispositivi non  fossero presenti nell’arsenale di Dudaev.

Mezzi blindati da trasporto modificati artigianalmente per ospitare mitragliatrici. Veicoli di questo genere costituirono il grosso della difesa antiaerea della ChRI.

LA GUERRA

I primi impieghi dell’aviazione cecena si ebbero nell’estate del 1994. I pochi piloti addestrati al volo effettuarono tra le 20 e le 30 sortite per individuare le posizioni dell’opposizione filorussa. Durante due di queste missioni, il 21 Settembre un An – 2  venne colpito e si schiantò al suolo, ed il 4 Ottobre 1994 un L – 39 Albatros fu abbattuto dai ribelli, i quali erano ben riforniti di sistemi missilistici MANPAD forniti dalla Russia. Da Settembre iniziarono a comparire nei celi ceceni i primi “velivoli non identificati” (quindi russi) a sostegno dell’opposizione: cacciabombardieri effettuarono numerose sortite contro la base militare di Khankala, distruggendo al suolo svariati veicoli (per lo più inutilizzabili da tempo) e craterizzando la pista. Dudaev si decise quindi a trasferire gli aerei in grado di volare alla pista di Kalinovskaya, che essendo costituita di terra battuta era più facilmente riparabile con l’utilizzo di materiale di risulta. Il 10 Ottobre uno stormo aereo del Consiglio Provvisorio (l’organizzazione che raccoglieva l’opposizione al regime) bombardò i depositi del Reggimento Corazzato Shali (la più importante unità dell’esercito regolare) danneggiando numerose strutture e una ventina di veicoli, oltre a provocare circa 200 morti, per poi rientrare alla base senza essere stato intercettato dalla caccia governativa. Durante l’Assalto di Novembre, infine, le “Green Wolf Stars” furono pressoché inattive, mentre la difesa antiaerea respinse con successo i tentativi di avvicinamento degli elicotteri da combattimento federali inviati in supporto alle unità avanzanti.

Un sistema antiaereo semovente “Strela”. Esso era armato con 4 missili radioguidati capaci di distruggere o danneggiare gravemente anche i velivoli più moderni in dotazione all’esercito russo, ma la mancanza di munizioni rese gli Strela in dotazione ai dudaeviti quasi inefficaci contro l’aereonautica di Mosca.

La vittoria dudaevita del 26 Novembre rese chiaro alla Russia che senza un intervento diretto contro il regime di Dudaev la Cecenia non sarebbe mai tornata sui suoi passi. Così fin dal 28 successivo la caccia federale iniziò a sorvolare il paese, e le truppe di terra furono schierate ai confini in vista di un’invasione militare. Nonostante l’aviazione cecena non avesse quasi operato durante tutto il 1994, i comandi militari di Mosca continuavano a temere un colpo di coda del Generale dell’Aviazione diventato Presidente dell’Ichkeria. Il timore che il “Piano Lazo” fosse stato effettivamente predisposto, quantomeno sotto forma di “pioggia kamikaze” sulle città della Russia Meridionale convinse lo Stato Maggiore ad intervenire tempestivamente per garantirsi l’assoluto controllo dei cieli. Oltre ai motivi strategici vi era un’altra ragione per la quale Eltsin voleva ridurre in cenere l’aereonautica cecena: il Presidente russo temeva che Dudaev avrebbe potuto usare uno degli aerei di linea parcheggiati all’aeroporto di Grozny (o pure un aereo da guerra, che il Generale sapeva pilotare con grande maestria) per fuggire dal Paese e riparare in Azerbaijian, o in Turchia, e da lì guidare in sicurezza una logorante guerriglia contro le forze del Cremlino. Così la mattina del 1 Dicembre 1994, dieci giorni prima che le truppe federali iniziassero l’avanzata via terra, uno stormo di cacciabombardieri Su – 25 bombardò gli hangar delle basi di Kalinovskaya e di Khankala. La difesa antiaerea, colta di sorpresa, non si attivò neanche, cosìcché gli aerei russi poterono allontanarsi indisturbati dopo aver completamente distrutto l’aviazione da guerra della ChRI.

Carcasse degli aerei ceceni a margine della pista di Khankala. I relitti semidistrutti furono smontati e le parti di pregio stoccate in attesa di essere vendute sul mercato dei pezzi di ricambio.

Rientrati alla base i Su – 25 fecero rifornimento e tornarono in volo verso l’aereoporto civile di Grozny. Stavolta ad accoglierli c’era una nutrita difesa a terra, la quale ingaggiò i velivoli federali e li costrinse più volte ad allontanarsi dall’obiettivo. Al termine dell’azione, tuttavia, i russi avevano distrutto tutti gli aerei in grado di decollare, tra i quali 12 An – 2, sei aerei civili Tu – 134 (tra i quali l’aereo presidenziale) ed un ereo civile Tu – 154. Alla fine della giornata si contarono dai 130 ai 170 velivoli distrutti al suolo. Delle “Green Wolf Stars” non era rimasto più nulla. Quella sera Dudaev inviò un messaggio ai russi:

“Mi congratulo con il comando dell’aereonautica russa per aver raggiunto il dominio nel cielo dell’Ickeria. Ci vediamo a terra.”

Un elicottero da combattimento russo sorvola gli aerei di linea ceceni distrutti al suolo il 1 Dicembre 1994.