Nel 2016 il blog di informazione https://arabskayavesna.wordpress.com/ ha pubblicato il testo integrale delle memorie di Sāmir Ṣālaḥ ʿAbd Allāh al-Suwaylim: “Memories of Amir Khattab: The Experience of the Arab Ansar in Cecenia, Afghanistan e Tagikistan”.Dai più conosciuto come Emir Al Khattab, è stato il più celebre “Comandante di Campo” della guerriglia cecena, mettendo in atto alcune delle più audaci azioni di guerra contro l’esercito russo, e rendendosi parimenti responsabile di alcuni tra i più odiosi atti terroristici che abbiano macchiato il suolo del Caucaso. Fervente islamista, fu tra i promotori della “svolta fondamentalista” della resistenza cecena, preparando centinaia di giovani combattenti al “martirio” e costituendo l’organizzazione alla base dell’autoproclamato “Emirato Islamico”. In questa sede pubblichiamo alcuni stralci dell’intervista. Chiariamo subito che il nostro intento non è quello di glorificare una figura di Al Khattab, di giustificarne le azioni o di supportare il radicalismo islamico (come specificato nella sezione “Mission” di questo blog). Nel nostro trattare l’argomento della Repubblica Cecena di Ichkeria non possiamo ignorare la voce di questa parte della “resistenza” che fu così fondamentale per l’evoluzione confessionale della ChRI. Per questo, e per nessun altro motivo, riportiamo alcuni stralci del libro di Ibn Al Khattab.
Copertina della versione inglese dell’autobiografia di Ibn Al – Khattab
BIOGRAFIA DI IBN AL – KHATTAB
Nato ad Arar, in Arabia Saudita, nel 1969, Samir Salah Al – Suwaylim proveniva da una famiglia benestante, il che gli permise di affrontare con successo gli studi secondari. Fin dall’adolescenza si appassionò alle grandi figure dell’Islam, maturando una visione radicale dell’impegno religioso che lo portò, ancora diciassettenne, ad unirsi alle file degli arabi afghani nella guerra contro l’esercito sovietico. Durante la sua permanenza in Afghanistan Al Suwaylim combattè come gregario in formazioni di mijahudeen vicine al fondamentalismo islamico, guadagnandosi il nome di battaglia di Ibn Al – Khattab, ispirato al celebre Califfo Omar Ibn – Al Khattab, vissuto nel VII Secolo. Nell’incauto maneggiamento di esplosivi, il giovane perse quasi completamente l’uso della mano destra.
Tra il 1993 ed il 1995 Khattab combattè in Tajikistan, al fianco dell’opposizione islamica. Secondo una sua dichiarazione, combattè anche in Bosnia, al fianco delle milizie islamiche locali. Recatosi per la prima volta in Cecenia nel 1995, ed infiltratosi fingendosi giornalista, costituì un’unità combattente guidata da lui stesso e da alcuni suoi uomini fidati ma composta prevalentemente da daghestani e ceceni con la quale, tra il 1995 e il 1996, mise a segno numerose imboscate tra le quali quella più celebre presso la gola di Yarish – Mardy, durante la quale distrusse completamente una colonna della Quarantasettesima divisione corazzata dell’esercito federale.
Alla fine della Prima Guerra Cecena Khattab rimase sul territorio della ChRI, dove gestì un campo di addestramento di Mujahideen e raccolse milioni di dollari in donazioni dalle organizzazioni islamiste di tutto il pianeta, ivi compresa Al Qaeda. Sotto la sua guida si formarono centinaia di jihadisti, con i quali Khattab mise a segno il 22 Dicembre 1997 un’incursione in Daghestan, presso la base militare di Buinaksk. L’attacco fu un fiasco, i jihadisti dovettero rientrare precipitosamente in Cecenia e lo stesso Khattab rimase ferito.
Nel 1998 fu tra i promotori del Majilis – Ul – Shura dei Mujahideen Riuniti (Consiglio Consultivo dei Sacri Combattenti Riuniti) il cui terminale politico era il Congresso dei Popoli di Ichkeria e Daghestan, con lo scopo di iniziare un’insurrezione islamista nella repubblica vicina alla ChRI e scatenare una rivoluzione islamica in tutto il Caucaso. Braccio armato dell’organizzazione fu la Brigata Islamica per il Mantenimento della Pace, al cui comando fu posto l’amico e compagno d’armi Shamil Basayev. Nell’Agosto del 1999 le forze islamiste al comando di Basayev e Khattab tentarono un’invasione del Daghestan, venendo tuttavia respinti con gravi perdite. L’azione dette il via alla ritorsione armata della Federazione Russa, la quale invase in forze la Cecenia provocando la caduta del governo separatista e lo scoppio della Seconda Guerra Cecena. Secondo l’FSB (il servizio di sicurezza federale) Khattab avrebbe diretto o organizzato i tragici attentati terroristici ai quartieri residenziali di numerose città russe, provocando centinaia di morti e feriti.
Khattab in Afghanistan
Con lo scoppio della Seconda Guerra Cecena Khattab fu reintegrato nell’esercito separatista, occupandosi di armare, addestrare e condurre le Jamaats islamiche insediatesi nel paese al termine della prima guerra. In questa veste il leader arabo si occupò anche di far fluire alla resistenza lauti aiuti economici provenienti dalle associazioni islamiche di tutto il mondo. Divenuto uno dei terroristi più ricercati del pianeta, Khattab fu oggetto di un’accanita caccia all’uomo terminata il 20 Marzo 2002, quando l’FSB riuscì ad avvelenarlo facendogli recapitare una lettera avvelenata.
KHATTAB IN CECENIA
“Mentre ci stavamo preparando per l’anno successivo, iniziarono gli eventi in Cecenia. Ho guardato la TV: lo scontro contro i russi era condotto dal generale comunista Dzhokhar Dudaev, o almeno così lo immaginavamo. Credevamo fosse un conflitto tra comunisti, non vedevamo prospettive islamiche in Cecenia. Un giorno tornai nelle retrovie per curare il mio braccio destro ferito. La’ un Mujahideen ceceno venne da me e si offrì di portarmi in Cecenia per una o due settimane. Guardammo la mappa della Cecenia. Era una piccola repubblica di 16.000 chilometri quadrati. Era persino difficile da trovare sulla mappa. Pensavo che la sua popolazione fosse di un migliaio di persone. Quindi iniziammo il nostro viaggio. C’era una sola strada per entrare in Cecenia. In quel momento la Russi aveva iniziato ad istituire posti di frontiera, ma riuscimmo ad aggirarli.
[…] Alcuni tra i miei fratelli avevano un’opinione diversa dalla mia. Dicevano: “Perché vai in Cecenia? Ti sei affezionato alle battaglie e per te non fa differenza con chi combattere?” E’ Haraam per te combattere con queste persone, Sufi con un leader comunista, un generale sovietico? Verserai il tuo sangue invano. […] Ho discusso con loro, dicendo […] “Se Allah ha predeterminato che faremo qualcosa, allora lo faremo. Siamo venuti qui per Allah, non per i comunisti. Non supporteremo loro. Stiamo lavorando per Allah e la nostra ricompensa è con lui, quindi siate pazienti. Entriamo e diamo un’occhiata alla situazione.” […]. Questo è stato l’inizio della mia storia in Cecenia.”
Khattab armato di un lanciarazzi
FORMARE UN ESERCITO
I combattimenti si avvinarono presto alla nostra zona. I giovani discutevano se si trattasse di una Jihad, i mullah sufi dichiaravano che non lo era, che si trattava di una resa dei conti tra Dzhokhar Dudaev ed i comunisti, e gli ipocriti gettavano benzina sul fuoco con i loro commessi. I burattini dei russi (l’opposizione antidudaevita, ndr.) dicevano che questo era un problema tra loro e Dudaev, e che noi non avremmo dovuto intervenire. […] Io non conoscevo veramente la situazione perché non l’avevo studiata. Avevo una videocamera ed ho iniziato a filmare le persone, chiedendo loro per cosa stessero combattendo. E’ così che ho conosciuto Shamil Basayev. Alcune persone pensavano che fossi un giornalista. Ho visto persone sincere e, giuro su Allah, ho pianto quando ho chiesto ad una donna anziana: “Per quanto tempo sopporterete queste difficoltà?” e lei ha risposto: “Vogliamo sbarazzarci dei russi”. Le ho chiesto “Per cosa combattete?” e lei ha risposto: “Vogliamo vivere come musulmani e non vogliamo vivere con i russi”. Allora le ho chiesto. “Cosa potete dare ai Mujahideen?” E lei: “Non ho che questa giacca addosso”. Ho pianto: se questa donna anziana può aiutare avendo solo questo, perché noi ci permettiamo di avere paura e dubbi? Da quel giorno decisi con i miei fratelli di iniziare a preparare le persone alla battaglia, come primo passo.
[…] Abbiamo iniziato a radunare i giovani e abbiamo preparato per loro una base di addestramento sulla montagne. Lo Sceicco Fathi (Al – Sistani, comandante del cosiddetto Battaglione Islamico, ndr.) mi ha dato una mappa ed abbiamo scelto il villaggio di Vedeno e la zona circostante. Dopo aver trovato un Campo dei Pionieri (istituzione giovanile del Partito Comunista sovietico, ndr.) abbandonato, abbiamo iniziato a radinarvi i giovani e abbiamo stabilito un programma di addestramento. Ricordo che al primo incontro c’erano più di 80 mujahideen che ora sono divenuti Emiri. Ricordo cosa dissi loro (e Fathi tradusse): “Se qualcuno di voi vuole essere Emir, allora deve offrire il suo programma di combattimento e noi gli ubbidiremo”. Nessuno disse nulla. In quei giorni la battaglia si stava avvicinando alle montagne. Quindi dissi loro: “Non vi sto dicendo che ho conoscenza. Ho solo esperienza di combattimento in Afghanistan e Tajikistan. Forse è il momento di mettersi al lavoro. Ho un programma scaglionato in tre fasi: preparazione, armamento e operazioni. Se non saremo davanti a voi in battaglia potrete spararci. Saremo davanti a voi dopo il corso. Dopo l’armamento, inizieremo ad implementare il programma di combattimento. Andremo sempre davanti a voi, io ed i fratelli che sono con me.”
L’INCONTRO CON DUDAEV
Ho incontrato Dudaev durante una visita allo Sceicco Fathi. […] Dzhokhar iniziò a fare domande. […] Chiese: “perché dalle tua parti non ci vengono ad aiutare?” Risposi: “La verità che le ragioni della guerra non sono chiare, e le persone non sanno per cosa stiamo combattendo.” Lui mi disse: “Fratello […] questa è una terra islamica. Non è abbastanza per te?” Rimasi scioccato dal fatto che una frase di questo genere provenisse dalle labbra di un generale russo. […] Rimasi colpito da questa personalità dignitosa e forte. Mi sedetti accanto a loro (Dudaev e Al – Sistani, ndr.) e posi a Dudaev la prima domanda: “Qual è lo scopo della tua battaglia? Combatti per l’Islam?” Lui rispose: “Ogni figlio della Cecenia e del Caucaso, oppresso da decenni, sogna che un giorno l’Islam tornerà non solo nella sua terra natale, ma in tutto il Caucaso. E io sono uno di questi figli. Fui sopraffatto da una risposta così profonda. Dissi: “Va bene, i russi sono stati assenti pe tre anni, del 1991 alla fine del 1994. Perché non hai proclamato uno Stato Islamico e non hai risolto la questione in questi tre anni?” Lui disse: “Sapevamo che non appena ci fossimo allontanati dalla Russia, questa ci avrebbe attaccati il giorno successivo. Abbiamo cercato di ingannarli, mostrandoci come dei democratici che cercano di sbarazzarsi dell’inferno russo. Ma i russi sono molto maliziosi, e astuti; sapevano che eravamo sulla strada per la restaurazione dell’Islam, quindi iniziarono l’occupazione.”
Khattab e Basayev
Allora risposi: “Il mondo islamico non sa di questa guerra. Non hai nemmeno chiamato questo paese “Repubblica Islamica Cecena” in modo che le persone sapessero che hanno il dovere di aiutare. Il mondo islamico non sa nulla degli eventi in corso in Cecenia.” Lui disse: “[…] E’ un dovere. La guerra è iniziata qui in Ceceni,a e sai che questa è la terra dei musulmani, che è tuo dovere venire qui. Sei il primo giornalista musulmano a farmi queste domande, mentre sotto i bombardamenti i giornalisti della BBC, della CNN e dell’intero mondo occidentale si siedono in ginocchio davanti a noi per saperne di più sulla guerra. Chiedono per cosa combattiamo, qual è la situazione, se siamo musulmani o cristiani e ci pongono domande sorprendenti. E finora, guarda quanti musulmani ci sono tra i giornalisti! Nessuno è venuto qui per saperne di più, o per fare domande sulla guerra!”
Maskhadov, succeduto a Yandarbiev, ebbe occasione di moderare i tratti assurdamente violenti del codice penale, ma si guardò dal farlo, dichiarando: “Baldoria, criminalità, omicidio, rapimento sono ormai i principali guai della repubblica. E tutto questo può essere fermato soltanto con metodi duri e radicali.” Lo sviluppo del sistema giuridico confessionale proseguì con i decreti già citati NEL PRECEDENTE ARTICOLO tramite i quali, tra il 30 Settembre e la fine di Dicembre del 1996 vennero istituite le principali strutture giudiziarie della Sharia, ivi compresa la Corte Suprema della Sharia, pensata per sostituire Corte Costituzionale della Repubblica. Il 16 Dicembre 1996 il “doppio corso” dei tribunali secolari e religiosi ebbe termine con l’abolizione per legge dei primi (decreto 247 Sulla riorganizzazione del sistema giudiziario della Repubblica Cecena di Ichkeria). In questo decreto venne definitivamente abolita anche la Corte Costituzionale, sostituita dalla Corte Suprema della Sharia della ChRI. Unico simulacro di secolarità rimase la Suprema Corte Arbitrale, la quale fu rinominata con il nome di Corte Suprema. I tribunali della Sharia, che avevano sostituito i tribunali ordinari di rito civile, fondavano le loro sentenza su Corano, sulla Sunnah, e sulle interpretazioni dei più importanti studiosi islamici riguardo alle sentenze dei tribunali religiosi. Il processo, stabilito dall’alto e in tutta velocità, portò alla costituzione di un settore giudiziario gravemente deviato dalla quasi totale incompetenza dei suoi funzionari, molti dei quali possedevano soltanto un’idea molto sommaria di cosa fosse il diritto islamico. La formazione della gerarchia nel sistema giuridico non fu messa a punto prima dell’agosto 1997, cioè un anno dopo la sua istituzione. Ci volle infatti il Decreto 377 del 16 Agosto 1997 per costituire la struttura dell’organizzazione ed i procedimenti di selezione del personale.
RECEPIMENTO DA PARTE DEL PARLAMENTO
Il parlamento di seconda convocazione, eletto a seguito delle consultazioni del Gennaio 1997, inizialmente si allineò su una posizione collaborativa e favorevole nella riforma dello Stato in senso confessionale. Nel corso del 1997 votò la legge “Sugli emendamenti della Costituzione della ChRI” con la quale venne modificato l’Articolo 4 della Costituzione: in esso fu incluso il riconoscimento dell’Islam come religione di Stato. La legge recepiva inoltre il decreto presidenziale sulla costituzione della Corte Suprema della Sharia. Da lì in avanti, tuttavia, tutti i provvedimenti adottati in materia di confessionalizzazione dello stato furono portati avanti, come si evince dalla lista di decreti presidenziali presentata su esclusiva iniziativa del Presidente della Repubblica, senza il consenso del Parlamento. In compenso, il questo operò al massimo delle sue possibilità durante tutto il periodo di attività, nonostante la paralisi istituzionale e la cronica carenza di fondi, stipendi e strumenti, adottando ben 56 leggi tra le quali:
La legge del 07/06/1997 “Sul Servizio Fiscale della ChRI”
La legge del 19/09/1997 “Sulla Banca Nazionale della ChRI”
La legge del 15/11/1997 “Sulle armi”
La legge del 25/11/1997 “Sulla cultura”
La legge del 01/12/1998 “Sulla difesa”
La legge del 09/02/1998 “Sul codice penale della ChRI”
La legge del 09/09/1998 “Sulle misure di protezione sociale delle vittime della Guerra Russo – Cecena del 1994 – 1996)”
La legge del 16/06/1998 “Sull’istruzione”
Oltre a 210 risoluzioni di natura economica, politica e legale.
La prima esecuzione pubblica da parte di un tribunale della Sharia fu eseguita il 3 Settembre 1997, e produsse una grande risonanza nell’opinione pubblica mondiale. Furono uccisi una donna ed un giovane. Nonostante le proteste, gli omicidi continuarono: Piazza dell’Amicizia a Grozny divenne il patibolo delle esecuzioni pubbliche. Il 18 settembre due uomini, rei confessi di omicidio a seguito di tortura, furono condannati sbrigativamente a morte e fucilati. Alle fucilazioni fecero seguito esecuzioni ancora più cruente, spesso trasmesse in diretta TV ed operate dagli stessi parenti delle vittime.
Il video mostra la prima esecuzione pubblica tenuta nella ChRI a seguito dell’istituzione dei Tribunali della Sharia. L’evento suscitò un’ondata di disgusto presso l’opinione pubblica internazionale, ma le esecuzioni continuarono.
LA CORTE SUPREMA DELLA SHARIA
Vertice del nuovo sistema giudiziario era la Corte Suprema della Sharia, una sorta di riedizione confessionale della Corte Suprema. Essa si pronunciava sui casi di omicidio, adulterio, rapina ed altri reati ritenuti particolarmente odiosi, oltre a risolvere le controversie tra le organizzazioni ed i dipartimenti governativi, i casi di divorzio complessi, i matrimoni con una ragazza senza parenti maschi, questioni relative allo spaccio di droga, crimini contro lo Stato, apostasia, relazioni commerciali controverse. La Corte era presieduta da un presidente, da due vicepresidenti (uno per le cause civili ed uno per le cause penali) e da una Camera Giudiziaria, una sorta di governo dei giudici, presieduta dallo stesso Presidente della corte e da 4 giudici ordinari. Essa operava sia come tribunale, sia come corte d’appello. Le sue sentenze erano da considerarsi vincolanti a norma di legge e costituivano precedente utilizzabile in sede processuale.
I tribunali ordinari invece erano organizzati in corti regionali, distrettuali e cittadine. Dalle fonti che abbiamo possiamo affermare che le corti regionali fossero almeno 10:
Achkhoy – Martan
Vedeno
Grozny
Kurchaloy
Nadterechny
Naursk
Nozhai – Yurt
Sunzha
Shatoy
Shelkolvsky
I Tribunali cittadini erano almeno 4: Argun, Gudermes, Urus – Martan e Shali.
I tribunali distrettuali lavoravano nei diversi distretti della città di Grozny, ribattezzata Johar per volontà di Yandarbiev (Decreto 32 del 23 Gennaio 1997): anch’essi erano 4, come 4 erano i macroquartieri della citta (Oktyabrsky, Avtorkhanovsky (ex Leninsky), Zavodskoy e Staropromislovsky). Il tribunale militare, attivo nell’Agosto del 1996, non fu dissolto ma confermato, ed equiparato al grado di Tribunale Regionale della Sharia. Ogni tribunale era composto da un presidente, da un vicepresidente, dai giudici della Sharia e dai Giudici Generali. Ovviamente soltanto i cittadini di provata fede islamica potevano lavorare nei tribunali, e soltanto di sesso maschile.
Secondo quanto definito nell’allegato al Decreto 377 del 16 Agosto 1997 operavano in Ichkeria 114 giudici della Sharia. La legge prevedeva che questi giudici (ed i loro sostituti) fossero perfettamente edotti riguardo la regola della Sharia. In realtà la maggior parte di loro a stento conosceva il Corano, e certamente non possedeva i più basilari rudimenti nell’amministrazione della giustizia religiosa. Pochissimi erano coloro che possedevano una istruzione teologica superiore, e che pertanto fossero in grado di interpretare i dettami religiosi ai quali le corti dovevano ispirarsi nell’amministrazione della giustizia. Una prova drammatica di questa assoluta incapacità a giudicare fu il divieto di insegnare filosofia nelle scuole stabilito dal tribunale distrettuale di Zavodskoy nel 1998. In quel quartiere si trovava il principale istituto di istruzione superiore della Repubblica, l’Istituto Petrolifero di Grozny. Citando la presenza di opere di Karl Marx e di Friedrich Engels, la Corte stabilì l’immoralità di tale disciplina. La sentenza, limitata al distretto, venne confutata dalle altre corti distrettuali di Grozny, così che mentre all’Istituto Petrolifero non si poteva insegnare filosofia, a pochi isolati, presso l’Università Statale Cecena e all’Istituto Pedagogico Ceceno, la filosofia era insegnata liberamente e senza restrizioni.
“Interrogatorio” ed esecuzione di due uomini accusati di omicidio. Grozny,
FUNZIONAMENTO DELLE CORTI DELLA SHARIA
La scarsità dei documenti sopravvissuti alla guerra e l’irreperibilità di quelli sequestrati e tenuti in archivio dalle autorità federali ci permette di avere un’idea piuttosto generica di come funzionasse l’istruttoria in questi tribunali. Una ricerca del 2015 (Saidumov, Dzhambulat – Tribunali, legge e giustizia ceceno – inguscia (XVIII – XX Secolo) (RUS), scaricabile nella sezione “bibliografia”) ha fornito la trascrizione di un documento definito “originale” dall’autore, che riportiamo. Si tratta di una sentenza del 1998 della corte della Sharia del Distretto Avtorkhanovsky (ex Leninsky) di Dzhokhar (il nuovo nome di Grozny dal 1996).
INTESTAZIONE: Tribunale della Sharia della Repubblica Cecena di Ichkeria
PARTE SUPERIORE DEL MODULO: Simboli del Dipartimento
LATO SINISTRO IN ALTO: Nome del Tribunale in alfabeto cirillico
LATO DESTRO IN ALTO: Nome del Tribunale a caratteri arabi
CENTRATO: Emblema della Corte Suprema della Sharia della Repubblica Cecena di Ichkeria: un semicerchio con all’interno una mezzaluna, un libro aperto che simboleggia il Corano e l’invocazione “In nome di Allah il Misericordioso” e il verso “E coloro che non giudicano secondo ciò che Allah ha rivelato sono dei miscredenti”.
TESTO: il testo, contenente numerosi errori ortografici e corretto a penna, è simile ai documenti redatti dai tribunali secolari. Il testo è scritto in russo in carattere cirillico, anche se la lingua di stato è il Ceceno, ed il carattere ufficiale previsto sarebbe l’alfabeto latino. Questo testimonia lo stato di caos giuridico e istituzionale nel quale versavano i tribunali della Sharia, al pari del paese tutto.
La sentenza consiste in un accertamento della proprietà di un bene immobile del quale non è possibile identificare i corretti titoli di provenienza a causa della distruzione dell’archivio di Stato durante la Prima Guerra. L’accertamento procede secondo un rito civile, e non contiene alcun riferimento alla legge islamica, segno che il tribunale era uso ad operare secondo le fonti e le ritualità formali disponibili in mancanza di altro. In particolare viene citato il Decreto del Presidente della Repubblica Cecena numero 125 (non è indicata la data, ma dalla definizione di “Repubblica Cecena” sembra riconducibile ad un periodo tra il 1991 ed il 1994, anno in cui la ChRI assunse la denominazione ufficiale di “Repubblica Cecena di Ichkeria”) quindi un provvedimento legislativo riferito al periodo “secolare” della repubblica, segno che i provvedimenti legislativi precedenti all’evoluzione confessionale del sistema legislativo non vennero aboliti e anzi, continuarono ad essere presi in considerazione come fonti legittime del diritto.
Unico riferimento alla formulazione teologica si trova nella conclusione della sentenza, dove si legge “La Corte, guidata dal Sacro Corano e dalla Sunnah del Profeta Maometto, prende questa decisione”. Successivamente, tuttavia, si esprime il diritto di ricorso da parte del soggetto entro dieci giorni dalla sua emissione, secondo una formula totalmente aliena al diritto islamico ma coerente con il diritto civile precedente. Questo è un segno evidente del “sincretismo” nel quale si trovò ad operare la giustizia ichkeriana, la quale per un verso era dichiaratamente confessionale, ma per l’altro era incapace di formulare una valida metodologia operativa senza attingere al precedente sistema secolare.
SIGILLI: In basso il documento reca i sigilli sia della Corte Suprema della Sharia (con scritte in ceceno) , sia del Tribunale Distrettuale
Il documento citato (del quale purtroppo non abbiamo una copia originale, e che pertanto invitiamo il lettore a prendere con le dovute cautele) sembra confermare lo stato di confusione normativa e giuridica nella quale operavano i tribunali della Sharia. Tale percezione è rafforzata dal fatto che, secondo quanto citato da fonti giornalistiche dell’epoca, le forze dell’ordine della Repubblica ignoravano spesso le sentenze dei tribunali, arrogandosi in autonomia il diritto di rispettarle o meno. Anche i vertici dello Stato, nella persona dell’allora Procuratore Albakov (a sua volta nominato per decreto da Maskhadov ma non riconosciuto dal Parlamento) trovavano grandi difficoltà a gestire i rapporti tra un sistema coercitivo di epoca sovietica ed un sistema giudiziario di ispirazione confessionale. Albakov, ancora nel 1999, raccomandava ai pubblici ministeri di stabilire stretti contatti con i giudici dei tribunali della Sharia, in modo da armonizzare il lavoro tra le due istituzioni ed evitare il caos nel quale versava il sistema giudiziario repubblicano.
Abdul – Halim Abusalamvic Sadulayev nacque ad Argun, in Cecenia, dopo che la sua famiglia era già tornata dall’esilio in Kazakistan. Fin da ragazzo si dedicò allo studio dell’Islam, imparando l’arabo e frequentando le massime autorità religiose della Cecenia. Allo scoppio della Rivoluzione Cecena si mise a disposizione del Comitato Esecutivo, e dal 1992 fu nominato parte della Commissione di Controllo del Municipio di Argun.
Allo scoppio della Prima Guerra Cecena si arruolò volontario nella milizia di Argun, Dal 1995 guidò la Squadra Investigativa Speciale sotto lo Stato Maggiore dell’esercito, diventando uomo fidato di Maskhadov. Dopo la guerra tornò a dedicarsi alla teologia, venendo nominato Vicedirettore della TV di Stato con delega agli affari religiosi. In questa veste tenne spesso sermoni serali molto apprezzati dalla popolazione. La sua fama di uomo equilibrato, anche allineato su posizioni rigorose, lo rese uno dei pochi leader della Repubblica apprezzati sia dai radicali che dai moderati. Nel 1999 Maskhadov lo nominò membro della Commissione responsabile della redazione di una nuova Costituzione islamica.
Abdul – Khalim Sadulayev
Allo scoppio della Seconda Guerra Cecena fu nominato Vice – Muftì, si arruolò nuovamente nella milizia di Argun e combattè in difesa della città. Quando questa cadde si trasferì con i resti del suo reparto sulle montagne, mettendosi a disposizione di Maskhadov. Agli inizi del 2002 questi lo nominò suo successore in caso di morte. Quando ciò avvenne, l’8 Marzo 2005, Sadulayev fu immediatamente riconsciuto da tutti i gruppi armati della resistenza come nuovo Presidente. Egli tuttavia già da tempo maturava l’idea di estendere la ribellione cecena a tutto il Caucaso, trasformando la resistenza in un’insurrezione islamica generale. Questa sua politica lo portò a costituire il Fronte Caucasico, una sorta di sovrastruttura militare nella quale inserire anche i numerosi gruppi armati islamici che operavano fuori dal paese, non in favore del nazionalismo ceceno ma certamente contro l’imperialismo russo. Per effetto di questo l’asse politica della ChRI, già da tempo fortemente orientata verso il radicalismo islamico, si spostò talmente tanto verso l’insurrezionalismo fondamentalista da perdere sostanzialmente di consistenza. Sadulalyev si oppose per tutta la durata del suo mandato allo svolgimento di azioni terroristiche, ed effettivamente sotto la sua presidenza nessuna azione contro civili fu intrapresa dalle forze armate della ChRI.
Il 17 Giugno 2006 Sadulayev fu intercettato alla periferia di Argun dai servizi federali, su delazione di uno dei suoi conoscenti. Coinvolto in uno scontro a fuoco, rimase ucciso nella sparatoria. Suo successore fu Dokku Umarov, già comandante sul campo delle principali formazioni combattenti della ChRI, nominato Naib nel 2005. La presente intervista, pubblicata dalla rivista “Caucaso Settentrionale”, fu rilasciata alla Jamestown Foundation nel 2006. Sadulayev ricevette le domande per iscritto e registrò un video di risposta, pubblicato on line ed ancora disponibile in lingua originale.
L’INTERVISTA
Salutiamo tutti i nostri amici, tutte le persone che si preoccupano per la libertà e l’indipendenza del popolo ceceno, tutti coloro che vedono oggettivamente e correttamente l’immagine della nostra repubblica, intorno a noi; che riconoscono il diritto del popolo ceceno all’autodeterminazione ed all’indipendenza. In questo tentativo di rispondere ad alcune domande cercheremo di spiegare e mostrare chiaramente la nostra posizione. Le domande che abbiamo ricevuto dai nostri amici sono:
Come valuta la situazione in Cecenia dopo la morte di Aslan Maskhadov? La morte di Maskhadov ha influenzato la resistenza cecena, le sue tattiche politiche e militari?
Abbiamo adottato la tattica di allargare la Jihad nel 2002 al grande Majilis – ul – Shura [il consiglio di guerra costituito allo scoppio del secondo conflitto con la Russia, ndr.] ed oggi stiamo ancora lavorando a quel piano. Tale piano, presentato dal Comitato Militare del Makilis – ul – Shura della ChRI, dovrebbe durare fino al 2010. La politica ha subito piccoli cambiamenti. Il piano da cui siamo guidati oggi deriva da quei progetti e da quelle decisioni adottate dal Majilin – ul – Shura, il quale era diretto dal nostro Presidente, Aslan Maskhadov (un martire, la pace sia su di lui).
Aslan Maskhadov ha ripetutamente dimostrato la sua adesione all’idea di negoziati con la parte russa. In particolare, il Presidente deceduto dichiarò che una conversazione di 30 minuti con Putin sarebbe stata sufficiente per porre fine alla guerra. Insisterete ora sul ritiro delle truppe dalla Cecenia come condizione essenziale per l’avvio dei negoziati?
Per fermare la guerra i nostri avversari hanno bisogno di forte volontà e coraggio, e di pensare in modo strategico. Purtroppo non vediamo queste qualità nella leadership russa. Certo, non è possibile fermare la guerra in 30 minuti; è possibile interrompere la fase attiva delle operazioni militari. Potremmo riuscirci. Sebbene la presenza delle loro truppe nella nostra repubblica non sia un fattore positivo, l’avvio di qualsiasi negoziato con la parte russa non rappresenta un grande ostacolo. Per parafrasare Yaroslav Gashek, i negoziati con un cappio al collo non possono essere definiti veri e propri negoziati. Tuttavia, la presenza di truppe non è un grande ostacolo perché tutto ciò può essere stipulato nel processo di negoziazione. Proveremo a non renderlo un punto critico.
Sadulayev (sinistra) seduto al fianco di Maskhadov (destra)
Considera l’operazione dei mujahideen a Nalchik, il 13 Ottobre 2005, un successo? Ha informazioni precise sui risultati (perdite da entrambi i lati, quanti civili innocenti sono stati uccisi, quante armi sono state catturate)? Coloro che attaccarono gli edifici delle strutture di potere quel giorno, nella Capitale della Cabardino – Balcaria, agirono seguendo i tuoi ordini? I combattenti ceceni erano presenti? Verranno ripetute sortite simili? Quanto è giustificabile la morte di civili innocenti durante tali attacchi su larga scala?
Prima di tutto, vorrei evitare tale terminologia della propaganda russa, parole come “sortite” e simili. L’operazione a Nalchik è stata un’operazione di sabotaggio classica, e nonostante vi furono perdite tra i mujahideen e, sfortunatamente, tra la popolazione civile, ed i principali obiettivi non furono raggiunti, l’operazione fu considerata riuscita.
Non era necessario impartire ordini speciali ai mujahideen. Il piano è stato presentato, l’ho approvato ed autorizzato. Non è stato necessario inviare i nostri combattenti dalla Repubblica Cecena di Ichkeria, dal Daghestan, dall’Inguscezia o dagli altri settori dei nostri fronti. Naturalmente l’Emiro militare Shamil Basayev ha preso parte allo sviluppo ed alla preparazione dell’operazione, ma non abbiamo distolto combattenti dagli altri settori.
Le perdite militari tra i nostri mijahideen ammontarono a 37 persone. Il resto di coloro che furono uccisi dagli attaccanti e dagli occupanti russi erano principalmente civili. Lo vediamo anche dalle scarse fonti russe. Secondo i genitori – padri e madri – un giovane ha lasciato la casa mezz’ora prima e poi è stato ritrovato morto tra “gli uomini armati”. Un altro giovane uscì dal cortile di casa e non tornò, fu ritrovato tra i morti. Non abbiamo questo tipo di mujahideen, che vanno a combattere per mezz’ora e poi tornano. Ci sono professionisti ben addestrati ed altamente qualificati, e uomini più giovani sotto la guida dei mijahideen esperti.
Un numero enorme di persone è stato ucciso tra la popolazione civile della Cabardino – Balaria: migliaia di persone, comprese donne incinte, sono state perseguitate dagli aggressori russi. Naturalmente non è possibile accettare le perdite tra civili innocenti, indipendentemente dall’operazione. E le nostre operazioni sono sempre messe a punto prendendo in considerazione il fatto che la popolazione civile non dovrebbe soffrire, anche se l’aggressore pone sempre le sue basi e installazioni solo all’interno dei confini dei centri abitati e nelle aree più densamente popolate. Si proteggono in questo modo. Comprendiamo perfettamente perché lo anno.
Sadulayev (destra) seduto a fianco di Shamil Basayev (sinistra). Sullo sfondo la bandiera di combattimento della ChRI ai tempi della presidenza di Sadulayev.
Quali sono i tuoi rapporti con Shamil Basayev? Alcuni credono che lui, e non tu, controlli tutte le unità della resistenza. Qual è il meccanismo per la formazione ed il coordinamento delle unità militari che operano al di fuori dei confini della Cecenia?
I media ci pongono sempre domande del genere, sulle nostre relazioni con Shamil Basayev e con persone illustri come Dokku Umarov. Abbiamo relazioni normali e buone. Il fatto che sorga una domanda del genere, tuttavia, non ci sorprende, perché queste persone hanno un’enorme autorità sia in Cecenia che nel Caucaso Settentrionale. Queste persone sono veramente leader della loro causa. Se qualcuno sta cercando di scoprire se questo ostacola il nostro lavoro – la nostra lotta per liberare la nostra terra – allora, la risposta è il contrario: ciascuno dei mijahideen, ciascuno degli emici, conosce il suo dovere, la sua posizione. Shamil Basayev ricopre la posizione di Emiro militare del Majilis – ul – Shura e, naturalmente, tutte le nostre unità sono subordinate a lui. E, naturalmente, egli è subordinato al comandante in capo, cioè a me.
Per quanto riguarda le nostre unità, esse sono sottoposte tutte direttamente al Comitato Militare, al Ministero della Difesa ed allo staff congiunto. Non ci sono grandi differenze tra le unità di mijahidee che operano all’interno della Cecenia e quelle che operano all’esterno. Siamo tutti parte di un meccanismo unificato ed i nostri mihajideen sono divisi in fronti e settori. Ogni settore e ciascun fronte conosce il suo Emiro diretto. Ognuno conosce i propri obiettivi. Gli Emiri dei settori e dei fronti sono spesso incaricati di risolvere molti compiti. Effettuiamo anche operazioni militari su larga scala, sebbene solo con l’autorizzazione del comandante in capo e del Comitato Militare.
Quando Maskhadov era vivo la leadership di Ichkeria ha ripetutamente condannato qualsiasi metodo terroristico di condurre la guerra. Qual è il tuo atteggiamento nei confronti di questo problema come presidente della ChRI?
Consideriamo inaccettabili i metodi terroristici, e questo è dimostrato dal fatto che da un anno e mezzo siamo riusciti ad osservare gli accordi raggiunti su insistenza di Maskhadov per un rifiuto unilaterale di atti terroristici. Questi vengono attualmente osservati. Tuttavia, nonostante questo gesto di buona volontà e gli sforzi della leadership della ChRI e del Comitato Militare del Mijilis – ul – Shura, non vediamo azioni corrispondenti da parte degli aggressori russi. L’omicidio dei nostri innocenti continua; i rapimenti, le uccisioni extragiudiziali e le torture continuano. Ad oggi è in funzione un sistema di prigioni clandestine che si è sviluppato non solo in Cecenia ma in tutto il Caucaso Settentrionale. Le persone in queste prigioni vengono torturate, violentate ed uccise.
Sadulayev (sinistra) con Rappani Khalilov (centro, leader dei miliziani islamisti daghestani) ed Abu Hafs al Urdani (referente di Al Quaeda nel Caucaso)
Nel tuo primo appello da Presidente hai osservato che “la leadership cecena continuerà a mantenere stretti contatti e amicizia con tutto il mondo civile, ma nel fare ciò la base ideologica dovrebbe prendere in considerazione la visione del mondo del popolo musulmano della Cecenia”. Potresti spiegare se questo significa che dopo la guerra la Cecenia creerà uno Stato confessionale basato sulla Sharia e non uno Stato laico basato sulla Costituzione adottata nel 1992? Oppure pensi che sia possibile un compromesso tra queste due opzioni, combinando leggi religiose e secolari?
Durante la guerra continueremo a creare lo Stato che avevamo pianificato dall’inizio sulla base della Costituzione adottata nel 1992. Il punto è che questa Costituzione, secondo la decisione presa non solo dagli organi esecutivi e legislativi del potere della ChRI, ma anche dal Comitato Militare del Majilis – ul – Shura, da tutti i Comitati che ne fanno parte ed anche per volontà di una vasta parte della popolazione dovrebbero riflettere l’essenza islamica del popolo ceceno. Né un singolo regime, neppure quello sovietico, con tutto il suo totalitarismo, con tutta la sua politica misantropica, potrebbe costringere i ceceni o i popoli vicini ad abbandonare la pratica di risolvere i loro problemi attraverso i tribunali della Sharia. Naturalmente questi non potevano funzionare a pieno regime.
Io stesso sono stato testimone di come in Russia, nell’Ex Unione Sovietica, tre costituzioni si sostituirono in breve tempo e poi arrivarono la Perestroika, lo sviluppo della democrazia, e successivamente il regime revanchista che ancora una volta sta trascinando la Russia in guerre e conflitti: un regime che ha cominciato a combattere per la “Grande Russia” non è collegato né alla libertà né ai diritti umani. La “Grande Russia” significa guerra senza fine, morte e menzogna per milioni di persone. Pertanto non vogliamo approvare delle leggi che dovrebbero essere modificate ogni 10 – 15 – 20 anni. Leggi che sarebbero buone soltanto per un leader, calcolate per una sorta di periodo temporaneo. Tutte le leggi dovrebbero basarsi sui principi fondamentali dell’umanità che si trovano nella religione: nel Corano, nei Vangeli, nella Torah. I principi di base sono espressi dai libri sacri, inviati dall’Onnipotente Allah, e l’umanità non dovrebbe ignorarli. Quando qualcuno cerca di sfuggire a questo e introduce altri valori che contraddicono la natura umana, questo genera conflitto, locale o generale.
L’Islam ha tre nemici. Il primo è l’ateo militante. L’ateo è un pericolo per qualsiasi paese, per qualsiasi nazione, perché è una persona senza valori. Voglio essere compreso correttamente qui: quando i musulmani usano la parola “infedele” intendono persone che non hanno accettato l’Islam, ma che non sono Cristiani, Ebrei o rappresentanti di altre religioni. Cioè persone che hanno una propria scala di valori. Le persone che hanno tali valori, tali regole, possono trovare un linguaggio comune.
Il secondo nemico dell’Islam è il fanatismo, il fanatismo del teologo che interpreta erroneamente l’Islam. Questo è ciò che stiamo vedendo anche oggi in molti paesi islamici in cui le persone soffrono sotto regimi totalitari dittatoriali invece di godere dei diritti umani e delle libertà, che sono valori che dovrebbero essere protetti per ogni persona. Ciò non è in alcun modo conforme all’Islam.
Il terzo nemico è l’ignorante fanatico. Queste persone sono un pericolo per qualsiasi società. Per quanto riguarda il mio primo appello, ho semplicemente detto che nessuno dovrebbe interferire negli affari interni di uno Stato sovrano.
Quale, secondo te, dovrebbe essere la politica della comunità mondiale e, in particolare, dei governi dei paesi musulmani, che potrebbe avere un impatto reale e fermare la guerra in Cecenia? Pensi che sia possibile che i mediatori internazionali possano prendere parte ai negoziati tra Russia e ChRI? Qual è il tuo atteggiamento nei confronti del piano di [Ilyas] Akhmadov, il quale propone un mandato internazionale temporaneo sotto la Nazioni Unite?
La politica della comunità mondiale non dovrebbe discostarsi dai valori di base che possono essere presi dal Corano, dai Vangeli o dalla Torah. La partecipazione dei mediatori internazionali è possibile, ma non è obbligatoria. Al piano di Akhmadov è stato dato il via libera da diversi assi, ma sfortunatamente non ha funzionato. Non perché il piano fosse negativo, ma perché i nostri avversari non erano pronti per una soluzione pacifica del problema. Oggi il piano non si adatta alla realtà attuale. Abbiamo resistito e ci siamo rafforzati. Non abbiamo più bisogno di questo piano e ci sono altre proposte e soluzioni a questo problema. Ma la cosa principale è che il Cremlino dovrebbe separarsi dal suo militarismo e diventare più pragmatico, corretto e rispettoso del diritto, il diritto internazionale.
Ilyas Alhamdov, autore di un piano di pace che prevedeva la trasformazione della Cecenia in un mandato fiduciario delle Nazioni Unite. Il piano non fu mai seriamente discusso nè dalla Russia, nè dalla dirigenza della ChRI.
Accetteresti personalmente trattative dirette con la leadership filo – russa della Cecena – Alu Alkhanov e Ramzan Kadyrov – e, in tal caso, quale forma, secondo te, dovrebbero assumere?
Vorrei usare un esempio comprensibile a tutti. Immaginiamo di essere attaccati da un branco di cani appartenenti al tuo vicino. Dovresti parlare col proprietario dei cani, giusto? Non avrebbe senso parlare con gli animali, con i cani. Loro svolgono un ruolo disonorevole e non dignitoso di semplici burattini. Se riponessimo le nostre speranze su di loro danneggeremmo non solo l’onore e la dignità dei martiri caduti ma anche l’onore dell’intera nazione cecena. Cosa possono fare questi pupazzi? Quale problema possono risolvere? Tutto ciò che fanno lo fanno con il permesso del Cremlino e dei servizi speciali russi. Non hanno mai preso una decisione da soli. Non hanno mai deciso nulla da soli e non lo faranno mai. Quindi questa domanda dev’essere compresa correttamente. Non è una questione della nostra riluttanza a fermare le operazioni militari. Semplicemente non ha senso condurre negoziati con quella gente.
In caso di trattative tra la ChRI e la Federazione Russa, quale ruolo potrebbero svolgere gli emiri delle comunità delle altre repubbliche del Caucaso Settentrionale? Qual è lo scopo finale della lotta portata avanti da queste Jamaat? In che modo la loro lotta è correlata alla guerra combattuta dai ceceni per la loro indipendenza? Vedi la prospettiva di diventare il leader politico dell’intero Caucaso Settentrionale?
Certamente, se inizieranno i negoziati tra la ChRI e la Russia, tutte le questioni saranno risolte tra di noi in modo consultivo, osservando i principi della Shura. Non solo gli emiri delle Jamaat prenderanno parte alle discussioni, ma anche i mijahideen ordinari prenderanno parte alla pari. Tutti abbiamo un obiettivo comune: la liberazione dalla schiavitù coloniale ed il raggiungimento della libertà e dell’indipendenza. Come il popolo ceceno, tutti i popoli intorno a noi si sono sollevati e vogliono libertà e indipendenza. Ci sono Jammat sul territorio della Russia, alcune costituite da russi etnici, molti dei quali hanno prestato giuramento di fedeltà come emiri del Majilis – ul – Shura e si sono subordinati direttamente a noi. Esistono gruppi del genere ma sono i ceceni che in passato non hanno mai avuto il desiderio di rimanere nella Russia e non hanno un tale desiderio neanche oggi. Ci sono anche nazioni vicine che condividono la nostra richiesta di indipendenza. Tutte queste domande saranno affrontate in modo consultivo, collegiale e di comune accordo.
Sono un leader non perché voglio esserlo, ma perché è un fatto universalmente riconosciuto nel Caucaso Settentrionale. Il Majilis – ul – Shura è l’organismo legale di tutti i musulmani del Caucaso Settentrionale e, come è già stato detto, anche all’interno della Russia, dove ci sono molte Jamaat che hanno prestato giuramento di fedeltà a noi. Questo è un dato di fatto, ma non è come se noi stessi avessimo cercato in modo specifico di realizzarlo.
Fotogramma di un programma di divulgazione religiosa mandato in onda sulla TV di stato durante il periodo interbellico. Gli interventi televisivi di Sadulayev erano molto apprezzati e seguiti dalla popolazione.
Quale posizione è più importante per te: essere uno Sceicco e un Emiro del Majilis – ul – Shura o essere il Presidente della ChRI?
Secondo l’Islam, la parola “Sceicco” esprime un atteggiamento rispettoso nei confronti di uno studioso o di un anziano appartenente alla famiglia. E’ vicino al significato della parola inglese “Sir”. L’Emiro del Majilis – ul – Shura e il Presidente hanno la stessa funzione e lo stesso ruolo. L’unica differenza è che l’Emiro del Majilis – ul – Shura ha più diritti e più doveri. Naturalmente il popolo ceceno si è sempre comportato secondo la Costituzione, in cui è assegnata la posizione di Presidente della ChRI. “Sceicco”, come è già stato detto, è soltanto una forma di rispetto.
Cerchiamo di sondare il tuo atteggiamento nei confronti dei paesi occidentali. Consideri gli Stati Uniti come un potenziale nemico della ChRI o consideri l’America un nemico, come al Russia?
Penso che possiamo fare amicizia non soltanto con gli Stati Uniti, ma anche con la Russia. Nonostante questa guerra omicida, sporca e barbare che la Russia ha intrapreso contro di noi, non abbiamo mai respinto le relazioni di buon vicinato ed amichevoli con la Russia. Sfortunatamente, questo ha sempre colpito un muro di incomprensioni, arroganza ed ambizioni imperiali. Tuttavia non siamo persone che possono essere trasformate in schiavi. E’ meglio averci come amici. Se una nazione, in particolare una superpotenza mondiale come gli Stati Uniti, è pronta a dialogare con noi, siamo sempre aperti e saremo sempre disponibili a questo. Se siamo pronti ad essere buoni vicini con la Russia, non possiamo avere problemi con l’America.
Aslan Maskhadov ha avuto qualche influenza sulla formazione delle tue opinioni?
Indubbiamente. Aslan Maskhadov è sempre stato un enorme esempio per tutti i nostri mujahideen e per l’intera popolazione. Maskhadov è stato un grande leader e con il suo martirio è diventato ancora più grande perché ha mostrato come un leader dovrebbe andarsene, come dovrebbe andarsene un emiro. Quei cani russi che danzavano intorno al suo cadavere dovrebbero vergognarsi. Anche da morto, Maskhadov è stato grandioso, mentre la Russia si è disonorata agli occhi di tutte le persone oneste e rispettabili del mondo. Come dice il proverbio, un leone morto può essere cacciato anche da un coniglio. Anche dopo la sua morte, Maskhadov rimane un grande leader ed un esempio per me.
Potresti fornire alcuni fatti della tua storia personale? Ci sono molte notizie contraddittorie sulla stampa. Sei nato davvero ad Argun? Hai preso parte alle operazioni contro l’esercito russo? La stampa russa ti ha descritto come un ardente wahabita. Fai parte di una particolare scuola dell’Islam?
Vengo davvero dalla città di Argun. Se Allah lo permetterà, avrò presto 40 anni. Sono nato ad Argun nel 1966. La scuola di pensiero islamica che ho studiato e seguito l’ho appresa dagli insegnamenti dell’Imam Shafi’i, sebbene conosca anche le altre opere degli altri tre grandi Imam e gli insegnamenti delle quattro scuole islamiche di base, i quattro Madhabs. Ho anche cercato di attingere all’Hanbali Maskhab, ma i ceceni sono sempre stati seguaci dell’Imam Shati’i; questa è la ragione per la quale l’ho studiato a fondo. Per quanto riguarda il wahabismo […] esso non ha nulla a che fare né con la nostra religione né con le nostre credenze.
Spero di essere stato in grado, nel mio breve discorso, di rispondere ad alcune delle domande dei nostri amici e di aver chiarito la situazione in cui ci troviamo. Ogni paese ed ogni nazione che sostiene il popolo ceceno non sostiene soltanto noi, ma anche sé stesso, perché se neghi la libertà a qualcuno, neghi la libertà alla tua stessa gente. Il fatto che i nostri amici in America facciano queste domande serve alla causa della pace ed avvicina i nostri popoli. Vi ringrazio per la vostra simpatia e per i vostri sforzi di capire la situazione nella nostra repubblica. Ringrazio tutti voi.