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DAI TRIBUNALI ALLE CORTI ISLAMICHE: IL SISTEMA GIUDIZIARIO IN ICHKERIA (QUINTA PARTE, 1999 – 2007)

IL COLLASSO DEL SISTEMA GIUDIZIARIO

Il sistema giuridico delle corti della sharia fu sempre inefficiente, anche se nel corso del 1998 parve raggiungere un maggior livello di funzionalità a seguito degli interventi diretti di Maskhadov e della sostituzione di gran parte dei funzionari incapaci o corrotti. Nel corso del 1998 la Procura Generale della Repubblica notò una diminuzione dei crimini contestati dai 3558 del 1997 ai 3083 di quell’anno, e una maggior capacità delle istituzioni di individuare e punire i crimini, secondo un tasso di “Individuazione del crimine” passato dal 41,8% del 1997 al 55,8% del 1998. Questi dati, tuttavia, fanno riferimento ai crimini comuni: per quanto riguarda la lotta ai crimini gravi, la tendenza risultò opposta, con un tasso di rilevamento del crimine passato dal 28% del 1997 al 20,1% del 1998 (cioè appena un crimine su 5). Frequente l’apertura di fascicoli ebbe scopo estorsivo, e numerosi furono i  fascicoli giudicati a posteriori non regolari, e quindi archiviati.

Arbi Baraev, comandante del Battaglione Islamico per Scopu Speciali (IPON), nonchè uno dei comandanti di campo maggiormente coinvolti nel racket dei rapimenti nella Cecenia post bellica

In particolare il crimine più odioso e purtroppo endemico nella cecenia postbellica, il rapimento, non fu arginato che in minima parte. Tra il 1997 ed il 1999 furono certamente rapite 1217 persone (ed il dato è in difetto, facendo riferimento ai soli cittadini ceceni). A fronte di questo le autorità arrestarono appena 60 persone, comminando 4 condanne a morte e 7 ergastoli.  La regione più problematica in assoluto in Cecenia era e rimase il distretto Avtorkhanovsky (ex Leninsky) di Grozny, nel quale nel solo 1998 vennero contati 736 crimini, il 25% di tutti quelli commessi in Cecenia.  Nel 1999 la situazione era totalmente fuori controllo: all’inizio di Aprile di quell’anno lo stato era incapace di garantire la sicurezza dei cittadini, con 1203 ricercati per vari crimini a piede libero, tra i quali 173 criminali gradi e 82 omicidi.

REAZIONE POPOLARE

La scarsa competenza del personale, l’arbitrarietà delle decisioni del tribunale e lo stato di diffuso abuso di autorità da parte dei funzionari generò ben presto l’insoddisfazione da parte dei cittadini verso il sistema giudiziario. Maskhadov tentò di metterci una pezza, sostituendo gran parte dei funzionari di medio livello con il Decreto 375 del 16 Agosto 1997, e introducendo un criterio di certificazione a cura del “Consiglio degli Ulema” (una sorta di riunione plenaria dei principali esperti di diritto islamico in Cecenia) che garantisse una conoscenza minima da parte del giudice del tribunale per riconoscergli il diritto di emettere sentenze. La nomina dei Giudici della Corte Suprema della Sharia fu effettuata per decreto diretto da parte del Presidente della Repubblica.

All’inefficienza del sistema si affiancava un’altra perniciosa situazione: l’instaurazione del regime islamico stava avvantaggiando, più che i ceceni, la componente araba che aveva fiancheggiato i nazionalisti durante la Prima Guerra, rappresentata dal suo più noto esponente, Ibn Al Khattab. Se questi era il braccio armato della jihad islamica in Cecenia, dietro di lui (o sotto il suo ombrello) operavano molti altri personaggi, ufficialmente studiosi di diritto islamico o animatori di associazioni caritatevoli, i quali con il loro comportamento volutamente fanatico stavano minando le già fragili basi del neonato stato indipendente ceceno. La contrapposizione tra la società civile, orientata su posizioni nazionaliste moderate e non incline ad abbandonare i presupposti laici dello stato, ed i nazionalisti radicali, espressione dei comandanti di campo più riottosi e appoggiati dai fondamentalisti arabi produsse una spaccatura sempre più vistosa, la quale esplose alla fine di Giugno del 1998 in un vero e proprio conflitto armato nei dintorni della città di Gudermes. A seguito di quel grave fatto di sangue Maskhadov si risolse a dichiarare i jihadisti arabi ospiti non più graditi in Cecenia, tramite il Decreto 175 del 18 Luglio 1998 “Sull’espulsione di individui dalla Repubblica Cecena di Ichkeria”, accusandoli di partecipazione a gruppi armati illegali, propaganda antistatale, diffusione di ideologie mirare alla divisione della società su base religiosa. Il decreto prevedeva anche il licenziamento del wahabita Anvar Ahmad Yunus Bakr Shishani (Khamzat Shishani) dalla Camera Giudiziaria.

Facendo seguito alla volontà di sradicare l’influenza dei wahabiti sul nascente stato ceceno, Maskhadov promosse un giro di vite nel sistema giudiziario, licenziando ben 44 funzionari dei Tribunali della Sharia (circa il 30% del personale) facendo anche ricorso alla legge del 12 Novembre 1992 “Sullo Status dei Giudici nella Repubblica Cecena), la quale prevedeva che per svolgere l’attività di magistrato era necessario il possesso della cittadinanza. Contestualmente al lavoro di “ripulitura” dell’apparato giudiziario in senso stretto, Maskhadov tentò di aumentare la qualità della formazione professionale dei funzionari, stabilendo con il Decreto 128 “Sulla certificazione nelle forze dell’ordine nelle autorità giudiziarie della Repubblica per l’assunzione dei lavoratori” nel quale stabilì che la presenza di precedenti criminali fosse ostativa all’assunzione di nuovi funzionari, e che coloro i quali, già assunti, vantassero simili precedenti si considerassero diffidati e sotto il rischio di essere licenziati.” Il decreto stabiliva inoltre che i funzionari fossero in possesso “come minimo” di un titolo di istruzione secondaria, raccomandazione indicativa dello stato deplorevole nel quale versava l’organico della magistratura. Considerato il fatto che, secondo quanto riportato dai giornali di allora, il 90% delle controversie giudiziali riguardavano controversie associate al lavoro (una categoria che richiede particolare esperienza in ambito contrattuale) è facile intuire come l’amministrazione della giustizia risultasse deficitaria, e quanto poca fiducia avesse il ceceno comune nei riguardi delle corti della Sharia.

Esecuzione di una pena inflitta dalla Guardia della Sharia per le strade di Grozny.

Il giro di vite imposto da Maskhadov si vide anche nel fatto che i Tribunali della Sharia iniziarono a lavorare anche sulla classe dirigente della Repubblica, e non soltanto sui cittadini comuni, altra cosa molto in odio tra i ceceni: i leader politici ed i comandanti di campo, infatti, avevano acquisito una sorta di immunità giudiziale, controllando direttamente o indirettamente i tribunali nei loro territori. La campagna promossa da Maskhadov produsse il suo primo risultato nel processo a Salman Raduev, tenutosi contro il Comandante di Campo radicale tra le fine di Ottobre e l’inizio di Novembre 1998. Il verdetto, del 4 Novembre 1998 fu emesso riguardo l’attacco al centro televisivo di Grozny portato a termine pochi mesi prima dai militanti radueviti al seguito del suo vice, Colonnello Vakha Jafarov, e comminò una condanna a 4 anni di carcere (mai scontati). 6 Giorni dopo Maskhadov privò Raduev di tutti i titoli ed i riconoscimenti, ivi compreso il grado di Generale di Brigata. Come già detto, Raduev non scontò un solo giorno di carcere, venendo successivamente perdonato da Maskhadov dopo l’interessamento diretto di Basayev, il quale addusse alle precarie condizioni di salute del condannato per ottenere la sua scarcerazione.

Così come Maskhadov si stava applicando per salvare lo stato islamico dagli islamisti, gli islamisti tentarono di utilizzare proprio lo strumento giuridico per metterlo fuori dai giochi. Mentre si teneva infatti il processo a Raduev, Maskhadov stesso fu posto sotto accusa per usurpazione del potere e condotta immorale, proprio dal suo ex compagno d’armi Shamil Basayev, ormai in rotta di collisione con il Presidente. Di quel processo è purtroppo rimasto molto poco, tranne una registrazione di una ventina di minuti nella quale tuttavia si parla poco del processo, ma si ascoltano per lo più parole del Muftì Akhmat Kadyrov. In ogni caso il processo di risolse con l’assoluzione di Maskhadov ed una semplice ammonizione per via del fatto che sua moglie stesse portando avanti un progetto di carità sociale assimilabile al lavoro, quindi vietato dal Corano.

REAZIONE DELLE AUTORITA’ RELIGIOSE

Contrariamente a quanto si potrebbe credere, la massima autorità religiosa del paese, il Muftì della Cecenia Akhmat Kadyrov, si dichiarò sempre contrario all’introduzione della Sharia, considerando che il paese non fosse in alcun modo pronto ad affrontare una simile rivoluzione, oltre al fatto che egli aveva in odio i wahabiti e vedeva le manovre di Yandarbiev e dei nazionalisti radicali soltanto come un cavallo di troia del fondamentalismo. Come riportato, del resto, dalla trascrizione del processo a Maskhadov, di cui ne riportiamo una parte.

  • Giudice: Voglio attirare l’attenzione di tutti i presenti su questo: Shamil [Basayev, ndr], voglio che tu esprima la tua accusa, in modo che più tardi non ci siano lamentele riguardo al fatto che non ti abbiamo ascoltato.
  • Basayev: Non lo riconosco come Muftì [Akhmat Kadyrov] dal momento che avrebbe dovuto assumere una posizione neutrale.
  • Kadyrov: Ascolta, Shamil, l’ho detto allora e lo ripeterò adesso: se non esprimo correttamente la mia opinione, potrà sembrare che io stia dando la preferenza ad una delle parti. Che tu lo voglia o no sono il tuo Muftì, sono il Muftì dei tuoi sostenitori, sono il Muftì del popolo e della repubblica, sono il Muftì di tutti i musulmani che lo riconoscono. Non mi schiererò in questo conflitto. Sarò più professionale possibile nello stabilire la giustizia. Sono venuto qui per amore della giustizia! Oggi non fa differenza se sono arrivato qui in veste di Muftì o di persona comune, perché qui ci sono i giudici, la decisione sarà presa da loro!
  • Basayev: No, non sei il mio Muftì, sei andato contro di me per molto tempo, dal primo incontro ti sei schierato dalla parte di Maskhadov! Dovevi rimanere neutrale, così saresti stato un Muftì.
  • Giudice: andiamo su richiesta
  • Basayev: Allora, secondo la dichiarazione, voglio invitare qui Zelimkhan Yandarbiev, testimone di uno spergiuro di Maskhadov, per dimostrare che Maskhadov era coinvolto in un crimine contro l’indipendenza e la sovranità, nell’usurpazione del potere e nelle conseguenze ad esso associate, nei crimini di divisione dei combattenti, di divisione del popolo. Voglio invitare Zelimkhan Yandarbiev
  • Kadyrov: non apprezzo le attività di questa corte della Sharia se le persone qui presenti non tengono conto del verdetto della corte. E’ facile accusarmi in modo infondato, è facile condannarmi alla decapitazione, ma se non aderiamo alla decisione del tribunale, non siamo musulmani. E ho motivo di dubitare che la decisione del tribunale verrà rispettata, indipendentemente dalla decisione che prendiamo oggi. E’ importante che trattiamo questa decisione con il dovuto rispetto. Abbiamo visto a cosa ha portato questo prima: la legge del più forte.
  • Yandarbiev: Secondo le mie informazioni si sono riuniti a Bakhi – Yurt: si sono riuniti Kadyrov, Khambiev, Sulim, figlio di Vakha, che ha prestato servizio in un reggimento di carri armati, Arsaev Aslanbek, Ibragim di Bachi . Yurt e Umar Ali…
  • Kadyrov: non credo alle tue informazioni e tu non sei un testimone di questa conversazione. Questa è una bugia, non ho visto Umar Ali da quando si è unito a te.
  • Giudice: aspetta, questo non è un contraddittorio
  • Yandarbiev: desidero che tu risponda
  • Kadyrov: questa non è una risposta alla tua domanda. Questa è solo una bugia.
  • Yandarbiev: in tal caso voglio chiamarlo (Umar – Ali) perché renda conto.
  • Kadyrov: eccellente, anch’io voglio chiamarlo a rendere conto. Umar Ali non si è nemmeno seduto a parlare con me da quando ti sei avvicinato a lui.

[…]

  • Kadyrov: nel nome di Allah il Misericordioso, non voglio discutere di relazioni personali in questa corte. Vorrei dire, a proposito di Zelimkhan (Yandarbiev) che è l’uomo che ha dato avvio alla discordia ed alla divisione in questa società. Risponderò e spiegherò come lo fa. Non appena la guerra finì, chiamò Baudi da Kisilyurt, dichiarando che era un grande esperto […] Ulus – Kert, anche quando non c’era un solo soldato per strada, eravamo con Aslan Maskhadov. Shamsudi Batukaev ci portò questo Baudi, ci disse “Sono qui per ordine del vostro Presidente, dobbiamo dichiarare subito lo Stato Islamico. Abbiamo parlato con il vostro presidente e siamo giunti ad un accordo. Ma c’è un problema: non abbiamo persone qualificate per farlo. Vi porterò buoni sceicchi e costruiremo uno Stato Islamico.” L’ho detto fin dall’inizio, e Zelimkhan è testimone: abbiamo troppi pochi Imam per organizzare i tribunali della Sharia, è ancora molto presto per noi per istituire i tribunali della Sharia. Ne abbiamo parlato molte volte. Ha affermato che il Wahabismo era sullo stesso percorso del Tariqat, altrimenti sarebbe stato una loro violazione. Baudi, Aslan Maskhadov e Batukaev sono testimoni di questa conversazione.

Yandarbiev: dove e con chi?

Kadyrov: Novye Atagi. Io, Shamsudi e Baudi, sono tutti testimoni, ho parlato dopo di te. Da allora, la società è stata divisa in due fronti da Zelimkhan Yandarbiev. Tutto ha avuto inizio con quello! E ciò che poi ha fatto alle elezioni è una storia a parte, lo avete visto tutti. Mi disse allora, cito: Akhmat, so che non vincerò le elezioni, ma se non ritirano la loro candidatura non lascerò loro un solo centimetro di questo paese! Lo giuro. Oggi è portatore di sciagura nella nostra società, qualsiasi parola che esce dalla sua bocca è una bugia!” Da ex presidente, mi ha parlato del popolo ceceno…fammi finire! Raccontaci come vivi, da dove vengono le tue proprietà, da dove vengono le macchine! Non ne discuteremo qui e ora. Ora qui stiamo esaminando il caso di Aslan Maskhadov, che è stato accusato da Shamil Basayev. Pertanto, dichiaro ancora una volta che Zelimkhan Yandarbiev è l’uomo che ha diviso la società in due campi, l’uomo che ha diffuso le idee del wahabismo. Il wahabismo non è la via, il wahabismo è la via per sterminare i musulmani! Tutti coloro che sono nemici dell’islam stanno su questa strada!

  • Yandarbiev: Voglio rispondere…
  • Kadyrov: Ora rispondi se quelli seduti là lo permettono! Dichiaro subito che non ero con Umar Alì e con il suo capo della sicurezza né a Bachi – Yurt né altrove. Questo non è un pettegolezzo, ma un fatto che posso giurare!
  • Yandarbiev: Aslan ha giurato sul Corano che avrebbe protetto la costituzione, ha giurato che c’era anche il Muftì!
  • Dal pubblico: raccontaci com’è andata, e se giurò che avrebbe difeso la costituzione!
  • Kadyrov: il mondo intero conosce questo giuramento, questo giuramento non è mai stato un segreto. Voglio rispondere a Shamil [Basayev] voglio rispondere alla sua dichiarazione secondo cui Zelimkhan (Yandarbiev) aveva proposto di tenere le elezioni in conformità con la Sharia, ma noi non lo avremmo permesso. Ci eravamo riuniti da Zelimkhan, c’erano anche altri candidati, non ricordo onestamente se Shamil ci fosse o meno. Altri erano sicuramente lì, c’erano anche esperti, insieme a Hussein Batukaev e Magomed di Zakan – Yurt. Con questi esperi abbiamo voluto provare in modo che scegliessero un candidato tra di loro. Poi Hussein Batukaev ha suggerito loro, cito: “Cinque capi militari, votate uno di loro e scegliete una persona dei vostri”. “Che tipo di ciarlataneria stai proponendo!” esclamò Zelimkhan Yandarbiev. L’altro ha detto che quella non era ciarlataneria, ed ha citato una storia dalla Vita del Profeta”
  • Yandarbiev: Non è vero!
  • Kadyrov: I candidate Akhmed Zakayev e Aslan Maskhadov,  Hussein Batukayev e Magomed di Zakan   Yurt sono tutti testimoni di questo. Eravamo nel suo ufficio.
  • Yandarbiev: Bugie, non ricordo questi incontri
  • Kadyrov: Questa non è una bugia! C’e stata una violazione lì da parte di Zelimkhan, non voleva tenere nessuna elezione. Ora voglio rispondere per il “giuramento”
  • Giudice: ci sono altri oltre a te che vogliono parlare…
  • Kadyrov: non ho ancora finito!
  • Giudice: Akhmat, sei solo un testimone
  • Kadyrov: sto rispondendo alle tue domande! Va bene…
  • Giudice: Ho dato la parola ad Akhmat dopo di te, Zelimkhan, ora risponde alla tua domanda in merito al caso, non interromperlo.
  • Kadurov: sto rispondendo a questa domanda. Aslan Maskhadov ha giurato di difendere e aderire alla costituzione, il mondo intero ne è testimone! Ma secondo la Sharia c’è una regola: una persona viene liberata da un giuramento se trova una soluzione più corretta. La Sharia gli concede questo diritto. La Costituzione è la Costituzione. Violare la Costituzione è una cosa, lui non ha violato il Corano, qui siete tutti degli studiosi e sapete che su questo giuramento incombe una soluzione migliore, e in questo caso ha il diritto di infrangere il giuramento! Persone come Zelimkhan Yandarbiev non sanno queste cose! Ama definirsi un esperto, non ha neanche una conoscenza di base!
  • Basayev: Ho una domanda per Aslan Maskhadov, quando stavamo tornando da Budennovsk, nel distretto di Novolasky, ti abbiamo dato un documento con le condizioni. Quando hai allegato questo documento? Ne hai discusso coi russi?
  • Maskhadov: abbiamo pensato che si, davvero questo fosse un documento utile per noi…
  • Kadyrov: C’era un progetto preparato, Zakayev allora aveva la testa rasata. Sono venuti a Benoy c’era Shamil, c’era Aslan, che Allah accetti la Gazavat, c’era Alavdi da Argun. Questo accordo è stato considerato punto per punto, sul retro c’era scritto un emendamento a penna di Dzhokhar (Dudaev). Hanno detto di firmare, questo accordo è stato firmato e se ne sono andati, io ne sono un testimone!

[…]

  • Kadyrov: la metà dei presenti qui dichiara che sono il loro Muftì, l’altra parte è contraria perché qui non sono un imputato, sono loro gli imputati! Ne risponderanno oggi! Shamil ha detto che non ero il suo Muftì, quindi le mie risposte non si applicavano a lui! Pertanto non risponderò a questa domanda, voglio rivolgerne una alla Corte della Sharia. Ti risponderanno, se vorrai rispondergli

LA PIENA LEGGE DELLA SHARIA

Come risultato di una serie di frizioni e allentamenti di tensione intercorsi in tutto il 1998, agli inizi del 1999 Maskhadov tentò di prendere il controllo dello Stato islamico che di fatto si stava venendo a costituire in Cecenia proclamandone la sua istituzione ufficiale e assumendone, in questo modo, il diretto controllo. Il 3 Febbraio 1999 Maskhadov emise il Decreto 39 del 3 Febbraio 1999 “Sull’introduzione della piena regola della Sharia” con il quale la Cecenia diventava ufficialmente una Repubblica Islamica e le istituzioni secolari venivano svuotate di qualsiasi potere a vantaggio di loro emuli confessionali. In particolare il Parlamento perse il diritto di iniziativa legislativa a vantaggio di un nuovo organo, la Shura Presidenziale (o Consiglio Islamico) che avrebbe costituito di fatto un’assemblea legislativa. L’8 Febbraio, con il Decreto 46 “Sulla Costituzione della Sharia”  Maskhadov decretò la creazione di una commissione di Stato che preparasse il paese alla transizione al pieno sistema confessionale, redigendo una bozza di una nuova costituzione in affiancamento al Consiglio degli Ulema. Il documento finale sarebbe stato sottoposto ad un Congresso Nazionale del Popolo Ceceno ed eventualmente approvato.

 Il gesto fu un autogol sostanziale: Maskhadov non incassò il parere dei radicali islamici, i quali continuarono a chiedere le sue dimissioni, e lo mise in rotta di collisione con i moderati, i quali lo avevano sempre sostenuto. I radicali pretesero che, una volta istituito lo Stato Islamico, Maskhadov procedesse alla dissoluzione delle strutture di potere secolari, ivi compresa la carica di Presidente della Repubblica, non prevista dallo Stato Islamico. Di fronte al parere negativo della Corte Suprema della Sharia, la quale confermò la posizione di Maskhadov alla presidenza, i radicali istituirono un loro “stato nello stato”, costituendo una loro Shura Islamica ed una loro Corte Suprema della Sharia. Il paese sprofondò così in una sorta di triarchia, con le istituzioni secolari ancora operative, quelle confessionali filo – presidenziali e quelle confessionali anti – presidenziali, aggiungendo caos al caos e impantanando il lavoro delle istituzioni.

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 Il provvedimento del 3 Febbraio, peraltro, era in contrasto con la Costituzione del 1992, ed inevitabilmente espose il Presidente all’impeachment per violazione dei dettami costituzionali. I suoi decreti vennero pertanto immediatamente aboliti, ma stante il caos istituzionale regnante nella Repubblica le decisioni di Maskhadov furono comunque portate avanti autonomamente dalla Presidenza, e la Commissione sulla riscrittura della Costituzione fu istituita ed iniziò ad operare senza il consenso del Parlamento. Akhmed Zakayev, Presidente della Commissione, iniziò a sviluppare un progetto costituzionale basato sulle carte fondamentali di Iran e Pakistan, con l’intendo di adeguarle alla situazione cecena. Anche Maskhadov, per parte sua, continuò a comportarsi come se i suoi decreti avessero avuto un effetto pratico: mentre il Parlamento continuava a riunirsi ignorandolo, e lo steso facevano i radicali nazionalisti con la loro Shura, Maskhadov si proclamò con Decreto 80 del 9 Marzo 1999 “Mekhkan – Da”, cioè “Padre della Nazione”, tentando di consolidare la sua riforma del sistema statale ichkeriano basato sì su di un fondamento confessionale, ma funzionante come una sua dittatura personale.

LO SCOPPIO DELLA GUERRA E LA DISSOLUZIONE DELLO STATO

Lo scoppio della Seconda Guerra Cecena, il sequestro, il saccheggio e la distruzione degli archivi statali conseguenti all’invasione militare hanno sottratto allo studio accademico sulla materia gran parte dei documenti originali, ragion per cui se già è difficile ricostruire la storia del sistema giudiziario ichkeriano tra il 1991 ed il 1999, è praticamente impossibile farlo per il periodo durante il quale le corti della Sharia operarono in stato di guerra e poi in clandestinità.

Shamil Basayev ed Aslan Maskhadov

CONCLUDENDO

Uno dei principali fallimenti nello “state – building” della Repubblica Cecena di Ichkeria fu rappresentato dall’incapacità del nuovo stato di garantire ai cittadini un sistema giudiziario equo e funzionante. Durante il primo periodo repubblicano la magistratura fu costantemente ostaggio delle lotte di potere tra il partito parlamentarista e quello presidenzialista, mentre durante il regime di Dudaev esso subì un costante deterioramento causato sia dallo stato di grave carenza di fondi, sia dall’utilizzo che il regime fece delle strutture giudiziarie, ridotte per lo più a strumenti di repressione politica. Durante la prima guerra cecena il sistema si dissolse, aprendo la strada ai tribunali della Sharia, visti come strumento “smart” per amministrare una sommaria giustizia nei territori sotto il controllo dei miliziani, e per tenere a freno i miliziani stessi. Al termine della prima guerra la dissoluzione delle strutture pubbliche e lo slancio islamista di molti comandanti di campo, abilmente intercettato da Yandarbiev e malamente contrastato da Maskhadov, portò alla trasformazione della magistratura in un sistema islamico di facciata, privo degli strumenti materiali ed intellettuali per funzionare in maniera decorosa, e che divenne ben presto uno strumento nelle mani dei piccoli potentati semi  – indipendenti che andarono a crearsi nella Cecenia postbellica. Il risultato fu un accrescimento del clima di anarchia nel quale la ChRI si trovò a vivere fino alla Seconda Guerra Cecena. Con lo scoppio della Seconda Guerra il sistema giuridico andò in frantumi, e di nuovo fu istituita una “magistratura di guerra” che fu messa direttamente nelle mani dei comandanti di campo, i quali presumibilmente ne fecero un uso personalistico e finalizzato alla conservazione del proprio potere.

Com’era possibile, dunque, che la leadership dell’Ichkeria, posta alla guida dello Stato da una Costituzione secolare, legiferasse apparentemente in piena tranquillità secondo il diritto confessionale, aggirando i dettami della carta fondamentale per trasformare la Cecenia in uno stato islamico? Sia Dudaev che Maskhadov (ma in gioventù certamente anche Yandarbiev) erano formati alla scuola socialista, e non potevano certamente dirsi zelanti islamici. Eppure tutti e tre mossero concreti passi politici verso l’islamizzazione dello Stato. Come abbiamo visto il primo a muovere passi in questo senso fu Dudaev, con l’istituzione dei tribunali della Sharia in tempo di guerra. Lui probabilmente cercò soltanto di dare una parvenza di ordine alle milizie, utilizzando un meccanismo di giudizio più alla loro portata, e certamente più facile da gestire nella situazione contingente. Yandarbiev, invece, mosse passi molto decisi verso l’islamizzazione dello stato, agendo in costante disprezzo verso i dettami della Costituzione ed abolendo quasi ogni manifestazione secolare dello Stato. Maskhadov ondeggiò inizialmente tra l’una e l’altra soluzione, ma fu lui nel Febbraio del 1999 ad instaurare la Legge della Sharia per decreto presidenziale, compiendo un passo che né Dudaev, né Yandarbiev si erano arrischiati a fare. L’opinione corrente è che tutti e tre (Dudaev prudentemente, Maskhadov con incertezza, Yandarbiev con maggior convinzione) “flirtarono” con gli islamisti perché questi, seppur minoritari, erano la massa militante più facile da mobilitare e più fedele alla causa della guerra.

L’introduzione dei tribunali della Sharia e la progressiva abolizione dei tribunali secolari ha avuto effetti distruttivi non soltanto sul già agonizzante potere giudiziario, ma anche sulla stessa società civile. Se già la legge della Sharia poteva infatti dirsi non all’altezza di un sistema sociale moderno, il fatto che questa fosse demandata a corti improvvisate, basata su un sistema legislativo artigianale e spesso inadatto al luogo e al tempo nel quale avrebbe dovuto essere applicato, ed il semi – analfabetismo dei giudici nominati portarono il paese al caos giuridico, trasformando la Cecenia in una sorta di anarchia islamica.

DAI TRIBUNALI ALLE CORTI ISLAMICHE: IL SISTEMA GIUDIZIARIO IN ICHKERIA (QUARTA PARTE, 1996 – 1998)

IL GOVERNO MASKHADOV

Maskhadov, succeduto a Yandarbiev, ebbe occasione di moderare i tratti assurdamente violenti del codice penale, ma si guardò dal farlo, dichiarando: “Baldoria, criminalità, omicidio, rapimento sono ormai i principali guai della repubblica. E tutto questo può essere fermato soltanto con metodi duri e radicali.” Lo sviluppo del sistema giuridico confessionale proseguì con i decreti già citati NEL PRECEDENTE ARTICOLO tramite i quali, tra il 30 Settembre e la fine di Dicembre del 1996 vennero istituite le principali strutture giudiziarie della Sharia, ivi compresa la Corte Suprema della Sharia, pensata per sostituire Corte Costituzionale della Repubblica. Il 16 Dicembre 1996 il “doppio corso” dei tribunali secolari e religiosi ebbe termine con l’abolizione per legge dei primi (decreto 247 Sulla riorganizzazione del sistema giudiziario della Repubblica Cecena di Ichkeria). In questo decreto venne definitivamente abolita anche la Corte Costituzionale, sostituita dalla Corte Suprema della Sharia della ChRI. Unico simulacro di secolarità rimase la Suprema Corte Arbitrale, la quale fu rinominata con il nome di Corte Suprema. I tribunali della Sharia, che avevano sostituito i tribunali ordinari di rito civile, fondavano le loro sentenza su Corano, sulla Sunnah, e sulle interpretazioni dei più importanti studiosi islamici riguardo alle sentenze dei tribunali religiosi. Il processo, stabilito dall’alto e in tutta velocità, portò alla costituzione di un settore giudiziario gravemente deviato dalla quasi totale incompetenza dei suoi funzionari, molti dei quali possedevano soltanto un’idea molto sommaria di cosa fosse il diritto islamico.  La formazione della gerarchia nel sistema giuridico non fu messa a punto prima dell’agosto 1997, cioè un anno dopo la sua istituzione. Ci volle infatti il Decreto 377 del 16 Agosto 1997 per costituire la struttura dell’organizzazione ed i procedimenti di selezione del personale.

RECEPIMENTO DA PARTE DEL PARLAMENTO

Il parlamento di seconda convocazione, eletto a seguito delle consultazioni del Gennaio 1997, inizialmente si allineò su una posizione collaborativa e favorevole nella riforma dello Stato in senso confessionale. Nel corso del 1997 votò la legge “Sugli emendamenti della Costituzione della ChRI” con la quale venne modificato l’Articolo 4 della Costituzione: in esso fu incluso il riconoscimento dell’Islam come religione di Stato. La legge recepiva inoltre il decreto presidenziale sulla costituzione della Corte Suprema della Sharia. Da lì in avanti, tuttavia, tutti i provvedimenti adottati in materia di confessionalizzazione dello stato furono portati avanti, come si evince dalla lista di decreti presidenziali presentata su esclusiva iniziativa del Presidente della Repubblica, senza il consenso del Parlamento. In compenso, il questo operò al massimo delle sue possibilità durante tutto il periodo di attività, nonostante la paralisi istituzionale e la cronica carenza di fondi, stipendi e strumenti, adottando ben 56 leggi tra le quali:

La legge del 07/06/1997 “Sul Servizio Fiscale della ChRI”

La legge del 19/09/1997 “Sulla Banca Nazionale della ChRI”

La legge del 15/11/1997 “Sulle armi”

La legge del 25/11/1997 “Sulla cultura”

La legge del 01/12/1998 “Sulla difesa”

La legge del 09/02/1998 “Sul codice penale della ChRI”

La legge del 09/09/1998 “Sulle misure di protezione sociale delle vittime della Guerra Russo – Cecena del 1994 – 1996)”

La legge del 16/06/1998 “Sull’istruzione”

Oltre a 210 risoluzioni di natura economica, politica e legale.

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LA LEGGE ISLAMICA IN VIGORE

La prima esecuzione pubblica da parte di un tribunale della Sharia fu eseguita il 3 Settembre 1997, e produsse una grande risonanza nell’opinione pubblica mondiale. Furono uccisi una donna ed un giovane. Nonostante le proteste, gli omicidi continuarono: Piazza dell’Amicizia a Grozny divenne il patibolo delle esecuzioni pubbliche. Il 18 settembre due uomini, rei confessi di omicidio a seguito di tortura, furono condannati sbrigativamente a morte e fucilati. Alle fucilazioni fecero seguito esecuzioni ancora più cruente, spesso trasmesse in diretta TV ed operate dagli stessi parenti delle vittime.

Il video mostra la prima esecuzione pubblica tenuta nella ChRI a seguito dell’istituzione dei Tribunali della Sharia. L’evento suscitò un’ondata di disgusto presso l’opinione pubblica internazionale, ma le esecuzioni continuarono.

LA CORTE SUPREMA DELLA SHARIA

Vertice del nuovo sistema giudiziario era la Corte Suprema della Sharia, una sorta di riedizione confessionale della Corte Suprema. Essa si pronunciava sui casi di omicidio, adulterio, rapina ed altri reati ritenuti particolarmente odiosi, oltre a risolvere le controversie tra le organizzazioni ed i dipartimenti governativi, i casi di divorzio complessi, i matrimoni con una ragazza senza parenti maschi, questioni relative allo spaccio di droga, crimini contro lo Stato, apostasia, relazioni commerciali controverse. La Corte era presieduta da un presidente, da due vicepresidenti (uno per le cause civili ed uno per le cause penali) e da una Camera Giudiziaria, una sorta di governo dei giudici, presieduta dallo stesso Presidente della corte e da 4 giudici ordinari. Essa operava sia come tribunale, sia come corte d’appello. Le sue sentenze erano da considerarsi vincolanti a norma di legge e costituivano precedente utilizzabile in sede processuale.

I tribunali ordinari invece erano organizzati in corti regionali, distrettuali e cittadine. Dalle fonti che abbiamo possiamo affermare che le corti regionali fossero almeno 10:

  • Achkhoy – Martan
  • Vedeno
  • Grozny
  • Kurchaloy
  • Nadterechny
  • Naursk
  • Nozhai – Yurt
  • Sunzha
  • Shatoy
  • Shelkolvsky

I Tribunali cittadini erano almeno 4: Argun, Gudermes, Urus  – Martan e Shali.

I tribunali distrettuali lavoravano nei diversi distretti della città di Grozny, ribattezzata Johar per volontà di Yandarbiev (Decreto 32 del 23 Gennaio 1997): anch’essi erano 4, come 4 erano i macroquartieri della citta (Oktyabrsky, Avtorkhanovsky (ex Leninsky), Zavodskoy e Staropromislovsky). Il tribunale militare, attivo nell’Agosto del 1996, non fu dissolto ma confermato, ed equiparato al grado di Tribunale Regionale della Sharia. Ogni tribunale era composto da un presidente, da un vicepresidente, dai giudici della Sharia e dai Giudici Generali. Ovviamente soltanto i cittadini di provata fede islamica potevano lavorare nei tribunali, e soltanto di sesso maschile.

Secondo quanto definito nell’allegato al Decreto 377 del 16 Agosto 1997 operavano in Ichkeria 114 giudici della Sharia. La legge prevedeva che questi giudici (ed i loro sostituti) fossero perfettamente edotti riguardo la regola della Sharia. In realtà la maggior parte di loro a stento conosceva il Corano, e certamente non possedeva i più basilari rudimenti nell’amministrazione della giustizia religiosa. Pochissimi erano coloro che possedevano una istruzione teologica superiore, e che pertanto fossero in grado di interpretare i dettami religiosi ai quali le corti dovevano ispirarsi nell’amministrazione della giustizia. Una prova drammatica di questa assoluta incapacità a giudicare fu il divieto di insegnare filosofia nelle scuole stabilito dal tribunale distrettuale di Zavodskoy nel 1998. In quel quartiere si trovava il principale istituto di istruzione superiore della Repubblica, l’Istituto Petrolifero di Grozny. Citando la presenza di opere di Karl Marx e di Friedrich Engels, la Corte stabilì l’immoralità di tale disciplina. La sentenza, limitata al distretto, venne confutata dalle altre corti distrettuali di Grozny, così che mentre all’Istituto Petrolifero non si poteva insegnare filosofia, a pochi isolati, presso l’Università Statale Cecena e all’Istituto Pedagogico Ceceno, la filosofia era insegnata liberamente e senza restrizioni.

“Interrogatorio” ed esecuzione di due uomini accusati di omicidio. Grozny,

FUNZIONAMENTO DELLE CORTI DELLA SHARIA

La scarsità dei documenti sopravvissuti alla guerra e l’irreperibilità di quelli sequestrati e tenuti in archivio dalle autorità federali ci permette di avere un’idea piuttosto generica di come funzionasse l’istruttoria in questi tribunali. Una ricerca del 2015 (Saidumov, Dzhambulat – Tribunali, legge e giustizia ceceno – inguscia (XVIII – XX Secolo) (RUS), scaricabile nella sezione “bibliografia”) ha fornito la trascrizione di un documento definito “originale” dall’autore, che riportiamo. Si tratta di una sentenza del 1998 della corte della Sharia del Distretto Avtorkhanovsky (ex Leninsky) di Dzhokhar (il nuovo nome di Grozny dal 1996).

INTESTAZIONE: Tribunale della Sharia della Repubblica Cecena di Ichkeria

PARTE SUPERIORE DEL MODULO: Simboli del Dipartimento

LATO SINISTRO IN ALTO: Nome del Tribunale in alfabeto cirillico

LATO DESTRO IN ALTO: Nome del Tribunale a caratteri arabi

CENTRATO: Emblema della Corte Suprema della Sharia della Repubblica Cecena di Ichkeria: un semicerchio con all’interno una mezzaluna, un libro aperto che simboleggia il Corano e l’invocazione “In nome di Allah il Misericordioso” e il verso “E coloro che non giudicano secondo ciò che Allah ha rivelato sono dei miscredenti”.

TESTO: il testo, contenente numerosi errori ortografici e corretto a penna, è simile ai documenti redatti dai tribunali secolari. Il testo è scritto in russo in carattere cirillico, anche se la lingua di stato è il Ceceno, ed il carattere ufficiale previsto sarebbe l’alfabeto latino. Questo testimonia lo stato di caos giuridico e istituzionale nel quale versavano i tribunali della Sharia, al pari del paese tutto.

La sentenza consiste in un accertamento della proprietà di un bene immobile del quale non è possibile identificare i corretti titoli di provenienza a causa della distruzione dell’archivio di Stato durante la Prima Guerra. L’accertamento procede secondo un rito civile, e non contiene alcun riferimento alla legge islamica, segno che il tribunale era uso ad operare secondo le fonti e le ritualità formali disponibili in mancanza di altro. In particolare viene citato il Decreto del Presidente della Repubblica Cecena numero 125 (non è indicata la data, ma dalla definizione di “Repubblica Cecena” sembra riconducibile ad un periodo tra il 1991 ed il 1994, anno in cui la ChRI assunse la denominazione ufficiale di “Repubblica Cecena di Ichkeria”) quindi un provvedimento legislativo riferito al periodo “secolare” della repubblica, segno che i provvedimenti legislativi precedenti all’evoluzione confessionale del sistema legislativo non vennero aboliti e anzi, continuarono ad essere presi in considerazione come fonti legittime del diritto.

Unico riferimento alla formulazione teologica si trova nella conclusione della sentenza, dove si legge “La Corte, guidata dal Sacro Corano e dalla Sunnah del Profeta Maometto, prende questa decisione”. Successivamente, tuttavia, si esprime il diritto di ricorso da parte del soggetto entro dieci giorni dalla sua emissione, secondo una formula totalmente aliena al diritto islamico ma coerente con il diritto civile precedente. Questo è un segno evidente del “sincretismo” nel quale si trovò ad operare la giustizia ichkeriana, la quale per un verso era dichiaratamente confessionale, ma per l’altro era incapace di formulare una valida metodologia operativa senza attingere al precedente sistema secolare.

SIGILLI: In basso il documento reca i sigilli sia della Corte Suprema della Sharia (con scritte in ceceno) , sia del Tribunale Distrettuale

Il documento citato (del quale purtroppo non abbiamo una copia originale, e che pertanto invitiamo il lettore a prendere con le dovute cautele) sembra confermare lo stato di confusione normativa e giuridica nella quale operavano i tribunali della Sharia. Tale percezione è rafforzata dal fatto che, secondo quanto citato da fonti giornalistiche dell’epoca, le forze dell’ordine della Repubblica ignoravano spesso le sentenze dei tribunali, arrogandosi in autonomia il diritto di rispettarle o meno. Anche i vertici dello Stato, nella persona dell’allora Procuratore Albakov (a sua volta nominato per decreto da Maskhadov ma non riconosciuto dal Parlamento) trovavano grandi difficoltà a gestire i rapporti tra un sistema coercitivo di epoca sovietica ed un sistema giudiziario di ispirazione confessionale. Albakov, ancora nel 1999, raccomandava ai pubblici ministeri di stabilire stretti contatti con i giudici dei tribunali della Sharia, in modo da armonizzare il lavoro tra le due istituzioni ed evitare il caos nel quale versava il sistema giudiziario repubblicano.

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DAI TRIBUNALI ALLE CORTI ISLAMICHE: IL SISTEMA GIUDIZIARIO IN ICHKERIA (TERZA PARTE, 1995 – 1996)

LA MAGISTRATURA DI GUERRA

Lo scoppio della guerra civile, nel Settembre 1994 e poi della Prima Guerra Cecena fecero sì che quel poco di sistema giuridico sopravvissuto alla Rivoluzione Cecena ed alla Dittatura di Dudaev si dissolvessero. Su ordine di Dudaev, allo scoppio delle ostilità con la Russia, nel Dicembre 1994, l’amministrazione della giustizia passò alla Commissione Giudiziaria Perentoria (ChSBSK), costituita in accordo con il Parlamento il 20 Dicembre 1994 (e confermata come valida dal Parlamento di seconda convocazione il 9 Giugno 1998). Da quel momento i tribunali ordinari cessarono di essere riconosciuti in tutta la Repubblica (eventualità quantomai speculativa, stante il fatto che entro il Maggio 1995 il governo Dudaev non avrebbe avuto comunque alcuna autorità sulle istituzioni operanti in Cecenia) e l’amministrazione della giustizia fu affidata a commissari nominati dal governo con ampie deleghe operative. La Commissione Giudiziaria Perentoria avrebbe dovuto operare principalmente nei riguardi di colpevoli di reati militari (dal collaborazionismo alla violazione delle leggi di guerra, al saccheggio, all’appropriazione indebita, al tradimento). Braccio armato della Commissione Giudiziaria sarebbe stato il Dipartimento per la Sicurezza dello Stato (per approfondire leggi l’articolo QUI).

Per l’amministrazione civile nei territori ancora sotto il controllo separatista (i quali, dalla Primavera del 1996, si estesero esponenzialmente) Dudaev si risolse a introdurre il 23 Marzo 1995 i tribunali della Sharia, provvedimento discusso ed approvato dal Congresso Nazionale Ceceno (OKChN) tenutosi in clandestinità il 9 Marzo precedente (per approfondire, leggi l’articolo sull’OKChN, QUI). Nella prospettiva di Dudaev, questi tribunali avrebbero dovuto operare in parallelo o in sostituzione alle corti di giustizia ordinarie, colmando i prevedibili vuoti che lo stato di guerra avrebbe determinato in questo settore. La Sharia divenne quindi il principio giuridico al quale le formazioni armate separatiste si allinearono, in assenza di istituzioni secolari funzionanti. Questo provvedimento, se pure garantì una certa disciplina alle bande e una parvenza di legalità nei territori da queste controllati, costituì un pericoloso precedente che, come vedremo, avrebbe determinato l’evoluzione in senso confessionale della magistratura cecena.

I tirbunali della Sharia operanti in tempo di guerra seguivano una procedura semplificata. Il dibattito tra le parti era praticamente assente, l’imputato non aveva alcun difensore, la decisione del tribunale era definitiva e non soggetta ad appello. Le sentenze di morte venivano eseguite, di regola, immediatamente. Un esempio di processo di questo tipo fu filmato nel 1996, quando il prefetto dell’amministrazione filo – russa di Vedeno, Amir Zagayev, fu catturato, processato sommariamente da Shamil Basayev in veste di giudice e fucilato sul posto.

Un tribunale militare della Sharia, presieduto da Shamil Basayev, condanna a morte il prefetto filo – russo Amir Zagayev alla fucilazione, 1996

Quando, a seguito dell’Operazione Jihad, i separatisti ripresero il controllo di Grozny e di gran parte della Cecenia, per il governo della ChRI si pose il problema di costituire un’amministrazione provvisoria che garantisse un minimo di ordine in attesa che le vecchie strutture dello Stato ricominciassero a funzionare. Nell’Agosto del 1996 Dudaev era già morto, e gli era succeduto il Vicepresidente in carica, Zelimkhan Yandarbiev. Egli stava già lavorando ad una radicale riforma della giustizia, ma sul momento decise di risolvere il problema in maniera pragmatica, e l’8 Agosto 1996 nominò un Tribunale Militare responsabile dell’applicazione della legge a Grozny per tutto il periodo di “interregno” tra il governo filo – russo, ormai in procinto di essere sciolto, ed il nuovo governo separatista. A presiderlo Yandarbiev chiamò il Generale di Brigata Aslambek Ismailov, nel frattempo nominato anche “Comandante Miliare della Città”. Durante il periodo di attività la corte emise un totale di 12 condanne a morte, comminate senza possibilità di ricorso in processi nei quali agli accusati non fu fornito un difensore, neanche d’ufficio, e al termine dei quali non fu permesso ai condannati presentare domanda di grazia, commutazione della pena o ricorso ad un tribunale superiore allo scopo di riesaminare il loro caso.

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LA MAGISTRATURA ISLAMICA

L’introduzione della Sharia era in evidente contraddizione con la Costituzione promulgata nel 1992, la quale decretava all’articolo 94: “Il potere giudiziario nella Repubblica cecena è esercitato solo dal tribunale e agisce indipendentemente dai poteri legislativo ed esecutivo, nonché da partiti, associazioni e movimenti pubblici. Nessuno, ad eccezione degli organi giudiziari stipulati dalla Costituzione e dalle leggi della Repubblica cecena, ha il diritto di assumere le funzioni e i poteri del potere giudiziario. La magistratura ha come scopo la protezione del sistema costituzionale della Repubblica cecena, i diritti e le libertà dei cittadini, il controllo sulla corretta applicazione e applicazione delle leggi e degli atti del ramo esecutivo, della Costituzione della Repubblica cecena.”

In particolare poi, l’introduzione della legge islamica andava direttamente contro numerosi articoli della Costituzione, in particolare:

Articolo 17: “La Repubblica Cecena riconosce i diritti naturali e inalienabili per ogni cittadino. Essa garantisce e protegge questi diritti, garantisce l’adempimento da parte dei cittadini dei loro doveri. I diritti, le libertà e i doveri dei cittadini della Repubblica Cecena non possono essere annullati o limitati, ed i loro doveri ampliati da altri atti e azioni. I regolamenti che riducono o limitano i diritti e le libertà legati dei cittadini non hanno valore legale.”

Articolo 19: “Il cittadino e lo stato sono vincolati da diritti e responsabilità reciproci. Gli enti ed i funzionari statali sono tenuti a garantire e proteggere i diritti e le libertà dei cittadini, e ad incoraggiare la azioni pubbliche sui diritti umani.”

Articolo 21: “Tutti i cittadini della Repubblica Cecena sono uguali davanti alla legge e, in tribunale, hanno uguale diritto alla difesa, indipendentemente da nazionalità, razza, origine sociale, genere, lingua, religione, luogo di residenza, status di proprietà, convinzioni politiche e di altro tipo, affiliazione a partito o altre circostanze. […].”

Articolo 22: “Uomini e donne hanno gli stessi diritti e libertà.”

Articolo 26: “I cittadini della Repubblica Cecena hanno diritto di lavorare. […]”.

Articolo 38: “La Repubblica Cecena riconosce e rispetta il diritto di ogni persona alla vita. Nessuno può essere privato della vita. La pena di morte è applicata solo a una sentenza del tribunale, come misura eccezionale di punizione per reati particolarmente gravi. […].”

Articolo 39: “L’onore e la dignità di un individuo devono essere protetti dalla legge. Qualsiasi interferenza arbitraria nella sfera della vita personale è illegale. Una persona privata della libertà ha diritto ad un trattamento umano. Nessuno può essere sottoposto a tortura o a trattamenti disumani o degradanti. Le prove ottenute illegalmente sono riconosciute nulle.”

In sostanza l’introduzione dei tribunali della Sharia contraddiceva la quasi totalità della Costituzione, creando uno stato giuridico pesantemente alterato nel quale le istituzioni della Repubblica operavano in netta contraddizione con la carta fondamentale che le legittimava.

Aslambek Ismailov, Generale di Brigata, nell’Agosto del 1996 fu comandante militare della città di Grozny. In questa veste presiedette il tribunale militare responsabile dell’applicazione della giustizia nel periodo di transizione, dall’8 al 26 Agosto 1996.

LA DEMOLIZIONE DEL SISTEMA SECOLARE

Tra il 1995 ed il 1999 il sistema giuridico fu modificato con 15 provvedimenti aventi valore legale, che riportiamo di seguito:

  • Decreto del Presidente della ChRI 18 del 23 Marzo 1995 Sui tribunali della Sharia
  • Decreto del Presidente della ChRi 82 dell’8 Luglio 1996 Sul codice penale della Repubblica Cecena di Ichkeria
  • Decreto del Presidente della ChRI 138 del 30 Settembre 1996 Sull’istituzione dei tribunali arbitrali della Repubblica Cecena di Ichkeria
  • Decreto del Presidente della ChRI 191 del 12 Novembre 1996 Sull’abolizione del Decreto Presidenziale del 28 Maggio 1993, numero 45 riguardante lo scioglimento della Corte Costituzionale della Repubblica Cecena
  • Decreto del Presidente della ChRI 209/37 dl 24 Novembre 1996 Sul riordino dei sistemi della Magistratura nella Repubblica Cecena di Ichkeria
  • Decreto del Presidente della ChRI 226 del 2 Dicembre 1996 Sulla creazione della Guardia della Sharia sotto il Presidente della Repubblica Cecena di Ichkeria
  • Decreto del Presidente della ChRI 246 del 16 Dicembre 1996 Sulla Suprema Corte Arbitrale della Repubblica Cecena di Ichkeria
  • Decreto del Presidente della ChRI 247 del 16 Dicembre 1996 Sul riordino della magistratura nella Repubblica Cecena di Ichkeria
  • Decreto del Presidente della ChRI 20 del 15 Gennaio 1997 Sull’ordinamento giudiziario della CRI
  • Decreto del Presidente della CRI 375 del 16 Agosto 1997 Sull’allontanamento del personale, dei presidenti e dei giudici dei tribunali distrettuali, cittadini e regionali della Shariah, e del Tribunale Militare della ChRI
  • Decreto del Presidente della ChRI 376 del 16 Agosto 1997 Su emendamenti e integrazioni ai decreti presidenziali 18 del 23 Marzo 1995 sulle corti della Sharia e 209/37 del 24 Novembre 1996 “Sull’istituzione dei tribunali della Sharia e l’introduzione di azioni di procedura giudiziaria della Sharia in tutto il territorio della ChRI”, 247 del 16 Dicembre 1996 “Sulla riorganizzazione del sistema giudiziario nella Repubblica Cecena di Ichkeria” e 20 del 15 Gennaio 1997 “Sul sistema giudiziario della ChRI”
  • Decreto del Presidente della ChRI 377 del 16 Agosto 1997 Sulla approvazione della composizione dei presidenti della Corte Suprema della Sharia della ChRI, delle corti regionali, cittadine, dei tribunali regionali della Sharia, del Tribunale Militare della Repubblica Cecena di Ichkeria, dei loro sostituti e dei giudici della Corte Suprema della Sharia, delle corti distrettuali, cittadine e regionali
  • Decreto del Presidente della ChRi 39 del 3 Febbraio 1999  Sull’introduzione della piena regola della Sharia nel territorio della Repubblica Cecena di Ichkeria
  • Decreto del Presidente della ChRI 73 del 5 Febbraio 1997 Sul riconoscimento di diritti aggiuntivi al tribunale della Sharia
  • Decreto del Presidente della ChRI 46 dell’8 Febbraio 1999 Sulla costituzione della Sharia

IL GOVERNO YANDARBIEV

Del primo decreto abbiamo già parlato, ed è afferente al “governo di guerra” di Dudaev. Partiamo dal secondo, varato da Yandarbiev, il quale stabiliva l’istituzione di un nuovo codice penale in vigore in tutta la repubblica. Esso fu sviluppato intorno a precedenti testi provenienti da altri paesi islamici che avevano introdotto elementi confessionali nel loro corpus giuridico. Il testo che ne venne fuori era un corpus giuridico fuori dal tempo. Esso era concepito secondo una logica medievale, irrispettosa dei più basilari diritti civili e addirittura diritti umani. La pena di morte era prevista per una vasta gamma di reati, ed era da eseguirsi per fucilazione, per decapitazione e addirittura per lapidazione, o per contrappasso in analogia con il crimine compiuto dal condannato. A questa si aggiungevano la reclusione fino a 20 anni, l’esilio, la sanzione pecuniaria, la confisca o la distruzione delle proprietà. Erano previste anche punizioni corporali come quaranta colpi di bastone per il consumo di bevande alcoliche, ma soltanto qualora il colpevole fosse musulmano. Qualora non lo fosse, la pena era commutata in reclusione non oltre un mese.

Alcuni articoli, oltre ad essere di difficile applicazione pratica, violavano apertamente il diritto internazionale: ad esempio, era previsto che qualora un cittadino ceceno avesse compiuto atti illegali al di fuori dei confini dello Stato, esso sarebbe stato perseguibile anche all’estero dalla magistratura Cecena. Un principio, questo, gravemente lesivo della sovranità degli stati oggetto delle “attenzioni” della giustizia della ChRI. In generale l’impianto del codice penale era rivolto alla preservazione dell’autorità dello Stato e della società, mentre solo pochi articoli erano dedicati al trattamento dei crimini contro la persona. In questo senso nulla di strano, considerata la natura confessionale del Codice Penale, chiaramente orientato all’imposizione della norma comunitaria sulla libertà individuale. Per conseguenza tutti i “crimini” connessi all’asocialità nel senso religioso del termine, come bere alcolici, commettere apostasia, adulterio, gioco d’azzardo e via dicendo erano puniti in quanti lesivi della dignità comunitaria. 

Zelimkhan Yandarbiev . Divenuto Presidente ad interim a seguito della morte di Dzhokhar Dudaev, mantenne l’incarico fino alle elezioni del Gennaio 1997. Sotto la sua presidenza la ChRI subì un forte impulso verso l’islamizzazione dello stato, con l’introduzione del nuovo Codice Penale e l’istituzionalizzazione dei tribunali della Sharia.

Come abbiamo visto il decreto è datato 8 Luglio. In effetti il Codice Penale entrò in vigore soltanto il 7 Agosto, a seguito degli Accordi di Khasavyurt: con questo gesto Yandarbiev volle testimoniare la pienezza della sovranità Cecena conquistata con la vittoria militare sulla Russia. Interrogato su quale fosse la direzione che lo Stato indipendente avrebbe dovuto prendere egli rispose: “la creazione di uno stato ceceno indipendente è possibile soltanto su base islamica”. La posizione di Yandarbiev era sostenuta da tutta l’ala radicale del nazionalismo ceceno, in particolare dall’allora Ministro dell’Informazione e della Stampa (poi Ministro degli Esteri) Movladi Ugudov, il quale ebbe ad affermare: “il cosiddetto diritto romano, ampiamente praticato nel mondo, è innaturale per la natura cecena. Non è percepito da molti, e quindi è violato. Nella costruzione della legislazione dobbiamo trovare una base che le persone possano adottare. L’islam è la base giusta per il popolo ceceno. Altrimenti avremo una massa armata incontrollabile, che creerà problemi per tutti, anche per la Russia.”

Yandarbiev volle dotare il sistema giudiziario anche di un autonomo corpo di polizia. Il 2 Dicembre 1996, con Decreto numero 226, egli fondò quindi la “Guardia della Sharia”, la quale divenne il braccio armato della giustizia religiosa. A questa si aggiunse il cosiddetto “Reggimento Islamico di Scopo Speciale (IPON)” formazione paramilitare seguace della Corte Suprema della Sharia, la cui costituzione era stata voluta e sponsorizzata dallo stesso Yandarbiev. Le due formazioni avrebbero continuato ad operare come corpi dello Stato fino al Giugno del 1998 quando, dopo la Battaglia di Gudermes (scatenata proprio da elementi della Guardia della Sharia), Maskhadov li avrebbe sciolti per attività antistatale. Durante questo periodo i reparti della polizia religiosa si sovrapposero a quelli ordinari, generando spesso caos sociale e determinando la reazione, talvolta violenta, della popolazione civile. La Guardia della Sharia, infatti, lungi dall’eseguire i compiti di ordinaria amministrazione cui era destinata (presidio delle strutture detentive, difesa degli edifici pubblici, scorta dei funzionari e degli imputati) si occupava principalmente di funzionare come una sorta di polizia religiosa, compiendo raid nelle città e nei villaggi al fine di punire in via esemplare i consumatori di alcolici, i fumatori, le donne che non si adeguavano ai dettami islamici nel vestire e nel comportamento.

Il video mostra l’esecuzione di una pena corporale inflitta dalla polizia religiosa nella Cecenia postbellica. A causa della durezza delle immagini esso è visualizzabile soltanto ad un pubblico maggiorenne .