Il Dipartimento di Sicurezza dello Stato fu il reparto anticrimine, di controspionaggio e di polizia politica della Repubblica Cecena di Ichkeria. Esso fu istituito nel Novembre 1991 dal Parlamento con il nome di “Servizio di Sicurezza Nazionale” e fu posto sotto il comando del deputato (nonché Colonnello dell’esercito sovietico) Ibragim Suleimenov.

Il Servizio di Sicurezza Nazionale aveva accesso a fascicoli, dossier e informazioni su tutti gli abitanti della repubblica, avendo ereditato gli archivi del KGB. Questa posizione dava un grosso vantaggio politico a chi controllava l’organizzazione, e fin dai primi mesi di indipendenza Dudaev ed il Parlamento si contesero il suo patrocinio. Alla fine del 1991 il Presidente nominò al vertice dell’organizzazione l’ex Ministro degli Interni Sultan Albakov, baipassando la procedura di verifica ed approvazione da parte dell’assemblea legislativa. Questa considerò inefficace il provvedimento, mantenendo Suleimenov nella sua posizione. Dudaev non si fece intimidire, e costituì per decreto un “Servizio di Sicurezza Nazionale sotto la Presidenza della Repubblica”, un vero e proprio clone direttamente alle sue dipendenze. Fu l’inizio di una lunga serie di “sdoppiamenti” che portarono il paese all’anarchia politica.
ERA KHASIMIKOV
Lo scontro sulla nomina del direttore dell’SSN parve risolto quando le parti si accordarono per nominare Salman Khasimikov, un wrestler di fama mondiale che aveva fama di essere uomo corretto e disinteressato. Questo suo atteggiamento neutrale nei confronti della autorità lo mise in rotta di collisione con Dudaev allorchè, nella primavera del 1993, la crisi istituzionale giunse al suo capolinea ed il Presidente iniziò a predisporre le manovre necessarie ad assicurarsi il pieno controllo delle strutture di potere. Khasimikov si rifiutò di supportare una delle due parti, venendo destituito nel Maggio 1993. Il Servizio di Sicurezza Nazionale venne così smantellato, ed al suo posto Dudaev istituì il Dipartimento di Sicurezza dello Stato, che affidò all’ex capo della Direzione Affari Interni di Gudermes, Sultan Geliskhanov.

ERA GELISKHANOV
Sultan Geliskhanov era un Colonnello della polizia stradale di stanza a Gudermes, seconda città del paese e feudo personale del genero di Dudaev, il Prefetto Salman Raduev. Dopo aver corso (e perso) le elezioni municipali, nel 1992, fu richiamato a Grozny da Dudaev, il quala lo nominò a capo del neonato Dipartimento di Sicurezza dello Stato. In questa veste Geliskhanov sostenne le azioni volte ad annichilire le strutture democratiche della Repubblica, facendo leva sul comportamento sedizioso di alcuni oppositori politici, come il noto criminale (ed ex guardia del corpo di Dudaev) Ruslan Labazanov. Il 4 Giugno 1993 le unità di Geliskhanov parteciparono alle azioni di sgombero e persecuzione del partito parlamentarista, nonché all’attacco contro l’edificio dell’Amministrazione Municipale di Grozny, guidata dal Sindaco Bislan Gantamirov (anch’egli fedele a Dudaev fino agli inizi del 1993). Con il montare della tensione interna il Dipartimento di Sicurezza dello Stato divenne sempre più centrale nell’esercizio dell’autorità governativa: gli uomini di Geliskhanov organizzarono retate contro i sostenitori dell’opposizione, accusati di voler portare a termine un colpo di stato, ed arrestarono numerosi militanti del fronte antidudaevita.
Con l’accrescersi della sua figura Geliskhanov iniziò a tenere un comportamento ambiguo: pubblicamente accusava l’FSK (i servizi segreti federali) di portare avanti azioni di sabotaggio e disturbo impiegando somme “per un miliardo di dollari”, dall’altra pare che tenesse una fitta corrispondenza con gli ufficiali di Mosca, dicendosi disposto a rovesciare Dudaev in cambio di una consistente contropartita. Per evitare che il Dipartimento di Sicurezza dello Stato sfuggisse al suo controllo il 19 Dicembre 1993 Dudaev varò un decreto nel quale si condannava ad una pena tra i 15 anni e la morte (e la confisca dei beni) qualsiasi azione diretta contro lo Stato da parte di funzionari del Dipartimento.
Dal 1994, con l’acuirsi della crisi politica tra governo ed opposizione e l’avviarsi di una guerra civile strisciante, il Dipartimento di Sicurezza Nazionale divenne uno dei principali centri di potere della Repubblica. Il 6 Gennaio 1994, dopo che il vecchio Presidente del Servizio di Sicurezza Nazionale Ibragim Suleimenov (passato all’opposizione armata dopo il colpo di stato del 4 Giugno 1993) aveva tentato di prendere Grozny con la forza e rovesciare il governo, Dudaev impose a tutti i cittadini l’obbligo di collaborazione con gli agenti del Dipartimento, pena una multa equivalente a 20 salari minimi e l’arresto fino a 15 giorni. Tale provvedimento impose in Cecenia una vero e proprio stato di polizia. Per tutto il 1994 Geliskhanov, che operava con la stessa libertà di un Ministro della Repubblica (ed in quanto tale sedeva nel Gabinetto dei Ministri) portò avanti una campagna di contrasto e di intelligence contro i movimenti dell’opposizione armata, basata nell’Alto Terek, nel distretto di Urus – Martan e nei dintorni di Vedeno.

LA PRIMA GUERRA CECENA
Allo scoppio della guerra le unità dipendenti dal Dipartimento di Sicurezza dello Stato passarono sotto il controllo dello Stato Maggiore dell’Esercito. Sultan Geliskhanov divenne un comandante di campo, e le sue unità furono posizionate a difesa di uno dei ponti sul Sunzha, nel settore meridionale della città. A seguito della caduta del Palazzo Presidenziale il Quartier Generale delle forze armate della ChRI fu ritirato nell’edificio dell’ospedale n°2, sulla sponda destra del Sunzha. Geliskhanov ed i suoi uomini erano di guardia al ponte, a difesa della via principale verso l’ospedale. La posizione dei suoi uomini era fondamentale alla tenuta dello schieramento, ma alla fine di Gennaio, dopo un violento bombardamento di artiglieria sulle sue posizioni, Geliskhanov ordinò l’evacuazione delle posizioni difensive senza comunicare lo sganciamento al Comandante in Capo delle forze armate, Aslan Maskhadov. Questo costrinse il comando separatista ad una rovinosa ritirata, permettendo ai federali di penetrare oltre la sponda destra del fiume e dirigersi verso il centro di gravità della difesa, Piazza Minutka. Dopo la caduta di Grozny Geliskhanov ed i suoi uomini si ritirarono a Gudermes, dove costituirono postazioni fortificate. Nel frattempo, tuttavia, questi chiese a più riprese l’avvio di negoziati per la sua resa in cambio di un’amnistia. Le autorità federali inizialmente lasciarono intendere la loro disponibilità ad un accordo, ma il 14 Marzo il Procuratore Federale e mise un mandato di cattura nei suoi confronti, cosicchè Geliskhanov dovette darsi alla macchia e continuare a combattere a fianco dei separatisti.
OPERAZIONI CLANDESTINE
Nel Febbraio del 1995 Dudaev emanò un decreto (il numero 2 – 1995) nel quale si dichiarava che “al fine di garantire la centralizzazione del comando ed il controllo delle forze di difesa […] per il periodo di guerra le forze ed i mezzi del Servizio di Sicurezza dello Stato devono essere subordinate al Capo dello Stato Maggiore del Comando Supremo. Il direttore del Servizio dirige le attività sulla base del “Regolamento sulle attività del Dipartimento di Sicurezza dello Stato in periodo di guerra”. Geliskhanov, considerato un “borderline” in odore di tradimento venne sostituito dal Colonnello Abusupyan Mosvaev, già capo del Dipartimento Investigativo Penale del Distretto di Shali e capo della sicurezza personale di Dudaev.

Le unità del Dipartimento svolsero inizialmente funzioni militari, partecipando alle ostilità come truppe al fronte e ad azioni terroristiche eclatanti. Mosvaev partecipò insieme ad alcuni dei suoi uomini al sequestro dell’ospedale di Budennovsk, tra il 14 ed il 19 Giugno 1995, durante il quale il governo russo accettò di aprire trattative politiche per il ritiro delle truppe dalla Cecenia. Durante la tregua successiva a quegli eventi, Mosvaev ristrutturo il Dipartimento in modo tale che fungesse da “polizia politica” del governo clandestino contro ufficiali federali e collaborazionisti. Tale inquadramento fu formalizzato da Dudaev il 4 Ottobre 1995 con il decreto n° 394, in base al quale si riconosceva ai suoi uomini il “diritto di autorizzare portare a termine ricerche, detenzioni, arresti di persone colpevoli di crimini contro lo stato particolarmente odiosi e pericolosi […] sia sul territorio della Repubblica Cecena di Ichkeria, sia fuori […]”. Il Dipartimento di Sicurezza dello Stato divenne quindi l’organo di controspionaggio della Repubblica, ed in quella veste gestì i “centri detentivi” clandestini della repubblica (seminterrati nei quali i prigionieri “politici” del governo vennero sequestrati, torturati e spesso uccisi).

IL PERIODO INTERBELLICO
Alla fine delle ostilità il Dipartimento di Sicurezza di Stato rimase operativo nella ricerca e nella cattura di elementi che si erano macchiati di intesa col nemico durante l’occupazione russa. La sua struttura fu notevolmente ampliata e distribuita su tutto il territorio nazionale: vennero costituite numerose direzioni compartimentali (il Quartier Generale, L’Unità Segreta, la Direzione Controspionaggio ecc..) ed i loro funzionari furono dislocati in 8 dipartimenti regionali (Shali, Gudermes, Achkoy – Martan, Urus – Martan, Shelkovsky, Shatoy, Nozhay – Yurt e Narsk). Mosvaev fu confermato al comando dell’unità, ma molti dei funzionari alle sue dipendenze presero ad assecondare il volere dei loro diretti superiori, i quali durante la guerra erano stati comandanti di campo e faticavano a reinserirsi nella vita civile.
Tra il 1997 ed il 1999 il Dipartimento affrontò una radicale riforma disciplinare: nel tentativo di frenare la diffusa arbitrarietà nel comportamento dei suoi sottoposti Mosvaev impose protocolli rigidi riguardo gli spostamenti all’estero, l’utilizzo di materiale e mezzi di proprietà del DSN ed il ricorso a una costante verifica delle attività dei sotto – dipartimenti. Nonostante i numerosi interventi, tuttavia, il diffuso senso di impunità e la scarsa disciplina dei quadri dirigenti trasformò il Servizio di Sicurezza dello Stato in una sorta di anarchia criminale: nepotismo e clientelismo divennero endemici, e numerose nuove reclute divennero alti ufficiali nel giro di poche settimane, facendo leva sulle amicizie o sulle affinità militari con i superiori. Anche il settore amministrativo mostrò gravi carenze: la gestione economica del corpo fu quantomeno torbida, ed il pagamento delle spettanze avvenne spesso in valuta straniera non tracciabile, reperita presumibilmente tramite estorsioni, contrabbando ed attività criminali.
ERA KHULTIGOV

Il 13 Febbraio del 1998 il Parlamento varò una “legge sulla lustrazione” in virtù della quale tutti i candidati a posizioni di rilievo nella pubblica amministrazione avrebbero dovuto dimostrare di non aver collaborato con le forze occupanti durante la guerra. Il SSN fu incaricato di sovrintendere all’attuazione della legge, verificando “l’affidabilità” dei soggetti interessati. Oltre a ciò il Servizio ebbe il compito di sovrintendere alla sicurezza personale del Presidente e di predisporre piani di pronto intervento in caso di disordini. Queste specifiche mansioni furono affidate al numero 2 dell’organizzazione, Apti Batalov, ed al suo collega, Lecha Khultygov.
Nel corso della prima metà del 1997 Mosvaev si allineò su posizioni politiche radicali, allontanandosi progressivamente dal nuovo Presidente della Repubblica, Aslan Maskhadov, e facendo dell’SSN un vero e proprio contropotere: per questo motivo, nell’Agosto del 1997 Mosvaev fu sostituito da Batalov, mentre la gestione operativa del corpo fu affidata a Khultygov. Per quella data il rapporto tra il Servizio di Sicurezza e la Procura della Repubblica era gravemente compromesso: come riportato dai numerosi appelli inviati a Maskhadov dal Procuratore Generale, Kh. Serbiev, la Sicurezza di Stato si macchiava costantemente di violazione delle leggi e della Costituzione, di corruzione e di condotta criminale.
Il 30 Dicembre la direzione del servizio fu affidata a Lecha Khultygov, l’unico tra i tre sopra citati che avesse un’alta concezione della sua missione. Era un funzionario competente e determinato a porre fine all’illegalità dilagante nella repubblica, iniziando dallo smantellamento delle milizie irregolari rimaste al seguito dei comandanti di campo al termine della guerra e mai veramente smobilitate, e da una lotta senza quartiere al crimine. Il cambio di regime fu sanzionato dalla ridenominazione del dipartimento in Servizio di Sicurezza Nazionale. Su iniziativa congiunta di Maskhadov e Khultygov il dipartimento fu ridotto ad un organico di 150 funzionari, con un rigoroso blocco delle assunzioni. L’accesso ad esso fu ristretto a tutti coloro che non si fossero macchiati di crimini (neanche quelli amnistiati) e fu varato un rigido codice disciplinare.
Poi Khultygov iniziò a “ripulire” gli uffici dai corrotti e dai delinquenti. Nel Febbraio 1998 due capi di dipartimento su 10 furono licenziati, ed altri 20 membri del reparto operativo furono allontanati per motivi disciplinari. Questo atteggiamento “domenicano” di Khultigov (sotto la sua amministrazione si svolsero svariate esecuzioni pubbliche di criminali per le vie di Grozny) produsse grosso malcontento tra gli ex combattenti, abituati a gestire il potere politico come avevano fatto durante la guerra, quando ognuno di loro era il “feudatario” di una piccola porzione del territorio ceceno, o di una specifica attività lucrativa. Il 21 giugno 1998, Khultygov sequestrò alcune apparecchiature radiotelevisive alla milizia privata del Comandante di Campo Salman Raduev. Poche ore dopo, uomini armati penetrarono nell’edificio del Comitato di Stato per la Radio e la TV, dove queste erano state sistemate. Ne seguì una sparatoria, nella quale Khultygov rimase ucciso.
La morte di Khultygov pose fine al periodo di “riforma morale” della Sicurezza di Stato. Il suo successore fu suo fratello, Maggiore Ibragim Khultygov, uomo di tutt’altra pasta. L’SSN si dedicò principalmente all’attuazione della Legge sulla Lustrazione ed alla creazione di un database di “nemici della nazione”, alimentando una continua caccia alle streghe e creando ulteriore caos e scompiglio nella vita sociale della repubblica. Sovente i funzionari della Sicurezza di Stato sfruttavano i loro dossier per estorcere denaro agli indagati, sotto forma di “risarcimento”. Una relazione pubblicata dall’allora Procuratore Generale, Tagirov, riferì di arresti arbitrari privi di autorizzazione da parte dell’autorità giudiziaria, ricorso alla tortura ed all’intimidazione, evasione delle procedure legali.
STATO ISLAMICO CECENO
Con l’introduzione della Legge Islamica sul territorio della Repubblica Cecena di Ichkeria il Servizio di Sicurezza Nazionale venne assorbito, insieme a tutte le altre strutture deputate alla sicurezza pubblica, nel Ministero della Sicurezza dello Stato (MGB), sotto l’autorità del Ministro e Vicepresidente del Gabinetto Turpal – Ali Atgeriev, fedelissimo di Maskhadov e leader del partito governativo “Stato Islamico Ceceno”. Il piano di accentramento delle autorità di polizia era volto prima di tutto a porre un freno alla proliferazione di “agenzie di sicurezza” statali e private, le quali in sostanza altro non erano che milizie armate illegali camuffate da forze dell’ordine. Atgeriev non si fidava né di Ibrahim Khultygov né dei suoi sottoposti, ed impose lo scioglimento di tutte le strutture investigative e la loro ricostituzione sotto la sua diretta supervisione. Di fronte a questa azione così radicale Khultygov chiese l’intervento del Parlamento, dichiarando non legittimo il provvedimento. Il Parlamento, che in quel momento era ai ferri corti con Maskhadov per via del suo decreto sull’istituzione della Legge Islamica (il quale privava contestualmente il Parlamento dei poteri legislativi) appoggiò Khultygov, annullando il decreto che determinava l’unificazione della Sicurezza di Stato sotto il Ministero di Atgeriev. La situazione di generale disgregazione dello stato, la lottizzazione delle funzioni pubbliche da parte dei comandanti di campo e la corruzione dei funzionari rimasero un problema endemico, ed impedirono che una qualsiasi forma di stato di diritto, foss’anche di diritto religioso prendesse concretamente piede in quella anarchia armata che era la ChRI del dopoguerra.

LA FINE
L’invasione del Daghestan da parte della Brigata Islamica per il Mantenimento della Pace e la conseguente rappresaglia russa innescarono la Seconda Guerra Cecena. Le forze federali invasero nuovamente il paese, e per i funzionari della Sicurezza di Stato ancora fedeli alla leadership separatista si riaprì la stagione della guerriglia partigiana. Del centinaio di uomini che ne facevano parte la maggioranza rimase al suo posto, rinunciando a combattere e seguendo il suo direttore, Ibragim Khultygov, il quale negoziò il suo passaggio al governo filo -russo (presso il quale ha ricoperto numerosi incarichi governativi, venendo eletto deputato nel 2008). Alcuni invece si integrarono tra le bande armate della resistenza. Maskhadov non nominò altri direttori del Servizio di Sicurezza Nazionale fino al 05/07/2004, quando il corpo fu virtualmente ricostituito come polizia politica clandestina ed affidato al futuro Presidente della Repubblica, Doku Umarov. Questi ne resse le sorti fino alla sua nomina in qualità di successore del Presidente Sadulayev (a sua volta successore di Maskhadov, deceduto nel 2005) il 17/06/2006. Il 10/10/2007 Umarov proclamò lo nascita dell’Emirato Islamico del Caucaso Settentrionale, ed ordinò che tutte le residue strutture statali della ChRI venissero assorbite dallo Stato Islamico. La rappresentanza della ChRI in esilio, per lo più rifugiata in Europa, tentò di riorganizzare un governo di testimonianza, affidandone la guida ad Akhmed Zakayev. Da allora il governo in esilio ha nominato nuovi direttori “formali” della Sicurezza di Stato, privi tuttavia di qualsiasi potere
2 pensieri riguardo “KGB CECENO– IL DIPARTIMENTO DI SICUREZZA DELLO STATO”