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I CINQUEMILA GIORNI DI ICHKERIA – PARTE 9

FEBBRAIO 1992

Febbraio

POLITICA NAZIONALE – A seguito di grosse polemiche inerenti il comportamento dei suoi membri, il Parlamento revoca lo status di “istituzione statale” al Mekhk Khel”, il Consiglio degli Anziani di medievale memoria riconosciuto dal Parlamento come un corpo dello Stato nel Dicembre 1991. Nel corso di due mesi l’istituzione, guidata dall’anziano Akhmed Adizov, si è resa odiosa tra la popolazione civile e tra i parlamentari per i metodi aggressivi con i quali tenta di imporre nomine istituzionali e garantire avanzamenti di carriera ai suoi membri nelle aziende di stato.

3 Febbraio

TENSIONI SOCIALI – a Malgobek si verifica un violento scontro a fuoco tra residenti locali. Si tratta di una resa dei conti per una serie di omicidi iniziata nel maggio dell’anno precedente, e proseguita secondo le leggi criminali della faida di sangue.

4 Febbraio

POLITICA NAZIONALE – Secondo un sondaggio pubblicato dal Servizio Stampa Presidenziale, l’81% dei cittadini ceceni si fida del Presidente della Repubblica, il 77% si fida del Parlamento eletto il 27 Ottobre 1991, mentre soltanto il 7% apprezza l’operato del Mekhk – Khel.  La maggioranza degli intervistati sostiene che quest’ultimo dovrebbe essere sciolto e rieletto. Riguardo ai rapporti con la Russia, più del 60% degli intervistati teme un intervento del governo di Mosca, mentre soltanto il 3% respinge questa ipotesi.

TENSIONI SOCIALI – Nella notte viene assaltato da ignoti un deposito della Milizia del Ministero degli Interni russo. Vengono saccheggiate tremila armi da fuoco e 184.000 cartucce, oltre a tonnellate di suppellettili e vettovaglie.

5 Febbraio

POLITICA NAZIONALE – Si svolge il giuramento solenne delle prime unità dell’esercito regolare ceceno. Con Decreto Presidenziale il Presidente Dudaev licenzia i coscritti reclutati nel 1990 ed ordina la leva 1991, per una nuova generazione di giovani militari.

Forze regolari della Repubblica Cecena di Ichkeri

6 Febbraio

POLITICA NAZIONALE – Il primo stormo aereo dell’aeronautica repubblicana, al comando del Primo Collaudatore Khairuddin Visangiriev, tiene una dimostrazione di volo sui cieli di Grozny.

POLITICA ESTERA – Tensioni al confine tra il Distretto di Nozhai – Yurt e la Repubblica del Daghestan. Residenti ceceni lamentano il fatto che alcune delle terre espropriate durante l’Ardakhar non siano mai state restituite alla Cecenia, ma permangano entro i confini del Daghestan. Le autorità Daghestane si dichiarano disposte a risolvere il problema su base negoziale inter – statale.

7 Febbraio

TENSIONI SOCIALI – Nella notte una banda armata composta da decine di uomini attacca una base militare della milizia dipendente dal Ministero degli Interni russo, riuscendo a sopraffare le guardie (LEGGI L’APPROFONDIMENTO QUI). Durante la sparatoria il deposito di munizioni della caserma esplode, provocando ingenti danni. Dieci tra gli aggressori rimangono uccisi, nessuno tra i difensori, il che lascia immaginare che l’azione sia stata in qualche modo concordata con la guarnigione a difesa del presidio. La base, rimasta senza protezione, viene invasa da una folla di centinaia di civili, ansiosi di raccogliere armi ed altri oggetti di valore. Vengono trafugati almeno 300 fucili mitragliatori, oltre ad una grande quantità di munizioni. Molti civili, nel tentativo di penetrare la base saltano su mine antiuomo poste a protezione, finendo all’ospedale in gravi condizioni. Il governo ed il parlamento ceceno accusano la Russia di aver orchestrato l’azione. Il Ministro della Stampa e dell’Informazione, Movladi Ugudov, dichiara che tali provocazioni sono riferite al previsto ritiro delle forze armate russe dal territorio ceceno. Rispetto a questo Ugudov dichiara che il governo di Grozny ha proposto un piano di ritiro ordinato delle unità militari, al quale si opporrebbero le alte gerarchie del Cremlino, desiderose di trascinare la Repubblica nel caos.

8 Febbraio

TENSIONI SOCIALI – Si registrano numerosi attacchi alle basi militari russe in Cecenia. Dudaev incolpa provocatori russi, ed in particolare il comandante della guarnigione di Grozny, Generale Sokolov. Il Parlamento concede al Presidente poteri d’emergenza per frenare il caos. Tali poteri sono accordati dall’8 Febbraio all’8 Marzo 1992.

10 Febbraio

TENSIONI SOCIALI – Dudaev impone il coprifuoco a Grozny per trenta giorni. Le formazioni militari sono messe in stato di allerta. La Guardia Nazionale viene schierata intorno al perimetro dei presidi militari, mentre il Ministro degli Interni, Umalt Alsultanov, mobilita in supporto le unità speciali della polizia antisommossa. Il Viceministro dell’Interno, Udiev, viene nominato Commissario Militare responsabile dell’attuazione del coprifuoco.

11 Febbraio

TENSIONI SOCIALI – Il comandante delle forze russe in Cecenia, Sokolov, dichiara piena adesione alle direttive del governo ceceno e “intesa completa” con il Presidente Dudaev. Egli inoltre smentisce le voci di un piano di allontanamento delle famiglie degli ufficiali da Grozny, bollandole come “bugie”.

Il Ministro della Stampa e dell’Informazione Ugudov dichiara che le recenti aggressioni alle basi militari sono frutto di un piano ordito dai resti della nomenklatura sovietica appoggiata da elementi mafiosi, con lo scopo di gettare la Repubblica nel caos e sabotare il processo di autodeterminazione del popolo ceceno.

Il Presidente della Commissione Esteri del Parlamento, Ibragim Suleimenov, dichiara che le tensioni dei giorni scorsi sono da attribuirsi a “forze – ombra mafiose” che tentano di avvantaggiarsi del disordine determinato dagli eventi della Rivoluzione Cecena. Egli esclude la possibilità di un coinvolgimento esterno, dicendosi sicuro che il “nemico” sia “interno” e che non ci sia bisogno di cercarne uno fuori dai confini del paese.

Il Consiglio degli Anziani, riunitosi a Grozny, condanna le azioni violente ed invita i cittadini alla calma. L’assemblea, cui partecipano anche i capi dei villaggi rurali, rivendica il suo ruolo di agente moderatore nel riportare la popolazione alla calma ed impedire ulteriori disordini.

POLITICA NAZIONALE – Il Presidente Dudaev presenzia ai funerali del Maggior Generale dell’Aviazione inguscio Salambek Oskanov, deceduto tragicamente il 7 Febbraio scorso durante un volo di addestramento. Insieme a Dudaev intervengono il Vicepresidente della Federazione Russa Alexander Rutskoi ed il Presidente del Consiglio Distrettuale locale, Ruslan Tatiev. Il funerale dell’alto ufficiale russo è l’occasione per tutti e tre i politici per lanciare un appello alla popolazione ed alle istituzioni coinvolte nella crisi russo/cecena, affinchè il buonsenso e la collaborazione prevalgano sulle divisioni che alimentano i conflitti sociali e politici.

il Maggior Generale Sulambek Oskanov

12 Febbraio

POLITICA NAZIONALE – Il Parlamento decreta l’istituzione della Cittadinanza Cecena, attribuibile tramite uno specifico timbro sui vecchi passaporti sovietici ancora in circolazione presso la popolazione. La procedura è resa obbligatoria per tutti i funzionari pubblici.

NEGOZIATI RUSSO/CECENI – Il Consiglio Etnico della Repubblica, organo rappresentativo di tutte le minoranze del paese, invia un appello al Soviet Supremo della RSFSR Russa affinché qualsiasi decisione di Mosca nei confronti della Cecenia sia presa in accordo con le autorità di Grozny, onde evitare che tale decisione sia accolta negativamente dalla popolazione.

13 Febbraio

POLITICA NAZIONALE – In un discorso alla TV di Stato il Presidente Dudaev si scaglia contro la leadership russa, definita “Sciovinista”. Liberando il popolo russo da ogni responsabilità, Dudaev dichiara che l’attuale governo di Mosca usa il principio del “divide et impera” per mettere i popoli caucasici l’uno contro l’altro e spingerli a confrontarsi tra loro, in modo da impedire che si uniscano in un’unica grande forza regionale capace di tenere testa alle ambizioni imperiali del Cremlino. Il discorso chiude con un appello a tutti i popoli del Caucaso affinchè si costituisca un grande raggruppamento politico in grado di difendere l’indipendenza dei popoli non – russi che abitano la regione.

14 Febbraio

POLITICA NAZIONALE – Il COFEC implementa in maniera consistente i beni di prima necessità acquistabili dai cittadini con la tessera annonaria, con l’intento di combattere la crisi alimentare che si sta abbattendo sulla repubblica.

Il Presidente del COFEC, Mamodaev, dichiara che tale aumento sarà garantito da contratti di scambio tra la Repubblica Cecena, l’Ucraina ed il Territorio di Stavropol, cui verranno consegnati prodotti petroliferi in cambio di generi alimentari di base.

Il Presidente del Comitato Nazionale per la Gestione Operativa dell’Economia (COFEC) Yaragi Mamodaev

17 Febbraio

POLITICA NAZIONALE – Il Parlamento introduce la nazionalità come requisito essenziale per ricoprire incarichi pubblici. Il meccanismo per l’ottenimento della cittadinanza rimane semplificato, a causa del fatto che non sono ancora disponibili documenti ufficiali della Repubblica.

     Proseguono i negoziati politici per la costituzione del primo governo di fiducia parlamentare. Ad oggi risultano nominati una decina di ministri tra i quali il Ministro della Stampa e dell’Informazione, Ugudov, il Ministro dell’Interno, Alsultanov, il Ministro della Cultura, il famoso ballerino Mahmoud Esambaev, e il Ministro dell’Istruzione, Yandarov.

18 Febbraio

POLITICA ESTERA – Zviad Gamsakhurdia tiene una conferenza stampa a Grozny, durante la quale rivendica il suo diritto di rappresentare la Repubblica di Georgia e dichiara illegittima la giunta militare che lo ha deposto. Gamsakhurdia definisce la sua visita in Cecenia come un incontro bilaterale tra due legittimi governi, e rifiuta di riconoscersi un rifugiato politico, dichiarando invece di essere nel pieno possesso dei suoi poteri costituzionali, solo temporaneamente usurpati da una giunta golpista. Riguardo al tema del riconoscimento formale della Repubblica Cecena da parte della Georgia, Gamsakhurdia afferma di aver già predisposto un decreto presidenziale che richiederà l’approvazione del Parlamento, e si dice fiducioso che ciò avverrà non appena la situazione politica sarà pacificata.

POLITICA NAZIONALE –  nell’ottica di inquadrare nuovi coscritti nella nascente forza armata nazionale, Dudaev emette il Decreto numero 27 del Presidente della Repubblica Sulla riabilitazione delle persone che hanno abbandonato le unità militari delle forze armate dell’ex Unione Sovietica“. In esso si depenalizza il reato di diserzione per tutti i cittadini che intendono proseguire il loro servizio militare nell’esercito della Repubblica Cecena.

19 Febbraio

POLITICA ESTERA – Dudaev e Gamsakhurdia intrattengono una lunga riunione al termine della quale emettono un comunicato congiunto. Il tema centrale di tale incontro è la costituzione di una realtà politica (e militare) caucasica in grado di tutelare gli interessi dei popoli del Caucaso dalle ambizioni imperiali della Russia.

20 Febbraio

POLITICA NAZIONALE – Con Decreto Presidenziale numero 13 viene introdotta un’ulteriore misura di calmierazione dei prezzi, limitando i margini di ricavo sulla vendita di numerosi prodotti in misura oscillante tra il 4 ed il 35%, e sostenendo la calmierazione con un contributo prelevato dal budget dello Stato. Il Ministero dell’Economia, di concerto con l’associazione agricola di categoria, dovranno stabilire prezzi fissi per i prodotti agricoli di largo consumo.

Con Decreto Presidenziale numero 15 il Comitato di Stato per la Privatizzazione ed il Comitato di Stato Antimonopolio vengono soppressi, ed i loro compiti e documenti sono assorbiti dal Ministero delle Finanze. Questa misura è volta a razionalizzare la spesa pubblica in vista di ulteriori contrazioni del bilancio. I conti correnti a disposizione dei due comitati vengono assorbiti dal Fondo per la Difesa della Repubblica Cecena.

23 Febbraio

CULTURA – In tutta la Cecenia si tengono le commemorazioni per l’anniversario della deportazione del 1944. Il Parlamento vara una legge che istituisce il 23 Febbraio come giorno di lutto nazionale.

25 Febbraio

CONFLITTI SOCIALI – In una conferenza stampa il Ministero degli Interni Umalt Alsultanov comunica i risultati del coprifuoco imposto da Dudaev. Sono state sequestrate 80 armi leggere, tra le quali 23 mitragliatrici e fucili mitragliatori, 17 pistole e 9 granate. Più di 1000 persone sono state denunciate, e 40 criminali in fuga arrestati. Le operazioni hanno coinvolto unità della polizia, della guardia nazionale e volontari “afghani”, ex militari dell’esercito sovietico rientrati volontariamente in servizio. Il dato relativo ai sequestri è piuttosto modesto, ma secondo quanto dichiarato dal Ministro il numero di crimini in termini assoluti è calato di un terzo dal Novembre 1991.

POLITICA NAZIONALE –  Con il Decreto numero 34 “Sull’esecuzione delle sentenze dei tribunali e delle corti arbitrali straniere nella Repubblica Cecena”, il Presidente Dudaev diffida i giudici a dare seguito a sentenze emesse da corti di paesi i quali non hanno riconosciuto la Repubblica Cecena o con i quali la Repubblica non abbia un accordo di cooperazione giudiziaria. Con questo provvedimento si usa la Magistratura come arma coercitiva nei confronti dei governi stranieri, tentando di forzare il riconoscimento della Cecenia facendo leva sulla velata minaccia di trasformare il paese in un “buco nero giudiziario”.  

26 Febbraio

ESTERI – In risposta alle accuse di sostenere la fazione di Gamsakhurdia nella guerra civile in corso in Georgia, il Presidente Dudaev, il Ministro della Stampa e dell’Informazione Ugudov ed il Parlamento dichiarano la completa estraneità del governo ceceno a qualsiasi azione di natura violenta o terroristica.

Zviad Gamsakhurdia a Grozny nel 1992

27 Febbraio

CRISI RUSSO/CECENA – Durante un’operazione congiunta di polizia con le forze del Ministero degli Interni russo sei veicoli blindati vengono “trafugati” e “ritrovati” da un reparto della Guardia Nazionale, che li trattiene in “custodia”. Nei primi due mesi dell’anno sono state registrate molte sparizioni di materiale militare dalle basi dell’esercito russo.

NEGOZIATI RUSSO/CECENI – Il Parlamento della Repubblica autorizza l’apertura di un ciclo di negoziati con la Russia. Gli incontri si terranno a Sochi.

28 Febbraio

ECONOMIA – Un’indagine sociologica pubblicata sui principali quotidiani della Repubblica rileva che il 16% della popolazione non possiede mezzi economici necessari ad affrontare il repentino rialzo dei prezzi occorso con la liberalizzazione appena avviata. Quasi il 50% degli intervistati sostiene di avere a disposizione risorse sufficienti per un massimo di tre mesi.

ICHKERIA E TALEBANI: l’AMBASCIATA cecena A KABUL

Nel corso della sua storia la Repubblica Cecena di Ichkeria tentò costantemente, e spesso senza successo, di ottenere un riconoscimento ufficiale. Nella maggior parte dei casi gli sforzi della leadership separatista furono frustrati dal diniego opposto dai governi interpellati, intimoriti dal rischio di una rottura delle relazioni diplomatiche con la Russia come ritorsione per il riconoscimento della Cecenia indipendente. Né Dudaev, né Maskhadov riuscirono ad ottenere qualcosa di più che generiche dichiarazioni di amicizia. Nel Gennaio del 2000, tuttavia, un effimero successo (secondo alcuni piuttosto controproducente) fu raggiunto da Zelimkhan Yandarbiev, con l’apertura della prima (e sola) ambasciata internazionale della ChRI, presso l’allora Emirato Islamico di Afghanistan a guida talebana.

TENTATIVI FRUSTRATI

Fin dalla sua autoproclamazione, la Repubblica Cecena indipendente si pose come obiettivo quello di ottenere il riconoscimento formale da parte dei governi esteri. Esso era ritenuto necessario per poter intavolare trattative concrete con la neonata Federazione Russa, e per mettere la cosiddetta “questione cecena” nelle agende internazionali. Per questo motivo fin dal 1992 il Parlamento, il Ministero degli Esteri (dapprima guidato da Shamil Beno, poi da Shamsouddin Youssef) ed il Presidente Dudaev visitarono numerosi paesi, sia occidentali che mediorientali, tentando di strappare una dichiarazione formale di impegno al riconoscimento della Cecenia. Tali iniziative, tuttavia, non raggiunsero mai il tanto agognato obiettivo: la tendenza a considerare la questione cecena “un affare interno alla Federazione Russa” ed il rischio che Mosca interrompesse le relazioni diplomatiche fecero sì che nessuno dei governi interpellati (vedi LA POLITICA ESTERA DELLA CHRI 1, 2) formalizzasse la sua posizione in merito. Così, allo scoppio della Prima Guerra Cecena ancora nessun governo estero aveva riconosciuto la Repubblica Cecena di Ichkeria.

Eduard Khachukayev, Sir Gerrard Neale, Berkan Yashar, Dzhokhar Dudayev, MP Den Dover, Shamsuddin Yousef sulla terrazza della House of Commons a Londra, ottobre 1992

© Gall C. & Waal T. de. 
Cecenia. 
Una piccola guerra vittoriosa. 
Londra: libri Pan, 1997

Dopo la Fine del conflitto la Russia parve in una certa misura riconoscere il diritto della Cecenia ad esistere come soggetto giuridico autonomo, ma le trattative riguardo a questo tema, volutamente ingarbugliate dal Cremlino e cristallizzate in due generici documenti negoziali (Gli Accordi di Khasavyurt dell’Agosto 1996 ed il Trattato di Pace di Mosca del Maggio 1997) resero confusa la situazione sul fronte diplomatico, spingendo l’allora Presidente Maskhadov ad intraprendere un nuovo giro di visite internazionali (vedi LA POLITICA ESTERA DELLA CHRI 3, 4). Anche questa serie di iniziative diplomatiche non produsse risultati tangibili, ed anzi accentuò la percezione di una Cecenia nel caos, incapace di autogovernarsi e preda dell’anarchia postbellica.

LA DIARCHIA DIPLOMATICA

Nel Gennaio del 1998, dopo una serie di crisi politiche nel governo, Maskhadov appuntò Shamil Basayev Primo Ministro. Questi nominò alla guida del Ministero degli Esteri l’ex Ministro della Stampa e dell’Informazione Movladi Ugudov, da sempre su posizioni filo – islamiste e favorevole ad una evoluzione della Repubblica Cecena di Ichkeria in un vero e proprio stato confessionale. La nomina di Ugudov spostò l’asse della politica estera della ChRI, fino ad allora orientata principalmente verso Occidente, orientandola verso il mondo arabo ed in generale verso i paesi islamici, i quali condividevano con la Cecenia la medesima fede religiosa, e presso i quali durante la guerra si erano mobilitati numerosi foreign fighters, nonché molti istituti religiosi. La nomina di Ugudov produsse una “diarchia diplomatica”, con il Presidente che ammiccava alle democrazie occidentali tentando di ottenere aiuto economico e supporto, sforzandosi di mostrare alle potenze democratiche il volto laico dello Stato, ed il Ministro degli Esteri che flirtava con le organizzazioni islamiste, soffiando sul fuoco dell’insurrezione islamica. Un primo annuncio ufficiale riguardo l’apertura di negoziati al fine di un reciproco riconoscimento tra ChRI ed Emirato Islamico dell’Afghanistan si ebbe nell’Agosto del 1998 allorchè Ugudov dichiarò alla stampa di aver inviato una lettera all’allora Ministro degli Esteri talebano, Hassan Akhund, con la proposta di stabilire canali diplomatici ufficiali ed istituire reciproce ambasciate a Kabul ed a Grozny.

A dare man forte a quest’ultimo si pose anche l’ex Presidente ad interim predecessore di Maskhadov, Yandarbiev. Questi aveva guidato la principale forza politica rivoluzionaria (il Partito Democratico Vaynakh) fino allo scoppio della Prima Guerra Cecena. Alla morte del Presidente Dudaev gli era succeduto alla guida della Repubblica, e durante i dieci mesi di suo mandato aveva posto le basi per la trasformazione della ChRI in uno stato fortemente ispirato ai principi islamici. Rimasto al palo dalla vittoria elettorale di Maskhadov nel Febbraio 1997, si era posto all’opposizione, ed in veste di privato cittadino aveva intessuto solidi rapporti con le organizzazioni islamiche arabe e pakistane.

Movladi Ugudov

 Il dicastero di Ugudov durò fino al Novembre 1998 quando Maskhadov, volendo ridurre il peso dei radicali nel governo e tentando di porre un argine alla deriva fondamentalista che una parte del separatismo stava prendendo, decise di sostituirlo con Akhyad Idigov, già Presidente del Parlamento di Prima Convocazione e fedelissimo di Dudaev. Idigov accettò l’incarico a  condizione che Maskhadov concordasse con lui la direzione politica degli esteri, e che rappresentanti “non ufficiali” come  Yandarbiev fossero privati del diritto di parlare all’estero a nome della Repubblica. L’Incapacità di Maskhadov di assecondarlo in entrambe le condizioni produsse ben presto la paralisi del Ministero, che per tutta la fine del 1998 e gli inizi del 1999 rimase sostanzialmente inattivo. Soltanto nel Giugno del 1999, quando il Presidente si decise a prendere atto della situazione ed a nominare un nuovo Ministro degli Esteri, il dicastero ricominciò a funzionare, seppur tra le mille difficoltà di una struttura quasi priva di finanziamenti e personale qualificato. Il nuovo Ministro, Ilyas Akhmadov, tentò di riattivare i canali diplomatici con le potenze occidentali, ma lo scoppio della Seconda Guerra Cecena frustrò ben presto ogni iniziativa: Akhmadov stesso fu costretto ad abbandonare il paese, agendo come rappresentante della Repubblica in Occidente.

L’AMBASCIATA A KABUL

Mentre la diplomazia ufficiale annaspava nel tentativo di coinvolgere i governi democratici, Yandarbiev ed Ugudov portavano avanti la loro missione di rappresentanza presso le organizzazioni islamiste, con l’obiettivo di attrarre volontari e finanziamenti alla causa separatista. Sicuramente l’uditorio di questi ultimi era ben più ricettivo rispetto alle sonnolente cancellerie europee, ma soprattutto più disponibile a favorire sia materialmente sia diplomaticamente la causa dei ceceni. Si trattava tuttavia di un supporto condizionato alla natura islamica della resistenza, e collegato più all’idea della Jihad contro gli “infedeli” russi che all’ambizione dei Ceceni di vivere in uno stato indipendente e democratico. L’azione di Yandarbiev, in particolare, si mosse in maniera sostanzialmente indipendente rispetto alla volontà di Maskhadov, o comunque senza che questi potesse controllarla in maniera efficace. E’ in quest’ambito che si colloca il riconoscimento da parte del regime talebano, allora al potere in Afghanistan, della Repubblica Cecena di Ichkeria. Il 16 Gennaio Yandarbiev si recò a Kandahar, dove intrattenne colloqui con il capo dei talebani, il Mullah Omar. A seguito di queste consultazioni Omar si decise a permettere l’apertura di uffici della ChRI in Afghanistan, dicendosi disponibile a fare lo stesso in Cecenia qualora la guerra contro i Russi fosse finita con la vittoria dei Mujahideen.

Ilyas Akhmadov

Akhmadov ebbe notizia dell’apertura di una ambasciata a Kabul e di un consolato a Kandahar non già da Maskhadov, ma dai giornalisti. Durante la sua prima conferenza pubblica, alla John Hopkins University di Washington, dal pubblico giunse la domanda: “Come vedi il fatto che il tuo governo ha fatto un’alleanza con i talebani?”. Akhmadov non sapeva niente di tutto questo e rispose che non ne era informato, e che se fosse stato così probabilmente era a causa del destino comune che i due popoli avevano affrontato durante l’occupazione russa. Terminata la conferenza chiamò Maskhadov e gli chiese: “Hai inviato Yandarbiev dai Talebani alle mie spalle? Questo è un casino totale!” Maskhadov rispose che era al corrente del fatto che Yandarbiev era in Afghanistan, ma che non aveva dato alcun ordine di aprire canali diplomatici ufficiali. In sostanza, Yandarbiev, che non era un signore della guerra ma soltanto uno stimato politico, l’unico che fosse ancora in piedi dall’inizio della rivoluzione cecena, era diventato una sorta di “inviato” presso i movimenti islamici e gli stati del Medioriente e dell’Asia Centrale, rivendicando una sua propria politica personale. L’accordo ufficiale, firmato da Yandarbiev stesso e dal Ministro degli Esteri talebano, Vakhil Akhmed Muttavakil, previde che la rappresentanza cecena avrebbe occupato le ale ancora abitabili della vecchia ambasciata sovietica a Kabul. A darne notizia alla stampa fu il Consigliere Presidenziale e Rappresentante della ChRI in Europa, Said – Khasan Abumuslimov.

Il Ministro degli Esteri talebano Vakil Ahmed Muttavakil

Il riconoscimento della Repubblica Cecena di Ichkeria da parte dei Talebani fu il primo e l’unico da parte di un governo indipendente, e fu controproducente dal punto di vista politico. Yandarbiev non era stato inviato in Afghanistan da Maskhadov, ma questi dovette accettare il fatto compiuto e cercare di trarre il massimo profitto dal nuovo legame diplomatico stabilito. Il fatto era che lo stesso Emirato di Afghanistan a guida talebana era riconosciuto da appena tre paesi: Pakistan, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Nessun governo occidentale avrebbe visto la sponsorizzazione dei talebani come uno stimolo a prendere le parti dei ceceni ed anzi, alla luce di quanto sarebbe successo l’11 settembre del 2001, con l’attentato terroristico al World Trade Center e l’inizio della guerra globale al terrorismo, l’accostamento ai Talebani sarebbe stato un colossale boomerang.