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“Putin ha iniziato con la mia Cecenia, non si fermerà finchè esisterà l’impero russo” – Monica Perosino intervista Akhmed Zakayev

Quello che segue è il testo integrale di un’intervista realizzata dalla giornalista Monica Perosino de La Stampa al Presidente del Gabinetto dei Ministri della Repubblica Cecena di Ichkeria.

Monica Perosino

Ahmed Zakayev non ha perso il timbro morbido dell’attore, il russo forbito degli studi a Mosca, le maniere pacate da uomo di cultura e diplomazia. Ma oggi, in una casetta di legno in Ucraina, indossa una maglia militare e la voce trema impercettibilmente quando parla di Mariupol, che «sembra Groznyj», la “sua” Groznyj. Il leader del governo ceceno in esilio è il volto di quello che avrebbe potuto essere la Cecenia ma non è. Lui, uno dei pochi comandanti sopravvissuti alle due guerre con la Russia post-sovietica, della battaglia contro la voracità di Mosca ha fatto ragione di vita: «Dai tempi degli zar a Vladimir Putin la Russia è lo stesso impero colonialista. L’invasione dell’Ucraina non è che una conseguenza delle sue ambizioni imperiali, come lo era la guerra contro la Cecenia e come saranno le prossime guerre finché questa idea imperialista non si dissolverà». In questi giorni Zakayev è in Ucraina, per coordinare i battaglioni ceceni che combattono a fianco delle forze di Kiyv. Neanche un mese fa il parlamento ucraino aveva riconosciuto la Repubblica Cecena di Ichkeria. «Si tratta di un gesto molto più che formale» ha scritto Zakayev in una lettera inviata ai Radicali Italiani, che da anni si battono per l’autodeterminazione del popolo ceceno e lottano per l’incriminazione davanti al Tribunale dell’Aja di Vladimir Putin per i crimini di guerra compiuti in Ucraina. «Il popolo ucraino ha riconosciuto nella nostra battaglia la sua stessa battaglia, nelle nostre sofferenze le sue stesse sofferenze, nel nostro destino il suo stesso destino. Non potrà mai esserci libertà per nessuno, finché un solo popolo, e addirittura un solo uomo, dovrà subire la schiavitù».

Presidente Zakayev, nella sua prima vita faceva l’attore, poi il ministro della Cultura. A un certo punto si è trovato con un fucile in mano.

<C’è stato un tempo in cui svolgevo una professione pacifica e creativa: dopo il diploma in Teatro ho lavorato per anni come attore, poi sono diventato ministro della Cultura. Ma quando nel 1994 la Russia ci ha aggrediti io, come migliaia di altri ceceni – medici, insegnanti, cantanti, scrittori, poeti –, ho dovuto imbracciare le armi. Quando le bombe sono iniziate a cadere e i veicoli corazzati sono entrati nelle nostre città non abbiamo avuto altra scelta che cercare di proteggere le nostre famiglie, di difendere la nostra libertà>.

Negli anni di Gorbaciov la formazione di uno Stato ceceno sembrava possibile?

<Sì, continuavo a ripetere: la formazione del nostro Stato è perfettamente in linea con le leggi adottate dal Soviet Supremo dell’URSS nell’aprile 1990 e coerente con i principi e le norme del diritto internazionale. La creazione di una nostra statualità era assolutamente legittima, così come i processi politici in atto nella nostra repubblica in qui tempi. Sono state le riforme avviate da Gorbaciov che ci hanno permesso, come altre Repubbliche dell’Unione Sovietica, di dichiarare la Sovranità di Stato>.

Mikhail Gorbachev

Che cosa significa per la Cecenia – ma anche per la Georgia, ad esempio – essere indipendenti dalla Russia?

<L’indipendenza dalla Russia è la garanzia di poter avere un futuro. La liberazione dalla mano coloniale della Russia è l’unica strada per garantire ai popoli di Ucraina, Georgia, Cecenia-Inguscezia, Repubblica cecena di Ichkeria, e altre repubbliche nazionali la sicurezza e libertà, presente e futura>.

Lei ha combattuto anche durante il terribile assedio di Grozny, l’attacco che l’esercito della Federazione Russa mise in atto fra la fine di dicembre del 1994 e gli inizi di marzo 1995 nell’ambito della Prima guerra cecena. Cose le viene in mente oggi, quando ci pensa?

<A Mariupol. Mariupol è la Grozny ucraina. Entrambe le città sono state rase al suolo, nello stesso identico modo. A Mariupol i russi hanno agito esattamente come a Grozny>.

Secondo lei perché lOccidente ha chiuso gli occhi di fronte alla tragedia della guerra cecena?

<Perché l’Occidente era sicuro che la Russia si sarebbe fermata in Cecenia. Non capivano che la Russia, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, non era cambiata nella sua essenza: le ambizioni russe sono sempre state ambizioni imperiali e tali sono rimaste. Ma l’Occidente fu ingannato dalla leadership russa, in particolare da Eltsin e dal Kgb. Parlando al Congresso degli Stati Uniti nel 1992, dopo il crollo dell’URSS, mentre lodava l’America (“la grande terra di libertà e democrazia”) Eltsin dichiarò che tutti gli orrori del mostro comunista non si sarebbero mai più ripetuti, che la Russia aveva

spezzato la spina dorsale a questo mostro. E l’Occidente gli ha creduto.  C’è stata una connivenza criminale, che ha consentito a Eltsin di distruggere interi Paesi nel cuore dell’Europa, con la scusa di normalizzare le relazioni con Mosca.  Il destino della Cecenia, di una nazione intera, è stato tradito e barattato in cambio del benessere e in cambio delle risorse energetiche che l’Occidente e l’Europa ricevevano dalla Russia. Non è stato un errore, è stato un crimine contro il popolo ceceno>.

Manifestazione indipendentista a Grozny

È corretto dire che la guerra scatenata da Putin in Ucraina è una sorta di prosecuzione di quella cecena?

<Assolutamente sì. La guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina è una continuazione della guerra della Russia contro la Cecenia. Negli ultimi anni la Russia, dopo aver rafforzato le forze armate, ha iniziato a impadronirsi e a conquistare i Paesi vicini. È partita dalla Repubblica cecena di Ichkeria e oggi è già arrivata in Ucraina. Se il mondo avesse fermato la Russia allora, non ci sarebbe stata la guerra in Georgia nel 2008, né oggi in Ucraina. Quella di oggi è la continuazione della guerra che la Russia ha scatenato nel 1994”.

Lei sa che in Occidente, molto spesso parla di «ceceni» e si pensa ai <kadiroviti>, non le fa rabbia?

<Quelli che chiamate “kadiroviti” sono un prodotto russo, quello che Mosca ha fatto a una parte di ceceni con il tacito consenso dell’Occidente. Perché in tutti questi 22 anni di occupazione e fino al 24 febbraio l’Occidente ha sostenuto sia Putin che il regime di Kadyrov in Cecenia. I ceceni sono stati le vittime di questa tragedia, dell’occupazione, dell’ingiustizia. Siamo rimasti soli con questo mostro, anzi, peggio, siamo stati semplicemente traditi. Il mondo si è schierato dalla parte del nostro carnefice. E in tutti questi anni l’ha nutrito e lo ha sostenuto, definendo lo sterminio del popolo ceceno “un affare interno della Russia”. Quando nel 1944 tutti i ceceni, che si opponevano alla sovietizzazione, vennero deportati (in  Kazakhistan e Kirghizistan, ndr), perché, spiegò Stalin agli alleati, “avevano collaborato con i nazisti”. L’Occidente chiuse un occhio, aveva ben presente cosa significasse “nazista”. Stesso schema nel 1994, quando hanno cercato di dire che i ceceni erano affiliati alla mafia ceca, stesso schema per tutti gli Anni 90, quando per qualsiasi crimine fosse commesso in Russia fosse incolpato un ceceno. Poi, dopo l’11 settembre, venne il momento degli “islamisti radicali”. Putin e l’Fsb avevano bisogno di ridurre il “problema ceceno” al problema dei “radicali musulmani”. Il 24 ottobre 2001 Putin dichiarò, mentre la seconda guerra in Cecenia era in corso, di essere pronto ad entrare a far parte della coalizione internazionale per combattere il terrorismo internazionale, ma in cambio voleva che la situazione in Cecenia fosse stata considerata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale. E questo, a un certo punto, ha influenzato la comprensione dei politici occidentali, che hanno chiuso un occhio su ciò che Putin sta facendo in Cecenia.

Ramzan Kadyrov stringe la mano a Vladimir Putin

E Ramzan Kadyrov?

<È un collaborazionista, un traditore nazionale, come Quisling. Nei Paesi conquistati ci sono sempre persone che tradiscono il proprio popolo. Kadyrov è un traditore totale, un deviato senza educazione e senza scrupoli, di una spudoratezza e di una violenza senza limiti. Putin ha compreso bene la sua essenza, e lo ha nominato dopo aver eliminato suo padre>

Se Putin non ci fosse le cose sarebbero diverse?

“Certo che no. Finché esisterà l’idea di un impero russo queste guerre non si fermeranno. La strategia per l’Ucraina, per la Georgia, per la Cecenia, è stata sviluppata quando Putin lavorava ancora come taxista. Putin, che ora è al potere, sta semplicemente implementando questa strategia. Quindi, spostare la responsabilità solo su Putin e contare sul fatto che con un cambio di regime la situazione cambierà è un grosso errore. Per fare in modo che la Russia cessi di rappresentare una minaccia per il resto del mondo, non solo per i suoi vicini e per l’Ucraina, questo paese nella forma in cui esiste oggi, deve semplicemente cessare di esistere. Come si può fare? Non lo so, ma so che sarà possibile solo dopo la sconfitta militare della Russia in Ucraina, perché cesserà di esistere per come la conosciamo>

A Londra ha conosciuto Alexander Litvinenko, che rapporto c’era tra di voi?

<Eravamo molto amici, lavoravamo insieme. Nel 2004, il presidente della CRI Aslan Maskhadov mi ha nominato presidente della Commissione per le indagini sui crimini di guerra commessi dalla Russia in Cecenia e su mio suggerimento, Aslan ha incluso in questa commissione sia Alexander Litvinenko che Anna Politkovskaya. Anna Politkovskaya, trovandosi nel territorio della Repubblica cecena, sapeva dove e in quali luoghi erano dislocati i militari russi e chi li comandava, e Alexander Litvinenko conosceva queste persone in servizio, faceva parte del quartier generale, che si trovava a Nalchik, durante la prima guerra russo-cecena – il quartier generale principale della direzione dell’FSB per il la Cecenia. E conosceva tutti quelli coinvolti nella guerra. Penso che, in larga misura, la morte di Alexander e di Anna sia legata alla Commissione sui crimini di guerra>.

Alexander Litvinenko

Cosa le è rimasto impresso di Litvinenko?

<Stavamo parlando delle esplosioni del 1999 (una serie di attentati che hanno colpito quattro condomini nelle città russe di Buynaksk, Mosca e Volgodonsk, che hanno causato la morte di oltre 300 persone, e che, insieme all’invasione del Daghestan, hanno innescato  la seconda guerra cecena, ndr). Io non credevo che gli attentati fossero stati fatti dall’Fsb, all’epoca diretto da Putin, era troppo difficile credere che i russi, che gli stessi servizi speciali russi, potessero far saltare in aria i loro cittadini. Ma Litivinenko la pensava diversamente. Mi disse: “Akmed, metti alla prova la tua fantasia e pensa a qualcosa di terribile, la cosa peggiore che una persona possa fare, la più spaventosa. Qualunque cosa ti venga in mente ti dimostrerò che i servizi russi – dallo zarista Okhrana all’Fsb di oggi – l’ha già fatta. La cosa più terribile che il cervello umano possa immaginare, l’hanno già fatta”. E da quel momento in poi non metto in dubbio nulla per quanto riguarda i servizi speciali russi. Possono fare di tutto per salvare questo sistema. Possono sacrificare chiunque per salvare questo sistema. Questo è ciò che il mondo intero dovrebbe ricordare”.

Secondo lei come finirà questa guerra?

<Sono appena tornato dal Kherson, e posso dire con sicurezza che l’Ucraina non si tirerà indietro. Anche se l’Occidente dovesse stancarsi e la lasciasse sola contro la Russia, l’Ucraina non si arrenderà mai. L’Ucraina si batterà per i suoi territori, per la sua terra e per il suo futuro. Non ci sono dubbi su questo. Sono altrettanto sicuro che l’Occidente sosterrà l’Ucraina fino alla fine, ormai è troppo coinvolto e che alla fine l’Ucraina vincerà. Nel farlo libererà il mondo dalla minaccia dell’Impero russo, perché persa la guerra l’Impero russo cesserà di esistere>.

Cherson appena liberata dall’esercito ucraino