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LA VERSIONE DI BISLAN: INTERVISTA A BISLAN GANTAMIROV

Bislan Gantamirov

Bislan Gantamirov fu uno dei protagonisti della Rivoluzione Cecena. Tra l’Agosto e il Settembre del 1991 armò i primi reparti della Guardia Nazionale, e dopo il rovesciamento del governo Zavgaev fu nominato Sindaco di Grozny. Nel 1993, entrato in contrasto con Dudaev, passò all’opposizione, portando con sé la sua milizia personale, la “Polizia Municipale” (a differenza della denominazione “civile” un vero e proprio corpo militare) ad Urus – Martan ed unendosi al Consiglio Provvisorio nell’intento di rovesciare il Presidente. Dopo aver tentato inutilmente di prendere Grozny il 26 Novembre 1994, si mise al servizio del governo di occupazione russo, amministrando la Capitale in rovina fino alla primavera del 1996, quando fu arrestato per appropriazione indebita di fondi federali. Graziato da Eltsin alla vigilia della Seconda Guerra Cecena, tornò a far parte dell’amministrazione provvisoria durante i primi anni di occupazione, per poi essere marginalizzato da Akhmat Kadyrov e ritirarsi a vita privata. Questa intervista è stata rilasciata alla rivista “Spark” nel 1998, quando ancora era sotto processo con l’accusa di essersi appropriato di 25 miliardi di rubli destinati alla ricostruzione del paese. Ne pubblichiamo alcuni estratti.

Bislan, sei uno dei pochi a sapere tutto sulla guerra cecena e sui suoi segreti finanziari. Quando sono arrivati i primi soldi per sostenere l’opposizione anti – Dudaev? In quale quantità?

Chiunque, probabilmente, capisce che la guerra è prima di tutto denaro. Uno scontro di un giorno, anche sulla scala della piccola Cecenia, costa almeno 200 – 300 mila dollari. I combattimenti in Cecenia iniziarono molto prima dell’introduzione delle truppe federali – in Cecenia, a quel tempo, vi fu una feroce guerra civile. Inoltre, il denaro proveniente dalla Russia era già destinato ad entrambi i partiti combattenti, sia al regime di Dudaev che all’opposizione. Inoltre l’opposizione ha iniziato a ricevere sostegno finanziario molto più tardi del regime di Dudaev. La Russia non ha notato l’opposizione per molto tempo, non ha voluto sostenerla.

Sono stato nominato comandante delle forze armate dell’opposizione nel Giugno del 1994 al Congresso del Popolo Ceceno nel distretto di Nadterechny. Ma effettivamente ho comandato il gruppo militante dell’opposizione dall’inizio del 1993. Certo, non potevo mantenere un gruppo militare di mille persone con il mio stipendio di un milione e mezzo di rubli. Avevo veicoli blindati, aerei. Per inciso, l’assistenza riguardo gli armamenti non è arrivata soltanto dalla Russia ma anche da Turchia, Giordania e Stati Uniti. Si tratta, ovviamente, della diaspora cecena in questi paesi.

Quali armi venivano dall’estero?

Quasi tutto, tranne le armi pesanti.

Come arrivavano?

Tramite canali consolidati, attraverso Azerbaijian e Daghestan. Per inciso, questi canali sono stati utilizzati anche da Dudaev. E l’FSB ne era ben consapevole.

Carri armati dell’opposizione giacciono distrutti per le strade di Grozny, Novembre 1994

E’ noto che l’FSB ha assunto personale militare pagando da 2 a 5 milioni di rubli per partecipare all’Assalto di Novembre a Grozny. Quanto hai pagato i mercenari russi? O si sono arruolati soltanto grazie agli incentivi dell’FSB?

No, abbiamo pagato anche noi per l’assalto, da 2 a 10 milioni a seconda delle qualifiche, dei gradi e delle specialità del mercenario. Ma non ce n’erano tanti quanto si pensa. La nostra squadra di elicotteri composta da 11 velivoli, ad esempio, era composta interamente da mercenari. E su 42 equipaggi di carri armati, soltanto 9 erano composte da militari russi. Abbiamo adempiuto a tutti i nostri obblighi nei confronti dei creditori. Le famiglie delle vittime hanno ricevuto da noi importi abbastanza significativi. I parenti delle vittime, ad esempio, hanno ricevuto 250 milioni di rubli. Ma ovviamente non puoi compensare la perdita di un caro con dei soldi.

Perché l’assalto a Grozny del Novembre 1994 è fallito?

Voglio ricordarti che prima dell’Assalto di Novembre c’era stato un altro assalto: il 15 Ottobre. Ad Ottobre abbiamo occupato la città senza grossi scontri. Settecentocinquanta dei miei combattenti entrarono a Grozny. Di questi ne ho persi solo due. Ma fui costretto a ritirare le truppe, perché apprendemmo che i dudaeviti avevano piazzato circa 80 tonnellate di TNT per far esplodere la città se avessero dovuto abbandonarla. Per quanto riguarda l’Assalto di Novembre, non posso dire molto al riguardo. Perché appena prima dell’inizio dell’assalto sono stato rimosso dalla direzione dell’operazione. Poche persone ancora sanno questa cosa. Il gruppo di Nadterechny era già riuscito a catturare il Distretto di Staropromislovsky, quando improvvisamente l’esercito russo si chiuse in una riunione in cui mi fu chiesto di abbandonare il comando ed il controllo. Dissi al gruppo militare di Urus – Martan che non gestivo più l’operazione, in modo che prendessero tutte le misure per preservare gli uomini e l’equipaggiamento. E la sera l’aviazione russa bombardò. Questo è quello che è realmente accaduto. Nonostante ciò le truppe a me fedeli non hanno lasciato la città il 26 Novembre, ma il 28 Novembre. Nel frattempo i media russi hanno riferito che la sera del 26 Novembre i dudaeviti avevano il controllo della città.

Perché sei stato rimosso dal comando?

Non vorrei parlare dei motivi, nonché del generale russo che si è occupato della cosa.

Gantamirob in mimetica tiene un’intervista televisiva

A seguito dell’Assalto di Novembre è seguito l’Assalto di Capodanno, con perdite ancora più gravi. Perché tu e i militari russi non avete imparato alcuna lezione dal fallimento di Novembre?

Non ho partecipato all’Assalto di Capodanno, ero a Urus – Martan. Le ragioni del suo fallimento sono che ogni generale si immaginava di essere un grande comandante, ognuno badava soltanto a sé stesso.

In Russia non cessano i discorsi riguardo le armi lasciate dall’esercito russo in Cecenia nel 1992. Yandarbiev, ex Vice Presidente della Cecenia, le stima in quarantamila unità. “Nella sola guarnigione militare di Grozny” scrive nelle sue memorie, “Sono rimaste trentasettemila mitragliatrici”. Forse qualcuno dei funzionari russi ha avuto una tangente per questo?

All’epoca ero Presidente della Commissione Militare, praticamente il Ministro della Difesa della Cecenia, e non ero responsabile nei confronti di nessuno, né del Congresso né del Presidium, ma solo di Dudaev. I problemi con le armi sono stati risolti con la mia partecipazione personale. Le armi in Cecenia non furono lasciate senza l’aiuto di Barbulis e di Pavel Grachev. Quali motivi li hanno mossi, non lo so. Ma affinchè le armi rimanessero in Cecenia in quantità così significative ho fatto molti sforzi, compresi quelli materiali.

Dove sono andate queste armi allora? Dicono che venivano commerciate al mercato nero in Cecenia.

Alcune delle armi sono state trasferite in Abkhazia su voli civili. Non so dove sono andate da lì. E anche molte munizioni. L’arsenale delle nostre unità militari ha ricevuto una parte molto piccola di ciò che era rimasto. E non c’erano così tante armi come si pensa, al mercato nero. Fondamentalmente sono state cedute.

Vendute?

Non voglio mentire…ho solo gli incarichi di Dudaev riguardo a chi consegnare le armi, non so se le ha vendute o donate.

Eri una persona vicina a Dudaev. Si è sentito dire che hai litigato per i soldi.

Ci siamo separati per ragioni completamente diverse, puramente ideologiche. All’inizio degli anni ’90 la gente con le mie stesse idee era fanatica, ingenua, non aveva nemmeno la minima esperienza politica. Siamo stati guidati da idee puramente nazionaliste, non lo nascondo. Ma poi, quando finalmente arrivò la tanto attesa libertà, gradualmente rimanemmo delusi. I nostri sogni erano nettamente divergenti dalla realtà. Abbiamo visto che i leader della rivoluzione cecena stavano seguendo una rotta opposta rispetto a quanto promesso. Eravamo indignati per il fatto che avevano inviato distaccamenti di combattimento ceceni a combattere in Abkhazia, e per molto altro.

Quando hai sostenuto il tuo primo combattimento tra i ranghi dell’opposizione?

4 Giugno 1993, quando la Guardia di Dudaev circondò la Polizia Municipale di Grozny e l’Assemblea Comunale della città, che allora dirigevo. Siamo stati colpiti dall’artiglieria. Ricordava molto quello che accadde a Mosca poco dopo, nell’Ottobre del 1993, alla Casa Bianca. Nel sanguinoso massacro organizzato da Dudaev morirono diverse centinaia di persone. Sono riusciti a portarmi fuori da Grozny tra i feriti.

soldati della Guardia Preisdenziale

Un’altra domanda sul passato prebellico. Per favore, raccontaci del destino dei vecchi rubli russi consegnati in Cecenia per via aerea dall’Estonia. Ce n’erano 18 tonnellate. Dove sono andati?

Sono stati gestiti dal Ministro della Giustizia della Cecenia, Imaev – in seguito Presidente della nostra banca centrale e Procuratore Generale della Cecenia. Lo abbiamo catturato in uno dei combattimenti. Tre giorni dopo, su richiesta dell’FSB sono stato costretto a rilasciarlo. L’ho consegnato in elicottero a Modzok e lo lasciato a specialisti russi. Dopo 11 giorni era di nuovo con Dudaev, in Cecenia. Era una persona del genere ad essere responsabile dei vecchi rubli russi. Non potrei assolutamente dire dove sono finiti. E’ chiaro: sono stati impiegati. Nessuno li ha bruciati in un falò.

A giudicare dalla storia che hai raccontato su Imaev, l’FSB ha avuto un ruolo di primo piano negli eventi ceceni.

Quando Stephasin e Sevostyanov erano impegnati in Cecenia, l’influenza dell’FSB sul corso degli eventi nella Repubblica era significativa. Ma quando l’FSB fu diretto da Barsukov, l’agenzia perse di influenza e autorità.

I leader militari russi erano collegati con uomini d’affari in Cecenia?

Per non dare adito a nuovi casi penali vorrei rispondere alla tua domanda in questo modo: senza un “tetto” militare nessuna singola struttura commerciale potrebbe arrivare in Cecenia. Si, anche per arrivarci, per non parlare della sua esistenza lì, per la conduzione dell’attività.

Perché le truppe di Dudaev erano meglio equipaggiate di quelle federali? Da dove ha attinto risorse Dudaev?

Da qui, da Mosca. Abbiamo ripetutamente attenzionato il Ministro degli Interni ed i servizi speciali, indicato le fonti ed i canali di ricezione specifici. Ma tutto inutilmente.

Se possibile, cita fatti specifici.

Ricordiamo gli eventi di Budennovsk. In precedenza avevamo notificato ai servizi di sicurezza le imminenti azioni. Conoscevamo perfino le persone che avrebbero dovuto accompagnare i dudaeviti nel raid. Il Ministro degli Interni della Cecenia è stato informato di questo. Tutto invano. Molte persone sapevano che il raid era in fase di preparazione, compresi anche i residenti di Budennovsk: è arrivata la voce. Alcuni cittadini hanno persino lasciato la città pochi giorni prima dell’attacco. Se Mosca non ha reagito a questo, allora cosa possiamo dire della reazione alle segnalazioni secondo le quali Dudaev riceveva, ad esempio, dieci fucili d’assalto?

Potresti fare dei parallelismo? Gli eventi di Budennovsk mostrano semplice negligenza, niente di più.

Ti stai sbagliando. La negligenza ed il tradimento sono secondari qui. Gli eventi di Budennovsk sono la prova della lotta per il potere. In partiolare, la lotta per la presidenza del Ministero degli Interni. Era necessario “sostituire” Erin con Kulikov.

Torniamo alle armi di Dudaev, Trasmetti tutto  a Mosca, ma leggo nel tuo diario le due parole indignate sul tuo compagno d’armi Avturkhanov, che ha venduto quattro mezzi blindati ai dudaeviti. Si scopre che la tua gente ha aiutato Dudaev ad armarsi?

E’ triste, ma si. Quando mi sono imbattuto in tali fatti mi ha fatto infuriare così tanto che ho alzato un polverone. Ho addosso tanti di quei peccati che forse non mi riabiliterò fino alla fine della vita. Ma non riesco proprio a capire come puoi vendere le armi alla parte avversaria, con le quali tu stesso potresti essere ucciso domani. Se fossero state “spinte” verso alcuni mafiosi cabardino – balcari avrei capito e perdonato. Ma quando le armi vengono vendute al nemico, non lo capisco. A differenza dei federali il mio esercito era formato esclusivamente da volontari, persone libere, che potevano mandare all’inferno. Quindi è successo tutto, ma ho notato: solo quelli che non erano associati alla faida (contro Dudaev, ndr.) vendevano armi ai dudaeviti.

Quanto era sviluppato il commercio di armi tra i federali?

Era un fatto comune di tutti i giorni.

A quanto venivano vendute le armi? Quanto costava, ad esempio, un fucile automatico?

Tutto dipendeva dalla situazione, dal contesto, dalla necessità. Era possibile comprare un fucile per centomila rubli come per un milione.

Quanto costava un carro armato?

Il carro armato era costoso. Dieci, quindici, ventimila dollari, anche se il suo presso reale è molto più alto. Ma in combattimento è stato così per molto tempo. Il commercio di cui sto parlando era al livello dei blocchi stradali, cioè un livello poco profondo. L’obiettivo era quello di sopravvivere, non congelare, non morire di fame. Chi commerciava a livello generale voleva diventare ricco. Ecco altri giochi più seri. Potrebbe, ad esempio vendere e comprare complessi antiaerei. Le cose a volte hanno raggiunto l’assurdo. Dopo l’introduzione delle truppe federali non ci furono date ufficialmente le armi, perché ci eravamo sciolti. Sono stato costretto ad acquistare armi ai federali tramite uomini di Dudaev!

Dudaev passa in rassegna della Polizia Municipale di Gantamirov, 1992

I testimoni oculari hanno detto che le proprietà private saccheggiate sono state portate via con le automobili. E’ un’esagerazione?

Non solo in automobile, ma addirittura con gli aereoplani. Io stesso sono stato testimone quando sono volato a Krasnodar con un aereo da trasporto militare, quando due “Zighuli” espropriati ai ceceni sono stati portati in Russia. Il saccheggio ha raggiunto proporzioni tali che sono stato costretto il 1 Marzo 1996 a radunare i fedeli dipendenti della Polizia Municipale ed istruirli a sparare ai saccheggiatori sul posto, indipendentemente da chi fossero, residenti locali o militari. E questo ordine è stato eseguito. Tutti saccheggiavano, sia i federali che i dudaeviti. Come durante la guerra civile nel 1918. Arrivavano quelli rossi e prendevano tutto, arrivavano quelli bianchi e lo facevano anche loro. In una parola, il caos. Anche il mondo criminale era impegnato nel saccheggio. Chiunque tu arrestassi, ti facevano arrivare i documenti che chiedevi sotto il naso. Sia federali, sia zavgaeviti, l’inferno sa chi. Appena messo in prigione iniziavano a chiamare. Una chiamata, un’altra, una terza chiamata. Quindi inziava lo scambio. Vi diamo i vostri e voi date i nostri a noi. Alla fine ero stanco di tutto questo. Ho dato il mio ordine: sparare sul posto senza processo. Ho parlato ufficialmente contro il saccheggio, ho registrato il mio ordine su una videocassetta – è stato riprodotto in televisione. Ho deciso di fare un elenco di criminali di guerra e di coinvolgere tutti coloro che violano le leggi della guerra. Così finii tra due fuochi, incontrando l’ostilità sia de predoni di Dudaev che dei predoni federali.

In che modo i generali hanno tratto profitto dal bottino? Com’è successo?

Non pensi che ci siamo concentrati abbastanza sui furti dei generali? A proposito, io stesso sono accusato di appropriazione indebita. Te ne sei dimenticato? (ride). Ma comunque darò degli esempi, poiché insisti. Il gruppo di forze federali doveva ricevere benzina, olio, gasolio, cherosene. Posso dirti, come ex sindaco di Grozny, che i federali riempivano carri armati, mezzi corazzati, aerei e veicoli dai depositi ceceni, senza alcun rapporto. Sono centinaia di migliaia di tonnellate di carburante! E ufficialmente il combustibile proveniente da Mozdok era impiegato per le unità militari. Ma queste sono briciole! Qualcun ha riferito di aver cancellato il carburante non utilizzato. Sai come ho formato il mio reggimento di Polizia Municipale? Secondo i rapporti ufficiali Kulikov ha vestito questo reggimento, gli ha dato le scarpe, lo ha saziato. In effetti ho fatto tutto con i miei soldi. Chiedi al comandante del reggimento se non ci credi. Interroga i combattenti, vedrai che confermeranno.

Secondo te che parte dei fondi stanziati per il ripristino della Cecenia sono andati rubati? Un terzo? La metà?

Non parlerò di “rubati”, parlerò di “sperperati”: circa il 90%.

Le ruberie erano più sotto il governo di Hadjiev o sotto quello di Zavgaev?

Sotto Hadjiev il furto era probabilmente al livello di unità di base. Sotto Zavgaev i soldi non facevano neanche in tempo a raggiungere questo livello, venivano saccheggiati prima ancora di entrare in Cecenia.

Chi era all’origine di questo fiume di soldi?

Barsukov, Korzhakov, Kulikov, Grachev. Erano i principali, ma non i soli e questo non è stato detto da nessuna parte. L’intero meccanismo finanziario è stato diretto verso di loro. Prima di tutto, ovviamente, tutto dipendeva da Korzhakov. In qualche modo mi ha persino mandato un suo uomo per evitare che ficcassi il naso nella sfera finanziaria. Questi fu catturato dallo stesso Kulikov.

E’ cambiato qualcosa quando Zavgaev è salito al potere?

Non appena Zavgaev salì al potere cambiarono il Procuratore della Cecenia Prima di questo era Procuratore un mio compagni. Lo invitai da me e gli dissi: sai, la tua posizione è stata venduta per 200.000 dollari. Tra due settimane ci sarà un nuovo Procuratore in Cecenia. Lui risponde: lo so. In due settimane abbiamo avuto un nuovo procuratore, per la cui nomina hanno pagato duecentomila dollari.

Come ha reagito Zavgaev al tuo racconto?

Dietro di me c’era un’enorme forza armata. Non poteva chiudermi la bocca. Ma ha fatto tutto a modo suo. Non soltanto il Procuratore, ma anche il nuovo Ministro degli Interni della Cecenia è stato nominato per denaro. Tutti lo sapevano, indicando il cognome di un moscovita di alto rango, cui furono dati duecentomila dollari per l’approvazione del candidato desiderato.

Perché se l’unico che è finito in prigione con accuse così gravi?

Ho già iniziato a rispondere a questa domanda, dicendo che ero tra due fuochi. Andai contro Zavgaev. Andai i televisione e invitai i ceceni a votare contro Eltsin nelle imminenti elezioni presidenziali. Il mio slogan era “Cecenia senza Dudaev ed Eltsin”. Questo ha giocato contro di me.

Grozny, 26/11/1994: L’ASSALTO DI NOVEMBRE

DUDAEVITI ED ANTIDUDAEVITI

La cronaca degli eventi bellici che hanno coinvolto la Repubblica Cecena di Ichkeria si è soffermata prevalentemente sulle due devastanti guerre russo cecene. Tuttavia durante la sua travagliata esistenza la ChRI ha dovuto sopportare il peso di altre due guerre, stavolta civili, entrambe addotte come casus belli per l’intervento delle truppe federali. Quella di cui parliamo in questo articolo è la prima guerra civile cecena, combattuta a fasi alterne dalla primavera al Dicembre del 1994 le cui conseguenze produssero l’inizio della Prima Guerra Cecena. Senza soffermarci troppo sui prodromi di questo conflitto, riportiamo brevemente come i ceceni iniziarono a spararsi tra di loro.

Truppe regolari della ChRI sfilano in parata

Il 4 Giugno 1993, dopo un anno di attriti con l’opposizione parlamentare ed extraparlamentare, il Presidente Dzhokhar Dudaev mise in atto un golpe militare, sciolse le istituzioni democratiche ed istituì una dittatura personale. Oppositori storici di Dudaev, come Umar Avturkhanov e Ruslan Khasbulatov, e nuovi avversari del Presidente, come i suoi ex alleati Bislan Gantamirov e Ruslan Labazanov si coalizzarono costituendo un Consiglio Provvisorio e contrattando con le autorità federali supporto militare, economico e di intelligence. Nella tarda primavera del 1994 si ebbero i primi scontri tra gli uomini di Labazanov, mentre nell’Agosto seguente i due fronti presero ad armarsi in vista di un confronto armato diretto.

La guerra civile iniziò ad infuriare in Settembre, e vide l’impiego di armi pesanti, aerei ed elicotteri da guerra e pezzi d’artiglieria. Lealisti e ribelli si combatterono in vere e proprie battaglie campali, ma nessuna delle due fazioni sembrava avere la forza militare e politica per imporsi sull’altra. Nell’Ottobre del 1994 un piccolo esercito antidudaevita riuscì a penetrare dentro Grozny, ma dopo alcune ore fu richiamato indietro. Agli inizi di Novembre del 1994 La Cecenia era divisa in un’area settentrionale controllata da Avturkhanov e dalla sua milizia, il Distretto di Urus – Martan sotto il controllo di Gantamirov, ed il resto del paese nelle mani dei dudaeviti. Questi tuttavia apparivano privi della carica sufficiente per imporsi, ed il sostanziale stallo della situazione militare lasciava immaginare che con un colpo ben assestato il regime sarebbe collassato su sé stesso.

Umar Avturkhanov, leader dell’opposizione antidudaevita dal 1991 e uno dei principali organizzatori dell’Assalto di Novembre
Bislan Gantamirov, ex Sindaco di Grozny sotto Dudaev, passato all’opposizione nel Giugno del 1993 ed alla lotta armata dal 1994, leader delle milizie del Consiglio Provvisorio.

LA PREPARAZIONE DELL’ATTACCO

Per questo motivo i ribelli, d’accordo con l’intelligence federale, decisero di mettere in atto un’operazione militare su larga scala volta a prendere Grozny, disperdere i dudaeviti ed assicurare il dittatore alla giustizia. Il piano prevedeva la partecipazione di mercenari reclutati presso le divisioni russe di stanza nel Caucaso Settentrionale: un’ottantina di ragazzi in grado di manovrare un T – 72 avrebbero composto il nerbo dell’armata dietro la quale avrebbero avanzato i fanti dell’opposizione. Per dissimulare quanto più possibile l’intervento di Mosca in questa faccenda i mercenari furono inviati alle loro basi in abiti civili, senza documenti né segni di riconoscimento. A loro fu detto avrebbero dovuto “guidare da un punto A ad un punto B” e sostanzialmente sfilare davanti al Palazzo Presidenziale, provocando il crollo del regime con la sola vista dei loro carri armati.

Gli attaccanti avrebbero dovuto convergere sul quartiere governativo di Grozny da tre direzioni: il principale gruppo d’assalto sarebbe partito da Tolstoy Yurt (Nord) sotto il comando di Avturkhanov, a sua volta “coordinato” da altri ufficiali russi. Il secondo, composto dai resti della milizia di Labazanov, si sarebbe mosso da Argun (Est). Il terzo, costituito dalle milizie fedeli a Gantamirov avrebbe proceduto da Urus – Martan (Sud – Ovest). Una volta preso il controllo degli uffici governativi si sarebbe installato un governo provvisorio, il quale avrebbe ufficialmente richiesto l’intervento dell’esercito federale per riportare “l’ordine costituzionale”. La forza d’urto sarebbe stata composta in totale da 150 veicoli tra carri armati e mezzi blindati, coperti dal tiro di 20 obici semoventi e da 40 elicotteri da combattimento. Dietro di loro erano inquadrati circa 1200 uomini, per lo più miliziani del Consiglio Provvisorio ma anche contractors russi arruolati in cambio di una (relativamente) corposa cifra e della garanzia di dover soltanto “mostrare i muscoli”. 

Miliziani dudaeviti. Sullo sfondo il Palazzo Presidenziale

Due giorni prima che l’invasione avesse luogo l’aereonautica federale bombardò gli aereoporti Sheikh Manur (ex Severny) e l’aereoporto militare di Khankala. Aerei privi di insegne nazionali sorvolarono Grozny, colpendo alcuni edifici residenziali. Nel frattempo i gruppi d’attacco si avvicinavano alla periferia della capitale, prendendo posizione nei sobborghi.

IL 26 NOVEMBRE

La mattina del 26 Novembre 1994 i tre gruppi d’attacco iniziarono la penetrazione verso il centro di Grozny. La colonna settentrionale incontrò una certa resistenza subito fuori da Tolstoy – Yurt, dove un drappello di lealisti impegnò la sua avanguardia corazzata mettendo fuori combattimento due carri armati. Altri tre veicoli furono messi fuori combattimento, ed I loro equipaggi si arresero senza combattere ai miliziani dudaeviti. Nel complesso, tuttavia, le forze avanzanti raggiunsero i loro obiettivi senza intoppi, posizionandosi nei punti di arrivo e trovandoli praticamente indifesi. Per le 11:00 la colonna settentrionale aveva occupato gli edifici del Ministero degli Interni, del Servizio di Sicurezza Nazionale, della TV di Stato e di numerosi altri complessi amministrativi, e stazionava davanti ad un deserto Palazzo Presidenziale.

Sembrava che il regime si fosse dissolto alla semplice vista dei reparti corazzati dell’opposizione, ma la realtà era ben diversa. Dudaev ed i suoi uomini erano ben informati delle intenzioni dei ribelli, sia a causa dei loro massicci movimenti nei dintorni di Grozny, sia perché Ruslan Khasbulatov, oppositore del regime ma desideroso di giungere ed una conclusione pacifica del conflitto, aveva avvisato i comandi lealisti dell’imminenza dell’attacco, ed esortato i civili ad abbandonare la città. La notte precedente l’attacco i dudaeviti si erano sistemati sui tetti e nei seminterrati dei palazzi residenziali del centro cittadino, strutture in cemento armato molto alte, dalle quali si potevano colpire i mezzi corazzati nemici rimanendo fuori dall’alzo dei loro cannoni. La scelta, moralmente cinica, era giustificata dal fatto che in quel contesto urbano la superiorità tecnologica degli attaccanti sarebbe venuta meno, così come la copertura offerta dai velivoli da combattimento, i quali avrebbero potuto operare soltanto caricandosi la responsabilità di bombardare edifici civili, peraltro per lo più abitati da russi (il centro cittadino era casa di cinquantamila russi etnici residenti in Cecenia fin dagli anni ’40 del ‘900). Squadre di cecchini erano posizionati negli edifici adiacenti agli obiettivi degli attaccanti, mentre piccole pattuglie controcarro armate di RPG erano asserragliate negli scantinati. La forza mobile dei difensori era asserragliata nel quartiere di Oktabrisky, il settore meridionale della città.

Pochi minuti dopo le 11:00 i reparti lealisti si attivarono tutti insieme contemporaneamente. I lanciagranate incendiarono i veicoli di testa e di coda delle colonne avanzanti, bloccandole e generando il panico. La milizia dell’opposizione finì sotto il tiro dei cecchini, disperdendosi in preda al terrore. Molti miliziani, una volta raggiunti gli obiettivi si erano abbandonati al saccheggio dei negozi e delle abitazioni civili, ed allo scoppio delle prime sparatorie caricarono in tutta fretta il loro bottino e sparirono dalla circolazione. I contractors russi, i quali non avevano ulteriori disposizioni cui adempiere una volta raggiunto il centro cittadino, si trovarono sottoposti al fuoco dei cecchini, cui in breve si aggiunsero le prime armi pesanti. I carri armati attaccanti iniziarono uno ad uno ad incendiarsi, mentre gli equipaggi cercavano scampo dietro le carcasse dei veicoli bruciati. Soltanto un reparto scelto di militi dell’opposizione, addestrato dai russi nelle settimane precedenti l’assalto, riuscì a mantenere le posizioni nell’edificio del KGB conquistato ad inizio mattinata. Tuttavia, esaurite le munizioni e privo di rinforzi anche questo reparto dovette abbandonare le difese e ritirarsi dalla città.

Torrette di carri armati dei ribelli giacciono sul selciato il giorno dopo la battaglia.

Nel giro di sette ore tutti i reparti antidudaeviti erano stati distrutti, dispersi o costretti alla fuga. Secondo quanto dichiarato dallo Stato Maggiore della ChRI furono distrutti 32 carri armati, 5 veicoli blindati 4 elicotteri da combattimento ed un cacciabombardiere, mentre altri 12 mezzi corazzati furono catturati. I dudaeviti catturarono 200 prigionieri ceceni e 68 contractors russi, tra i quali un Maggiore, e rivendicarono la morte di 300 ribelli. Dudaev impose che i prigionieri provenienti dall’esercito federale sfilassero davanti alle telecamere, minacciando di fucilarli se il Ministro della Difesa di Mosca, Pavel Grachev, non li avesse riconosciuti come suoi agenti. Man mano che la notizia del coinvolgimento russo nell’assalto a Grozny diventava sempre più evidente numerosi sostenitori del Consiglio Provvisorio e molti dei suoi miliziani armati passarono dalla parte dei dudaeviti, i quali adesso potevano rivendicare di essere l’unico argine della nazione cecena di fronte alla Russia ed al suo imperialismo.

Breve video sui resti del corpo corazzato ribelle distrutto a Grozny il 26 Novembre 1994

DALLA GUERRA CIVILE ALLA “GUERRA CECENA”

Ciò che rimaneva dell’opposizione si frantumò in fazioni più di quanto non lo fosse stato fino ad allora. Avturkhanov accusò Khasbulatov di aver indebolito la ribellione cercando gloria personale ed interponendosi tra il Consiglio Provvisorio e Dudaev per evitare lo scontro militare e quindi il rovesciamento del regime. Per parte sua Khasbulatov rispose di aver agito in modo da evitare una catastrofe umanitaria e dare alla Federazione Russa un casus belli per intervenire in forze. Con il precipitare degli eventi l’opposizione antidudaevita perse mordente, ed alla fine di Novembre Gantamirov dichiarò che i suoi uomini non avrebbero preso parte a nessun’altra azione militare contro Dudaev. Il 29 Novembre il Presidente della Federazione Russa, Boris Elstin, emise un ultimatum al governo separatista intimando la smobilitazione dei suoi gruppi armati e minacciando un intervento militare diretto entro pochi giorni qualora il regime non si fosse autonomamente dissolto.