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apti batalov: intervista al “generale di naursk”

BIOGRAFIA FINO AL 1995

Apti Batalov è uno degli ultimi “illustri sopravvissuti” della ChRI. Nato in esilio in Kirghizistan nel 1956, pochi mesi prima del “perdono” di Khrushchev, crebbe nel distretto settentrionale ceceno di Naursk. Diplomatosi all’Istituto Petrolifero di Grozny, intraprese carriera nelle forze dell’ordine, divenendo capo del dipartimento di polizia si Ishkherskaya. Dopo aver aderito alla Rivoluzione Cecena, fu nominato Capo del Dipartimento Investigativo Criminale del Ministero degli Interni. In questa posizione partecipò alla soppressione del pronunciamento militare di Ruslan Labazanov, guidando un reparto armato nell’assedio della base militare dei Labazanoviti ad Argun.

Allo scoppio della Prima Guerra Cecena, Batalov fu nominato comandante del cosiddetto “Battaglione Naursk” ed inviato a difendere il distretto natale dall’invasione delle forze federali. Costretto a ripiegare, combatté la Battaglia per Grozny, rimanendo ferito il 3 Febbraio 1995. Dopo essersi ripreso decise di tornare a combattere, partecipando ad alcune delle principali operazioni militari della prima guerra, tra le quali l’Operazione Jihad dell’Agosto 1996 guadagnandosi il grado di Generale di Brigata e l’Ordine dell’Onore della Nazione. Durante le prime fasi della battaglia Batalov finì in un’imboscata, a seguito della quale fu ferito per la seconda volta.

Gli stralci di intervista che pubblichiamo sono tratti da una lunga conversazione tra Batalov ed il corrispondente del “Small Wars Journal”. L’intervista è stata pubblicata nel Giugno del 1999.

Apti Batalov

“Ero a capo del Dipartimento Investigativo Criminale dell’MVD (il Ministero degli Interni, ndr.) ceceno. Nel Giugno del 1994 presi parte alle azioni contro Ruslan Labazanov, e nell’Agosto 1994 fui nominato comandante militare dei distretti di Naursk e dell’Alto Terek. Dal 6 Gennaio 1995 partecipai ai combattimenti a Grozny. Ero a capo di un battaglione di 90 uomini, che per i nostri standard era quasi un esercito. Quando arrivammo a Grozny, Maskhadov ci ordinò di difendere l’area tra l’Istituto Pedagogico ed il Ministero dell’Interno, alle spalle del Palazzo Presidenziale. Difendemmo la posizione fino al 18 Gennaio, sotto gli attacchi della fanteria di marina d’elite.”

IMPARARE A COMBATTERE

Riguardo alle capacità militari delle forze armate di Ichkeria, Batalov sostiene che queste furono per lo più acquisite durante la guerra, trasmesse dei combattenti più anziani ai più giovani e “aggiornate” al variare del contesto nel quale i separatisti si trovarono a combattere:

“La battaglia di Grozny dimostrò che l’esercito russo poteva essere tenuto a bada da piccoli gruppi di combattenti. La mancanza di coordinamento dei russi, la mancanza di manovrabilità, la mancanza di una direzione e di un comando competente, impedivano loro di combattere efficacemente. Alla vigilia della guerra Dzhokhar Dudaev disse che i carri armati russi avrebbero bruciato come scatole di fiammiferi, che non si doveva averne paura, e che gli aerei avrebbero potuto essere abbattuti con le armi automatiche. All’epoca a noi, che non avevamo svolto un addestramento militare, non sembrava reale. Io per esempio avevo servito nell’esercito sovietico in un battaglione da costruzione e non avevo mai usato una mitragliatrice automatica durante il servizio militare. Prima della guerra non avevamo delle vere forze armate e non eravamo preparati per la guerra. I ceceni raramente prestavano servizio nei reparti d’élite e nei reggimenti commando dell’esercito sovietico. Nella migliore delle ipotesi erano stati reclutati nei reggimenti di fanteria. Pochissimi dei nostri avevano una conoscenza specifica di combattimento o di guerriglia urbana.

Il 26 Novembre la maggior parte dell’azione fu guidata dai battaglioni “Abkhazi” di Basayev, Gelayev, Dashayev (ucciso nei primi giorni di guerra) – erano le uniche unità addestrate alla battaglia che avevamo. Gli altri seguirono il loro esempio, ascoltarono i loro consigli e impararono a combattere da loro. I nostri partigiani acquisirono grande fiducia dopo la Battaglia del 26 Novembre (1994). Si resero conto che Dudaev aveva ragione, che i carri armati russi bruciavano davvero facilmente, e che le truppe russe potevano essere sconfitte. Vicino al Palazzo Presidenziale due carri furono distrutti in un colpo solo: si muovevano molto velocemente, un granatiere ha colpito un carro, le munizioni a bordo sono esplose, e la detonazione incendiò l’altro carro armato. I carri bruciavano facilmente perché erano pieni di razzi e munizioni di scorta, stipati all’interno.

In una guerriglia urbana è più efficace combattere in piccoli gruppi di 5 o 6 uomini con un lanciagranate, un fucile di precisione e mitragliatrici automatiche. Passavamo da edificio ad edificio, per difendere la nostra posizione da più direzioni. Questo permetteva a piccoli gruppi di controllare una vasta area. La tattica era semplice: un carro avanzava e veniva fermato in una strada, allora svoltava in un’altra cercando di attaccarci da una posizione migliore: noi ci spostavamo rapidamente, attraverso edifici e cortili, e li affrontavamo di nuovo. Così i russi avevano sempre l’impressione che l’area fosse presidiata da ogni lato.

Grozny, 2 Gennaio 1995. Un APC distrutto in una delle strade principali della città. . (AP Photo/David Brauchli)

La Casa dei Pionieri era difesa da un gruppo di 10 uomini che entravano ed uscivano, cosicchè i russi bombardavano sempre un edificio vuoto. Dopo il ritiro dal Palazzo Presidenziale il 19 Gennaio 1995, Maskhadov mi ordinò di prendere posizione al Trampark. Laggià c’erano aspri combattimenti. Ricordo battaglie, a Grozny, nelle quali i russi attaccavano senza paura o cautela, come se fossero ubriachi o drogati. Indossavano enormi giubbotti protettivi e caschi molto larghi. Noi coi fucili di precisione miravamo alla testa o ai piedi. C’era un albergo vicino alla stazione ferroviaria. Noi occupammo il primo e il secondo piano, mentre i russi occupavano il quarto e il quinto. Il comandante russo chiese di negoziare. Gli demmo un ultimatum: ritirarsi entro 20 minuti, o avremmo fatto saltare in aria l’edificio. In effetti, non potevamo farlo: avevamo appena mezza scorta di munizioni e nessun esplosivo. Tuttavia Isa Ayubov (ucciso poco dopo) vice di Maskhadov e soldato professionista, usò gli argomenti giusti e in 20 minuti i russi si arresero.

Nella guerra urbana devi conoscere molto bene la città in cui stai combattendo. I russi non erano preparati. Sono arrivati con una forza enorme, aspettandosi che la vista dei loro carri armati e la loro forza militare sarebbero state sufficienti a scoraggiare ogni resistenza. Le loro prime sconfitte sono state psicologiche e morali. I russi non erano buoni strateghi né buoni psicologi – al loro posto non avrei portato i carri armati pesanti in città, certamente non dopo l’esperienza del 26 Novembre. Avrei attaccato con piccole unità di commando.

La necessità ci ha costretti ad agire di inventiva. Quando dovevamo prendere d’assalto le posizioni russe riempivamo i lanciagranate di “polvere” e pepe. Aggiungevamo benzina ai razzi, e l’area dove questi esplodevano si incendiava. I mass media russi invece dichiararono che usavamo armi chimiche e che avevamo accesso alle armi più recenti e sofisticate. Adattavamo anche i razzi NURS degli elicotteri ed i TURS degli aerei da combattimento, utilizzando tubi dell’82. All’inizio i russi pensavano che stessimo usando aerei a bassa quota. Il 29 Marzo 1995 Khunkar Israpilov mi ordinò di attaccare le truppe di fanteria che scortavano una colonna di carri pesanti. Questo avvenne dopo che i russi avevano preso Gudermes, ed erano già pronti a passare Novogroznensky. Avrebbero voluto muoversi anche dal Daghestan ma gli Akkin ceceni hanno bloccato le strade. Tuttavia dopo la cattura di Gudermes la strada per Novogroznensky era aperta. I battaglioni di fanteria e commando avanzavano sulle alture sui boschi lungo la strada per dare copertura ai carri armati pesanti. Dovevamo essere cauti perché il giorno prima un reparto di Benoy aveva perso 9 uomini in un attacco al medesimo convoglio. I russi avevano la possibilità di scegliere tra due percorsi. Uno di questi attraversava i campi aperti, e là portai il mio battaglione di 120 uomini, simulando la costruzione di trincee e sbarramenti. Sapevo che la loro intelligence ne sarebbe stata informata. Dopo aver mostrato la nostra presenza ci dirigemmo sull’altra rotta e preparammo l’imboscata, lasciando due uomini a scavare per tenere in piedi la farsa. I russi caddero nella nostra trappola. La battaglia durò per 2 giorni. Al terzo dovemmo ritirarci, ma non prima di aver dato del filo da torcere al battaglione russo.

Avevamo un sacco di vodka ed i russi avevano le armi: il commercio era facile. Acquistavamo e scambiavamo armi e munizioni direttamente dai soldati o tramite intermediari civili. I russi vendevano le munizioni, sparavano una o due raffiche, scrivevano un rapporto dichiarando che erano stati attaccati, così da giustificare la perdita delle forniture. Durante i combattimenti a Grozny invece catturavamo le munizioni dagli APC. Alla vigilia dell’offensiva di agosto su Grozny (l’Operazione Jihad, ndr) avevo 2 o 3 tonnellate di munizioni.

I RUSSI

Secondo Batalov il comportamento dei russi durante l’occupazione del Paese fu determinante a mantenere alto il supporto della popolazione nei confronti dei combattenti separatisti. Il ricorso sistematico alla violenza ed alla rappresaglia, i saccheggi e l’arbitrarietà dei comandanti sul campo arrecarono talmente tanti lutti alla popolazione che questa divenne un serbatoio inesauribile di volontari per la causa anti – russa.

[…] Le regole d’ingaggio dei russi erano l’arresto, la cattura e l’esecuzione. 1500 persone sono scomparse nei campi di filtraggio. Forse l’uno percento tra loro erano partigiani. Abbiamo avuto pochissimi casi di combattenti della resistenza spariti senza notizie. Loro rispondevano agli attacchi puntando le armi contro i villaggi. Volevano aizzare le persone contro di noi. Quando abbiamo attaccato i russi a Khankala (la base militare poco fuori Grozny, ndr) loro presero di mira Argun. A volte usavano provocatori che sparavano alle spalle delle loro truppe soltanto per giustificare il bombardamento di un villaggio.

Nel 1995 i russi hanno iniziato ad usare una nuova espressione  militare: “kvartinyi strel”. In un primo momento non capivamo cosa significasse. Ci siamo resi conto solo dopo un po’ che si riferiva alla completa distruzione di palazzi di molti piani, presumibilmente per eliminare il cecchino appostato in cima. Il riferimento era ovvio: Stalin diceva che era meglio giustiziare 9 persone innocenti piuttosto che liberare un colpevole.

La maggior parte dei soldati in servizio in Cecenia veniva dalle zone rurali povere della Russia. Erano scarsamente istruiti ed emarginati. La loro perdita non aveva importanza. I soldati spesso erano sorpresi quando vedevano le nostre case ben arredate. Pensavano che i ceceni fossero “Borghesi”, vedevano gadget, televisori e tappeti stranieri nelle nostre case, una ricchezza che nei loro villaggi non avevano nemmeno sognato. C’era un elemento di rabbia repressa, di gelosia e di astio nel loro atteggiamento nei nostri confronti: “come può essere che noi, membri della grande nazione russa viviamo come animali, mentre i selvaggi ceceni possono permettersi queste cose?”

Molti soldati russi, poi, erano comuni predoni. Gli APC servirono come trasporti per le merci rubate. I convogli pieni delle loro ruberie venivano mandati in Russia.

I resti di un’abitazione distrutta nel villaggio di Shamasky, 1995

NAURSK OCCUPATA

In qualità di Commissario Militare per il Distretto di Naursk, Batalov avrebbe dovuto difendere la regione e, successivamente, portare avanti l’attività di guerriglia. Per una serie di motivi l’attività dei separatisti in quel territorio, tuttavia, rimase residuale. I reparti al seguito di Batalov combatterono per lo più in altre aree del paese, e l’iniziativa separatista a Naursk rimase nelle mani di singoli individui o di associazioni politiche non violente.

“Nell’Ottobre del 1995 sono stato copresidente della commissione congiunta russo – cecena per il Distretto di Naursk. Sono rimasto nel distretto fino a quanto i negoziati si sono interrotti dopo l’attentato a Romanov. C’era poca attività militare nei distretti sotto occupazione russa di Shelkovsky e dell’Alto Terek. Nei primi mesi di guerra i partigiani di Naursk andarono a combattere a Grozny e poi su altri fronti. L’attività anti russa è stata portata avanti in maniera politica dalla popolazione con manifestazioni 24 ore su 24 dal Luglio del 1995 fino alla fine della guerra, e clandestinamente da parte della resistenza con omicidi di ufficiali russi, di truppe del Ministero degli Affari Interni e di personale dell’FSB. Nell’Aprile del 1996, dopo le offensive contro Vedeno e Shatoy, i russi divennero troppo fiduciosi, e volevano reprimere la manifestazione. Arrestarono i leader dei presidi. La resistenza ha dato ai russi un ultimatum di 24 ore per liberarlo. Non è stato rispettato. Per rappresaglia, la resistenza ha catturato il procuratore del distretto e l’investigatore capo della milizia. Ne è seguito uno scontro armato durante il quale i russi mandarono le milizie cecene contro i partigiani, ma i russi accettarono di scambiare i prigionieri dopo che la resistenza uccise tre soldati e distrusse un APC. Non era nell’interesse dei russi avviare operazioni militari nelle province settentrionali, che servivano come via di comunicazione e di trasporto per l’esercito. Da parte mia non  potei iniziare operazioni su larga scala senza ordini della sede centrale. Il Distretto era un rifugio per molti profughi di guerra. Temevo che avremmo potuto perdere il sostegno della popolazione se lo avessimo fatto, provocando azioni di rappresaglia.”

Manifestazione separatista a Gudermes, 1995

BIOGRAFIA SUCCESSIVA AGLI EVENTI DESCRITTI NELL’INTERVISTA

Vicino al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Aslan Maskhadov, Batalov ne divenne l’uomo di fiducia assicurandosi la nomina a Vice Capo di Stato Maggiore dell’esercito e, quando Maskhadov fu nominato capo del Governo, sostituendolo alla guida delle forze armate. Batalov mantenne questo incarico fino all’Aprile dell’anno seguente, quando fu nominato Direttore del Dipartimento di Controspionaggio del Servizio di Sicurezza Nazionale e Vicepresidente dello stesso, per poi conseguirne il comando in Luglio. Nel Novembre del 1997 fu nominato membro della Commissione per il Lustrismo del Personale, una struttura governativa incaricata di vagliare la posizione dei candidati a ruoli dirigenziali pubblici e di impedire la nomina di personaggi che avevano collaborato con il governo russo di occupazione tra il 1995 e il 1996.

Alla fine del 1997 Maskhadov decise di affidare a Shamil Basayev l’incarico di formare un nuovo governo, ed uno dei posti chiave che Basayev volle rivoluzionare fu proprio quello del Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale. Batalov fu quindi licenziato, e Maskhadov lo reintegrò nello staff presidenziale, del quale egli assunse la guida nel Giugno 1998. Orientato su posizioni nazionaliste moderate, fu strenuo avversario del wahabismo e della deriva islamista della Repubblica, ponendosi in netta antitesi rispetto all’azione politica di Basayev, Raduev, Yandarbiev e degli altri esponenti del fronte nazionalista radicale.

Allo Scoppio della Seconda Guerra Cecena fu nuovamente schierato nel Distretto di Naursk, con l’incarico di fermare le unità federali avanzanti, ma ancora una volta la difesa non riuscì, Batalov perse il controllo del suo reparto e, nel 2000, fu arrestato dall’esercito di Mosca. Rilasciato pochi giorni dopo (non pendendo su di lui alcuna accusa di crimine grave che non fosse oggetto di amnistia) lasciò la Russia per l’Inghilterra, dove ancora oggi risiede in qualità di rifugiato politico. Dopo aver abbandonato l’indipendentismo ceceno a favore del secessionismo pancaucasico, inizialmente appoggiò la scelta dell’ultimo Presidente dela ChRI, Dokku Umarov, di costituire un Emirato che guidasse un’insurrezione generale dei popoli non – russi, poi ne condannò l’affiliazione alla jihad internazionale.

per approfondire leggi “Libertà o Morte! Storia della Repubblica Cecena di Ichkeria”, acquistabile QUI)