President of Ukraine Volodymyr Zelensky received the highest state awards from the government of the Chechen Republic of Ichkeria in exile – the Order of Honor of the Nation (Qoman Sij) and the Order named after Dzhokhar Dudayev.
The head of the Ukrainian state was honored for outstanding services and selfless deeds for the sake of freedom and democracy throughout the world and for personal services to the Chechen people.
“His political steadfastness and loyalty to his native country managed to mobilize the Ukrainian people in the face of the imminent threat of Russia’s secular enemy and bloodthirsty monsters who seized power by terrorist methods,” says the decree signed by the head of the government of the Chechen Republic of Ichkeria in exile, Akhmed Zakayev, on 27 November last year.
The awards were personally presented to the Head of State by the head of the Main Intelligence Directorate of the Ministry of Defense of Ukraine, Kyrylo Budanov.
The Order of Dzhokhar Dudayev is awarded to holders of the Order of Honor of the Nation. Chechen politicians Aslan Maskhadov and Zelimkhan Yandarbiyev, as well as Lithuanian statesman Vytautas Landsbergis were awarded this order.
Apti Batalov è uno degli ultimi “illustri sopravvissuti” della ChRI. Nato in esilio in Kirghizistan nel 1956, pochi mesi prima del “perdono” di Khrushchev, crebbe nel distretto settentrionale ceceno di Naursk. Diplomatosi all’Istituto Petrolifero di Grozny, intraprese carriera nelle forze dell’ordine, divenendo capo del dipartimento di polizia si Ishkherskaya. Dopo aver aderito alla Rivoluzione Cecena, fu nominato Capo del Dipartimento Investigativo Criminale del Ministero degli Interni. In questa posizione partecipò alla soppressione del pronunciamento militare di Ruslan Labazanov, guidando un reparto armato nell’assedio della base militare dei Labazanoviti ad Argun.
Apti Batalov
Allo scoppio della Prima Guerra Cecena, Batalov fu nominato comandante del cosiddetto “Battaglione Naursk” ed inviato a difendere il distretto natale dall’invasione delle forze federali. Costretto a ripiegare, combatté la Battaglia per Grozny, rimanendo ferito il 3 Febbraio 1995. Dopo essersi ripreso decise di tornare a combattere, partecipando ad alcune delle principali operazioni militari della prima guerra, tra le quali l’Operazione Jihad dell’Agosto 1996 guadagnandosi il grado di Generale di Brigata e l’Ordine dell’Onore della Nazione. Durante le prime fasi della battaglia Batalov finì in un’imboscata, a seguito della quale fu ferito per la seconda volta.
Vicino al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Aslan Maskhadov, Batalov ne divenne l’uomo di fiducia assicurandosi la nomina a Vice Capo di Stato Maggiore dell’esercito e, quando Maskhadov fu nominato capo del Governo, sostituendolo alla guida delle forze armate. Batalov mantenne questo incarico fino all’Aprile dell’anno seguente, quando fu nominato Direttore del Dipartimento di Controspionaggio del Servizio di Sicurezza Nazionale e Vicepresidente dello stesso, per poi conseguirne il comando in Luglio. Nel Novembre del 1997 fu nominato membro della Commissione per il Lustrismo del Personale, una struttura governativa incaricata di vagliare la posizione dei candidati a ruoli dirigenziali pubblici e di impedire la nomina di personaggi che avevano collaborato con il governo russo di occupazione tra il 1995 e il 1996.
Alla fine del 1997 Maskhadov decise di affidare a Shamil Basayev l’incarico di formare un nuovo governo, ed uno dei posti chiave che Basayev volle rivoluzionare fu proprio quello del Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale. Batalov fu quindi licenziato, e Maskhadov lo reintegrò nello staff presidenziale, del quale egli assunse la guida nel Giugno 1998. Orientato su posizioni nazionaliste moderate, fu strenuo avversario del wahabismo e della deriva islamista della Repubblica, ponendosi in netta antitesi rispetto all’azione politica di Basayev, Raduev, Yandarbiev e degli altri esponenti del fronte nazionalista radicale.
Fermamente contrario all’idea di trasformare la Cecenia in uno stato islamico, accusò Basayev di voler screditare il Presidente Maskhadov, citando lo stesso Basayev di fronte alla Corte Suprema della Sharia. Parimenti, condannò senza riserve l’Invasione del Daghestan, definendola “disastrosa”.
Batalov (a destra) con il Generale Urmayev dell’esercito federale alla commissione per il cessate il fuoco, 1996
Allo Scoppio della Seconda Guerra Cecena fu nuovamente schierato nel Distretto di Naursk, con l’incarico di fermare le unità federali avanzanti, ma ancora una volta la difesa non riuscì, Batalov perse il controllo del suo reparto e, nel 2000, fu arrestato dall’esercito di Mosca. Rilasciato pochi giorni dopo (non pendendo su di lui alcuna accusa di crimine grave che non fosse oggetto di amnistia) lasciò la Russia per l’Inghilterra, dove ancora oggi risiede in qualità di rifugiato politico. Dopo aver abbandonato l’indipendentismo ceceno a favore del secessionismo pancaucasico, inizialmente appoggiò la scelta dell’ultimo Presidente dela ChRI, Dokku Umarov, di costituire un Emirato che guidasse un’insurrezione generale dei popoli non – russi, poi ne condannò l’affiliazione alla jihad internazionale.